YOOX ospita in esclusiva Franca Sozzani Private Collection

Quando ho fondato questo piccolo spazio web, ho voluto raccontare nella pagina Chi sono il mio pensiero circa abiti e moda.

Ho raccontato come io consideri la moda una forma di cultura, una modalità di libera espressione e di comunicazione personale e sociale, un linguaggio istantaneo e immediato che amo e rispetto.

Ho raccontato come io pensi che l’estetica non può e non deve essere slegata dall’etica e dai contenuti: la moda non è mera apparenza, può (e per me deve) essere anche sostanza ed essenza.

Ho raccontato come io – altamente imperfetta – abbia scelto una dimensione che molti credono essere basata esclusivamente sull’apparenza; ho raccontato come io abbia deciso di lavorarci portando testardamente avanti la mia visione basata (anche) su contenuti e sostanza.

Ho raccontato infine che per me i vestiti non sono fatti per farci apparire più giovani o più magri – o non solo per quello: i vestiti sono suggestioni e sogni tradotti in stoffa e noi, a nostra volta, possiamo sceglierli affinché ci rappresentino, attraverso la nostra interpretazione e personalizzazione, attraverso sottrazioni o aggiunte, per comunicare con gli altri e per raccontare chi siamo.

Sarò stupida, illusa, pazza, visionaria, cocciuta, ostinata ma nessuno mi fa cambiare idea: ancora oggi, continuo a credere che la moda non sia solo un bel vestito o il bel visino di una modella.
Continuo a credere che sia molto di più.
E continuo a credere fermamente che la moda debba essere inclusiva, ovvero essere rappresentativa della società in cui viviamo e di tutte le persone che la compongono.

Se tutto ciò è vero, se la moda è linguaggio, allora un guardaroba è un codice.
E costruire il proprio guardaroba, pezzo dopo pezzo, anno dopo anno, è come lavorare alla scrittura di un codice. Leggi tutto

Rob Pruitt x YOOX Migration Moving Blanket, il progetto tra design e antropologia

Rob Pruitt x YOOX. Migration Moving Blanket, 2018 ®Justin Jay

Oggi scelgo di parlarvi di un argomento che si è guadagnato immediatamente la mia attenzione poiché unisce un artista e uno store online in un progetto di design che profuma di antropologia: si tratta di Rob Pruitt che debutta in esclusiva su YOOX con il progetto Migration Moving Blanket, 2018.

Artista intenso ed eclettico, Rob Pruitt si muove con grande agilità attraverso ogni mezzo espressivo.
Nato nel 1964 a Washington, vive e lavora a New York: ha studiato al Corcoran College of Art and Design di Washington e alla Parsons School of Design di New York e ha esposto nei più prestigiosi musei del mondo, con mostre personali e collettive dalla Tate Modern di Londra a Palazzo Grassi a Venezia passando per il Guggenheim Museum di New York.

Fondato nel 2000, lo store online YOOX offre un’ampia scelta di capi d’abbigliamento e accessori per uomo e donna, moda bimbo, un assortimento di oggetti di design, brand attenti alla responsabilità sociale e ambientale: propone anche collaborazioni esclusive con rinomati artisti internazionali, proprio come quella della quale desidero raccontare.

L’artista statunitense debutta online con Rob Pruitt x YOOX. Migration Moving Blanket, 2018, un progetto speciale realizzato in esclusiva per YOOX che presenta una serie di quaranta pezzi unici, coperte in edizione limitata, ciascuna accompagnata dal proprio certificato di autenticità firmato e numerato.

Conosciuto per lo stile esuberante e in continua evoluzione, Pruitt e la sua opera trascendono specifici movimenti e tecniche artistiche: il suo sguardo disincantato e colto spazia tra arte, sociologia e antropologia e le sue innumerevoli forme espressive lo hanno visto cimentarsi con panda serigrafati e dinosauri cromati, scarabocchi terapeutici e frigoriferi antropomorfi.
Pruitt prende citazioni visive della nostra epoca e le ripropone in opere coloratissime: usa l’arte come veicolo di denuncia sociale, per arrivare direttamente al nucleo di questioni culturali e politiche fondamentali.

Rob Pruitt x YOOX. Migration Moving Blanket, 2018 trae ispirazione dalla complessa questione delle migrazioni intese come fenomeno sia naturale sia sociale.

Nel mondo naturale, le specie animali migrano stagionalmente alla ricerca di luoghi più agevoli e sicuri; allo stesso modo, gli esseri umani migrano per sfuggire da forme di tirannia, dittatura e autocrazia o si trasferiscono con la speranza di trovare migliori condizioni di vita.

