Addio a Ottavio Missoni

Ho pensato un po’ prima di scrivere queste righe.

Ho letto molte cose sulla scomparsa di Ottavio Missoni e mi sono chiesta se fosse opportuno aggiungere anche la mia voce. Lo chiamo così, con nome e cognome, perché non oso chiamare per nome una persona di 92 anni che ha fatto parte della storia della moda italiana: non era un mio parente, non lo conoscevo (purtroppo), quindi non mi permetto di rivolgermi a lui come se fosse un amico (magari).

Il mio dubbio circa scrivere o non scrivere non era certo legato a una idoneità di argomento: non mi piacciono le divisioni per scompartimenti, non parlo della sua morte solo perché questo è un blog fondamentalmente di moda. Non lo faccio per dovere di cronaca né per obbligo di informazione. E mi sono anche chiesta se scrivere un articolo su di lui potesse suonare fin troppo ovvio, scontato e anche un po’ ruffiano.

Parlo di Ottavio Missoni perché mi va di farlo, perché reputo che sia stato un uomo importante, perché la sua vita e la sua figura mi ispirano quel sentimento fatto di un misto di rispetto e di istintiva simpatia. Uso appositamente la parola uomo, né stilista né imprenditore.

Mi sono anche chiesta che registro usare e ho deciso di non parlare nel dettaglio di ciò che ha fatto né di snocciolare tutta la biografia della sua vita: per quello c’è Wikipedia oppure la stampa ufficiale, spesso obbligata entro certi limiti.

Racconto solo, giusto per inquadrarlo, che Ottavio Missoni era nato nel 1921 a Ragusa (Dubrovnik), città dalmata lungamente contesa e oggi appartenente alla Croazia, e che nel 1953 sposò Rosita Jelmini: sono rimasti insieme tutta la vita, costruendo l’omonima azienda, e dalla loro unione sono nati tre figli e nove nipoti. Nel 1969 costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel varesotto, dove ancora oggi la famiglia vive e lavora: è lì che si è spento Ottavio Missoni.

Spingo molto sul lato famiglia perché è una delle cose che mi colpiscono di più nella storia dei Missoni e perché mi sembra che la forza della famiglia sia stata e sia un loro lato da sempre distintivo. Al punto tale che è stato un fatto tragico a pesare pesantemente sulla vita di Ottavio Missoni: la scomparsa del figlio Vittorio, avvenuta lo scorso gennaio, quando il velivolo che avrebbe dovuto riportarlo a Caracas da Los Roques è misteriosamente sparito. Come tutti sanno, da allora non ci sono più notizie, nonostante le ricerche non siano mai cessate.

A causa di questo terribile evento, il cuore dell’uomo che era sopravvissuto a quattro anni di prigionia in Egitto tra il 1942 ed il 1946 dopo la battaglia di El Alamein ha subito un colpo durissimo: a fine aprile era stato ricoverato per problemi cardiaci.

Ho letto su FashionMag – una delle mie tante letture quotidiane – un episodio che secondo me racconta molto bene chi sia stato Ottavio Missoni. A narrarlo al magazine è stata Carla Fendi: era il 1986 e Fendi, Missoni e altri nomi del Made in Italy erano stati invitati a Washington, per un ricevimento alla Casa Bianca. Vigeva l’obbligo dello smoking per gli uomini, ma il signor Missoni non ci pensava proprio a indossarlo.

Racconta la signora Fendi: «Io osservai che rischiava di non essere ammesso. Arrivò con un cardigan di maglia nero al posto della giacca: era bellissimo! Lui ha inventato la creatività alternativa».

Ecco, credo che non servano altre parole.

Aggiungo solo il mio personale ricordo. Quand’ero piccina e disegnavo abiti su centinaia di fogli, alcuni nomi popolavano il mio immaginario e i miei sogni di moda: tra di essi c’era anche Missoni.

E aggiungo che, nel navigare per cercare una sua foto da inserire tra queste righe, ho notato come molte immagini ritraggano Ottavio Missoni con il sorriso.

Un momento triste, dunque, e non solo per la moda. Perché i grandi personaggi non appartengono a nessuna categoria.

Mi piace pensare che, oltre questa vita, esista un posto, da qualche parte, dove uomini e donne con grandi sogni discutono amabilmente di visioni e di idee.

Manu

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

TITTY
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Ciao,Glittering woman,anche io sono stata e sarò una fan di missoni,ho scritto anche io per bigodino.it un articolo su missoni e l’ho pubblicato in BLOG LETTERATI DI MODA,ho ragionato per “scompartimenti però”….forse per dare un’idea veloce delle sue doti…in ogni caso bell’articolo molto romantico.

emanuela
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Ciao Titty, è un piacere conoscerti.
Vado a cercare il tuo articolo, mi hai incuriosita. Sai, io ho grande rispetto per tutti e sono per la diversità: ben venga, quindi, che ognuno abbia il proprio stile personale e che lavori con la propria testa, le differenze arricchiscono. Al contrario mi annoierei e lungi da me l’idea di esprimere giudizi, sono nessuno 🙂
Quindi andrò a leggere il tuo articolo molto volentieri.
Grazie 🙂
Manu

emanuela
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Eccomi, Titty!
Ho letto il tuo articolo e mi è piaciuto: dalle tue parole, trapela tutta la grande ammirazione verso Ottavio Missoni.
Spero che le nostre strade si incroceranno ancora, è stato un piacere conoscerti.
Ciao,
Manu

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