Fabio Cannavaro e perché è l’ambassador giusto per Skechers

Fabio Cannavaro, ex capitano della nostra Nazionale di calcio, è protagonista delle campagne Skechers in Italia e in Spagna. Vi racconto i dettagli riflettendo su quanto sia importante la coerenza nella scelta di un ambassador.

Lo dico subito, chiaro e tondo: non capisco nulla di calcio.

Da piccola, tifavo per la Juventus semplicemente perché era la squadra del cuore di mio papà. Poi, da adolescente, ha vinto l’attaccamento alla mia città, Milano, e il mio cuore è diventato rossonero, battendo per una delle due squadre meneghine.

Ero abbastanza tifosa, all’epoca, senza esagerazione ma tifosa. Poi, nel tempo, ho perso completamente (o quasi) qualsiasi tipo di interesse. Soprassediamo sulle ragioni.

Il mio cuore è rimasto milanista e dunque gioisco per gli eventuali successi rossoneri, ma senza particolare trasporto. E poi tifo per la nostra nazionale, naturalmente.

Ho quindi partecipato anch’io ai festeggiamenti in strada quando l’Italia ha vinto la Coppa del Mondo nel 2006. E perfino io ricordo la finale del 9 luglio allo stadio di Berlino che ci vide prevalere sulla Francia per 5-3 ai rigori. E ricordo benissimo chi fosse il capitano della squadra: Fabio Cannavaro.

Ecco perché, quando ho ricevuto l’invito per la presentazione di Cannavaro come nuovo ambassador Skechers, mi sono immediatamente segnata l’appuntamento in agenda, nonostante il calcio non sia tutto sommato il mio forte. Leggi tutto

L’unico frutto dell’ironia è sempre la banana

Immagino che mi attirerò qualche antipatia, ma devo confessare che il calcio non mi appassiona granché e non perché io non sia una sportiva.
Ho un autentico amore per il nuoto, per esempio, e mi piace moltissimo l’atletica leggera: sono sinceramente ammirata davanti ad atleti che compiono imprese epiche tipo le attraversate del deserto a piedi.
E mi piacciono gli sport un po’ ruvidi, come il rugby o l’hockey sul ghiaccio. Ruvidi solo in campo, però: trovo che il cosiddetto terzo tempo del rugby, il momento conviviale in cui compagni di squadra e avversari vanno a farsi una birra insieme, sia espressione di grande civiltà.
Al contrario, il calcio è talvolta collegato a episodi negativi: disordini negli stadi, episodi di becera intolleranza e perfino morti.
Non capirò mai tutto questo né come si passi da quello che dovrebbe essere un momento di svago e festa a momenti di bassissima umanità: fin da piccola, mi è stato insegnato il valore assoluto dell’impegno e del riconoscere la propria sconfitta. Lavorare sodo, ma anche divertirsi, perché non c’è vittoria onorevole senza un onorevole avversario.
L’anno scorso, mi sembra fosse aprile del 2014, rimasi colpita dall’ennesimo fattaccio avvenuto in uno stadio: il calciatore Dani Alves si apprestava a battere un calcio d’angolo quando dagli spalti volò una banana diretta verso di lui.
Il brasiliano, però, non fece una piega: raccolse la banana, la sbucciò e ne mangiò un pezzo.
L’episodio ha fatto il giro del mondo amplificato dal web: Alves ha dato la migliore risposta possibile a coloro che volevano dargli della scimmia mangiabanane solo perché è di colore. Per questo ha tutta la mia ammirazione: bisogna ridere delle persone ridicole e i razzisti lo sono, sono ridicoli e tristi.
Si sa che il sistema moda è sempre pronto a captare le tendenze della nostra società rivelandosi un buon termometro dei fatti che colpiscono l’immaginario collettivo e così ha fatto suo il periodo di celebrità vissuto dal giallo frutto e l’ha piazzato ovunque: la banana ha invaso capi di abbigliamento e si è impossessata degli accessori più svariati.
Ebbene sì, dopo i meravigliosi turbanti e i copricapi con fiori e frutta di Carmen Miranda, la banana torna oggi in auge, anzi, torna di moda.
Nonostante io non sia un’amante dei trend – lo sapete – ammetto che questo mi diverte per via del suo lato altamente ironico: quello che voleva essere un gesto di disprezzo si è trasformato in un allegro sberleffo.
E, tra le varie proposte, scelgo un brand che seguo da un po’, ovvero Maison About.
La loro collezione primavera / estate è ricca di capi divertenti: la banana è proposta in tanti colori – dal classico giallo al rosa, verde e viola – e ci sono gonne danzanti e maglie per noi donne nonché felpe e costumi taglio boxer per gli uomini.
Visto che ho dichiarato più volte quanto mi diverta il fatto di pescare nell’armadio maschile, per illustrare questo post ho scelto non pezzi femminili bensì maschili: come interpreterei i boxer qui sopra?
Li farei diventare degli ironici e comodi bermuda aggiungendo una semplicissima t-shirt bianca, un paio di sandali rasoterra, un cappello anch’esso bianco e un paio di orecchini colorati. Non serve altro.
Può essere un outfit carino per passeggiare sul lungomare o per lanciarsi in un giro di shopping al mercato con le amiche: saremo fresche, carine, allegre e con quel tocco di ironia che non dovrebbe mai abbandonarci.

