#PrayForParis, #PrayForWorld

Sono colma di pensieri in ordine sparso. Spettinati, direbbe una mia cara amica.
Provo paura, orrore, sconforto, angoscia, confusione, smarrimento, dolore, preoccupazione, inquietudine.
Provo altri sentimenti densi e vischiosi ai quali non riesco nemmeno a dare un nome.
Da venerdì sera ascolto le notizie in TV, leggo quelle sul web.
“Non capisco ma queste cose sono difficili da capire, fatte da esseri umani”, dice Papa Francesco in una telefonata con Tv2000: le sue parole e la sua sofferenza che si può quasi toccare mi impressionano profondamente.
“Invito tutti a superare la paura”, dice il presidente francese, François Hollande.
Leggo ovunque frasi tipo “Vedo umani ma non vedo umanità”.
Qualcuno parla di Terza Guerra Mondiale e a me torna in mente una frase di Albert Einstein: “Non so con quali armi verrà combattuta la Terza Guerra Mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre”. Quand’ero ragazzina, queste parole mi terrorizzavano e oggi mi fanno un effetto del tutto simile.
Credo, però, che nemmeno il grande scienziato avrebbe potuto immaginare lo scenario odierno: la guerra che in effetti sembra essere in atto non conosce un fronte. È ovunque e mina ogni nostra certezza: non esiste rifugio, non esiste luogo che possa dirsi assolutamente sicuro. Le strade sono come trincee, luoghi insospettabili come uno stadio o una sala da concerti possono diventare campi di battaglia.
Penso ai parigini che venerdì notte hanno aperto le loro case a chi non aveva modo di rientrare nella sua. Penso che, ancora una volta, hanno dimostrato di credere veramente in quel Liberté, Égalité, Fraternité nato con la Rivoluzione Francese e in seguito diventato motto della loro patria.
Su Facebook, ieri mattina, ho scritto “Svegliarsi con un unico pensiero: verificare che tutti coloro che conosco e che sono a Parigi stiano bene… Il cuore deve trovare modi per sopravvivere all’orrore…”
E anche “La bellezza salverà il mondo. Cerco di crederci anche in questo sabato di angoscia e orrore per la nuova strage di Parigi.”
Stamattina, invece, mi sono alzata avendo in testa un’immagine ben precisa della capitale francese. È la foto che vedete qui sopra, un mio scatto datato agosto 2014 e realizzato affacciandomi dalle finestre del Musée des Arts Décoratifs.
Chissà perché, tra centinaia di scatti dei miei tanti soggiorni a Parigi, ho pensato proprio a questa foto. Non so di preciso perché, ma ho voluto dare ascolto al mio subconscio scegliendo l’immagine emersa dalle nebbie dei sogni agitati di stanotte.
Sapete, quando il mondo mi fa paura, cerco rifugio nella bellezza. A qualcuno potrà sembrare stupido, ma è il mio lavoro e soprattutto è l’unico modo che conosco per portare avanti i valori di cultura, civiltà, umanità, tolleranza e libertà nei quali credo da sempre.
E forse – ripensandoci meglio – capisco perché il mio subconscio mi abbia suggerito proprio la foto qui sopra: la Tour Eiffel vista dal Musée des Arts Décoratifs diventa un simbolo, quello della bellezza e del progresso visti attraverso la prospettiva offerta dalla cultura. E la bellezza, il progresso, la cultura, la civiltà e la libertà sono le luci che ancora spero possano illuminare il buio dell’ignoranza, dell’odio, dell’oscurantismo, del sonno della ragione, della bieca disumanità.
L’odio, il sangue, la paura non devono e non possono vincere. Certo, dolore e paura sono assolutamente legittimi, oggi, e ammetto che resistere alla tentazione dell’odio non è facile, eppure credo che dovremmo farlo, dovremmo resistere.
Credo che non dovremmo abbandonarci all’odio perché sono d’accordo con una frase che ho letto: “Chi odia è già morto”.
Non ho mai preteso di possedere né di dispensare la verità anche perché credo che nessuno possegga o detenga la verità assoluta: vi sto raccontando il mio punto di vista. Questo è il mio modo di reagire. È la mia risposta. Sono i miei pensieri spettinati che ho voluto condividere con voi come se ragionassi a voce alta.
E vi dirò di più: oggi mi sento un po’ illusa se ripenso alle mie parole di speranza dello scorso gennaio dopo l’attacco a Charlie Hebdo. Ripeto di sentirmi paralizzata, piena di dubbi e di interrogativi.
Eppure, da domani, così come chiede Hollande, cercherò di superare la paura.
Raccatterò le mie poche certezze, i miei tantissimi dubbi e la mia infinita voglia di andare avanti e tornerò a sperare. A lavorare e a vivere nel modo in cui so farlo. A onorare i valori nei quali credo. Senza odio.
Credo che questa sia la risposta migliore da dare a chi vuole portare avanti e diffondere una guerra maledetta che rischia davvero di riportarci a clave e pietre.
Manu

