Keep Out: il ditale gioiello portafortuna

Anche se non sono superstiziosa, mi piacciono i talismani e gli amuleti. Credo sia perché amo le cose che hanno un senso, un contenuto, una storia da raccontare: mi affeziono agli oggetti non per il loro valore economico bensì per il carico affettivo ed emozionale che assumono per me.

A fasi alterne, abbiamo assistito al dilagare di talismani e portafortuna di ogni tipo e genere. Personalmente, trovo divertente tutto ciò che simboleggia il lavoro sartoriale (che sorpresa, vero?): sono stata una delle prime a indossare il famoso bracciale col metro da sarta. Me ne sono innamorata subito, quando ancora non era diffuso, e in quel caso non è stato solo per il mio attaccamento alla moda: il metro, quello giallo e flessibile, mi ricorda la scatola del cucito della mia mamma. Quand’ero piccina, quella scatola era per me una sorta di paese dei balocchi: ero affascinata dai bottoni spaiati e dalle spolette dai mille colori e mi incuriosivano i ditali, allora troppo grandi per le mie manine.

Il ditale da cucito è un oggetto curioso e affascinante, con una lunga storia: l’uomo lo usa da millenni e ci sono tracce risalenti al Neolitico. Una curiosità: i primi non si infilavano sulla punta delle dita, come quelli odierni, ma venivano tenuti nel palmo della mano. Il ditale vero e proprio è comparso più di duemila anni fa, con forma ad anello aperto sulla punta: quello chiuso si è diffuso a partire dal Medioevo. Nei secoli seguenti, oltre a essere strumenti d’uso, si sono trasformati in oggetti ornamentali, commemorativi e da collezione. I ditali moderni sono in genere realizzati in acciaio inossidabile, ma nel tempo sono stati fatti in vetro, smalto, osso, bronzo, ferro, avorio, porcellana, madreperla, legno e metalli preziosi come oro e argento.

Ancora oggi, il ditale è uno degli oggetti più ambiti dai collezionisti: provate a digitare “ditali da collezione” nella stringa di Google, vi si aprirà un mondo! Nelle mie ricerche, ho trovato anche un museo (guardate in fondo all’articolo).

Chi mi fa il grande dono di leggere questo blog conosce ormai bene il mio amore per il mondo del bijou: scommetto che non resterete sorpresi scoprendo che voglio parlarvi di un brand che ha trasformato il ditale in una linea di monili.

Il brand si chiama Keep Out e si rifà a un antico costume: pare infatti che in America Latina, per tradizione, le donne anziane regalassero un ditale in argento a figlie, nipoti e nuore per proteggerle da ogni sorta di pericolo e per tenere lontano malocchio e magie. Il ninnolo veniva anche tramandato di generazione in generazione.

Il ditale reinterpretato da Keep Out
Il ditale reinterpretato da Keep Out
Il ditale reinterpretato da Keep Out
Il ditale reinterpretato da Keep Out

Rivisitato ai giorni nostri, il ditale di Keep Out vuole semplicemente essere un piccolo portafortuna, un oggetto piacevole da indossare e che vuole agevolare sorriso e buonumore – cose che non guastano mai.

I monili sono interamente realizzati a mano, in Italia: il progetto nasce da un’azienda che vanta una solida tradizione orafa, cosa che si percepisce dalla manifattura, delicata e precisa. Tutti i pezzi sono rigorosamente in argento, declinati poi in varie colorazioni: la collezione comprende orecchini, anelli, catenine con ciondolo e bracciali.

I prezzi sono abbordabili: si parte dai 30 euro per il bracciale con ditale montato su cordoncino e si arriva a 95 euro per il bracciale con ditale ricoperto di piccoli zirconi.

Cosa vi posso dire, io me ne sono immediatamente innamorata e li trovo divertenti, originali e deliziosi: dopo un po’ di indecisione, ho optato per un bracciale, ma non escludo che la mia collezione possa crescere, visto che adoro gli orecchini e anche gli anelli. Oppure potrei optare per un altro bracciale, quello col ditale ricoperto dagli zirconi: decisamente glittering, ma in modo molto discreto e delicato.

L’ho detto in principio: non sono superstiziosa, ma credo nel potere del sorriso e delle cose che ci fanno stare bene.

Manu

 

Giocherellando col mio Keep Out: la mia scatola del cucito non è fornita come quella della mia mamma, ma mi sono divertita comunque a fare qualche scatto 🙂

 

Il mondo Keep Out sul web:

Qui il sito e qui la pagina Facebook

 

La curiosità

Come accennavo qui sopra, ho intercettato un museo del ditale che si trova a Creglingen, in Germania, precisamente in Baviera. La cittadina è una delle tappe della famosa Romantische Straße e ospita il curioso museo nel quale si possono trovare oltre 3.500 ditali e utensili per il cucito provenienti da diversi nazioni ed epoche, dall’antichità fino all’età moderna.

Qui trovate il sito, curioso e divertente: oltre alla storia del museo e del ditale, date un occhio alle edizioni commemorative per i 125 anni dell’automobile e per i 100 anni dall’affondamento del Titanic.

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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