Se proviamo a mettere i sogni nel cappello

Supponete che qualcuno voglia fare una piccola ricerca qui sul mio blog allo scopo di verificare quali siano le parole più usate.

Sono pronta a fare una scommessa sulle prime tre: credo sarebbero talento, passione, condivisione.

Talento perché ne parlo spesso e perché amo tutte le sue possibili declinazioni e manifestazioni; passione perché credo che sia il sentimento che dovrebbe governare le nostre vite, perché credo che dovremmo amare ciò che facciamo e perché credo che essa sia un grande potere, uno strumento invincibile; condivisione perché mi piace che talento e passione circolino.

Il post che state leggendo contiene tutti e tre questi elementi e racconta un evento che mi sta molto a cuore: da domani, venerdì 1° maggio, fino a domenica 3 maggio, si terrà ad Arezzo la mostra I sogni nel Cappello, una vetrina nella quale saranno protagonisti i lavori di una trentina di creativi che provengono da tutta Italia e che gravitano attorno al mondo del cappello.

Desidero spiegarvi come questa bella mostra contenga tutte e tre le parole magiche di cui sopra. Leggi tutto

Elizabeth Arden, seduta di trucco e storia di una donna unica

Quale donna non ricorda con tenerezza i primi propri personali approcci col trucco?

Quale donna non ricorda i primi tentativi, spesso maldestri, di mettere il rossetto per bene o di fare la riga precisa sul contorno occhi?

E ricordate le incursioni nel beauty case della mamma, affascinate da boccette, flaconcini, vasetti e pennelli?

Ricordo anche le prime discussioni sul colore del lucidalabbra da adottare o sull’altezza di quella benedetta riga sugli occhi, così come ricordo quanto erano preziosi i primi prodotti tutti miei, mi sembrava di aver fatto una conquista importantissima.

Il make-up è un mondo che mi affascina da sempre, quindi sono stata molto felice quando Elizabeth Arden, nome storico e prestigioso, mi ha proposto di fare da modella per una sessione di trucco.

L’occasione è stata fornita dalla Milano Vintage Week, la kermesse milanese dedicata alla moda d’antan: lo scorso anno, avevo tenuto per loro un piccolo seminario intitolato Vintage con personalità, quest’anno abbiamo rinnovato la nostra collaborazione in un modo nuovo.

Grazie a un corner completamente dedicato alla celebre maison, ho avuto modo di interfacciarmi con Caterina Todde, bravissima make-up artist scelta da Elizabeth Arden, e ho potuto provare diversi prodotti.

Inoltre, grazie a una bellissima mostra ricca di documenti, fotografie, manifesti di campagne pubblicitarie e confezioni di prodotti originali, ho avuto la possibilità di approfondire la storia del brand e della sua mitica fondatrice, Miss Elizabeth Arden. Leggi tutto

Mukako e la scatola che restituisce tempo

Ultimamente, quando qualcuno mi chiede di dare una definizione del mio blog, sorrido.

Un po’ perché ho sempre provato antipatia per le definizioni, un po’ perché mi chiedo io stessa come si dovrebbe definire un blog che, piuttosto che di un genere unico e prestabilito, tende piuttosto a occuparsi del talento e del saper fare qualsiasi forma essi assumano.

Ogni volta in cui scrivo di detestare la suddivisione per generi e i limiti che spesso ci imponiamo da soli sono serissima e gli articoli presenti su questo blog ne sono una prova lampante e concreta: qualche giorno fa, per esempio, ho parlato di un progetto di design che include perfino dei sex toy, oggi mi accingo a parlare di infanzia, anzi, di primissima infanzia, di tutti quei bambini che ancora necessitano dei pannolini.

So perfettamente che qualcuno si chiederà “pannolini su un blog che comunque parla principalmente di moda?” e so altrettanto bene che se qualcuno tra i miei amici di lungo corso, quelli che mi conoscono bene, sta leggendo queste righe, probabilmente esploderà in una sonora e fragorosa risata: la Manu e i neonati, tutto nello stesso articolo? Quasi più buffo della possibilità che i pannolini stiano su un blog di moda.

In effetti, tra gli amici, sono piuttosto nota per una certa allergia verso i bambini, allergia che ammetto di nutrire: non sono ai livelli di Erode, intendiamoci, ma in effetti non sono madre, non ho mai desiderato esserlo e non dimostro particolare pazienza o slancio verso i pargoli.

