SvegliatItalia poiché è giunta l’ora di essere civili

A volte sono ingenua esattamente come e quanto potrebbe esserlo una bambina.
Lo sono quando penso che non dovrebbe esistere il bisogno di parlare di cose che io vedo naturali come il sole che ci scalda e come l’aria che respiriamo.
Che bisogno dovrebbe mai esserci, per esempio, di spiegare che non esistono graduatorie quando si parla di amore?
Che bisogno dovrebbe mai esserci di specificare che l’amore non conosce razza, classe sociale, provenienza geografica e che non è eterosessuale né omosessuale? E che nessuna di queste può essere una discriminante tale da rendere un amore inferiore, di serie B, illegittimo oppure meno puro o meno giusto?
Eppure, ce n’è bisogno, eccome, anche se mi sembra così assurdo, mi sembra assurdo che esista la necessità di discuterne in un Paese che crede di essere civile, che crede di essere libero. Mi sembra assurdo che questo accada nell’anno 2016.
È così, purtroppo: il mondo ideale disegnato dai miei pensieri di bambina (o di idealista) non esiste, non oggi, non qui. E quindi, mi ritrovo a scrivere questo post.
Che pizza – penserà qualcuno – ora attacca una delle sue filippiche.
Vedete, in realtà sono stata indecisa se scrivere o no queste righe, ma poi è successo che un allenatore di calcio (Maurizio Sarri) ne abbia offeso un altro (Roberto Mancini) usando parole che mai avrebbe dovuto usare: “frocio” e “finocchio”.
Ancora una volta, una scelta d’amore è stata oggetto di scherno; ancora una volta, un modo di vivere la propria vita e la propria sessualità è stato usato a mo’ di insulto come se un uomo che ama un altro uomo – o una donna che ama un’altra donna – sia da discriminare, sia un’infamia. Nel 2016 – lo ripeto per l’ennesima volta.
E il tutto è partito non da un ragazzetto, ma da un uomo adulto.
E allora ho sospirato e ho detto a me stessa “povera illusa creatura, scrivi un post e fai la tua parte, prova a dare un contributo concreto a ciò in cui credi”.

Non che ci fosse bisogno del signor Sarri per ricordarmi l’arretratezza di un certo tipo di mentalità o di certi atteggiamenti (e non dica che non lo pensa, nella rabbia si tira fuori ciò che è in noi, magari ben nascosto).
Non che non sapessi che in Italia c’è ancora molta strada da fare.
Eppure, a volte, alcuni episodi ci riconducono alla sostanza e questo ha fatto scattare in me il desiderio e la necessità di raccontarvi una iniziativa che appoggio: si chiama SvegliatItalia ed è stata pensata da CondividiLove in collaborazione con lo stilista e artista Angelo Cruciani.

SvegliatItalia è una campagna che nasce con l’obiettivo di lanciare un messaggio forte al Paese: l’Italia è uno dei pochissimi membri dell’Unione Europea che non prevede alcun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso, una discriminazione che va contro ogni orientamento democratico, dal momento che uguaglianza e pari dignità sociale di tutti i cittadini sono sancite dall’articolo 3 della nostra Costituzione.

Ricordo il suo contenuto a chi, magari, non lo rilegge da un po’.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Sono solo parole vuote? No, non voglio pensarlo.

Eppure, ci sono tante mancanze brucianti.
La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare: sono solo alcuni dei diritti attualmente negati a chi, pur avendo un progetto di vita comune, ha la colpa di appartenere allo stesso sesso.

Per raggiungere il traguardo dell’uguaglianza, CondividiLove mette in campo una vera e propria mobilitazione nazionale attraverso SvegliatItalia.
Il giorno scelto è domani, ovvero sabato 23 gennaio, quando le principali associazioni LGBT italiane scenderanno in piazza per chiedere un primo passo verso le unioni civili a garantire piena dignità e pieni diritti a tutti i cittadini e le cittadine del Paese: SvegliatiItalia assumerà la forma di un flash mob capillare in moltissime piazze italiane.
I partecipanti saranno invitati a far suonare una sveglia e alzeranno al cielo i cuori con un uguale, simbolo della campagna, per dire a tutta l’Italia che è davvero scattata l’ora di diventare un Paese civile.

