Pensieri in ordine (quasi) sparso: dopo Bruxelles…

Qualcuno sta cercando di distruggere il mondo che pensavamo ci appartenesse e che credevamo di conoscere.
Qualcuno vuole tapparci la bocca, farci tacere, ridurci al silenzio, toglierci la gioia di vivere, privarci di aria e luce.
Qualcuno vuole buio e terrore perenni, vuole un continuo stato di tensione e paura.
È ormai del tutto evidente che le persone che auspicano terrore e caos non hanno alcuna intenzione di fermarsi: vogliono minare – letteralmente – qualsiasi sicurezza e qualsiasi certezza.
Siamo a un punto di svolta e dobbiamo prenderne atto: siamo davanti a un cambiamento, epocale e per molti lati irreversibile, cominciato da tempo e che procede su diversi fronti.
Da un lato, c’è la crisi economica globale.
Dall’altro, c’è la crisi umana e sociale, un’enorme bolla di odio e di ignoranza che è cresciuta a dismisura e che ora esplode in tutta la sua immensa gravità, non solo con le assurde stragi di Parigi e di Bruxelles, ma con decine, centinaia, migliaia di episodi di orrore e cecità assoluta che insanguinano il pianeta intero avvolgendolo in un’atroce tela di ragno.
Dobbiamo reagire prima che sia davvero troppo tardi.
Dobbiamo reagire tutti insieme, come comunità di esseri umani; dobbiamo reagire anche come singoli individui, cellule di un grande organismo.
Oggi, nel giorno in cui si festeggia la Pasqua e la risurrezione, desidero affermare con forza che non intendo cambiare la mia vita e soprattutto non intendo limitarla.
Non smetterò di prendere un aereo, quando voglio o quando devo. Non smetterò di viaggiare, da sola o in compagnia. Non smetterò di usare metropolitana e autobus.
Non smetterò di andare al cinema, a teatro, a un concerto. Non smetterò di frequentare luoghi pubblici.
Non smetterò di informarmi e studiare attraverso tutti i mezzi a nostra disposizione. Non smetterò di leggere riviste e libri.
Non smetterò di esprimere la mia personale opinione e il mio libero pensiero nel rispetto di quelli altrui.
Non smetterò di fare ciò che spero di saper fare, raccontare moda e altre cose più o meno leggere, più o meno amene, più o meno frivole. Non smetterò perché mi piace vivere tra il serio e il faceto, come dichiaro fin dallo slogan del blog, perché la vita per me è profondità e leggerezza e la amo per questo.
Non smetterò di credere nella bellezza, nella cultura e nella libertà, valori che reputo assoluti. Non smetterò di credere nella loro luce come baluardo contro il buio di ignoranza, odio, superstizione, soprusi, violenze. Non smetterò di credere che siano l’unico antidoto contro disumanità e sonno della ragione.
Non accetterò di avere confini e limiti imposti da chi vuole far morire la fiducia nell’umanità.
Non accetterò di far prevalere la paura, non accetterò di lasciarmi governare, tiranneggiare e paralizzare da lei.
Non intendo rinunciare a vivere, non intendo seppellirmi da sola.
Non voglio vivere a metà, da rinunciataria, da segregata, da prigioniera o – peggio ancora – come se fossi già morta dentro, perché per me rinunciare alla bellezza, alla cultura e alla libertà di movimento, di pensiero e di parola sarebbe questo, equivarrebbe a morire. E visto che, purtroppo, ho già percorso un buon tratto della vita che mi è stata donata, non ho nessuna intenzione di farmi scippare la parte che resta: ne voglio godere intensamente fino a quando mi verrà concesso di restare qui.
Voglio arrivare viva alla mia morte, come hanno affermato altri prima di me, e non mi farò tiranneggiare da nessun individuo che si arroghi il diritto di falciare altre vite.
“Non ho paura delle rappresaglie, preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio”: così ha detto Stéphane Charbonnier, direttore di Charlie Hebdo, barbaramente trucidato da un manipolo di vigliacchi insieme a nove colleghi e a due poliziotti.
Come lui, la pensava anche Paolo Emanuele Borsellino.
“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”: era il motto del magistrato assassinato con cinque agenti della sua scorta, uno degli uomini più importanti nella lotta alla mafia insieme al collega ed amico Giovanni Falcone a sua volta assassinato con la moglie Francesca Morvillo e tre agenti.
Dedico queste frasi e queste parole a chi è morto a Bruxelles e in ogni altro luogo per mano dei trafficanti di terrore.
E le dedico a tutti noi, perché chi vuole seminare orrore e paura – sotto qualsiasi bandiera o appellativo lo faccia, mafia, terrorismo o altro – ha un solo scopo, quello di distruggere la libertà: non permettiamolo.
Dopo il terribile terremoto in Irpinia del 1980, Sandro Pertini, colui che è sempre rimasto nel mio cuore come il Presidente degli Italiani, disse qualcosa di indimenticabile: “Il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”.
E allora viviamo, viviamo, viviamo.
E lasciamo morire di fame paura e terrore, brutte bestie che si nutrono della nostra libertà.

Manu

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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