Francesca Fossati, (ex) abiti da lavoro diventano raffinata sartoria
In pieno svolgimento di Milano Moda Donna e in un momento in cui tutto il sistema moda si interroga a proposito della possibilità di un cambio epocale (ovvero smettere di presentare le collezioni con circa sei mesi di anticipo rispetto alla distribuzione in negozio), desidero parlarvi di un evento che ha catturato la mia attenzione per diversi motivi.
La stilista Francesca Fossati ha voluto realizzare un evento aperto al pubblico (e non ai soli addetti, dunque diverso dai classici format della Milano Fashion Week) e ha voluto presentare la collezione primavera / estate 2016 (e non quella autunno / inverno 2016-17, ovvero ciò che stilisti e marchi stanno facendo in questi giorni). Inoltre, il suo evento – che si tiene in via della Moscova 60 – proseguirà fino a sabato 12 marzo.
In pratica, Francesca sta già applicando due teorie caldeggiate da molti: aprire gli eventi moda a tutti senza distinzioni e cancellare il divario esistente tra il momento della presentazione e quello della messa in vendita.
Ieri, venerdì 26 febbraio, sono stata alla presentazione della sua collezione di alta sartoria che nasce da una ricerca a mio avviso molto interessante: parte infatti dall’analisi e dal recupero progettuale degli abiti da lavoro fino agli anni ’50 del secolo scorso.
Non per nulla, Francesca è stata definita – con un’espressione che mi piace molto – una dressteller: per lei, ogni creazione è un racconto, è la storia unica della donna che lo indossa, è un percorso infinito di intuizioni al singolare in cui forme preziose e materiali pregiati creano un mondo ricco di tradizione e innovazione.
“La collezione si ispira a una ricerca storica sugli abiti da lavoro. Ho voluto rivisitare le divise da lavoro a partire dalla Tuta di Thayaht, sintesi di geometria ed eleganza, progettata da Ernesto Michahelles, noto scultore, pittore, disegnatore, inventore e orafo. Ho così individuato i dettagli formali che sono stati rivisti e ridisegnati nella mia collezione di alta sartoria che intende presentare, attraverso la ricerca iconografica, abiti studiati pensando a chi li deve indossare”, afferma Francesca Fossati.
Conosciuto con il nome d’arte di Thayaht, Ernesto Michahelles fu un artista estremamente eclettico e innovatore, un antesignano di nuove sensibilità: la sua opera si distinse per le linee e le forme essenziali. Operò anche nel campo della moda in seguito all’incontro con Madeleine Vionnet: nel 1919-20, insieme al fratello, progettò e lanciò la Tuta, abito universale pensato per tutti.
I decisivi punti di forza del lavoro di Francesca Fossati sono i dettagli unici, straordinaria espressione dell’eccellenza sartoriale made in Italy reinterpretata in chiave contemporanea: i pezzi sono ideati nel laboratorio dove varie figure professionali supportano il suo lavoro.
La donna che si rivolge a lei è alla ricerca di un abito confezionato non solo sul suo corpo, ma prima di tutto sulla sua personalità e che dunque sia in grado di rappresentarla; è una donna che non si accontenta dell’offerta omologata presente sul mercato ma desidera parlare di sé attraverso l’abito che indossa.
Se oggi l’abito da lavoro è (purtroppo) omologato ed è estremamente spersonalizzante (permettetemi di dire che detesto qualsiasi tipo di uniforme da lavoro sebbene io comprenda la necessità della sua esistenza in tanti casi), con la collezione P/E 2016 Francesca Fossati studia e trasforma le divise da lavoro di un tempo (dalla tunica dell’avvocato al grembiule da macellaio) in capi cult, tra ricami, stoffe finemente dipinte, perle e bottoni in vetro di Murano soffiato a lume, borse in paglia intrecciate da maestri cestai sardi e sandali in paglia realizzati a mano in Liberia e rifiniti poi in Italia.
Per esplicare meglio il tutto, desidero mostrarvi alcuni dei lavori di recupero e rielaborazione fatti da Francesca e alcuni dei suoi bozzetti con le foto di ispirazione.
Lo scenario creato dai capi firmati Francesca Fossati va ben oltre un semplice fil rouge estetico: è il senso compiuto nonché il segno evidente di un approccio molto più ampio, è il racconto intimo della genesi – e dell’evoluzione – di un cartamodello.
L’interpretazione della designer e l’operazione di introspezione della donna si fondono in un prestigioso e inimitabile capo su misura, ricco di carattere, personalità e femminilità.
E per dimostrarvi il livello di cura di Francesca Fossati, vi rivelo com’è fatta l’etichetta da lei pensata per i capi di questa collezione.
Durante le sue ricerche, la stilista ha osservato che, sulle divise di una volta, non si usava mettere il nome di chi la indossava bensì una foto: ha così deciso di fare qualcosa di simile per quanto riguarda le sue etichette. Queste ultime consistono in due pietre in vetro taglio cabochon in mezzo alle quali viene inserito un ritratto fotografico della cliente: un dettaglio originale e decisamente personale.
Dunque, se come me amate le cose ben fatte e i mille significati della moda, se preferite una visione non omologata ma personale, non perdete questa bella presentazione.
Manu
Collezione primavera / estate 2016 di Francesca Fossati
Dal 26 febbraio al 12 marzo 2016, dalle 10 alle 20
Via della Moscova 60 – Milano
Evento aperto a tutti
Per maggiori informazioni e per approfondire:
Qui trovate il sito di Francesca Fossati, qui la pagina Facebook e qui Instagram.
L’atelier di Francesca Fossati si trova in via Raiberti 5 a Monza.
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Manu
Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.
Glittering comments
Grazie Manu per i continui aggiornamenti che ci offrì. Qui siamo al cospetto di creazioni al limite del lirismo…il cappottino di pelle bianca e la borsa di rafia hanno toccato le mie corde profonde! Idee ed alto contenuto di artigianalità..fantastico!
Grazie a te, Cristina, per il tuo interesse sempre caloroso.
Sono particolarmente felice del tuo apprezzamento verso il lavoro di questa stilista: sì, in effetti qui c’è poesia, la poesia dell’artigianalità e del buon (anzi, migliore) saper fare.
Io sono innamorata dell’abito-grembiule con la gonna a palloncino e di tutti i tessuti dipinti a mano: condivido inoltre completamente il tuo amore verso il cappottino.
Ecco, a questo punto, mi viene in mente una scena: tu e io sedute ai tavolini di un bar, vestite con capi Francesca Fossati e intente a disquisire di moda ed eleganza… Bel quadretto, no? 😉
Buona serata,
Manu
Grazie Manu, sono stata contenta ieri di averti vista e aver fatto una piacevole chiacchierata. Felicissima nel vedere che i capi sartoriali di Francesca Fossati ti sono piaciuti!
… Eccome se mi sono piaciuti, cara Manuela!
Grazie a te per l’invito e complimenti per il vostro ottimo lavoro.
Un abbraccio,
Manu