Quando la moda incontra la televisione: la nuova campagna di Moschino

Il web è in costante e continuo fermento e sono tanti i cambiamenti che stanno investendo la dimensione digitale e, conseguentemente, le nostre vite reali.
Un cambiamento, per esempio, riguarda Instagram: dopo l’esperimento in Canada, il social nasconde il numero dei ‘like’ anche in Italia per quanto il test, iniziato il 17 luglio, non è una decisione definitiva bensì una prova.
Lo scopo? «Vogliamo aiutare le persone a porre l’attenzione su foto e video condivisi e non su quanti ‘like’ ricevono»: così dice Tara Hopkins, Head of Public Policy EMEA di Instagram.
Da tempo, poi, si parla di bitcoin e criptovalute: pare che, nel 2020, Facebook lancerà la sua che si chiama Libra.
Si parla anche di blockchain nonché di maggior consapevolezza di noi consumatori circa sostenibilità ambientale e sociale, tutto spinto proprio dai maggiori strumenti offerti dal digitale.
Probabilmente, i pessimisti metterebbero invece sul piatto della bilancia argomenti come hater, stalker, cyber bullismo, hacker: tutto vero, per carità, tutto esistente.
Eppure, da eterna ottimista quale sono, da buona immigrata digitale nata nell’era dell’analogico ma oggi a tutti gli effetti residente digitale (quasi al pari dei nativi digitali ovvero Millennials e Generazione Z), nel web io vedo da sempre un’immensa opportunità; dunque, il mio piatto propende inesorabilmente dalla parte dell’ottimismo.
Non credo che il mio ottimismo mi porti a essere ingenua: proprio in questi giorni leggevo che, per la prima volta nella storia, nel 2021 la pubblicità via Internet rappresenterà oltre la metà di quella totale.
A dirlo è lo studio Advertising Expenditure Forecasts di Zenith (fonte illustre) secondo cui gli adv sul web, entro due anni, rappresenteranno il 52% della spesa pubblicitaria globale, contro il 44% del 2018 e il 47% previsto per il 2019.
Da anni spiego ai miei studenti come proprio pubblicità e comunicazione si stiano progressivamente e sempre più velocemente spostando, passando da offline (stampa, radio, tv, affissioni) a online (tutto il sistema del web).
La moda è tra i settori all’avanguardia in tale migrazione: per sua stessa essenza, quella di interpretare e raccontare i tempi strizzando l’occhio al futuro, la moda è sempre stata capace di cavalcare e spesso anticipare cambiamenti ed evoluzioni.
Da anni, per esempio, esistono i fashion film, veri cortometraggi che si differenziano dagli spot per durata e obiettivi: non presentano i prodotti con l’intento di indurre all’acquisto, bensì pongono il focus sui valori di un marchio.
Ma – come dicevo – la moda corre veloce e un nuovo cambiamento si affaccia all’orizzonte: in pole position, tra coloro già pronti a cavalcarlo, c’è la maison Moschino che ha nel suo DNA la propensione a innovare ed è grazie al fondatore, il mitico Franco Moschino scomparso nel 1994.
Dal 1983, anno in cui Franco fondò la maison, fino ad arrivare a oggi, sotto la guida dello statunitense Jeremy Scott che ne è direttore creativo dal 2013: Moschino reinventa la televisione e attualizza gli Anni Ottanta attraverso il tramite dei social network.

Quando la moda incontra la televisione: la nuova campagna di Moschino

Ancora una volta, il direttore creativo di Moschino ha dato prova del suo incredibile estro creativo e della sua propensione a vivere il mondo della moda come se si trattasse di un film, una sorta di pellicola che utilizza il linguaggio fashion, rifacendosi ad alcuni must degli Anni Ottanta, come nel caso delle telenovela. Così, dopo la sfilata a tema zombie, Scott ha ideato una nuova campagna a tinte soap in puro stile Eighties, realizzando un piccolo capolavoro a puntate.

La telenovela social di Moschino

Grazie a Jeremy Scott, la moda diventa il set perfetto per inscenare un nuovo genere di telenovela, con una serie di puntate di breve durata pubblicate sui canali social della casa di moda. E il soggetto dal quale si trae ispirazione non è banale: si parla, infatti, di soap opera del calibro di Dallas e di Dynasty, nomi che alle nuove generazioni non diranno nulla di particolare, ma che chi ha vissuto gli Anni Ottanta conosce fin troppo bene. E gli attori? Anche qui le scelte sono tutto tranne che casuali: il cast della telenovela Moschino, diretta dal fotografo Steven Meisel, vede infatti alcuni personaggi d’eccezione nel mondo della moda, come Gigi Hadid, Irina Shayk e Joan Smalls. Fra capelli cotonati e mega pellicce in salsa Eighties, dunque, Moschino stupisce ancora una volta a colpi di effetti speciali. Senza poi dimenticare che i protagonisti di questa fashion soap indossano i capi del brand, insieme alle classiche borse Moschino, già famose sul web da molto tempo. Infine, da segnalare la presenza di altre star note nel mondo della moda, come i modelli Mason McKenrick, Trevor Signorino e Denek Kania.

La sfilata zombie di giugno

Jeremy Scott possiede d’altronde un estro creativo che non smette mai di stupire: ho già accennato alla sfilata zombie e aggiungo qualche ulteriore dettaglio. Andata in scena a giugno 2019 e presentata con l’evocativo nome ‘Moschino Horror Show’, la sfilata ha rappresentato un prezioso tributo a uno dei classici horror più famosi ed evocativi di Hollywood: la passerella si è vestita a tinte stregonesche con fattucchiere, zombie, vampiri e mummie in versione fashion e il tutto è stato condito dalla presenza di pipistrelli, magie, scheletri e qualche ragno qui e là. Il filo conduttore è di stampo cinematografico: non si tratta di una semplice sfilata, ma di un’autentica scenografia e non per nulla sono stati scelti gli Universal Studios di Los Angeles e un vero set cinematografico noto come Colonial Street. E, siccome si parla di un tributo al ‘Rocky Horror Show’, non poteva ovviamente mancare il tono rock impresso all’evento.

Scott ha lasciato ancora una volta a bocca aperta: questo 2019, fra zombie e telenovela Anni Ottanta, dimostra che la creatività e la capacità di evolversi continuano a essere tra le maggiori peculiarità di Moschino.

Manu

 

P.S.: A proposito di Moschino e della capacità di interpretare e saper vivere il presente… qui trovate l’articolo che ho scritto per ADL Mag a proposito della collaborazione tra la maison e H&M 🙂

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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