Unopiù e quel nostro bisogno di armonia tra casa e paesaggio

Noi esseri umani abbiamo talvolta strane abitudini nonché atteggiamenti e comportamenti che possono risultare davvero buffi se non addirittura bizzarri.

Prendete, per esempio, il nostro rapporto con i sogni: abbiamo luoghi immaginari in cui riporli in attesa – credo – di poter fare qualcosa affinché si avverino.

In tale ottica, moltissime persone mettono i loro sogni in un cassetto: a me il cassetto comunica invece un senso di disagio, è un posto troppo statico.

Temo infatti che possa tramutarsi in un dimenticatoio nel quale i sogni finiscono per restare prigionieri, una trappola senza via di uscita nella quale vengono condannati a prendere polvere, magari in eterno.

Preferisco pensare di metterli in una valigia perché posso portarla con me, cercando di tenere così sempre ben presenti i sogni, gli obiettivi e i progetti ancora da realizzare.

Certo, questo mio bagaglio immaginario è un po’ pesante in quanto è sempre pieno e non credo che riuscirò mai a vederne il fondo, ma forse nemmeno lo voglio: avere sogni e progetti in perenne evoluzione e movimento ci mantiene scattanti e vitali. Ciò che è importante è che vengano appunto fatti girare, proprio come i capi di una valigia intelligente e ben organizzata.

Sapete, nella mia valigia c’è spazio per sogni e progetti di varia grandezza e di ogni tipo: alcuni sono particolarmente ambiziosi – e so che richiederanno molto tempo e impegno per essere realizzati – mentre altri sono più piccoli o quotidiani. Oppure sono estremamente pratici e concreti.

Tra quelli pratici, c’è il sogno di possedere un giardino, fatto che è direttamente proporzionale alla mia passione per la bella stagione, ovvero il momento dell’anno in cui mi sento rinascere proprio come una bestiola che esca dal letargo.

Pensate che c’è stato un periodo della mia vita in cui ho avuto una casa con un terrazzo talmente ampio da poter tranquillamente assomigliare a un giardino: peccato che a essere sbagliato fosse il momento in cui l’ho avuto. Pazienza, c’est la vie.

E così ora sogno un giardino, anche piccolo. Mi piacerebbe avere spazio per qualche poltroncina, per poter creare una sorta di salotto all’aria aperta, e mi piacerebbe avere lo spazio per un bel barbecue: impazzisco per carne e verdure grigliate!

Visto che domani, mercoledì 21 giugno, entriamo ufficialmente nella stagione estiva, ho deciso di mettere insieme il mio sogno di possedere un giardino e il mio grande amore per il Made in Italy: vi parlo così di un’azienda che si chiama Unopiù e che è nata quasi quarant’anni fa.

Fondata nel 1978 a Soriano nel Cimino (piccolo centro nel cuore della campagna della Tuscia, a 15 km da Viterbo) e nata al centro di un mondo legato da secoli alla cura e alla cultura del giardino, Unopiù si è trasformata da piccola realtà artigiana ad azienda leader per l’arredamento da esterni, direttamente presente con i propri punti vendita in Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Slovenia, Germania, Marocco.

L’idea originale che ne ha decretato il successo è semplice e geniale allo stesso tempo: dare vita a soluzioni per arredare gli spazi aperti come fossero parte integrante della casa, usando la stessa cura e la stessa ricercatezza.

Questo perché è proprio il giardino – o la veranda, il portico, la terrazza aperta magari su un paesaggio metropolitano – a rappresentare uno spazio privilegiato dove, nella bella stagione, le persone che hanno la fortuna di abitarli si godono i momenti più piacevoli e rilassanti, in tranquilla solitudine oppure in piacevole compagnia.

Oggi, l’offerta Unopiù soddisfa un’ampia varietà di gusti e tipologie, andando a comprendere tutti gli elementi necessari per l’arredo dello spazio esterno in qualsiasi contesto, da quello domestico a quello ricettivo, dal privato al pubblico.

La ricchissima selezione comprende divani e poltrone, tavoli e sedie, lettini e chaise longue; comprende un’ampia gamma di architetture e complementi d’arredo, pergole e gazebo, ombrelloni e sistemi di illuminazione, vasi e fontane, étagère e armadi; comprende infine articoli per il decoro della tavola e tessili d’arredo per esterni.

