Bodhi, il cane modello che insidia il regno di Lucky Blue Smith

Il cane-modello Bodhi in una foto dalla pagina Facebook Menswear Dog

Recitare da cani. Recitare come un cane.
Chissà quante volte abbiamo sentito usare frasi di questo tipo: oggi, però, occorrerebbe essere più accorti e non adoperarle più. In fondo, lo afferma anche Roberto Gervaso.
«Si dice recitare come un cane, ma tutti i cani che ho visto recitare erano bravissimi», scrive il noto giornalista, scrittore e aforista. E, in effetti, mi viene da pensare a Lassie, Rin Tin Tin e Hachikō, più bravi – ed espressivi – di molti umani, attori e non.
Ma perché, a mia volta, sostengo tale tesi con tanto slancio? Perché, attraverso le mie infinite esplorazioni in rete, sono venuta a conoscenza dell’esistenza di un cane che fa il modello. Sul serio. Molto sul serio.

E così desidero narrarvi la storia di Bodhi, un cane di razza Shiba: tutto è cominciato tre anni fa, quando Yena Kim e David Fung, i suoi proprietari, hanno cominciato a vestirlo. L’animale è sembrato contento, preso dal gioco, e la prima foto pubblicata su Facebook ha avuto un successo immediato e virale: a quel punto, i due hanno avuto l’idea di lanciare un Tumblr intitolandolo Menswear Dog. Sottotitolo: The Most Stylish Dog in the World.
Quanto alla contentezza, non mi sento di contraddire la teoria: in effetti, guardando le foto, Bodhi non sembra scontento e anzi, al contrario, ha un’aria da attore molto calato nella parte – giusto per restare in tema recitazione.

Lei stilista per Ralph Lauren, lui graphic designer, Yena e David hanno lasciato i loro rispettivi lavori e hanno cominciato a rispondere alle richieste dei marchi: dopo Coach e Ferragamo, sono arrivate moltissime altre offerte da parte di marchi desiderosi di apparire con il cane neo superstar.
In tre anni, circa un centinaio di brand si sono interessati a Bodhi, da Marc Jacobs ad American Apparel passando per Victorinox e Ted Baker: il simpatico cane è anche diventato la mascotte di Comodo Square, un department store coreano.

Oggi, il quadrupede è un vero fenomeno delle reti sociali: ha centinaia di migliaia di follower combinando Instagram (286.000), Facebook (quasi 232.000) e Twitter (11.000) e le sue quotazioni da modello sono in costante crescita, tanto che c’è chi parla di uno stipendio medio di 15.000 dollari al mese, ricevuto – ovviamente – dai suoi proprietari, visto che l’apertura di un conto corrente resta per ora interdetta agli animali (chissà poi perché… lavorare sì e avere un conto no?).
I proprietari non confermano tali cifre e dichiarano solo che Bodhi guadagna un po’ di più del salario medio di un modello umano di sesso maschile: l’affare è comunque sicuramente redditizio, dato che ogni shooting viene negoziato a partire da molte migliaia di dollari. E per il momento è un business che non teme concorrenza, dato che questo cane dagli atteggiamenti incredibilmente umani è davvero particolare e alquanto unico, oserei dire.

Tutto questo successo ha permesso di lanciare anche un libro intitolato Menswear Dog – The New Classics, un volume che contiene consigli di moda per uomini, illustrato da fotografie di Bodhi e completo di dritte per coordinare al meglio gli accessori. Si parla anche del lancio di un marchio di abbigliamento per cani all’inizio del 2017.

Tutta questa storia mi è sembrata molto divertente e così ho voluto condividerla con voi insieme ad alcune considerazioni.
La prima: il termine bodhi indica l’illuminazione spirituale nell’ambito della religione buddhista. Ora, senza scomodare la religione, per carità… eppure, considerando le spiccate capacità del nostro amico peloso, mi lancerei ad affermare che il suo nome è l’indizio di un certo destino.
La seconda: si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo e che chi trova un amico trovi anche un tesoro. Ecco, Yena Kim e David Fung sembrano aver messo insieme le due cose elevandole all’ennesima potenza.
La terza: come ho detto in principio, la frase recitare come un cane assume, a questo punto, un significato del tutto lusinghiero.
La quarta e ultima: cari Lucky Blue Smith (per chi non lo sapesse, il modello del momento, 18 anni appena compiuti) e Cameron Dallas (un… veterano con i suoi ben 22 anni) scansatevi, per favore. Arriva Bodhi e a me, sinceramente, è anche più simpatico.

Manu

 

Vedere per credere: qui trovate Menswear Dog, qui la pagina Facebook di Bodhi, qui il suo account Twittter e qui quello Instagram.

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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Irene Navarra
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Simpatico, il tuo articolo. E scritto bene, come al solito. Quanta tristezza, però, mi fa questa creatura piegata alle “esigenze” social dei padroni e dei fan.
I cani devono correre nel vento, zampettare nelle pozzanghere, sparire nell’erba alta in cerca di avventure. Forse Bhodi è un’eccezione, i suoi compagni umani, tuttavia, non sono proprio dei Bodhisattva. Poi, tutto ciò che lede i cani o li calunnia – tipo: “In bocca al lupo!” “Crepi! (ma crepa tu, brutto figlio di umano che non sai la delicatezza con cui i lupi portano in bocca i loro cuccioli!) – tutto ciò che dimostra la nostra arroganza sfruttatrice nei loro confronti mi fa star male.
Scusami, Manu, per lo sfogo. Capisco il tuo punto di vista fashion. So che potrai capire anche il mio di animalista appassionata e persuasa.
Un abbraccio,
Irene

Manu
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Irene carissima,
Non solo capisco benissimo il tuo punto di vista, ma ti dico anche che non devi affatto scusarti (di cosa?). Inoltre, permettimi di dirti invece un enorme GRAZIE.
Vedi, i miei post non vogliono mai essere un’imposizione: solo solo degli spunti, delle proposte oppure delle notizie che colgo spulciando in giro per il web e per il mondo e che mi incuriosiscono.
A volte, su alcune, non riesco ad avere una posizione definitiva (come in questo caso) e dunque mi piace pensare che possano rappresentare occasioni per creare scambi di idee, che possano generare sani confronti: ecco perché ti sono molto grata per avere avuto il tempo e la voglia di esporre un punto di vista tanto garbato e appassionato. Ti sono grata per aver voluto confrontarti.
Sai, molto tempo fa qualcuno mi ha spiegato che, in principio, il detto “in bocca al lupo” era nato esattamente per il motivo che citi tu, ovvero perché i lupi usano trasportare i propri cuccioli in bocca, proteggendoli dai pericoli e da eventuali predatori: dunque, era un augurio di godere della stessa simbolica protezione.
Poi – e chissà perché – è nata l’abitudine di rispondere “crepi il lupo” e pensandoci bene è pura follia, rovina il senso dell’augurio originario: è una dimostrazione della superficialità e dell’ignoranza – nel senso di mancata conoscenza – con la quale spesso adoperiamo le parole.
Da quando mi hanno spiegato questa cosa, non ho più il coraggio di dire “crepi” e, come mi hanno insegnato, rispondo solo “grazie”, sperando che l’augurio si avveri sul serio e che uno spirito superiore mi protegga così come il lupo protegge i suoi piccoli.
Permettimi di dirti ancora una volta grazie, Irene, per il tuo prezioso intervento: sono felice che qualcuno abbia avuto il coraggio di sostenere un’opinione forte e importante. Questo è il senso di tale spazio, questo vorrei che fosse.
Ti abbraccio,
Manu

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