Il Mudec di Milano ospita la (splendida) mostra ‘Elliott Erwitt – Family’

Avere l’opportunità di ascoltare grandi uomini e grandi professionisti: credo sia una delle esperienze migliori delle quali si possa godere ed è ciò che ho pensato martedì 15 ottobre mentre ascoltavo – con immensa emozione – Elliott Erwitt, grandissimo fotografo e autentica icona.

Ma voglio procedere con ordine, senza far prevalere l’emozione.

Se ho avuto l’opportunità di ascoltare Erwitt è perché il Mudec ovvero il Museo delle Culture di Milano (e in particolare Mudec Photo, la sezione fotografica) ospita per l’autunno 2019 il lavoro – lungo una vita – di questo straordinario artista che ha fatto la storia fotografica del XX e XXI secolo.

La mostra ‘Elliott Erwitt – Family’ presenta 60 scatti che per il grande fotografo americano (91enne, classe 1928) meglio rappresentano le sfaccettature di un concetto oggi più che mai impossibile da racchiudere in definizioni troppo strette – quello della famiglia.

La raccolta fotografica (selezionata dallo stesso Erwitt e da Biba Giacchetti, bravissima curatrice) alterna immagini ironiche a spaccati sociali, matrimoni nudisti, famiglie allargate o molto singolari, metafore e finali ‘aperti’ a discrezione di chi osserva.

La mostra è aperta al pubblico dal 16 ottobre 2019 al 15 marzo 2020 (AGGIORNAMENTO 14/02/2020 – PROROGATA FINO AL 29/03/2020) ed è promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE (che ne e anche il produttore) in collaborazione con Sudest57. Vede inoltre il contributo di Lavazza – main sponsor dello spazio Mudec Photo – sposandone in pieno l’impegno nel mondo della fotografia portata avanti fin dal 1993 attraverso il Calendario Lavazza, progetto grazie al quale la notissima azienda racconta storie e descrive una società sempre più globale prendendo in prestito gli occhi e lo sguardo dei più grandi maestri contemporanei dell’arte della fotografia.

Per questo nuovo progetto di Mudec Photo, Lavazza diventa parte attiva, portando in mostra una selezione di scatti di Elliott Erwitt tratti dal calendario del 2000 intitolato ‘Families – Ritratti intorno al caffè’, un’edizione speciale che aprì le porte al nuovo millennio e che fu firmata proprio del grande fotografo.

Niente è più particolare, assoluto e universale ma anche relativo e mutevole, di quanto risulta esserlo il tema della famiglia che ha a che fare con la genetica, il sociale, il diritto, la sicurezza, la protezione e l’abuso, la felicità e l’infelicità. È porto sicuro eppure può essere luogo di nascita di insanabili conflitti.

Mai come oggi, la famiglia è tutto e il suo contrario. Niente è capace di scaldare di più gli animi, accendere polemiche, unire e dividere come il senso da attribuire alla parola ‘famiglia’, solida ma delicata e – spesso – minacciata o a rischio.

Neanche i più validi dizionari riescono a esprimerne il concetto in poche righe e allora, proprio dove la parola si ferma o si espande a dismisura, ecco che può intervenire a tentare di interpretarla lo sguardo della fotografia, da sempre molto legata a questo tema.

Il diffondersi infatti di questo ‘mezzo di documentazione’ nelle classi sociali della media borghesia accompagnava il desiderio di un racconto privato e personale degli eventi che ne segnavano le tappe. I ritratti degli avi, le nascite, i matrimoni, le ricorrenze, tutto era condensato in quei volumi che nelle prime decadi dello scorso secolo arredavano il ‘salotto buono’, ovvero gli album di famiglia.

La curatrice della mostra Biba Giacchetti (già curatrice della precedente mostra che Mudec ha dedicato a un altro grandissimo, ovvero Steve McCurry) ha chiesto a uno dei più importanti maestri della fotografia di creare un album personale e pubblico, storico e contemporaneo, serissimo e ironico e di dedicarlo in un’anteprima assoluta allo spazio Mudec Photo: è nata così la mostra ‘Elliott Erwitt – Family’.

