Piccione.Piccione FW 17-18, il bosco magico che rende omaggio alla vita

È arrivato l’autunno.

Lo so, non c’è bisogno che sia io a sottolinearlo in quanto è un fatto evidente a tutti noi: le temperature si sono abbassate, le giornate si stanno facendo più corte, le sfumature di grigio si moltiplicano preannunciando l’arrivo dell’inesorabile Generale Inverno.

Aumentano le mattinate all’insegna di una leggera nebbiolina spesso persistente e, nelle vie del centro città, i banchetti degli ambulanti vendono già cartocci pieni di caldarroste profumate.

Io rabbrividisco – e non solo per le temperature più basse nonché per la mia abitudine di fare a meno dei collant il più a lungo possibile: è la prospettiva dell’inverno a preoccuparmi, visto il mio pessimo rapporto con il grande freddo, con il colore grigio e con l’assenza di luce. Sono tra coloro che soffrono della sindrome meteoropatica, lo ammetto, e l’inverno non è certo la mia stagione preferita.

Come ogni anno, dunque, cerco di trovare buoni motivi per arrivare a un compromesso con la stagione che detesto cordialmente e, tra le altre cose, trovo conforto nel presentarvi le collezioni autunno / inverno dei miei stilisti prediletti, perché la bellezza e la creatività rappresentano – secondo me – un rimedio perfetto per ogni situazione di disagio: a maggior ragione, mi piace parlare degli stilisti che inseriscono colore e vivacità nelle loro collezioni.

Esattamente in questa ottica, oggi ho deciso di parlarvi della collezione Piccione.Piccione autunno / inverno 2017 – 2018 e desidero prima di tutto spiegarvi i motivi di tale scelta.

Seguo Salvatore Piccione, lo stilista che è l’anima del brand, da diverso tempo: ho sempre riconosciuto in lui una grande maestria nelle lavorazioni, eppure c’era qualcosa che mi impediva di essere completamente soddisfatta. Leggi tutto

Al Castello di Belgioioso faccio incetta di immagini

Che io sia una persona alla quale piace chiacchierare è cosa nota a tutti coloro che mi conoscono: mia mamma mi ha raccontato due aneddoti che testimoniano come fossi affetta da questa inguaribile malattia fin da piccina.

Uno degli episodi risale al mio primo viaggio in aereo: avevo circa due anni e, mentre mia mamma era bloccata al suo posto dalla nausea, io passeggiavo tranquilla lungo il corridoio intrattenendo passeggeri e hostess, tutti divertiti da quel soldino di cacio sorridente e chiacchierino, per nulla intimorito dalla situazione nuova. L’altro episodio risale a poco tempo dopo, andavo all’asilo e mamma era in attesa di mia sorella: io raccontavo la cosa, con infantile sorpresa ma giudiziosa come un’adulta, tanto che le maestre mi mettevano a sedere in mezzo a loro e, anch’esse divertite, mi facevano domande.

Mia mamma lo scoprì perché una maestra le fece i complimenti per la gravidanza: lei, sorpresa, chiese come facesse a saperlo (era magrissima e non aveva ancora una pancia visibile) e la maestra le disse delle chiacchierate con la sottoscritta.

Da allora non ho mai smesso, parrebbe, di chiacchierare (ma sono molto più riservata, lo giuro) e, da quando ho aperto il presente blog, il mio essere logorroica è ormai un dato di fatto anche per tutti coloro che mi fanno il dono di leggere queste pagine virtuali.

A mia (parziale) discolpa, posso dire che i lunghissimi post sono dovuti esclusivamente alla passione: amo non fermarmi alla superficie delle cose, amo cercare di andare oltre e amo condividere il tutto con chi legge. Spero di trasmettere emozioni e suggestioni, spunti che possano essere poi approfonditi da ognuno secondo i propri interessi e secondo le proprie inclinazioni.

Per fortuna, però, ci sono cose che riescono a mettermi a tacere – o quasi: una di queste è la manifestazione Next Vintage al Castello di Belgioioso.

Per me, è un momento speciale e infatti è stato il soggetto del primo post qui sul blog due anni fa: è un luogo in cui incontro persone che sono diventate amiche e che sono guidate – come me – da una forte passione e da un istinto di ricerca che non conosce fine. Leggi tutto

I tatuaggi oggi, da AltaRoma alla Milano Tattoo Convention

Ci sono argomenti capaci di sollevare vivaci controversie: i tatuaggi, per esempio, dividono nettamente coloro che sono a favore da coloro che sono contro l’idea di tracciare segni indelebili sulla propria pelle.

Ho già dichiarato altre volte quale sia la mia posizione: io li amo e li considero vere e proprie forme d’arte, a patto che siano realizzati da professionisti seri e secondo le più severe regole igieniche.

Penso inoltre che i tatuaggi non siano solo ornamenti, ma costituiscano anche e soprattutto un linguaggio che attinge da culture, filosofie ed epoche diverse.

Il tatuaggio è stato adottato da molti popoli antichi e contemporanei; a seconda degli ambiti e dei periodi storici, ha rappresentato una sorta di carta d’identità del singolo individuo oppure ha incarnato una pratica volta ad accomunare le persone. Poteva essere un segno di appartenenza, ma anche un rito di passaggio, per esempio quello all’età adulta: poteva simboleggiare un legame relativo a convinzioni religiose, spirituali e magiche.

Si trovano tracce di tatuaggi risalenti a ben prima di Cristo: prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita, molti fedeli si tatuavano sulla pelle simboli religiosi a mo’ di suggello del proprio credo. Nel Medioevo, i pellegrini avevano l’usanza di tatuarsi coi simboli dei santuari visitati. Leggi tutto

Azzurra Di Lorenzo, una grinta dolcemente sofisticata

Non so come la pensiate voi, ma più divento grande (o vecchia) e più sento l’esigenza di cose positive.

Sì, lo so, c’è la crisi. Sì, lo so, il mondo è diventato un posto difficile e spesso pericoloso. Ma non siete stufi anche voi di sentire sempre le stesse lamentele e il solito pessimismo? Io lo sono e ho voglia e bisogno di guardare avanti, così come ho bisogno di persone che riescano a vedere un po’ di rosa, anche se è inverno e la primavera è ancora lontana, anche se fa freddo, anche se restare ottimisti e positivi non è sempre facile.

Ho bisogno di gente che sappia vedere questo mondo con occhi ancora puliti e pieni di speranza, come la stilista Azzurra Di Lorenzo, una bella ragazza mora dai grandi occhi scuri e intensi.

Avrete ormai capito che per me gli occhi sono importanti, perché sono tra coloro che pensano che siano lo specchio dell’anima e che, spesso, dicano molte più cose di quante ne dicano le nostre bocche: ho sempre diffidato di coloro che non mi guardano negli occhi o che hanno lo sguardo vuoto e purtroppo il tempo ha (quasi) sempre confermato i miei timori. Azzurra guarda il proprio prossimo in viso e ha quel tipo di sguardo, vivace e in perenne movimento, che a me tanto piace.

Si vede subito, è un’entusiasta, una persona pulita, ama quello che fa e ha tanti sogni che difende con dolcezza e grinta: è tosta, come si suol dire, e credo che sia una alla quale nessuno ha mai regalato niente, eppure riesce a conservare quello sguardo limpido che me l’ha fatta andare subito a genio. Leggi tutto

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