Maria Vittoria Albani, vorrebbe adottarmi?

Ci sono momenti in cui amo follemente ciò che faccio, senza alcuna riserva; ci sono regali che hanno un inestimabile valore e non mi riferisco certo a cose materiali.

Questi momenti e questi regali sono rappresentati dal fatto di poter incontrare persone che svolgono il loro lavoro facendone un’opera d’arte: la scorsa settimana, per esempio, sono andata a fare visita a Maria Vittoria Albani, anima di Ornella Bijoux, maison storica fondata dalla mamma Piera nel lontano 1944.

Ho già pubblicato un post a proposito di Ornella Bijoux qui sul blog in occasione dell’inaugurazione di una bellissima mostra attualmente in corso al Museo del Bijou di Casalmaggiore (e che è stata prolungata fino al 2 giugno): la mostra è curata da Bianca Cappello, storica del gioiello, e ripercorre tutta la storia dell’italianissima griffe, raccontandone l’evoluzione dagli albori a oggi.

Scrivo non a caso che la signora Maria Vittoria è l’anima di Ornella Bijoux perché, dopo aver iniziato a lavorare appena quattordicenne affiancando la mamma, è ancora oggi lei a studiare, progettare e spesso realizzare tutti i pezzi: è coadiuvata dalla figlia, Simona, e da pochi e fidati collaboratori.

I conti li avrete già fatti da soli, immagino, attraverso un paio di numeri che ho menzionato, ma ci tengo a metterlo nero su bianco: la signora Albani ha 85 anni.

So che, normalmente, è considerata cosa poco cortese dichiarare gli anni di una donna, ma mi permetto di dire che, in questo caso, è un orgoglio, un valore, un dato da dire a voce alta e da sottolineare: non si possono e non si devono nascondere 70 anni di carriera dietro la cortina delle cosiddette buone maniere, questi anni sono da esibire con fierezza perché sono un mirabile esempio di passione e perché, quanto a energia, Maria Vittoria Albani potrebbe dare i punti a chi ha un quarto dei suoi anni.

Partendo dal presupposto che sono un’appassionata di bijou all’inverosimile nonché una collezionista quasi compulsiva fin da quando avevo 15 anni, entrare nel suo incredibile studio milanese è stato come portare un bambino in un fornitissimo negozio di giocattoli: ho rischiato di impazzire di gioia e sono rimasta in uno stato d’euforia anche nei giorni successivi tanto è stato per me significativo passare del tempo con questa donna straordinaria nel luogo in cui nascono pezzi che mi fanno battere il cuore.

All’inizio, quando sono entrata in atelier, sono rimasta senza parole per qualche minuto: non potevo credere a ciò che vedevo.

Immaginate stanze che si susseguono, tutte ugualmente piene di bijou, alcuni finiti e altri in lavorazione, e poi libri, riviste, riconoscimenti ricevuti negli anni.

In una stanza, c’è il laboratorio vero e proprio, colmo di materiali e componenti; in un’altra, c’è l’archivio e l’esposizione ed è piena di armadi, cassetti e vetrine dai quali escono continue meraviglie; in un’altra ancora, c’è lo studio dove Maria Vittoria crea, indomita, instancabile, piena di idee e di fantasia come se non fossero passati anni bensì pochi giorni da quando ha iniziato a lavorare.

Di anni, invece, ne sono passati molti e sono nati migliaia e migliaia di pezzi, tutti fatti a mano, tutti rigorosamente supervisionati e controllati da lei – ed è precisissima, ve l’assicuro.

Nulla sfugge a Maria Vittoria, donna dal cervello sopraffino e dal cuore giovanissimo pieno di una passione ancora tanto viva e vibrante: ha passato tutta la vita a produrre bijou, eppure – come mi ha detto – non le è pesato perché ha sempre fatto ciò che l’appassionava, ha sempre amato il mestiere che ha portato avanti e fatto crescere, superando di gran lunga i confini nazionali.

Oltre a essere il cuore e l’anima, la signora Albani è anche la memoria della griffe, perché ha tutto ben chiaro, dove si trova un pezzo, se è unico, se è riproducibile, di che epoca è: non ha mai seguito pedissequamente le mode ma piuttosto il suo estro e il suo istinto e, ancora oggi, non ha perso quel suo fiuto e, con un solo sguardo, capisce cosa serve, cosa bisogna fare, valuta se un pezzo d’archivio ha bisogno di un piccolo restauro o se manca qualcosa a un bijou ancora in lavorazione.