La mostra <em><strong>‘Elliott Erwitt – Family’</strong></em> al Mudec. Piccola nota: quella sulla destra nella foto qui sotto… sono io (ph. credit Carlotta Coppo per Mudec)
La mostra ‘Elliott Erwitt – Family’ al Mudec. Piccola nota: quella sulla destra nella foto qui sotto… sono io (ph. credit Carlotta Coppo per Mudec)

Attraverso i 60 scatti da lui personalmente selezionati insieme alla Giacchetti, scatti che raccontano trasversalmente settant’anni di storia della famiglia e delle sue infinite sfaccettature intime e sociali nel mondo intero, Elliott Erwitt offre all’osservatore sia istanti di vita dei potenti della terra (come Jackie al funerale del marito John Fitzgerald Kennedy) sia scene privatissime (come la celebre foto della bambina neonata sul letto che è Ellen, la sua primogenita).

La consueta cifra di Erwitt – col suo ritmo divertente e a tratti fortemente ironico e al tempo stesso con la sua profonda sensibilità umana – si esprime su un tema che certamente ha avuto un’importanza determinante nella sua vita personale, con quattro matrimoni, sei figli e un numero di nipoti e pronipoti in divenire.

Elliott Erwitt «conduce il suo racconto per immagini senza tesi, in totale sospensione di giudizio», come spiega Biba Giacchetti.

«Ci racconta i grandi eventi che hanno fatto la Storia e i piccoli accidenti della quotidianità, ci ricorda che possiamo essere la famiglia che scegliamo: quella americana, ingessata e rigida che posa sul sofà negli anni Sessanta, o quella che infrange la barriera della solitudine eleggendo a membro l’animale prediletto. Famiglie diverse, in cui riconoscersi o da cui prendere le distanze con un sorriso.»

Quanta verità nelle parole della Giacchetti: questo tema universale, che riguarda l’intera umanità, viene interpretato da Elliott Erwitt con il suo stile unico, potente e leggero, romantico o gentilmente ironico, una cifra sempre elegante che ha reso questo autore uno dei fotografi più amati e seguiti di sempre.

E allora posso tornare al nocciolo della mia emozione per un uomo che, a 91 anni, ha affrontato un volo intercontinentale e il jet lag per poter essere presente all’inaugurazione. Lo ha fatto perché ama il suo lavoro e ama l’Italia dove ha vissuto da bambino prima di dover fuggire per le persecuzioni razziali. Ed è venuto portando con sé un invidiabile carico di ironia e di autoironia, come quando mi ha fatto ridere affermando di stupirsi per il fatto che questo lavoro che per lui è una passione venga anche retribuito.

E poi mi ha fatto riempire gli occhi di lacrime quando ha detto di essere un po’ stupito e tanto grato per l’auditorium stracolmo di persone in silenzio assoluto per ascoltare lui. Mi sono commossa perché, come già mi era accaduto con Steve McCurry, ho potuto constatare che dietro la grande icona ammirata c’è un uomo normale. Un essere molto umano.

La mostra <em><strong>‘Elliott Erwitt – Family’</strong></em> al Mudec: il grande fotografo con Biba Giacchetti (ph. credit Carlotta Coppo per Mudec)
La mostra ‘Elliott Erwitt – Family’ al Mudec: il grande fotografo con Biba Giacchetti (ph. credit Carlotta Coppo per Mudec)

Prima di concludere, mi fa piacere condividere con voi un episodio che è stato narrato da Biba Giacchetti alla conferenza stampa di martedì e che dice molto di Elliott Erwitt e di ciò che il suo lavoro mette in moto.

Nei giorni in cui veniva fotografato il Calendario Lavazza ‘Families – Ritratti intorno al caffè’, in un momento di pausa, Elliott Erwitt si trovò in un bar di proprietà di una ragazza brasiliana che si mise a preparare dei caffè per tutto lo staff. La ragazza era in dolce attesa e sprigionava una bellezza vera, intensa, gioiosa e magnetica: il fotografo inquadrò ciò che i suoi occhi vedevano e scattò.

Quando si trattò di scegliere gli scatti, quelle foto si rivelarono talmente belle che Erwitt, fuori ogni aspettativa o programma, decise di metterli nella versione definitiva del calendario.

Sono passati circa 20 anni e Kedja – questo il nome della ragazza brasiliana oggi donna adulta – ha una bella figlia ventenne che si chiama Jasmine. Non vive più a Milano, è tornata nel suo Paese d’origine dove ha aperto un altro bar. Hanno detto a Kedja della mostra e della presenza dello scatto che ha congelato il suo sorriso per sempre: ha deciso che verrà a Milano per vedere l’esposizione.

