Milano Fashion Week SS 2015: Stella Jean

Scommetto che non sono l’unica alla quale il tempo a disposizione sembra sempre troppo poco: penso, per esempio, alle mamme lavoratrici che, quando tornano a casa, devono dividersi tra il desiderio di accudire i propri bambini e la necessità di dover badare alla casa e alle varie questioni familiari. Ho tanta ammirazione per loro, le considero uno dei migliori esempi di capacità multitasking.

Per quanto mi riguarda, il tempo sembra non bastare per dar voce al desiderio che ho di parlarvi della dimensione a me più congeniale, quella dei nuovi talenti: continuo a incontrare e conoscere molte persone interessanti e la lista di coloro dei quali desidero raccontare si allunga sempre più.

Una persona che osservo da tempo con curiosità, stupore e ammirazione è una stilista che si può ormai definire una stella luminosa, di nome e di fatto: Stella Jean. Finalmente, sono riuscita ad assistere a una sua sfilata e dunque, con somma gioia, posso raccontarvi le emozioni che lei ha donato a me e che io spero di trasmettere a voi.

Seguo la stilista dai suoi esordi, da molto prima che diventasse il fenomeno che è oggi, giustamente e universalmente riconosciuto e acclamato: amo la gioia di vivere che riesce a instillare negli abiti, amo la capacità di comunicarla attraverso forme e colori. Amo il suo stile in cui si fondono la cultura del vecchio continente e la vivacità del nuovo: grazie a lei, gli opposti si corteggiano e si sposano. Quando penso a coloro che incarnano quell’idea di Moda che prediligo, il suo è uno dei nomi che mi vengono in mente.

Per la primavera / estate 2015, Stella Jean ha presentato una collezione che ha prima di tutto un ricco bagaglio umano e un respiro ancor più cosmopolita delle precedenti: tutto, dai tessuti agli abbinamenti, è teso a raccontare una nuova idea di estetica della quale la Moda – quella etica e con la m maiuscola – si fa portavoce.

Le creazioni della stilista nascono nel segno del proseguimento di una collaborazione con International Trade Centre (ITC), agenzia dell’ONU: tale cooperazione ha favorito l’introduzione di tessuti fatti con telai a mano dalle donne dei villaggi del Burkina Faso e del Mali e di gioielli realizzati da artigiani haitiani.

La collezione di Stella Jean assume le sembianze di una dichiarazione d’intenti e si impegna nel rintracciare e nel divulgare tradizioni secolari tramite un susseguirsi di immagini.

Questo tipo di narrazione passa attraverso trama e ordito dei tessuti e finisce per arrivare più forte e chiara di quanto libri, carta stampata e televisione possano fare.

Avviene così che stoffe e oggetti carichi di significati e memorie collettive diventino vere e proprie testimonianze: prendete, per esempio, la doctor bag dal sapore retrò, presa in prestito a un medico condotto italiano e resa vitale grazie ai colori dei tessuti africani Bogolan e alle cromie sgargianti della stoffa rigata tessuta a telaio in Burkina Faso.

La collezione è segnata da quella che la stilista ha definito una “congestione emotiva”: il suo ritorno a casa, ad Haiti.

Stella Jean decide di svelare la sua terra meravigliosa e martoriata attraverso la corrente artistica tipica dei Caraibi, ovvero l’arte naїf, straordinaria espressione di vita, natura e spirito: mette in scena un immaginario e variopinto mercato popolato da tutta una serie di figure.

Ci sono le mercanti, dal portamento fiero, coi loro turbanti colorati e le ceste di frutta profumata. Ci sono i tap-tap, i tradizionali mezzi di trasporto di Haiti: sono forme di arte popolare su ruote su cui vengono dipinti soggetti della tradizione religiosa, popolare e storica del paese nonché frasi ironiche, messaggi o proverbi. Ci sono gli asini, primordiale mezzo di trasporto e di lavoro. E ci sono anche le piantagioni di canna da zucchero.

Osservate coi vostri stessi occhi: tutti questi elementi diventano ricorrenti sia nelle stampe che nelle stoffe dipinte a mano.

In un melting pot straordinariamente autentico, Stella Jean riesce a realizzare una fusione tra Burkina Faso, Haiti, Mali, Italia, una “Babele a tendenza inversa” nella quale il risultato non è la confusione bensì un’estetica armoniosa e musicale.

Quando, alla fine della sfilata, tutte le ragazze sono rientrate in passerella insieme, a piedi nudi e vestite di costumi e sorrisi, a me sono venuti i brividi, così come mi vengono ora ricordando quel momento.

Ho sentito formarsi un groppo in gola e a fatica ho trattenuto le lacrime: ho sbattuto le ciglia più volte e mi sono lasciata andare – come tutti – a un applauso liberatorio, a far sfogare quell’emozione che avevo sentito crescere uscita dopo uscita.