Manu

Qui trovate il sito di Maison About (e qui l’e-shop con la linea P/E 2015), qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram. Qui il mio articolo sulla collezione A/I 2015-16.

P.S.: A proposito del gesto dello sciocco tifoso. Pochi giorni fa, ho scritto un post su eleganza e volgarità sostenendo che la massima volgarità è quella dei cattivi pensieri: ecco, questo tifoso ha perfettamente dimostrato la mia teoria.

Jekoo Vision lancia John Doe by Anonimus

Qualche tempo fa mi hanno dedicato delle parole che mi sono annotata. “Io credo che sia facile parlare di grossi marchi perché propongono cose costantemente belle. Difficile è scovare piccoli tesori alla portata delle tasche di tutti. E questo tu lo sai fare.” Era un messaggio privato di un’amica della quale vi svelerò solo il nome, Letizia, e ve lo dico perché quel nome equivale al sentimento che le sue parole hanno saputo scatenare in me. Letizia ha proprio ragione: è abbastanza facile trovare belle cose se si hanno budget importanti a disposizione. Non voglio fare l’ipocrita: a tutti, me inclusa, piacciono le cose belle e costose nonché il lusso, ma trovo che in tempi difficili come il nostro sia altrettanto piacevole trovare cose belle e di qualità a un prezzo abbordabile. Siete d’accordo? Ecco perché mi fa particolarmente piacere condividere con voi un progetto nel quale sono stata coinvolta: riguarda gli occhiali, da vista e da sole, e si chiama Jekoo.

Dovete sapere che sono alquanto sensibile circa questo argomento: sono miope da sempre e porto gli occhiali dalla prima elementare. Non sapete quanto abbia odiato gli occhiali da piccina: perché era una cosa imposta (e io detesto le imposizioni) e perché tanti anni fa non c’era certo l’assortimento che esiste oggi. Vi confesso una cosa: in principio spesso arrivavo in classe e toglievo gli occhiali che mia mamma mi aveva scrupolosamente posizionato sul naso, li riponevo nel vano sotto al banco e li recuperavo prima di uscire da scuola (se mia mamma legge questa cosa mi uccide, anche se sono passati tanti anni). Ho fatto pace con gli occhiali solo da adulta e oggi li alterno alle lenti a contatto: la mia “vendetta” è che molte delle persone che allora mi chiavano quattrocchi arrivano adesso a comprare occhiali con finalità puramente estetiche, con lenti neutre e non graduate, perché portare gli occhiali è diventato cool. Le montature, infatti, sono ormai bellissime, accontentano tutti i gusti e rappresentano una grande attrattiva per molti, tanto da diventare perfino un vezzo per qualcuno. Jekoo diventerà senza dubbio uno dei miei riferimenti preferiti per tre ottimi motivi: la qualità, la piacevolezza estetica e i prezzi equilibrati. Leggi tutto

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