Antonella Fenili e la poesia della collezione Chapeau

Sono un’estimatrice del passato, ma questo non comporta affatto che sia anche una nostalgica né che viva ancorata a ciò che è stato, anzi, è tutto il contrario: vivo il presente con grinta e guardo al futuro con speranza. E con curiosità.

Alcuni sono confortati dal passato perché lo considerano una dimensione conosciuta, familiare e quindi priva di rischi; altri invece lo subiscono come se fosse un peso o una zavorra. Non è il bisogno di sicurezza ad attrarmi verso ciò che è stato, anche perché l’ignoto non mi ha mai spaventata e trovo anzi noiose e pericolose le certezze assolute: inoltre, non sono incline al rimpianto né al rancore, cosa che mi permette di godere dei ricordi belli e di cercare di far pace con quelli brutti.

I ricordi mi accompagnano dunque come un bagaglio al quale tengo molto e che considero prezioso, tanto da farmi vedere il passato come uno scrigno ricco di valori, come un pozzo dal quale possiamo attingere.

Penso anche che, se riuscissimo a guardarli con la giusta obiettività, storia e passato potrebbero insegnarci moltissimo e fornirci molte delle chiavi necessarie per vivere presente e futuro.

Non sto parlando necessariamente della Storia con la S maiuscola, quella dell’umanità nel suo complesso, bensì della piccola storia di ognuno di noi: mi rendo conto, per esempio, che se considerassi con più attenzione alcuni fatti che mi hanno coinvolta in passato, saprei probabilmente gestire meglio il presente. Certe situazioni si ripropongono ciclicamente nella nostra vita, per fato o per nostra responsabilità: sarebbe sufficiente leggere il passato ed essere onesti con noi stessi per non continuare a perpetrare gli stessi errori all’infinito. Va da sé che, se riuscissimo a far ciò su noi stessi, forse cambierebbe anche la grande Storia.

Oltre al passato, amo anche tutti gli oggetti che gli appartengono: mi piace conoscere i dettagli della loro vita, sapere a cosa servivano, seguire la loro evoluzione fino ad arrivare ai giorni nostri, osservare come si rapportano col presente e immaginarne gli sviluppi futuri. Mi piace costruire un dialogo ininterrotto tra passato, presente e futuro e anche per questo amo vintage e antiquariato.

Detto tutto ciò, potete immaginare la gioia che ho provato quando la mia strada ha incrociato quella di Antonella Fenili, creatrice di ReFuse, brand che lei riassume in poche parole secondo me efficaci: “il piacere di vedere nascere un oggetto dando nuova vita a materiali vecchi o di scarto”.

Devo dire grazie esclusivamente a lei per il nostro incontro, anzi, per il nostro secondo incontro.

C’eravamo infatti incrociate alla serata di inaugurazione di Ridefinire il Gioiello, manifestazione alla quale lei ha partecipato come designer in concorso e io come partner incaricata della scelta di uno dei vincitori, ma in quell’occasione non avevamo avuto modo di confrontarci in maniera diretta.

Lei, però, ha iniziato a leggere il blog (grazie!) e così, dopo il recente articolo dedicato ai cappelli Doria 1905, ha deciso di scrivermi condividendo un suo progetto del quale mi sono fatalmente innamorata.

Perché? Perché Antonella è stata capace di fondere due passioni che appartengono anche a me – i cappelli e il vintage – e di ricavarne delle spille fatte completamente a mano, piccoli oggetti raffinati, di gusto e senza tempo.

Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Stella, 1923, con cappello tipo cloche con nastro in seta
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Stella, 1923, con cappello tipo cloche con nastro in seta
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Emma, 1938, con cappello a tesa media
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Emma, 1938, con cappello a tesa media

“Adoro i cappelli, adoro la loro storia e la loro evoluzione”, mi ha raccontato Antonella la quale però è altrettanto convinta, con rammarico, di non indossarli bene: “forse proprio per questo ho sentito il bisogno di sfogare questa mia passione in altro modo”. E che modo!

Dietro le sue spille c’è un lavoro minuzioso e una grande dedizione.

“Ho iniziato con una ricerca personale sull’evoluzione del cappello femminile nell’arco del ‘900, ho studiato i figurini di moda e i vari tessuti con cui venivano creati. Ho studiato i volti delle donne, il trucco, il taglio dei capelli e delle pettinature, il loro mutare nel corso degli anni e a seconda degli avvenimenti storici”, mi ha spiegato.

