Off the shoulder, la scollatura che non passa MAI di moda

Off the shoulder: un’espressione che significa semplicemente spalle scoperte e che indica pertanto tutti quegli abiti, top e camicie che lasciano liberi collo e spalle.

Vi confesso che, all’espressione in lingua inglese, io preferisco di gran lunga l’equivalente italiano che, a mio avviso, è più evocativo ed eloquente: scollo omerale, ovvero che accarezza e lascia vedere l’òmero, l’osso lungo del nostro braccio, o meglio ancora la sua parte superiore, quella che lo unisce a scapola e clavicola, anch’essa lasciata libera da detta scollatura.

Scollatura che, da qualche stagione, è tornata di gran tendenza: provate a digitare chiavi come off shoulders top oppure off shoulders dress su Google e vi imbatterete in una infinità di risultati.

Avrete notato che ho (appositamente) scritto tornata: come in molti altri casi, infatti, questa tendenza non è affatto nuova ma è, al contrario, uno dei tanti corsi e ricorsi della moda.

Senza andare neanche troppo indietro, possiamo per esempio trovare testimonianze ben precise di questo tipo di scollatura in tutto l’Ottocento.

Come già saprà chi è appassionato di storia della moda, nel periodo della Restaurazione (il processo di ristabilimento del potere dei sovrani assoluti in Europa, tra il 1814 con il Congresso di Vienna e i moti del 1830-1831), si diffuse una moda dagli indumenti pesanti, rigidi e fastosi: le donne indossavano il corsetto o bustino e, per dare l’impressione di avere la vita ancora più sottile, si abbinavano gonne a campana, allacciate alla cintura e svasate sul fondo.

La mania per l’ampiezza della gonna divenne così eccessiva da raggiungere dimensioni e peso insostenibili, al punto di dover ricorrere a un supporto utile a sorreggere il volume dell’abito: la crinolina.

Inizialmente la crinolina era una pesantissima e ingombrante struttura composta da cerchi fatti in un materiale con ordito di lino o di cotone e trama di crine di cavallo ammorbidito (da qui il nome): per tutto l’Ottocento, gonna e crinolina hanno subito varie evoluzioni trasformandosi in demi-crinoline e poi in tournure, una mezza gabbia accentuata sul lato posteriore che serviva a creare rigonfiamento all’altezza dei glutei.

Tra i creatori di moda a proporre sfarzosi abiti con crinolina e corsetto vi fu il celeberrimo couturier britannico Charles Frederick Worth (1825 – 1895), mentre attorno al 1910 fu l’altrettanto famoso creatore francese Paul Poiret (1879 – 1944) a rivoluzionare il campo sartoriale eliminando decisamente i due indumenti e proponendo invece abiti con la vita alta e la gonna stretta e lunga.

Esattamente come Paul Poiret in Francia, in Italia vi fu una donna straordinaria che fece altrettanto: Rosa Genoni reinterpretò il corpo femminile liberandolo da indumenti come il corsetto e dando modo alle donne di uscire da certe costrizioni imposte dal costume degli anni precedenti. Se vi va di conoscere la sua bellissima storia, vi segnalo un mio articolo dettagliato qui nel blog.

Ma tornando all’Ottocento e a Worth, va segnalato che molti abiti con crinolina e corsetto venivano resi più leggeri, diciamo così e comunque almeno visivamente, proprio grazie alla scollatura omerale, spesso nei casi di abiti da cerimonia oppure da sera.

Fu il nostro Worth a proporre un modello da sera particolare: il tessuto pesante con cui era realizzata la gonna era coperto di tulle di seta che formava quasi una nuvola e l’effetto di leggerezza era ulteriormente accentuato dal fatto che il corpetto lasciava libere le spalle che così emergevano dalla stoffa, rigorosamente candide (all’epoca le signore non ambivano certo all’abbronzatura…).

Proprio in tal senso, è celeberrimo il ritratto di Elisabetta d’Austria, ricordata con l’affettuoso nomignolo Sissi, realizzato dal pittore Franz Xaver Winterhalter nel 1865 e in cui la bellissima imperatrice indossa un candido abito con scollo off the shoulder realizzato appunto da Worth.

Si narra che le stelline lucenti applicate sul tulle dell’abito furono molto apprezzate e dunque molto copiate, comparendo in modo pressoché identico in molti figurini pubblicati dalle riviste nello stesso periodo.

Insomma, Worth ed Elisabetta si possono considerare quelli che oggi chiameremmo influencer…

<em>Empress Elisabeth of Austria in Courtly Gala Dress with Diamond Stars,</em> olio su tela datato 1865, autore Franz-Xavier Winterhalter (1805 – 1873) con un abito di Charles F. Worth (Dalla collezione della ex residenza imperiale <a href="https://www.hofburg-wien.at/en/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Hofburg</a> a Vienna – Source <a href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Empress_Elisabeth_of_Austria_with_diamond_stars_on_her_hair.jpg" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Wikimedia Commons</a> – file in the public domain including<a href="https://commons.wikimedia.org/wiki/Commons:Copyright_tags#United_States" target="_blank" rel="noopener noreferrer"> the US</a>)
Empress Elisabeth of Austria in Courtly Gala Dress with Diamond Stars, olio su tela datato 1865, autore Franz-Xavier Winterhalter (1805 – 1873) con un abito di Charles F. Worth (Dalla collezione della ex residenza imperiale Hofburg a Vienna – Source Wikimedia Commons – file in the public domain including the US)