CondividiLove si distingue per essere non un’associazione bensì un progetto di comunicazione sociale che fa leva sui meccanismi di condivisione del web e dei social media per portare avanti la rivendicazione di pari diritti per le coppie di ogni orientamento sessuale. È un progetto di attivisti che credono che il cambiamento possa partire dai cittadini ancor prima che dai politici attraverso i mezzi dei quali disponiamo: il primo, mai come oggi, è la condivisione.

“Abbiamo sviluppato la campagna di comunicazione SvegliatItalia mettendola a disposizione delle associazioni o di chiunque volesse utilizzarla, perché pensiamo che mai come ora in Italia tutte le persone dalla mente aperta debbano stare unite. Non possiamo più permetterci di trattare l’argomento dei diritti per le coppie LGBT e dei loro figli come un fatto personale. Non è il momento, se mai lo è stato, di essere più o meno d’accordo, contro o a favore, convinti o indecisi su come qualcun altro dovrebbe vivere la propria vita. In Italia è ora di essere prima di tutto qualcos’altro, davvero e fino in fondo: civili.”
E io appoggio le parole di CondividiLove.

Sì, in Italia è arrivato il momento di svegliarsi e di fare un importante passo avanti verso l’uguaglianza.
Vi elenco alcuni fatti e vi do alcuni numeri senza commentare.
* Le unioni civili sono state introdotte in 27 Paesi europei e in 13 nel mondo. L’Italia è uno tra i pochissimi Paesi dell’Unione Europea a non avere nessuna legge per le coppie dello stesso sesso.
* Gli altri Paesi europei che come l’Italia non hanno ancora introdotto alcuna legge sulle unioni civili sono Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia.
* La Danimarca ha festeggiato nel 2014 i 25 anni dalla prima legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, mentre in Spagna la legge sul matrimonio egualitario ha compiuto 10 anni.
* Ben 21 Paesi nel mondo hanno già adottato la piena uguaglianza di diritti civili tra cittadini etero e omosessuali riconoscendo il diritto al matrimonio per tutte le coppie.

Desidero aggiungere un’altra cosa: so quanto spesso siamo inclini a guardare il nostro orto – e i nostri interessi – dimostrandoci un po’ ciechi verso ciò che sta attorno a noi e in questo atteggiamento mi ci includo, naturalmente, non sono certo una santa.
E quindi potrebbe essere che qualcuno si stia magari chiedendo “Perché dovrei fare qualcosa? In fondo non è un problema che mi tocchi personalmente”; non sto a dire quanto questo ragionamento sia errato, ma do la mia risposta, senza sentimentalismi e con estrema razionalità.
Riconoscere i diritti civili a tutte le coppie di qualsiasi orientamento sessuale non solo non toglie nulla a nessuno, ma anzi – al contrario – aggiunge e dà qualcosa a tutti.
Che cosa?
Dà la possibilità di vivere in una società più giusta ed equilibrata in cui tutti e tutte abbiano la possibilità di scegliere un compagno o una compagna senza che esistano differenze o graduatorie di importanza; dà la possibilità di fare un passo avanti verso un’uguaglianza reale e concreta fatta di diritti e di doveri per tutti.
E un Paese che offre uguaglianza di diritti e doveri per ciascun cittadino senza alcuna differenza o discriminazione è un luogo migliore per chiunque.

