Milano Fashion Week SS 2015: Nicholas K

Recentemente ho appreso che l’avventura meravigliosa di due artiste che stimo è giunta al termine. Artiste, stiliste, designer, persone di valore e di grande spessore.

Per me ciò è triste e doloroso quanto una sconfitta o un fallimento personale: l’amarezza è durata parecchi giorni e, in queste occasioni, mi chiedo che senso abbia il mio lavoro, mi domando se il mio non sia solo un vuoto blaterare. Non ho motivo di esistere – come professionista – se non ci sono talenti dei quali parlare.

Se il talento muore, soffocato dalla mediocrità, moriamo un po’ tutti e ci avviamo verso una società sempre più vuota, sterile, priva di qualsiasi spessore, valore, cultura, sensibilità, umanità. Il buio intellettuale e morale genera mostri e per averne conferma è sufficiente aprire un qualsiasi giornale, quotidiano, settimanale o mensile, tutti ugualmente pieni di orribili conferme attraverso fatti di cronaca inqualificabili.

Lo ripeto, quando un’azienda dal buon potenziale è costretta a chiudere, perdiamo un po’ tutti: questo appiattimento mi atterrisce e non ho ricette miracolose da offrire. L’unica soluzione che mi viene in mente è che ognuno si impegni a fare la propria parte per salvare la cultura in ogni suo aspetto: continuo e continuerò, dunque, a dar voce al talento, con passione, entusiasmo e sincerità.

Oggi desidero farlo attraverso un altro mio ricordo dell’edizione di settembre di Milano Moda Donna, raccontando di uno dei talenti appoggiati anche dalla Camera Nazionale della Moda Italiana: Nicholas K.

Ammetto senza problemi la mia ignoranza: non li conoscevo fino a quando non ho assistito alla loro sfilata dello scorso 17 settembre a Palazzo Clerici. Sì, non li conoscevo perché dietro al nome si cela una coppia, i fratelli Nicholas e Christopher Kunz.

Nicholas è il direttore creativo ed è una donna, sebbene l’equivalente italiano del suo nome sia per noi maschile: ha studiato al Fashion Institute of Technology di New York e al Polimoda di Firenze e ha esperienze lavorative in prestigiosi uffici stile come quelli di DKNY, Calvin Klein, Tommy Hilfiger e John Varvatos. Dopo aver messo in tasca un paio di specializzazioni in biochimica e in biologia molecolare (una risposta a tutti coloro che pensano che chi si occupa di moda sia automaticamente persona superficiale), Christopher si è invece occupato di consulenza e di strategie di posizionamento sul mercato per varie aziende. Nel 2005, hanno fondato insieme il marchio Nicholas K.

I fratelli Nicholas e Christopher Kunz, anime di Nicholas K, al termine della sfilata primavera / estate 2015 a Palazzo Clerici a Milano
I fratelli Nicholas e Christopher Kunz, anime di Nicholas K, al termine della sfilata primavera / estate 2015 a Palazzo Clerici a Milano

La loro moda può essere definita urban nomad, in quanto trova ispirazione nell’energia delle città contemporanee ma anche nella bellezza della natura, senza dimenticare dettagli funzionali.

La collezione per la primavera / estate 2015 conferma in pieno questa loro tendenza ed è consacrata a Isabelle Eberhardt: con questa dedica a una delle donne più coraggiose, libere di spirito ed emancipate che siano mai esistite, una vera e propria icona vissuta tra XIX e XX secolo, Nicholas e Christopher hanno decisamente catturato tutta la mia attenzione.

Nata nel 1877 e morta a soli 27 anni, Isabelle Eberhardt visse e viaggiò in Nord Africa. Si addentrò nella cultura locale, riportando le sue esperienze in diversi libri: la sua vita è la parabola di una giovane donna, esploratrice, scrittrice e giornalista irrequieta, innamorata del Maghreb e della cultura islamica, che viaggiò travestita da uomo, anzi, da cavaliere arabo (e con lo pseudonimo di Mahmoud Saadi) per potersi addentrare in territori interdetti a qualunque visitatrice europea.