Quella foto ha stabilito un legame indissolubile, oltre il tempo, oltre le distanze geografiche, oltre le parentele di sangue: questo è parte del senso del lavoro di Elliott Erwitt ed ecco perché ho voluto condividere questo aneddoto con voi.

Cercate in mostra il ritratto di Kedja con Jasmine nel suo ventre. Sono certa che lo riconoscerete.

Manu

 

 

 

 

Elliott Erwitt – Family
MUDEC – Museo delle Culture di Milano
Via Tortona 56
Dal 16/10/2019 al 15/03/2020 – AGGIORNAMENTO 14/02/2020 – PROROGATA FINO AL 29/03/2020
Orari: lunedì 14.30 -19.30 | martedì, mercoledì, venerdì, domenica 09.30 – 19.30 | giovedì, sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Biglietti: intero € 10 | ridotto € 8
Infoline 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00)
Qui trovate il sito del Mudec, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter e qui quello Instagram.

 

ELLIOTT ERWITT
Elliott Erwitt nasce a Parigi nel 1928, da genitori russi emigrati.
Trascorre i primi anni di vita a Milano: all’età di dieci anni la sua famiglia si trasferisce di nuovo a Parigi, l’anno successivo a New York, per poi stabilirsi a Los Angeles nel 1941.
Mentre frequenta la Hollywood High School, Elliott lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe ‘firmate’ per gli appassionati delle stelle del cinema.
Nel 1948 incontra Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker, i quali apprezzano a tal punto le sue fotografie da diventare suoi mentori: l’anno successivo torna in Europa, viaggia e fotografa in Italia e in Francia, iniziando di fatto la sua carriera professionale.
Chiamato dall’esercito degli Stati Uniti nel 1951, continua a lavorare sia per varie pubblicazioni sia per l’esercito stesso, mentre staziona nel New Jersey, in Germania e in Francia.
Nel 1953, appena congedato dall’esercito, Erwitt viene invitato a diventare membro di Magnum Photos; l’invito giunge direttamente dal fondatore, Robert Capa.
Nel 1968 diventa presidente della prestigiosa agenzia e ricopre tale carica per tre nomine.
Ancor oggi è una delle figure di spicco nel competitivo mondo della fotografia: i suoi saggi giornalistici, illustrazioni e pubblicità sono apparsi in pubblicazioni di tutto il mondo per oltre mezzo secolo.
Mentre lavora attivamente per riviste, clienti industriali e pubblicitari, Erwitt dedica tutto il tempo libero alla creazione di libri e mostre del suo lavoro.
Fino a oggi ha pubblicato circa trenta libri fotografici.

BIBA GIACCHETTI
Biba Giacchetti nasce a Roma, studia a Parigi, si laurea in giurisprudenza e lavora per molti anni nel campo della comunicazione.
Da più di vent’anni si occupa di grande fotografia: nel 2002 fonda con Giuseppe Ceroni Sudest57, centro di eccellenza per la fotografia d’autore.
È curatrice delle mostre di maggior successo di Steve McCurry ed Elliott Erwitt, realizzate nei più importanti musei italiani ed esteri. Scrive di fotografia, ha pubblicato il volume ‘Icons’ di Steve McCurry, tradotto in cinque lingue, ‘Icons’ di Elliott Erwitt, ‘Scatti Personali’ dello stesso autore.
Concepisce progetti di comunicazione, mostre e installazioni site specific per grandi aziende, lavorando con fotografi e artisti di fama mondiale, come Steve McCurry, Elliott Erwitt, Lorenzo Vitturi, Duane Michals, James Nachtwey, Eugene Richards, Gian Paolo Barbieri.
Cura acquisizioni di stampe fine art per collezionisti pubblici e privati.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Angela
Reply

…i tuoi post sono sempre, sempre interessanti. Grazie!

Manu
Reply

Grazie Angela!
Grazie davvero di cuore!
Adoro le persone spontanee e piene di entusiasmo perché mi regalano il sorriso e tu me lo hai donato.
Quindi sono io che ringrazio te per aver avuto voglia di leggere e commentare.

Alla prossima,
Manu

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