Avrei voluto rimanere lì con lei non per un pomeriggio ma per settimane e avrei voluto aprire ogni singolo cassetto: penso avrei dimenticato tutto il resto, avrei perfino dimenticato di mangiare nutrendomi di bellezza e saper fare.

Ho conosciuto poche (pochissime) persone come Maria Vittoria Albani e sono irrimediabilmente innamorata, mi sa emozionare profondamente: reputo un grande dono averla conosciuta così come è un dono essere entrata nel suo regno.

A questo punto, mi è venuta un’idea e pongo un quesito direttamente a lei, cara Maria Vittoria: vorrebbe adottarmi?

Non ho grandi pretese, sa, desidero solo poterla venire a trovare qualche volta, stare un po’ con lei: prendo una sedia e mi metto lì vicino, anche in silenzio, promesso, non la disturbo mentre lavora.

Voglio solo osservarla mentre crea, magari chiacchierare giusto un po’ ogni tanto. E ogni tanto andare ad aprire qualche cassetto, fino ad aver curiosato in tutti.

Ovviamente, alla fine del gioco, dovrei ricominciare da capo perché, contrariamente a lei che ricorda tutto (!), io avrei sicuramente bisogno di un secondo ripasso, perché di donne come lei – ahimè – non ne fanno più e io non faccio certo eccezione.

Faccio parte di coloro che, per ricordare tutto, devono ricorrere ad agende e computer. Eppure, anche così, riesco a perdere pezzi, qualche volta.

La foto alla quale tengo di più: Maria Vittoria Albani e la sottoscritta
La foto alla quale tengo di più: Maria Vittoria Albani e la sottoscritta
Io con una collana fatta da Maria Vittoria Albani per Biki
Io con una collana fatta da Maria Vittoria Albani per Biki

Tornare a trovarla mille volte mi renderebbe indicibilmente felice, glielo assicuro, perché le persone come lei sono il nucleo più autentico della mia passione: per questo, dopo essere stata lì in atelier, sono tornata a casa col sorriso dipinto sul viso e per questo sono rimasta in uno stato di gioia per giorni.

Lei mi ha fatto sentire forte e chiaro cos’è la passione ed è per passione che anch’io faccio ciò che faccio.

Altro che certi (sottolineo certi, non tutti, per carità) creativi di oggi, persone che vogliono fare i designer solo per soddisfare il proprio ego ed essere famosi: la vera personalità, quella che resta nel tempo e che non si compra con nessun soldo né con la fama, è questa, è la sua.

Lei, Maria Vittoria, è una maestra di vita per me e questa è una dichiarazione d’amore, d’ammirazione e di gratitudine da minuscola glittering woman quale spero di essere, felice di aver incontrato una persona che – senza tema di smentita – posso definire una vera icona.

Manu 

 

 

 

Tutte le foto sono scatti da me realizzati in occasione della visita a Ornella Bijoux; le foto che ritraggono Maria Vittoria Albani e la sottoscritta sono opera di Manuela C.

 

 

 

Qui trovate il sito e qui la pagina Facebook di Ornella Bijoux.

Visto il grande successo ottenuto, la mostra Grandi Bigiottieri Italiani – Ornella Bijoux (Museo del Bijou di Casalmaggiore, Via Porzio 9, Casalmaggiore CR) originariamente prevista fino al 17 maggio, è stata prolungata fino al 2 giugno 2015. Ingresso gratuito.

Apertura: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18; domenica e festivi dalle 15 alle 19.

Tel. 0375 284423 – 0375 205344

Qui trovate il sito e qui la pagina Facebook del Museo; qui la pagina dedicata alla mostra.

Qui trovate il mio precedente articolo su Ornella Bijoux e sulla mostra.

La mostra di Casalmaggiore è a cura di Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, docente di storia del gioiello presso l’Istituto Europeo di Design di Milano e coordinatore curatoriale del museo del Gioiello di Vicenza.

Bianca ha curato anche il catalogo della mostra edito da Universitas Studiorum (lo trovate qui).

E infine ecco un intervento di Maria Vittoria Albani, Bianca Cappello e Paolo Zani (Presidente dell’Associazione Amici del Bijou collegata al Museo di Casalmaggiore) ospiti alla trasmissione Ore 12.

 

 

 

 

 

Grazie di  a Maria Vittoria, a Simona, a Manuela e a Bianca

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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