S’innamorò di un ufficiale arabo e con lui visse in povertà, facendo del deserto la sua casa. Dopo varie peripezie, espulsa e poi tornata in Algeria, pur essendosi nel frattempo sposata con l’ufficiale, la Eberhardt non smise di indossare abiti maschili e di condurre tormentati vagabondaggi nel deserto: visse innumerevoli avventure, dagli scontri tra esercito e ribelli alle infuocate vicende amorose. Il tutto fino all’estremo, fino a incontrare una morte assurda nel 1904: fu infatti vittima di un’improvvisa inondazione in Algeria e annegò, paradossalmente, in pieno deserto del Sahara. Una fine beffarda per una donna che aveva vissuto oltre qualsiasi regola e preconcetto dell’epoca.

Isabelle Eberhardt in un bellissimo ritratto trovato sul web
Isabelle Eberhardt in un bellissimo ritratto trovato sul web

Ispirati e affascinati da Isabelle Eberhardt, Nicholas e Christopher hanno sparso le suggestioni dei suoi viaggi e dei suoi incontri in tutta la collezione per la primavera / estate 2015, percorsa da temi forti ispirati al deserto e al Sahara, visti con un’estetica moderna.

Fasce svolazzanti di cotone trasparente, brillanti sete lavate a sabbia, scialli in tessuto drappeggiato con dettagli in pelle, cotoni stampati a mano e jersey délavé si fondono in un tributo alla grande esploratrice.

La palette dei colori racconta la naturale evoluzione di un giorno nel deserto: i crema morbidi del cotone trasparente riflettono le prime luci del giorno, mentre la seta lavata a sabbia tinta nei ricchi toni del topazio richiama la luce pomeridiana, con punte di verde oliva e turchese che ricordano la vegetazione e gli specchi d’acqua tipici delle oasi.

I tocchi di nero e carbone fanno venire in mente i misteriosi occhi sottolineati dal kajal, caratteristici del Nord Africa.

Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015

Metallo e pelle incorniciano tutta la collezione in un’ottica steampunk: come previsto da quel tipo di narrazione sospesa tra fantasia e fantascienza, Nicholas e Christopher introducono tecnologie e dettagli moderni rispetto all’ambientazione storica della Eberhardt.

Qualche esempio?

Gli occhiali da sole di Julbo Vermont (rivisitazione di quelli dei primi aviatori) e le cinture di Rilleau Leather.

E ancora le calzature in pelle anticata legate con lacci di corda, create in collaborazione col designer di scarpe Kiyoon Baek, e i gioielli in crine di cavallo e macramè di pelle realizzati a mano da Victoria Simes.

Gli orologi in tessuto camouflage di G-Shock completano l’outfit della moderna esploratrice nomade, un po’ selvaggia e un po’ amante della tecnologia.

Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015
Nicholas K, primavera / estate 2015

Non posso dire cosa penserebbe di questi capi Isabelle Eberhardt, autentico spirito libero, anche se dalle sue immagini d’epoca – come quella all’inizio di questo post – qualche idea posso farmela.

Posso però affermare che a me, sua umile ammiratrice, questa collezione affascinante e un po’ misteriosa ha fatto sognare il deserto, i suoi colori e i suoi profumi. Mi ha fatto venir voglia di partire e di tornare in quei luoghi in cui sono stata, a tratti maledetti eppure magici: chi c’è stato almeno una volta sa di cosa parlo.

Isabelle Eberhardt conosceva molto bene quel fascino e Nicholas e Christopher sono capaci di farlo rivivere.

Questo è il tipo di talento al quale desidero dare voce.

Manu

 

 

 

Ringrazio l’ufficio stampa per l’uso delle foto che sono tutte di Alessandro Lucioni / Imaxtree.com

 

 

 

Per maggiori informazioni e per approfondire:

Qui trovate il sito, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram di Nicolas K

La sezione New Talents del sito della Camera Nazionale della Moda dove potete trovare anche Nicholas K: qui

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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