Dopodiché è arrivata la fase operativa: “Ho cercato un materiale di base per farne delle spille che riproducessero tutto questo. Sono partita da un materiale di recupero, il legno, utilizzando quello delle cassette di frutta che vengono lasciate nei mercati”. In effetti, Antonella lavora quasi esclusivamente con materiali di recupero.

“Tolgo le asperità al legno lisciandolo, disegno il volto che taglio col seghetto a mano; lo dipingo ispirandomi ai figurini di moda dei vari decenni, poi passo al cappello. Disegno un mini cartamodello che taglio con forbici altrettanto mini cercando la stoffa adatta: ho avuto la fortuna di trovarne alcune d’epoca. Poi assemblo il tutto, impermeabilizzo e rifinisco i particolari.”

Ma non finisce qui: “A ogni spilla ho dato un nome e l’anno di riferimento del cappello che rappresenta”.

Ben sapendo, infatti, che i nomi si sono evoluti e si evolvono in base ai periodi storici, Antonella ha condotto un’accurata ricerca storica che, tra l’altro, l’ha portata a scoprire non poche curiosità.

Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Doretta, 1940, con turbante
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Doretta, 1940, con turbante
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Audrey, 1960, con cappello tipo <em>cartwheel</em> (cappello a falda larga circolare) in taffetà
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Audrey, 1960, con cappello tipo cartwheel (cappello a falda larga circolare) in taffetà
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Annamaria, 1963, con cappello <em>pillbox</em>
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Annamaria, 1963, con cappello pillbox

Così, dunque, è nata la sua collezione di spille che si chiama “Chapeau… tanto di cappello”: iniziata un paio di anni fa, si è andata arricchendo di volti, modelli e nomi.

Il periodo coperto dalle sue piccole opere d’arte va dal 1910 al 1980: dopo questo decennio, il cappello ha conosciuto una fase di stallo per essere poi nuovamente riscoperto in tempi recenti, soprattutto negli ultimi anni.

In effetti, il ‘900 è stato periodo fertile per tantissimi settori incluso quello dei cappelli e ogni suo decennio è stato caratterizzato da una ricchezza di fogge e modelli: come giustamente mi ha fatto notare Antonella, i cappelli attuali attingono spesso alle forme in voga proprio nel secolo che ha dato i natali a molti di noi.

Ogni spilla della collezione “Chapeau… tanto di cappello” è unica e non ne esistono due identiche per loro stessa natura, visto che sono fatte a mano in ogni singolo dettaglio. L’unicità è proprio la filosofia e il carattere che Antonella ha voluto dare al suo progetto, tant’è che non replica mai una sua creazione: ogni donna non è forse un capitolo unico, diverso e irripetibile?

Apprezzo molto sia l’idea che il risultato per motivazioni che vanno ad aggiungersi a quelle che ho già esposto parlando del mio amore per il passato.

Mi piace vedere slancio, passione ed entusiasmo rivolti a un progetto originale e diverso. Mi piace vedere personalità e desiderio di andare oltre gli schemi e oltre l’omologazione, costruendo qualcosa di inconsueto e di buon gusto. Mi piace osservare la ricerca, l’attenzione e l’approfondimento che Antonella ha applicato alla sua intuizione iniziale. Ammiro il suo spirito di iniziativa.

Mi piace anche che abbia pensato a realizzare delle spille, un tipo di monile che amo molto. Sapete, pur essendo un’estimatrice di bijou da quando avevo 15 anni, le spille sono state le ultime, in ordine di tempo, ad attirare la mia attenzione: avevo avuto un piccolo amore per loro quand’ero ragazzina, in un momento in cui si usavano certe spillette colorate in plastica, ma poi da adulta ho preferito orecchini, collane, anelli e bracciali.

In tempi più recenti, ho riscoperto questi gioielli e ora ne sto diventando una collezionista: scommetto che non sarete particolarmente sorpresi se vi confesso di amare molto le spille vintage.

E scommetto che non sarete sorpresi se vi racconto che Antonella conserva con amore un vecchio cappello della nonna, “anche se ormai la veletta è stata polverizzata dal tempo”.

Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Giuliana, 1970, con cappello a cloche in seta
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Giuliana, 1970, con cappello a cloche in seta
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Daniela, 1972, con cappello fiorato
Antonella Fenili, collezione “Chapeau… tanto di cappello”: spilla Daniela, 1972, con cappello fiorato

Incuriosita, ho fatto ulteriori domande ad Antonella per conoscere meglio il suo percorso e ho scoperto che ha alle spalle studi artistici e ulteriori approfondimenti circa la lavorazione del vetro: è infatti una creatrice eclettica e ha sperimentato con molti materiali. Magari in futuro vi racconterò altre sue avventure: mi ha accennato di altri progetti, passati e futuri, che in effetti solleticano la mia fantasia.

Sono sempre piena di materiale da pubblicare e, a volte, passa molto tempo, più di quello che vorrei, prima che riesca a occuparmi di un creativo e del suo lavoro. In genere, cerco di fare una programmazione, anche per garantire varietà negli argomenti che vi propongo: Antonella è stata una deliziosa e inaspettata deviazione, perché, quando ci si trova davanti a qualcosa che ci colpisce profondamente, occorre a mio avviso farsi guidare da quell’istinto che assomiglia a un innamoramento improvviso. È così bello regalarsi una variazione, un fuori programma.

Sapete, una volta, una persona mi ha scritto una cosa che mi ha fatto piangere di gioia: “tu crei le condizioni psicologiche per chi legge il tuo blog di giudicare in modo autonomo ciò che vede”. Mi ha fatto gioire perché questo è esattamente lo spirito col quale conduco questo spazio che non vuole imporre, bensì proporre: propongo ciò che amo sperando che possa essere condiviso oppure sperando che ne nasca un confronto sano e costruttivo.

È esattamente con quest’ottica che vi ho raccontato di Antonella e delle sue spille che considero una chicca, un piccolo tesoro, un tocco di poesia, un battito d’ali di fantasia. I suoi sono segni di una bellezza romantica ma non stucchevole che sono felice di aver condiviso con voi.

Manu

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate la pagina Facebook di Antonella Fenili e del suo progetto ReFuse.

Trovate alcune spille della sua collezione “Chapeau… tanto di cappello” in vendita qui

Potete inoltre contattarla all’indirizzo antonella.fenili@alice.it

Antonella partecipa spesso a manifestazioni di vario tipo: il 13 e il 14 dicembre sarà al Circo delle Pulci a Milano, presso il Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi 14.

Troverete tutti gli aggiornamenti sulle manifestazioni a venire sulla sua pagina Facebook.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Antonella Fenili
Reply

Non posso che ringraziarti apertamente per quanto hai scritto, interpretando perfettamente il senso e il percorso delle mie “donne con cappello”. Sono felicissima di aver conosciuto una persona appassionata ed entusiasta, qualità che traspaiono dagli articoli e che arrivano a chi li legge, coinvolgendo e appassionando……….sei contagiosa, Manu!!

Manu
Reply

… Speriamo, cara Antonella, speriamo che i sentimenti positivi possano essere contagiosi!
Sai, penso che il tuo e il mio lavoro abbiano alcuni aspetti in comune, in fondo, sebbene tu sia capace di creare bellezza effettiva e concreta grazie al tuo cuore e alle tue mani, mentre io creo solo discorsi (spero almeno piacevoli) che restano sospesi nell’aria: entrambe puntiamo alla soddisfazione di chi sta davanti a noi.
Immagino che tu sia felice quando qualcuno ama un tuo pezzo, comprende una tua creazione: credo sia una soddisfazione immensa. In un modo del tutto simile, sono felice quando un creativo si riconosce nelle parole che ho usato per raccontare il suo mondo e sono felice quando questo mondo arriva a chi legge. In fondo, il nostro lavoro (e la nostra passione) è ascoltare gli altri e dar corpo o voce ai loro sogni.
Quando questo succede, quando l’alchimia avviene… ecco, si prova una gioia inenarrabile e sono dunque molto felice che tu ti senta ben rappresentata.
Se ho qualcosa da narrare è perché qualcuno, prima, è stato capace di donarmelo: con te questo passaggio è successo e sono felice di aver raccontato la tua storia che merita di avere voce.
Un abbraccio e continua così!
Manu 🙂

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