Senza tema di smentita, posso quindi affermare che clavicola, spalle e collo sono sempre stati simboli di femminilità e femminile e sensuale è stato considerato il gesto di rivelarli, soprattutto se fatto in modo quasi sussurrato, in maniera mai urlata o esasperata; lo è stato perfino in un’epoca in cui alla donna non era concessa grande libertà in alcun senso e infatti l’Ottocento ci ha regalato innumerevoli e bellissimi ritratti di donne ritratte in ambiti di questo tipo, sebbene è nel Novecento che la scollatura off the shoulder conosce un immenso successo e una diffusione planetaria.

Succede negli Anni Sessanta e succede grazie alle nuove influencer del secolo che non sono più le imperatrici come Sissi bensì le attrici, novelle icone di stile e fascino ammirate – e imitate – da tutti: in particolare è la mitica Brigitte Bardot, classe 1934, a indossare lo scollo omerale che, in suo onore, viene addirittura ribattezzato scollo alla Bardot.

Insieme alla Bardot, gli abiti off the shoulder conquistano dive come Sophia Loren, Grace Kelly, Marilyn Monroe, Audrey Hepburn: in tempi più vicini a noi, posso menzionare Julia Roberts in Pretty Woman, film cult del 1990 in cui la moderna Cenerentola indossa un abito rosso fuoco con lunghi guanti bianchi per andare a teatro con Richard Gere.

Come dicevo in principio, la scollatura off the shoulder è sempre amatissima, sia rientrando nei trend di stagione sia continuando a essere indossata dalle celebrità e non solo sui red carpet: impossibile non citare l’abito scelto da Meghan Markle per sposare il suo principe (letteralmente!) Harry.

Il 19 maggio 2018, Meghan, oggi duchessa di Sussex, è arrivata all’altare in un abito disegnato da Clare Waight Keller, direttrice artistica della griffe francese Givenchy: l’abito era estremamente semplice con l’òmero accarezzato dal tessuto candido.

 

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Insomma, se la bella Meghan ha scelto lo scollo omerale per sposarsi, possiamo stare tranquille anche tutte noi, cosiddette persone normali, circa il fatto che questa scollatura risulti difficilmente inopportuna e fuori luogo, diciamo così: per carità, è vero che la ex attrice è dotata di uno spirito intraprendente e indipendente e che gode di una certa fama da ribelle, ma è altrettanto vero che non avrebbe avuto alcun interesse nel dare scandalo proprio nel giorno in cui diventava ufficialmente un membro della casa reale britannica né a urtare la sensibilità della regina Elisabetta che pare nutrire simpatia per lei.

Io lo confesso: adoro, adoro, adoro, lo scollo omerale e ne faccio un ampio uso, in estate e talvolta perfino in inverno.

Possiedo decine di capi off the shoulder, abiti, top, maglie e perfino qualche maglione: testimonianza ne sono le foto che condivido attraverso il mio account Instagram e che spesso mi ritraggono con questo tipo di scollatura.

E vi do un’ulteriore prova di quanto sincera sia la mia passione: pur non essendo né un’icona né un’attrice né una principessa, ho scelto anch’io lo scollo off the shoulder per un ritratto ufficiale, ovvero per il logo del mio progetto A glittering woman.

Il ritratto è opera della bravissima Cristina Stashkevich, illustratrice e curatrice d’arte nata a Minsk, capitale della Bielorussia, ma che vive e lavora a Milano da parecchi anni.

Quando ho visto il ritratto che Cristina ha fatto partendo da alcune mie foto, sono rimasta a bocca aperta: sono io, al 100%, e lei ha saputo cogliere alla perfezione la mia essenza e i miei tratti più caratteristici, dal caschetto ai bijou che mi ruotano attorno e che sono la mia più grande passione nell’ambito degli accessori, dal libro con la scritta fashion che simboleggia il mio lavoro in Accademia del Lusso al tatuaggio sulla spalla sinistra al quale tengo molto e che fa capolino proprio dallo scollo off the shoulder.

Sì, mi sento davvero rappresentata dalla sua illustrazione tanto che dall’estate 2017 il ritratto di Cristina è appunto il logo del blog nonché la mia foto profilo per i vari social.

Ma tornando a noi…

La moda è fatta di corsi e ricorsi, l’abbiamo detto, e si potrebbe dire che nulla si crea e tutto si reinventa: ora che abbiamo parlato di capi off the shoulder, mi è venuta voglia di raccontare la storia di un altro capo che, pur essendo molto attuale, ha in realtà una luuunga storia.

Volete sapere a cosa mi riferisco?

Alla tuta, overalls / dungaree / jumpsuit per chi preferisce l’inglese o ancora salopette per chi ama il francese.

Quanti anni ha? Beh, ne compirà ben cento il prossimo anno!

Ma questa è un’altra storia: seguitemi e presto ve la racconterò 😉

Manu

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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