Però è altrettanto vero che sono zia e che ho una nipotina che adoro (e alla quale ho cambiato qualche pannolino) ed è vero che alcune mie care amiche sono mamme e che quindi so bene quanto sia difficile e non economico destreggiarsi tra pannolini, pappe e quant’altro. Leggi tutto

Al Castello di Belgioioso faccio incetta di immagini

Che io sia una persona alla quale piace chiacchierare è cosa nota a tutti coloro che mi conoscono: mia mamma mi ha raccontato due aneddoti che testimoniano come fossi affetta da questa inguaribile malattia fin da piccina.

Uno degli episodi risale al mio primo viaggio in aereo: avevo circa due anni e, mentre mia mamma era bloccata al suo posto dalla nausea, io passeggiavo tranquilla lungo il corridoio intrattenendo passeggeri e hostess, tutti divertiti da quel soldino di cacio sorridente e chiacchierino, per nulla intimorito dalla situazione nuova. L’altro episodio risale a poco tempo dopo, andavo all’asilo e mamma era in attesa di mia sorella: io raccontavo la cosa, con infantile sorpresa ma giudiziosa come un’adulta, tanto che le maestre mi mettevano a sedere in mezzo a loro e, anch’esse divertite, mi facevano domande.

Mia mamma lo scoprì perché una maestra le fece i complimenti per la gravidanza: lei, sorpresa, chiese come facesse a saperlo (era magrissima e non aveva ancora una pancia visibile) e la maestra le disse delle chiacchierate con la sottoscritta.

Da allora non ho mai smesso, parrebbe, di chiacchierare (ma sono molto più riservata, lo giuro) e, da quando ho aperto il presente blog, il mio essere logorroica è ormai un dato di fatto anche per tutti coloro che mi fanno il dono di leggere queste pagine virtuali.

A mia (parziale) discolpa, posso dire che i lunghissimi post sono dovuti esclusivamente alla passione: amo non fermarmi alla superficie delle cose, amo cercare di andare oltre e amo condividere il tutto con chi legge. Spero di trasmettere emozioni e suggestioni, spunti che possano essere poi approfonditi da ognuno secondo i propri interessi e secondo le proprie inclinazioni.

Per fortuna, però, ci sono cose che riescono a mettermi a tacere – o quasi: una di queste è la manifestazione Next Vintage al Castello di Belgioioso.

Per me, è un momento speciale e infatti è stato il soggetto del primo post qui sul blog due anni fa: è un luogo in cui incontro persone che sono diventate amiche e che sono guidate – come me – da una forte passione e da un istinto di ricerca che non conosce fine. Leggi tutto

Agatha Ruiz de la Prada, un incontro speciale

Se, anni fa, mi avessero detto che un giorno avrei incontrato di persona Agatha Ruiz de la Prada, stilista che ammiro da sempre, credo che sarei scoppiata in una risata di vero cuore, chiedendomi divertita come e dove le nostre strade avrebbero mai potuto incrociarsi, lei professionista apprezzata e affermata, io semplice innamorata della moda.

E invece è accaduto, ci siamo incontrate: ha ragione chi dice che non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni né di lottare per essi.

Oggi, grazie a studio, impegno e sacrifici, la moda è diventata la dimensione in cui mi muovo e lavoro (mi emoziona sempre così tanto affiancare questo verbo a quella che è prima di tutto un’enorme passione) e dunque mi capita di incontrare coloro dei quali ho letto su libri e riviste: con alcuni, ho brevi incontri, nulla più, magari, di una stretta di mano attraverso la quale continuare a nutrire i miei sogni; con altri, invece, ho l’opportunità di avere scambi più significativi.

Il merito dell’incontro con Agatha Ruiz de la Prada va ad Accademia Del Lusso, scuola di moda che si occupa di formazione in modo innovativo e creativo e che si propone come luogo d’incontro tra le esigenze del mercato del lavoro e le aspirazioni di chi intende intraprendere una carriera in un settore che è alla ricerca di profili professionali sempre più specifici.

