Non si dice né “sei cessa” né “fai schifo”

Sottotitolo: Siamo tutti cyberbulli (?)

Lo so, titolo e sottotitolo di questo post sembrano bell’e pronti per una trasmissione televisiva o un libro, ma non è così.

Vi avviso, sto per dire la mia opinione sull’ultima polemica fashion, quella sorta attorno all’outfit indossato da Daniela Santanchè in occasione della prima alla Scala dello scorso 7 dicembre: finora me ne sono stata buona e in silenzio a leggere e ad ascoltare tantissimi commenti e ho avuto solo una piccola défaillance in un forum del quale faccio parte, non ho resistito e sono intervenuta.

Ora, però, ho voglia di dire anch’io alcune cose e lo faccio per un semplice motivo: ho capito ciò che mi infastidiva in tutta la querelle e l’ho capito facendo il collegamento a un altro episodio, anche perché è qualcosa su cui, in realtà, riflettevo da molto tempo.

Cosa sia successo a Milano lo sanno anche i bambini delle elementari: la Santanchè si è presentata all’inaugurazione della stagione dell’opera in gonna verde smeraldo firmata Ultràchic, camicia bianca, papillon in tinta con la gonna e gilet in pelliccia (vera o ecologica non lo so).
Apriti cielo: la cosa più divertente che le hanno detto è stata “sembri un Arbre Magique”, la più inquietante “fai schifo”.
Qualcuno ha affermato con gran convinzione che “far parlare di sé era quello che voleva”.

Secondo episodio: sulla pagina Facebook di Sodini, azienda con la quale collaboro (scrivo per il loro SoMagazine), ho trovato una foto della cantante Laura Pausini con un paio di orecchini del marchio e una gonna di un brand che si chiama Maison About (nome che avete già trovato qui sul blog).
Sotto un commento: “gioielli stupendi, lei cessa”. Leggi tutto

Cartoline da Milano al tempo di Instagram / PARTE 3

A volte ritornano: capita con le persone, coi ricordi… e anche coi post. Come in questo caso.

Per la prima e la seconda puntata di questo post, occorre tornare rispettivamente al 30 luglio e al 24 dicembre 2013. È passato tanto tempo, dunque.

Tutto era scaturito da una riflessione: da ragazzina, soprattutto quando andavo alle medie, partivo per le vacanze estive con una lunga lista di indirizzi, lista che serviva a ricordarmi a chi dovessi mandare le cartoline. Guai a non mandarle e guai a non riceverle, era una sorta di rito.

A mio avviso, oggi è Instagram a svolgere in modo virtuale parte della funzione che le cartoline svolgevano allora fisicamente. Pensateci: Instagram non serve forse a condividere, attraverso immagini e fotografie, ciò che ci piace, ciò che facciamo e i posti in cui andiamo? Le stesse cose che facevamo con le cartoline.

È identica perfino la gara: allora vinceva chi raccoglieva più cartoline, attestandosi un po’ come il leader del gruppo, proprio come oggi accade coi like. Leggi tutto

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