L’uscita finale della sfilata Stella Jean SS 2015
L’uscita finale della sfilata Stella Jean SS 2015
La stilista Stella Jean saluta il pubblico a fine sfilata
La stilista Stella Jean saluta il pubblico a fine sfilata

Stella Jean mi ha sollevata dalla sala dell’Arengario in cui ci trovavamo per depositarmi con delicatezza in un mercato di Port-au-Prince: ho sentito il profumo della frutta e delle spezie, ho sentito il vociare allegro in un miscuglio di francese e creolo, ho sentito il sole baciare il mio viso, ho sentito il vento sussurrare tra le palme.

Credo che quando una stilista è capace di fare tutto ciò e riesce ad avere tanta potenza evocativa, il suo lavoro sia davvero cosa buona e giusta oltre che esteticamente bello.

Auguro a Stella Jean di continuare così, di continuare a emozionare e di continuare a fare quanto è in sua facoltà affinché mai si spengano i riflettori sulla sua terra splendida e sfortunata, prostrata da tante sventure eppure così piena di dignità, colore e bellezza.

Perché la Moda è estetica, è vero, ma può essere anche etica e può (deve, secondo me) essere un grande mezzo di comunicazione.

Perché la commistione di Stella Jean è un equilibrio straordinario che non sfocia mai in parodia né in caricatura: parla di conoscenza, di rispetto e di una filosofia che non vuole carità ma possibilità di lavoro.

Dunque grazie, cara Stella, per tutte queste preziose emozioni: il tuo è uno di quei casi in cui il sogno avverato – assistere a una tua sfilata – è andato ben oltre le più rosee aspettative.

Manu

 

P.S.: nei prossimi giorni, troverete qui sul blog un paio di cose che ho da dire circa gli accrediti alle sfilate. Purtroppo, tali riflessioni sono scaturite proprio da questa sfilata: per mettere su due diversi piani lo straordinario talento di Stella Jean e le altre questioni, ho preferito scrivere due post.

 

 

 

Ringrazio Studio Re per le foto

Trovate invece alcune foto fatte da me alla sfilata sul mio account Instagram – link diretto qui in fondo

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui il sito di Stella Jean, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram

La sezione New Talents del sito della Camera Nazionale della Moda dove potete trovare anche Stella Jean: qui

Il video che celebra il ritorno ad Haiti di Stella Jean e la collaborazione con ITC – International Trade Centre

A proposito di ITC – International Trade Centre e di Ethical Fashion Initiative

Ethical Fashion Initiative è uno dei programmi di punta dell’International Trade Centre, agenzia congiunta delle Nazioni Unite e della World Trade Organization.

Stella Jean collabora con tale programma per produrre manufatti in condizioni etiche ed eque, con artigiani africani e haitiani: la stilista ha infatti visitato il Burkina Faso e recentemente Haiti per sviluppare le sue collezioni.

Ethical Fashion Initiative e Stella Jean condividono dunque la volontà di portare avanti l’emancipazione delle donne e lavorano per ridurre la povertà: il programma crea un link tra i maggiori talenti mondiali della moda e gli artigiani marginalizzati, la maggior parte dei quali sono spesso donne.

Attivo dal 2009, Ethical Fashion Initiative ha già consentito a migliaia di artigiani che vivono in distretti urbani e rurali poveri di connettersi con la catena globale della moda: porta avanti collaborazioni creative a lungo termine in tutto il mondo con brand tra i quali ci sono Vivienne Westwood e Stella McCartney.

In virtù del motto “NOT CHARITY, JUST WORK”, il programma promuove una più equa industria della moda.

Qui trovate la loro pagina Facebook.

A proposito dei gioielli, dei frutti di cartapesta, dell’osso di bue e degli accessori in ferro battuto

La tradizione artistica dei pittori naïf e quella artigianale prendono vita anche nei gioielli sviluppati ad Haiti durante il viaggio di ricerca di Stella Jean col team di Ethical Fashion Initiative.

I frutti di cartapesta sono prodotti a Jacmel, capitale culturale di Haiti e sede del più grande Carnevale del paese, in occasione del quale gli artigiani locali creano coloratissime maschere e decorazioni in cartapesta. I pezzi di frutta composti per la collezione sono ottenuti da un mix di sacchi di cemento riciclati e amidi di origine vegetale, come la manioca, e ogni pezzo è dipinto a mano.

Prodotto in un atelier di Port-au-Prince da una cinquantina di artigiani specializzati nella lavorazione di corna e ossa, l’osso di bue viene lavato, tagliato, sagomato e lucidato alla perfezione per ottenere una superficie liscia e lucida. Anche in questo caso, Stella Jean ha progettato questi pezzi con gli artigiani locali durante il suo viaggio.

La collezione di gioielli in fer forgé (ferro battuto) di Stella Jean è stata realizzata in diversi atelier che fanno parte di una vasta comunità di artigiani specializzati nella lavorazione del metallo, localizzata nei sobborghi di Port-au-Prince. Qui, i fabbri del luogo hanno forgiato ciondoli e bracciali fornendosi di fusti di olio riciclato e usando esclusivamente un martello e la loro forza fisica per la realizzazione di ciascun pezzo. Il prodotto finale è stato successivamente dipinto a mano, rendendo così unico ogni esemplare.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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