«Come animali umani, ci spostiamo dalla privacy delle nostre case agli spazi pubblici ed è interessante per me osservare come il pensiero politico viene espresso in entrambi i luoghi.»
Così dice Rob Pruitt del suo lavoro.

Naturale prosecuzione di American Quilts, la sua più recente produzione artistica, la serie creata in esclusiva per YOOX è stata realizzata decorando coperte di produzione industriale con l’applicazione di stampe serigrafate di oche, animale migratore per eccellenza, stilizzate e trasformate in motivi geometrici ispirati ai pixel digitali e ai quilting squares, i tradizionali elementi decorativi delle trapunte (in inglese quilt).

Rob Pruitt x YOOX. Migration Moving Blanket, 2018 ha debuttato su YOOX ieri, 7 febbraio, con l’inizio della fiera di arte e design Nomad St. Moritz dove, fino all’11 febbraio, il progetto sarà esposto in anteprima assoluta (potete dare un occhio qui, qui, qui e qui).

Perché ho scelto di parlarvi di questo progetto?

Perché la migrazione – e mi riferisco soprattutto a quella umana – è una questione particolarmente attuale e che solleva molte discussioni: ci sono molti modi di occuparsene e io mi sono presa una buona dose di insulti ogni volta in cui mi sono espressa sui social network.
Non mi importa ribadire ora quale sia la mia posizione; mi sta più a cuore che se ne parli, possibilmente civilmente.
E se ne può parlare in tanti modi, ripeto, e dunque anche attraverso un progetto di arte e design: tutte le motivazioni della mia scelta sono racchiuse alla perfezione dalla dichiarazione di Beatrice Trussardi, curatrice della sezione DESIGN+ART di YOOX.

«Rob Pruitt ha risposto con entusiasmo e generosità all’invito a realizzare un progetto speciale per la nostra gallery e lo abbiamo scelto perché è un artista che non ha timore di confrontarsi con la realtà che lo circonda, anche quando è scomoda o difficile, e perché è capace di scardinare luoghi comuni e tabù con gesti ironici che celano profondità di analisi e di pensiero. Le opere che ha realizzato per YOOX rappresentano un commento arguto alla complessità del tema delle migrazioni, di ieri e di oggi: non multipli in serie ma quaranta pezzi unici, uno diverso dall’altro, come uniche e individuali sono le storie delle persone che per qualsiasi ragione si trovano a dover lasciare la loro terra d’origine per un luogo nuovo, con il loro carico di timori e aspettative per il futuro

Ad accompagnare il progetto Rob Pruitt x YOOX. Migration Moving Blanket, 2018 c’è anche il video con il quale concludo questo post: 400 miglia separano New York dal confine canadese e YOOX le ha percorse tutte simulando un tipico trasloco americano.
Un pick-up, una poltrona avvolta nella Migration Moving Blanket di Rob Pruitt e un viaggio suggestivo, metafora del concetto di migrazione.

E io non ho davvero niente di più da aggiungere se non lasciarvi il link nel caso in cui vogliate dare un occhio ai pezzi di Pruitt su YOOX.

Manu

Dettagli di stile: i pantaloni, una conquista tutta al femminile

Per capire la moda bisogna conoscere la storia.

La mia vi sembra un’affermazione azzardata o esagerata?
In realtà non lo è affatto, anzi, sostengo con grande convinzione un ulteriore concetto: non solo storia e moda sono sempre andate a braccetto, ma si sono anche influenzate a vicenda.
La storia e le sue vicende hanno naturalmente influenzato il modo di vestire, ma nel contempo il modo di vestire ha accompagnato (e talvolta facilitato) tante rivoluzioni sociali.

Tutto ciò è vero specialmente se parliamo di moda femminile: l’abbigliamento è sempre stato inevitabilmente legato alla lotta per la parità dei sessi.
Facciamo due esempi pratici, quello del costume da bagno e quello dei pantaloni.

È cosa nota che, in passato, a noi donne non era consentito mostrarci neanche al mare e fu così, ahimè, quasi fino all’arrivo degli Anni Sessanta del Novecento: in un mio precedente post ho raccontato come, nonostante il bikini sia stato inventato nel 1946, fu necessario attendere quasi due decenni affinché si diffondesse.
Parlando di pantaloni, invece, mi piace sottolineare come alcune donne che vengono considerate tutt’oggi fonte di ispirazione in materia di abbigliamento ed eleganza – cito Audrey Hepburn, Grace Kelly, Jacqueline Kennedy – siano state persone che, oltre a possedere grande grazia, usavano appunto indossare i pantaloni.
Perché lo sottolineo?
Nei secoli passati, i pantaloni sono stati percepiti come dei veri e propri simboli di forza e potere, proviamo per esempio a pensare all’espressione portare i pantaloni, usata con il significato di comandare e avere autorità; pertanto, non solo alle donne non era concesso vestirsi come gli uomini, ma non potevano indossare i pantaloni proprio per quello che rappresentavano, ovvero il potere.
Poterli indossare rappresenta dunque una conquista per la quale dobbiamo dire grazie a tutte le donne che hanno infranto quello stereotipo.