Proprio basandosi su un approccio concreto e prossimo a quella che è la realtà lavorativa quotidiana, Accademia del Lusso crea continue occasioni di collaborazione col mondo delle imprese e con professionisti del calibro della celebre stilista: Agatha Ruiz de la Prada è stata la protagonista di un contest che ha messo alla prova il talento degli studenti dei corsi di Marketing, Retail Management e Visual Merchandising ed è stata l’ospite d’onore della cerimonia di premiazione. Leggi tutto

Stonecycle, 5 oggetti di design (in marmo) per i 5 sensi

A cosa pensate se vi dico che desidero parlare di marmo?

Io penso immediatamente alla sculture di Antonio Canova nonché a Michelangelo Buonarroti col suo Mosè. Sono sempre rimasta impressionata dall’aneddoto legato a questa splendida opera marmorea: si dice infatti che Michelangelo, contemplandola al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, abbia esclamato “Perché non parli!?”.

Devo dire che, quando ho visto coi miei occhi la statua nella basilica di San Pietro in Vincoli, ho compreso in pieno lo stupore del grandissimo artista: all’imponente opera manca in effetti solo la parola, in quanto il marmo sapientemente lavorato ha una veridicità che lascia senza fiato. Ci si aspetta da un momento all’altro che Mosè si animi e si alzi.

Ed è proprio a questo, alla capacità di dare emozione, che si affida oggi, circa 500 anni dopo, un progetto che rende protagonista ancora una volta il marmo: partendo dall’idea che questo materiale sia in grado di far scaturire tutta una serie di sensazioni, un gruppo di giovani talenti ha dato vita a 5 Senses Marble Design Collection, la prima collezione firmata Stonecycle.

Stonecycle è un brand che nasce da un’idea di quattro amici carraresi, l’architetto e designer Francesco Mottini, il progettista navale Davide Rossi e i fratelli Marco e Nicola Borghini, imprenditori nel settore della lavorazione della pietra: insieme hanno deciso di riciclare il marmo risultante dagli scarti di lavorazione e di trasformarlo in oggetti di pregio e in qualche caso un po’ inconsueti, come vi racconterò. Leggi tutto

Gli Avengers, supereroi Marvel, in mostra a Milano

I libri occupano da sempre uno spazio molto importante nella mia vita: leggere è una passione che ho coltivato fin dai primissimi anni delle elementari.

I miei genitori furono obbligati a farmi l’abbonamento alla biblioteca di zona perché comprare libri era cosa più dispendiosa del provvedere ad altre mie esigenze quali abbigliamento e cibo: divoravo infatti volumi di centinaia di pagine in pochi giorni e quindi la biblioteca era l’unica soluzione per evitare il salasso economico.

Durante quegli anni, ho conosciuto tanti classici della cosiddetta letteratura per ragazzi e, essendo onnivora già allora, spaziavo agilmente da generi più intimisti come Cuore e Piccole Donne a generi avventurosi come Ventimila leghe sotto i mari e Il libro della giungla: l’antipatia che provo verso i compartimenti stagni è una caratteristica che fa decisamente parte del mio DNA.

La mia passione non si fermava – e non si ferma – ai libri, estendendosi a tutta la carta stampata: non mi vergogno a raccontarvi che mi perdevo perfino a leggere i vecchi quotidiani che mia mamma stendeva sul tappeto davanti ai fornelli per parare gli schizzi quando friggeva… Capite perché i miei mi fecero l’abbonamento in biblioteca?

Oltre a libri e giornali, un altro mio grande amore è sempre stato il fumetto e questo lo devo a mio padre: ricordo ancora la sua collezione di Tex pazientemente messa insieme e gelosamente custodita.

Ovviamente, sono partita con fumetti come Topolino: negli anni, mi sono poi spostata verso la fantascienza e il fantasy, anche in questo caso amori ereditati attraverso il mio papà che è un grande estimatore di tali generi (ricordo i film di Star Wars guardati insieme). È stato così che ho conosciuto la Marvel e il suo mondo popolato di incredibili personaggi, da Hulk a Captain America, da Iron Man a Daredevil, da Wolverine a Thor. Leggi tutto

La primavera (in tutti i sensi) di Giulia Rositani

Giorni fa, varcando il portone di casa per iniziare una nuova giornata, ho avuto una sensazione ben precisa: l’aria era cambiata e le mie narici si sono riempite di un odore diverso, più leggero e sottile.

Non so spiegare bene quell’odore né so dargli un nome: è semplicemente l’odore che, per me, segnala l’arrivo della primavera.