Qualcuno vuole ancora negare questa possibilità?
Se non lo facciamo col cuore e se non ci arriviamo col suo tramite, se non vogliamo ascoltare le sue ragioni, ascoltiamo almeno la testa, diamo retta a ciò che conviene a tutti, non solo sentimentalmente ma anche razionalmente.
Non neghiamo il progresso, non fermiamo la crescita umana, morale e intellettuale della società.
Cerchiamo di ricordare che, una volta, qualcuno voleva negare – per motivi del tutto assimilabili e altrettanto futili – l’uguaglianza alle donne o alle persone con un diverso colore di pelle: è ora di abbattere – finalmente! – anche questo muro.

Tutti i liberi pensatori e i liberi cittadini di ogni orientamento sessuale dovrebbero appoggiare una causa che ci appartiene ben oltre qualsiasi cosiddetta differenza.

Come scrivono sul sito di CondividiLove, tutto ciò è “una questione di civiltà ancor prima che d’amore”. E lo spiegano meravigliosamente bene:
“Come fai a non vederlo?
Che l’amore può nascere da qualsiasi combinazione. Che l’uguaglianza di diritti è un principio che non ha bisogno di dimostrazione. Che la matematica non è un’opinione e uno più uno fa sempre due. Che cambiando il genere degli innamorati il risultato non cambia. Che non ci dovrebbe essere bisogno di numeri né tanto meno di parole. Che l’amore è amore.
Ecco, che l’amore è amore.”

Parole perfette.
E, in fondo, non serve altro.

Manu

#SvegliatItalia #WakeUpItaly #LoveisLove

 

 

Ecco dove e come informarsi per prendere parte al grande flash mob del 23 gennaio 2015:

Qui trovate il sito di CondividiLove, qui la pagina Facebook, qui l’account Twitter.

Qui trovate la mappa di tutte le piazze italiane partecipanti.

Desidero infine segnalare che la campagna SvegliatItalia è appoggiata da Lush in quanto ho parlato diverse volte (qui e qui) di questa azienda che cerca di fare un business etico sotto molti punti di vista.

Lush, da sempre attivo per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema dell’uguaglianza, prosegue la propria battaglia accogliendo in pieno lo spirito di condivisione della campagna e mettendo quindi a disposizione tutti i propri punti vendita: già da ieri, giovedì 21 gennaio, i 36 negozi Lush italiani stanno chiedendo ai propri clienti di scattarsi un selfie con il cuore simbolo della campagna e di condividerlo sui propri canali social per diffondere il messaggio. Nei punti vendita sarà inoltre possibile ritirare il materiale per partecipare al flash mob nelle piazze (qui tutte le informazioni).

Nel 2013 e 2014, Lush ha lanciato l’iniziativa #SignOfLove per denunciare la disuguaglianza esistente in tutto il mondo per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT; nel 2015, ha proseguito la lotta promuovendo la campagna mondiale #GayIsOk che ha generato la più grande conversazione online mai avvenuta sul tema e che ha permesso di istituire il fondo chiamato Love Fund (qui tutte le informazioni).

Vi saluto lasciandovi due video: guardando il secondo, mi sono emozionata…

 

 

 

 

 

Questo articolo è dedicato alla memoria del mio amico Emanuele, una persona che ha fatto del libero pensiero la sua unica bandiera. Auguri, amico mio, buon compleanno – come se tu fossi qui

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Cristina
Reply

Ciao Manuela!
Per prima cosa voglio complimentarmi con te per l’incredibile capacità di “switchare” (passami il termine) da argomenti più “leggeri” a quelli più impegnati mantenendo un atteggiamento pacato ed obiettivo e quindi rispettoso nei confronti di chi legge i tuoi articoli. Finito il preambolo devo dire che questo è un punto spinoso (e non poco vergognoso) che mette il nostro paese in una posizione di arretratezza a dir poco imbarazzante. Il perchè di tutto questo credo che sia piuttosto chiaro ma è ora che questa battaglia di civiltà venga portata avanti a gran voce. Spero vivamente che mio figlio possa crescere in un paese “coerente” in grado di riconoscere almeno i diritti basilari di ciascun individuo. L’episodio di Sarri è inqualificabile ma è illuminante circa il lungo percorso che ci separa dall’uguaglianza e dalla libertà di amare!
Ciao Manu
Buona serata

Manu
Reply

Cristina carissima,
Sono molto felice di confrontarmi con te su questo argomento.