Un diritto chiamato pantaloni: ecco la conquista!

Peccato, lussuria, prostituzione: queste erano solo alcune delle accuse che venivano scagliate in passato contro le donne che portavano i pantaloni, sia da parte dagli uomini sia da una certa parte del mondo religioso e persino da parte di altre donne.
Ma chi fu a indossarli per prima?
Nell’Ottocento, attiviste come Elizabeth Smith Miller, Elizabeth Cady Stanton e Amelia Jenks Bloomer (1818 – 1894) provarono a lanciare nuovi outfit: nacquero i primi pantaloni per signora che si ispiravano all’abbigliamento tipico delle donne turche. Furono chiamati Bloomers, proprio dal nome dell’attivista e scrittrice Amelia Bloomer.
Poi, il Novecento diede i natali a dive a loro modo trasgressive, come Marlene Dietrich (1901 – 1992), donne il cui mito era destinato a diventare immortale.
Superati gli scossoni degli Anni Sessanta (tra cui, come ho già raccontato, la definitiva consacrazione e diffusione del bikini), il decennio successivo vide i pantaloni diventare definitivamente un capo unisex, anche grazie a stilisti del calibro di Giorgio Armani e Yves Saint Laurent che hanno creato elegantissimi (e femminilissimi) tailleur pantalone, rendendoli capi rappresentativi del loro stile.

Et voilà, costume da bagno e pantaloni, ovvero due esempi di reciproca influenza tra storia e moda: l’introduzione e la diffusione dei pantaloni favorì tra l’altro anche un ruolo più attivo della donna nella società.

E oggi?

Gli stereotipi e i pregiudizi colpiscono ancora oggi il mondo femminile: si continua a bollare una camicetta come troppo scollata oppure un look come troppo provocante.
E così, esattamente come avveniva in passato, la moda continua ad avere un compito: rompere gli schemi e abbattere gli stereotipi, proponendo look destinati a creare nuove tendenze.
La moda resta insomma una via di fuga da un mondo che fatica ancora ad accettare la libertà della donna e resta un mezzo per manifestare la voglia di emancipazione e di comunicazione che continua a caratterizzarci.

Parliamo allora di pantaloni e tendenze: quali sono quelle per l’inverno che sta arrivando?

I pantaloni sono ancora sovrani: non c’è una sola collezione che non li contempli al proprio interno.
E non importa di quali pantaloni parliamo, va bene ogni stile perché non esistono più rigidi diktat come in passato: dai pantaloni skinny a quelli corti, da quelli oversize fino ad arrivare a quelli a campana, oggi ogni donna sa che può trovare ciò che le serve per esprimere sé stessa nel profondo.

Le tendenze 2017 portano il ritorno dei jeans a zampa, ma anche i pantaloni a sigaretta e quelli dal taglio sartoriale, prettamente maschili.
Il jeans, che è un capo evergreen, ha dominato anche quest’anno le passerelle: è sempre una soluzione ideale quando ci si trova in crisi da outfit e non può mai mancare nel nostro armadio.
Grazie ai virtual store – a me piace per esempio yoox.com – è possibile trovare modelli di jeans da donna capaci sia di soddisfare i gusti più svariati sia di valorizzare ogni tipologia di fisico: resta solo l’imbarazzo della scelta.

Per quanto invece riguarda i tessuti, si trovano accenni Anni Ottanta tra pelle nera e lustrini: lo sguardo non è però solo al passato ma anche al futuro e così saranno in gran voga le asimmetrie e i tessuti tecnici, quelli che solitamente si utilizzavano nell’abbigliamo sportivo. Un esempio? Il PVC.
Non siete pronti a una simile rivoluzione? Non temete, nel nostro armadio troveranno spazio anche i tessuti cozy, quelli accoglienti e che coccolano, come i filati di cachemire, la seta e i velluti.

Io dico che le donne che hanno lottato affinché potessimo indossare i pantaloni apprezzerebbero una simile libertà di scelta.

Manu

 

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