Ogni anno, lo percepisco e lo annuso come se fossi una bestiola che si risveglia dopo il lungo letargo.

Ogni anno, da quel momento, qualcosa cambia: la primavera e la rinascita che essa porta con sé è così forte che è ben identificabile perfino a Milano e, tra asfalto e cemento, sbucano prepotenti i segnali della nuova vita, come la forsizia che fiorisce gialla in cespugli disseminati per tutta la città.

Immancabilmente, mi tornano in mente versi di poesie studiate a scuola e ce n’è una alla quale sono particolarmente affezionata.

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole”: sono i versi iniziali di una poesia di Giovanni Pascoli, L’aquilone. La sento talmente mia che, ancora oggi, a distanza di anni, la ricordo distintamente.

Voglia di poesia, di leggerezza, di spensieratezza; voglia di colore, di rinnovata bellezza, di gioia di vivere; per me la primavera è questo e mi porta al bisogno di circondarmi di persone come Giulia Rositani. Leggi tutto

La primavera di Van Cleef & Arpels: nuova boutique e una mostra

Da sempre, ho la tendenza a dimenticare le cose brutte e a ricordare solo quelle belle.

Credo che questa memoria selettiva sia dovuta alla mia natura ottimista e che, conseguentemente, il mio subconscio faccia un’operazione ben precisa: tutelo me stessa e non spreco energie – e spazio di memoria – con la negatività. Privilegio la bellezza e riesco a far sbiadire le cose spiacevoli come se fossero vecchie fotografie: tengo gli insegnamenti, se ci sono stati, e cerco di liberarmi del resto e delle inutili zavorre.

Giorni fa, non ricordo nemmeno come, mi è tornato in mente un dolcissimo ricordo del periodo delle scuole elementari: non so se fosse una mania solo della mia maestra, ma la signora Gabriella Consolandi (mi ricordo il suo nome perfettamente) ci dava da fare i pensierini.

I pensierini erano piccole frasi molto semplici e infatti erano legati alle prime classi, credo fino alla terza. Costituivano spesso il compito che la maestra Gabriella ci dava da svolgere a casa: “per domani fate 10 pensierini sulla vostra famiglia”, ci diceva per esempio.

Non vi dirò nemmeno sotto tortura quanti anni sono passati da allora (accontentatevi di sapere che sono troppi, per i miei gusti), però, visto che è un ricordo molto tenero, oggi voglio cimentarmi in questo gioco e provare a mettere giù qualche pensierino. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Philippe Model Paris FW 2015-16

Entrare in uno showroom e trovare un arcobaleno fatto di borse e scarpe è il genere di sorpresa che a me regala istantaneamente il sorriso.

È successo durante la Milano Fashion Week di febbraio, mentre giravo tra sfilate e presentazioni relative alle collezioni per l’autunno / inverno 2015 – 2016: l’arcobaleno è quello immaginato e creato dal brand Philippe Model Paris.

Philippe Model, classe 1956, è un designer francese che ha esordito facendo cappelli.

Non aveva ancora 20 anni quando si è trovato a collaborare con grandi couturier come Claude Montana, Jean Paul Gaultier, Issey Miyake e Thierry Mugler, poi, agli inizi degli anni ’80, ha fondato il suo marchio: è diventato famoso per le sue sneaker originali e per una particolare collezione.

Le calzature di quella collezione oggi storica erano realizzate completamente in elastico e gli valsero il soprannome di Monsieur Elastique: per molti, da allora, è diventato il “miglior artigiano di Francia”. Leggi tutto

Stefano Bressani e le Skultoshoes, una camminata tra arte e moda

Sono una persona piuttosto ostinata: se mi metto in testa qualcosa, non mi faccio distrarre o distogliere facilmente. Non per nulla, ai tempi della scuola, alcuni insegnanti mi definivano cocciuta.

Negli ultimi anni, sono alquanto determinata per quanto riguarda la moda: mi ostino a concepirla secondo la visione ben precisa che ho in testa.

Chiamatemi illusa o folle, ma fino a quando ci saranno persone come Stefano Bressani, non cambierò idea; fino a quando artisti del suo calibro vedranno nella moda un ambito di interesse e sperimentazione, continuerò a sostenere che non esistono solo le tendenze e le collezioni di stagione; fino a quando artisti, stilisti e designer firmeranno collaborazioni che danno vita a contaminazioni interessanti, continuerò a credere che la moda è in primo luogo una forma di comunicazione e che è dotata della stessa dignità di altri linguaggi.

