Manuela Pavesi e la malattia della Moda

Scrivere è uno tra i gesti più intimi che esistano: è come mettersi a nudo.
A volte si scrive pensando agli altri, altre pensando agli altri e a sé stessi, altre ancora si fa principalmente per sé stessi.
Oggi è un giorno da terzo caso e non è egoismo: è sopravvivenza. Ho bisogno di fermare i troppi pensieri che mi girano in testa.
Perché scrivere, talvolta, è la cura per certi dispiaceri – o almeno funziona da placebo, da palliativo.
Perché quando viene a mancare una grande personalità come lo era Manuela Pavesi, mi sento un po’ più sola: diminuiscono le persone con quella certa visione della Moda con la maiuscola, aumenta un nuovo modo (e un nuovo mondo) nel quale, purtroppo, non mi riconosco.
Perché quando viene a mancare una figura come la sua, mi sento defraudata e un po’ più ignorante, perché non avrò mai più l’opportunità o anche solo la speranza di incontrare chi aveva tantissimo da insegnare.
Perché nel giorno dell’ultimo saluto a questa donna speciale, ho il coraggio di dire a voce alta che, forse, la Moda non salverà il mondo, eppure è un affare serio. È complessità, come l’aveva definita lei in occasione di una lezione allo IUAV.
Sicuramente è tale quella in cui credeva lei, la stessa nella quale credo io.
Manuela Pavesi diceva di essere malata di Moda (affermo altrettanto di me, ovviamente con le dovute proporzioni e il dovuto rispetto), eppure non è stata quella la malattia che se l’è portata via.
Non so cosa ci sia dopo la vita, confesso che mi interrogo da anni a tal proposito e non so trovare una risposta, non so in cosa credere, però so in cosa sperare: se c’è davvero qualcosa, spero che la mia destinazione finale sarà la stessa di Manuela Pavesi e Anna Piaggi.
Se non ho potuto incontrarle qui, loro e altri ancora che stimo e che non ci sono più, forse potremo incontrarci altrove.

Questo è il mio umile omaggio a Manuela Pavesi ed è il mio personale modo di gestire il dispiacere.

Manu

 

“La mia passione per la moda è ossessione, patologia, deviazione, perversione. È come una malattia, che mi ha preso fin da bambina, e che ho ereditato dalla famiglia.”

(Manuela Pavesi)

“La moda per me è complessità. È nella sedimentazione che si creano le novità. Il carattere che mi definisce è l’eclettismo: mi interessa davvero tutto; sono in continuo divenire e per questo naturalmente vicina alla sensibilità della moda, della quale amo la fissità in movimento”.

(Manuela Pavesi)

 

Il sorriso luminoso di Manuela Pavesi
Il sorriso luminoso di Manuela Pavesi

 

L’omaggio di Simone Marchetti su d.repubblica.it

L’omaggio di Antonio Mancinelli su marieclaire.it

“Con lei svanisce anche quella ricerca di stile irritante e irritabile tipico di tante eccentriche milanesi, a cominciare da Anna Piaggi. Donne che, con buñueliana sapienza, decostruivano il guardaroba di quell’alta borghesia a cui appartenevano, per riassemblarla in una dichiarazione del sé elegante e anticonvenzionale, rarefatta e popolare, snob e pop, internazionale e domestica.”

(dall’articolo di Antonio Mancinelli)

L’omaggio di Ludovico Lovere su elle.it

L’omaggio di Simone Monguzzi su amica.it

L’omaggio di Grazia d’Annunzio su vogue.it

L’omaggio della Gazzetta di Mantova (la sua città)

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

florisa
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Carissima Manu dopo aver appreso della morte di Manuela Pavesi anche io mi sono sentita più sola.Spegnere la luce della fantasia,della sperimentazione,del non ovvio ,della ricerca… è per coloro che come noi che viviamo in quell’ottica,in quella luce ,un duro colpo.Ho sempre ammirato la signora Pavesi,la sua totale libertà che oggi in molti tentano invano di scimmiottare.Lei era unica ed inimitabile.Scrivere come affermi tu serve..serve per ricordare,affermare ,sottolineare le tracce che grandi personalità lasciano dietro di loro..e serve anche a noi per svuotare il sacco di dolore e nostalgia per ciò che perdiamo…un abbraccio grande

Manu
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Ricambio con tutto il cuore il tuo abbraccio, sperando che possa servire ad attenuare un po’ il lutto che portiamo e che appartiene a tutti coloro i quali sono uniti da quell’ottica che ben descrivi.
Nel mio piccolo, non smetterò mai di tener vive le tracce delle personalità di valore: a mio avviso, il ricordo nonché l’eredità morale e intellettuale sono patrimoni importanti, dunque affermarli e sottolinearli è cosa buona, giusta e doverosa, hai proprio ragione.
La memoria e la storia sono ricchezze ed è nostro compito portarle avanti e consegnarle a ogni nuova generazione.
Grazie,
Manu

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