Tutti questi prodotti vengono concepiti e realizzati per ricreare all’esterno lo stesso comfort di un spazio interno, in una compenetrazione fluida e armoniosa tra casa e paesaggio.

Vivere lo spazio esterno come naturale continuazione di quello interno, come un luogo dove poter trasferire intatte tutta la familiarità e l’intimità della casa in piena armonia con la natura e l’ambiente circostante: come raccontavo io stessa, tutto ciò è un’esigenza avvertita come impellente in un’epoca in cui è sempre più difficile sottrarsi ai ritmi frenetici del vivere quotidiano.

Ogni elemento delle collezioni Unopiù è realizzato con estrema cura dei dettagli e dei particolari, con materiali pregiati, trattati con tecniche di lavorazione e finissaggio innovative per accrescerne la resistenza a intemperie e agenti atmosferici: l’impegno costante è dare vita a prodotti dalle forme eleganti e ricercate e allo stesso tempo versatili e funzionali.

Ed è così che Unopiù riesce a proporre un lusso raffinato eppure mai ostentato, discreto ed essenziale, in grado di ricreare atmosfere che rispecchiano il gusto e lo stile di ogni appassionato degli spazi aperti, passando da prodotti dallo stile tradizionale fino ad arrivare a proposte d’avanguardia.

Pensate che la presenza dell’azienda a livello internazionale è talmente capillare che il catalogo viene stampato ogni anno in 5 lingue con oltre 4 milioni di copie distribuite.

Il catalogo 2017 è nato con l’idea di proporre atmosfere innovative ricche di suggestioni coinvolgenti nelle quali immedesimarsi.

Da sfogliare quasi come un libro fotografico, permette di immergersi nel mondo Unopiù grazie a proposte pensate per ambienti eclettici e nelle situazioni più varie: giardini, sì, ma appunto anche spazi urbani più contenuti nonché spazi interni della casa.

Volete qualche esempio?

Tra gli accessori, mi piacciono le ceste Mandalay che vantano forme, dimensioni, trame e colori differenti: si prestano a vari impieghi e risultano perfette per riporre le riviste.

Tra le sedute, mi piacciono la sedia da regista Ginger e la poltroncina Emy, ispirata alla celebre Tripolina, ovvero la sedia da campo degli ufficiali inglesi dell’Ottocento.

Si tratta di due classici Unopiù proposti quest’anno in una nuova veste pensata per gli ambienti indoor, ovvero una struttura in teak rivestita in pelle declinata in cinque colorazioni.

La pelle utilizzata è lavorata artigianalmente secondo un’antica tecnica della tradizione toscana, la concia al vegetale, l’unica capace di trasformare le pelli grezze in cuoio attraverso un processo basato sull’utilizzo di tannini provenienti dagli alberi, nel totale rispetto dell’ambiente.

L’unicità di ogni poltroncina è inoltre garantita dalla pregiata cucitura manuale da parte di abili artigiani.

Sopra, la sedia da regista Ginger di Unopiù e, sotto, la poltroncina Emy
Sopra, la sedia da regista Ginger di Unopiù e, sotto, la poltroncina Emy

Per chi possiede un giardino (beati voi!), ci sono il comodissimo ombrellone king size Salento e il bellissimo tavolo Mirto.

Salento e la sintesi perfetta tra un ombrellone e una tenda da sole di ultima generazione: in caso di inutilizzo, si chiude infatti nel cassonetto di protezione, presentando così il vantaggio di mantenere libero lo spazio sottostante.

Mirto presenta invece un piano fatto in travertino e formelle di Deruta, paese sito in provincia di Perugia e noto in tutto il mondo per la produzione di ceramiche artistiche. Le formelle in cotto sono lavorate a mano e sono decorate con disegni classici rinascimentali: vengono posizionate con una sequenza casuale, particolare che fa sì che ogni tavolo diventi un prodotto irripetibile.

Sopra, l’ombrellone Salento di Unopiù e, sotto,il tavolo Mirto
Sopra, l’ombrellone Salento di Unopiù e, sotto,il tavolo Mirto

Se il mio racconto vi ha incuriositi e se volete conoscere meglio questa bella realtà del nostro Made in Italy, vi segnalo il sito, la pagina Facebook, l’account Instagram e quello Twitter di Unopiù.

Io, intanto, vado a studiare come tirare fuori da quella mia valigia il sogno di avere un giardino.

Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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