Per sostenere questo pensiero, oggi mi faccio forte di un bellissimo incontro, quello tra Stefano Bressani e Silvia Fabiani, designer specializzata in calzature: insieme hanno creato le Skultoshoes, un connubio perfetto tra arte e scarpe, accessori moda da sempre molto amati dalle donne e spesso anche dagli uomini.

Stefano e Silvia hanno dato vita a scarpe-scultura in tessuti innovativi e dalle forme ardite: per presentare la loro collezione artistica, realizzata rigorosamente a mano e ça va sans dire in Italia, hanno scelto Vigevano, la città che forma un binomio indissolubile col mondo della calzatura. Qui, nel tempo, si sono sperimentate innovazioni che hanno portato a invenzioni come quella del tacco a spillo (anno 1953): la bella città lombarda è anche la sede di un importante museo interamente dedicato alla scarpa. Leggi tutto

Lush e la bellezza della coerenza tra furoshiki e solidarietà

Quando frequentavo le scuole superiori, oltre a pensare ai ragazzi, ai trucchi e ai cantanti in voga, ero anche una di quelle studentesse che credo si possano definire socialmente impegnate: leggevo moltissimo, mi informavo, andavo alle manifestazioni per la pace nel mondo e per i diritti delle donne e mi arrabbiavo se i miei compagni le riducevano a occasioni per bigiare (o marinare) e andare a fare un giro in centro.

A quei tempi, avevo molti sogni e quando qualche adulto mi diceva che, col tempo, avrei imparato a essere più indulgente, a considerare le mezze misure, a smussare certi angoli, mi irritavo con l’intransigenza tipica degli anni dell’adolescenza.

Allora, adottare mezze misure equivaleva per me a scendere a compromessi: per questo trovavo il tutto inaccettabile e trovavo orribile anche solo l’idea di poter cambiare. Oggi, sono adulta anch’io, so che quelle persone avevano ragione e capisco anche che il cambiamento di alcuni miei punti di vista non è necessariamente un peggioramento.

Ancora oggi non amo i compromessi e spesso (per non dire sempre) li trovo inaccettabili: pur in mezzo al mare di errori che ho compiuto, posso affermare con orgoglio di non essere mai scesa a compromessi, soprattutto negli ambiti che reputo questioni di principio inderogabili.

Ho pagato il prezzo in prima persona, sempre: ho però anche imparato a smussare alcuni angoli che erano assai aguzzi quand’ero adolescente e che mi portavano solo a inutili conflitti. La ragazzina che sognava di cambiare il mondo è ancora in me, ma ha imparato che tra il tutto e il niente ci sono mille sfumature. Leggi tutto

Milano Fashion Week: HORO FW 2015-16

Quanto tempo occorre affinché ci si possa innamorare di una nuova idea? Vi dico quanto ci impiego io nel momento in cui me ne viene esposta una che reputo geniale: 5 minuti.

Ebbene sì, a Luca Micco sono bastati esattamente 5 minuti perché riuscisse a farmi innamorare del suo progetto: quando l’eclettico fondatore e designer di HORO ha iniziato a raccontarmi in che modo l’oro possa trasformarsi in capi di abbigliamento (non metaforicamente, ma realmente), ho impiegato poco a capire quando la sua idea fosse innovativa e accattivante.

Luca Micco è nato a Moncalvo, una piccola cittadina nel cuore del Monferrato, in Piemonte, e si è laureato in relazioni pubbliche allo IULM di Milano: fin da bambino, è sempre stato affascinato dalla moda che è diventata un sogno nonché l’obiettivo della sua vita.

Durante la carriera accademica, la grande passione per la moda ha portato Luca ad avere diverse esperienze e stage presso designer famosi, ma la svolta è avvenuta grazie all’amicizia con l’artista Clelia Cortemiglia, allieva del grande Lucio Fontana, pittrice rinomata per le sue opere con linee e globi che si muovono su sfondi bianchi o neri, realizzate con intagli in oro zecchino: osservando i dipinti, Luca ha avuto un’intuizione d’oro, ovvero fondere l’arte di Clelia con la sua passione per la moda. Leggi tutto

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