Sì, hai ragione, l’episodio di Sarri merita solo un aggettivo: inqualificabile. Lo stesso vale per certi commenti che ho letto, tipo “Mancini doveva tacere, ciò che avviene in campo deve rimanere in campo”.
Ah sì? E cos’è questa, una regola mafiosa? Bella omertà!
E invece no, i nodi devono venire al pettine perché solo le cose portate alla luce possono trovare soluzione e solo avendo il coraggio di parlare si risolvono le questioni.
I problemi non si nascondono ma si affrontano: l’omofobia è un male e come tale va combattuto. Non me ne voglia Sarri, ma in questo sono inflessibile e non faccio alcuna eccezione.

Scrivi “spero vivamente che mio figlio possa crescere in un paese coerente in grado di riconoscere almeno i diritti basilari di ciascun individuo”: lo spero anch’io, Cristina, per tuo figlio, per mia nipote e per tutti i bambini di oggi e di domani.
Spero che per loro queste discussioni saranno archeologia, ma perché ciò accada tocca a noi lottare, oggi.

Sai, dopo aver terminato questo mio post, ho letto un articolo che ha mandato in frantumi il mio cuore, che l’ha polverizzato in mille piccoli pezzettini: è questo e racconta la storia di una coppia omosessuale.
Uno dei due è morto in Australia, durante il viaggio di nozze, e il consorte (si erano sposati a Londra) ha avuto numerosi problemi perché purtroppo anche in Australia le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute.

Mi sono stupita di come l’Australia sia purtroppo arretrata quanto l’Italia: ho visitato l’Australia, la amo molto, sogno di tornarci e sono stata rattristata da questa scoperta.
L’unica “consolazione” è che il primo ministro australiano si è personalmente scusato con Marco Bulmer-Rizzi (il vedovo) per l’accaduto e ha annunciato che sarà pronta, entro la fine dell’anno, una legge per il riconoscimento dei matrimoni tra coppie omosessuali.

Questa storia atroce è un emblema: ecco cosa significa non avere diritti e vorrei che tutti quelli che ancora si oppongono alla legge sulle unioni civili leggessero l’articolo.
E vorrei che leggessero una frase di Marco: “È ora di imparare ad amare senza paura. La morte della persona che ami fa paura, il resto no”.
Questa è civiltà.

Grazie di cuore, Cristina, anche per le tue parole di apprezzamento nei miei confronti.
Mi piace molto il termine “switchare” perché sono convinta che la vita sia fatta di leggerezza e di impegno.

Buona serata a te,
Manu

Laura
Reply

Ciao Manu,
ho apprezzato anche io molto il tuo post. Purtroppo in Italia, come per tante cose siamo abituati a discutere parecchio e a poco concretizzare. Abbiamo ( anche se non tutti ) una mentalità molto vecchia, paura del diverso e soprattutto del cambiamento non solo per quanto riguarda le unioni civili. Spero che le nuove generazioni, e chi sta vivendo adesso queste situazioni in prima persona sappia lottare per ottenere i propri diritti e faccia capire che per l’amore non esiste sesso, denaro provenienza o altro.

Regali di San Valentino

Manu
Reply

Cara Laura,
quante verità nelle tue parole.
Hai ragione, noi italiani siamo molto bravi a parlare e poco incisivi nel fare azioni concrete: è altrettanto vero che abbiamo paura del diverso e del cambiamento e che questo vale in diversi campi.
Tra l’altro, proprio a questo proposito, ho letto ieri l’articolo di una mia amica giornalista, Sabrina Antenucci, professionista che stimo molto e che ha scritto un pezzo magistrale: lascio il link nel caso in cui tu o qualcun altro vogliate leggerlo.
Grazie per il tuo intervento, lo apprezzo molto.
Buona serata,
Manu

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