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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florisa
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Cara amica mia lette tutto d’un fiato come sempre le tue belle, profonde opinioni questa volta percorse dal vento della paura e della speranza che hanno “spettinato” (mai verbo più appropriato in questo momento) i tuoi pensieri sgrammaticandoli un po’ all’inizio, ma riportandoli in “analisi logica” come scudo armato contro chi vorrebbe solo la distruzione . Sono pienamente in accordo con te ed oggi ho esaudito un desiderio di mio marito…quello di andare a Parigi che non ha mai visto. Andremo a fine gennaio. La nostra risposta al terrore è vestita di speranza …..Con affetto grandissimo
Florisa

Manu
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Florisa amica mia,
Nessuno più di te può capire l’uso di “spettinato” visto che sei colei che ne ha coniato l’uso in tale accezione, visto che sei colei alla quale mi riferisco in principio.
Mi piace anche l’idea dei pensieri “sgrammaticati” che tornano poi in “analisi logica”: è proprio così! Il terrore ha spettinato e messo in disordine i miei pensieri, la speranza torna a rimetterli in riga.
Apprendere che andrai a Parigi in gennaio con tuo marito mi riempie di gioia: sì, credo che questa sia la risposta giusta. Non la fuga ma la speranza. Stimo moltissimo la vostra scelta.
Conto e spero anch’io di tornare a Parigi al più presto.
Un abbraccio immenso,
Manu

monica
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Mi piace sempre leggerti Manu e come te penso che cultura e bellezza saranno gli unici rimedi.

Manu
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Grazie, Monica.
Grazie infinitamente di aver letto e ancor di più di aver lasciato il tuo pensiero. Per me è molto importante.
Ti abbraccio,
Manu

Laura
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Condivido, e penso che lo siamo in tanti, i tuoi sentimenti. Io ancora non ci posso credere. Sembra una cosa impossibile, molto lontana da noi ma in realtà mi rendo conto che queste atrocità sono molto vicine e che se non bloccate potrebbero sfociare in qualcosa di molto brutto. La Francia è un paese che mi piace molto e non può che dispiacermi molto per loro. Io ho smesso di pensare, penso ad andare avanti e a pensare anche io al bello e alla cultura.
Speriamo però che queste atrocità vedano ben presto la fine
Salt-eco

Manu
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Cara Laura,
Così come ho fatto con Monica e Florisa, ti ringrazio infinitamente per aver lasciato il tuo pensiero: per me lo scambio è molto prezioso.
Nonostante io sia di solito ottimista e positiva, credo che le atrocità non siano destinate a terminare tanto presto. Credo invece che qualcuno abbia la precisa intenzione di perpetrare questo stato di terrore e orrore molto a lungo e di diffonderlo ovunque nel mondo: purtroppo, gli accadimenti sanguinosi di questi giorni sembrano essere una triste, dolorosa e terribile conferma.
A noi non resta che una strada – a mio umile avviso: continuare a sostenere fermamente ciò in cui crediamo, continuare a portare avanti i nostri valori con coraggio e determinazione.
Tante piccole gocce, insieme, formano il mare.
Grazie ancora, di cuore.
Manu

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