Love Therapy, l’Alfabeto Elio Fiorucci (ri)letto dagli studenti di Brera

La mostra Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci in un mio scatto

Giusto qualche giorno fa, nel post dedicato alla special sale del guardaroba di Franca Sozzani, parlavo di moda come linguaggio e – conseguentemente – come codice e alfabeto; eccomi allora a parlarvi oggi di un altro alfabeto, quello del grande, indimenticato e indimenticabile Elio Fiorucci.

Fino al 21 febbraio, l’ex Chiesa di San Carpoforo ospita la mostra Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci a cura di Floria Fiorucci (Creative Director dell’Archivio Love Therapy) e Paola Maddaluno (docente di Design del Tessuto).

Insieme ai lavori degli studenti del corso di Design del Tessuto dell’Accademia di Brera, Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci presenta materiali (oggetti, tessuti, abiti, documenti cartacei) appartenenti all’archivio Love Therapy, ovvero il brand ideato nel 2003 da Elio Fiorucci con l’intento di proseguire la sua rivoluzione d’amore iniziata nel 1967 con l’apertura del negozio Fiorucci in Galleria Passarella a Milano.

Partendo dal presupposto che la bellezza sia fantasia e libertà, Elio Fiorucci ha sempre voluto portare avanti un discorso improntato all’etica, sostenendo che «un’attività commerciale o industriale deve partire da un progetto spirituale, perché i consumatori sono sempre in grado di riconoscere i valori essenziali di un prodotto».

Elio Fiorucci ha dunque scelto di comunicare amore attraverso la moda: ha voluto trasmettere gentilezza e rispetto verso il prossimo con abiti, accessori e oggetti allegri e colorati, innovativi e di buon design, capaci di infondere un sentimento di ottimismo e celebrano la gioia di vivere.

Oggi Love Therapy è diretto dalla sorella Floria la quale continua a promuovere uno stile segnato dal senso della libertà e dall’attenzione alle culture che nascono dalla strada.

Grazie a Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci si può assistere a un dialogo originale e inatteso.

Da un lato, ci sono le memorabilia e soprattutto le celebri Fiorucci Stickers, figurine (Edizioni Panini) pensate dal designer milanese negli Anni Ottanta e nelle quali appaiono immagini dai tratti pop che illustrano con ironica sensualità realtà che vanno dalle pin-up a fenomeni musicali quali genere elettronico, dance, romance, swim, tutti tratti tipici della storia Fiorucci.

Dall’altro lato, sono invece presentate le (ri)letture opera degli allievi di Brera che hanno (re)intepretato alcune voci dell’alfabeto creativo di Fiorucci che è estremamente ricco e che vede, tra i temi ricorrenti e oltre a musica e pin-up, il fumetto, la Pop Art (con riferimenti come quello a Roy Lichtenstein), la strategia del collage, i colori fluo, i rimandi al supermarket, la presenza giocosa del nanetto con la barba bianca, le gote colorite e il cappello rosso.

Per affrontare queste tematiche, sono stati adoperati vari linguaggi – moda, pittura, decorazione, video – e sono nati tessuti jacquard con fili in lurex, abiti senza taglia, zip scultoree, lampo stampate, ricami a mano o a macchina su PVC e su panno nero, giochi di led su materiale trasparente, forme dipinte con acrilici fluorescenti e pennellate di colore (potete vedere alcune di queste creazioni nelle foto che inserisco nella gallery qui sotto, realizzate da me durante la mia visita di ieri mattina).

I progetti sono stati realizzati grazie al contributo di alcune aziende leader nel settore tessile-manifatturiero: Bernasconi Tessuti, Forza Giovane – Passamani, Jackytex, LAMPO by G. Lanfranchi (azienda della quale ho parlato qui).

Questa operazione di contaminazione distingue da sempre Elio Fiorucci così come l’Accademia di Belle Arti di Brera: la mostra Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci fa parte di un ampio progetto del corso di Design del Tessuto e l’obiettivo è quello di ideare connessioni attive tra il mondo della formazione, gli archivi di moda e le imprese del settore tessile-manifatturiero, un’esperienza nata nell’anno accademico 2017/2018 e inaugurata con l’esposizione UNAVITADALEM (realizzata in collaborazione con il fashion designer Stefano Chiassai e il suo studio SCS).

Sono certa che questo progetto con gli studenti dell’Accademia di Brera sarebbe piaciuto a Elio Fiorucci, poiché i giovani (e in particolare coloro che amano materie quali arte, design e moda tanto da giungere a studiarle) hanno grande sensibilità verso creatività e bellezza: allo stesso modo, entusiasmo, curiosità e spontaneità caratterizzavano il grande e visionario Fiorucci facendo di lui uno spirito eternamente moderno, eternamente innovatore ed eternamente giovane, oltre i tempi e oltre le generazioni.

Ieri, mentre raccontavo della mia visita alla mostra a una persona che stimo, lei mi ha detto «quanto mi manca Fiorucci»: ho sentito una fitta al cuore perché Elio Fiorucci manca molto anche a me, costantemente.

Mai mi dimentico di lui, di lui ho scritto tante volte (qui e qui due esempi) e apprezzo ogni iniziativa che sia volta a ricordarlo, tenendo viva l’attenzione su di lui e sul suo prezioso lavoro, riuscendo a far vivere e a far fruttare ancora quell’attitudine da pioniere senza paura.

È proprio questa sua speciale attitudine che mi manca e penso che il modo migliore perché lui viva è far sì che i giovani lo conoscano.

Anche perché diciamolo, il suo Love Therapy, terapia dell’amore, è un messaggio potente, trasversale e credo quanto mai necessario, un’eredità preziosa che va oltre tutto ciò (tantissimo!) che lui ha fatto nella moda, nel design, nella cultura.

Se siete a Milano, andate a vedere Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci e diffondete anche voi il verbo perché, come diceva Elio Fiorucci, «sarà l’amore a salvare il mondo».

Manu

 

Luogo: ex Chiesa di San Carpoforo

Indirizzo: via Formentini 12 (nel cuore di Brera)

Date e orari: fino al 21 febbraio, dal lunedì al giovedì 09 – 18, venerdì 9 – 16, sabato e domenica chiuso

INGRESSO LIBERO E GRATUITO

Per altre info, dettagli, approfondimenti e foto, potete seguire l’account Instagram creato ad hoc per la mostra – qui

 

I miei scatti alla mostra – da pc, cliccate sulla prima foto e poi scorrete con le frecce laterali 🙂

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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