Van Cleef & Arpels, il tempo, la natura, l’amore: la mostra-evento a Milano

«Stupóre s. m. [dal lat. stupor -oris, der. di stupēre «stupire»]. – 1. Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire.»

Questa è la definizione che si trova se si va a cercare il sostantivo stupore nel vocabolario Treccani.

Ma se non vi accontentate di ciò, se volete sentire vibrare in voi il senso più profondo di questa parola… beh, allora mi permetto di offrire un piccolo suggerimento: fino al 23 febbraio 2020, stupore, meraviglia, emozione, bellezza, maestria albergano in unico luogo a Milano e precisamente a Palazzo Reale che ospita la mostra “Van Cleef & Arpels – il tempo, la natura, l’amore” curata da Alba Cappellieri.

Allestita nell’Appartamento dei Principi e nelle Sale degli Arazzi della reggia milanese, la mostra è a ingresso gratuito e questo è un dato che tengo a sottolineare immediatamente poiché trovo meraviglioso che un evento così importante e significativo sia offerto a costo zero a tutti coloro che ne vogliano godere: dischiudere bellezza e cultura senza pretendere soldi in cambio… questa è reale condivisione, apertura, accessibilità!

L’esposizione presenta, per la prima volta in Italia, l’universo della Maison francese di alta gioielleria attraverso oltre 400 gioielli, orologi e oggetti preziosi realizzati fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1906: documenti d’archivio, disegni, gouache, bozzetti, studi testimoniano le origini della creazione artistica accompagnando i pregiatissimi esemplari provenienti dalla collezione Van Cleef & Arpels e da prestiti privati.

Documenti dagli archivi Van Cleef & Arpels (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)
Documenti dagli archivi Van Cleef & Arpels (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)

Qualcuno potrà forse chiedersi perché scegliere Palazzo Reale come sede della mostra dedicata a Van Cleef & Arpels, un luogo molto spesso preposto a esposizioni di pittura e scultura, entrambe comprese a pieno titolo tra le cosiddette ‘arti alte’: riporto allora fedelmente la risposta che è stata data in occasione della conferenza stampa alla quale sono stata invitata venerdì scorso.

Domenico Piraina, Direttore della reggia meneghina, ha ricordato come – ormai da tempo e con una certa frequenza – Palazzo Reale proponga incursioni nel campo delle arti applicate: questo avviene perché la storica classificazione tra ‘arti alte’ e ‘arti basse’ o ‘minori’ non ha più ragione di esistere. La divisione è ormai obsoleta ed è ora di superarla senza più provare l’esigenza di dividere creatività e ingegno in rigide categorie – esattamente come penso anch’io.

Tra l’altro – ci ha raccontato Piraina – Palazzo Reale entrò a fare parte del patrimonio municipale della città di Milano con lo scopo di diventare un museo «dei mobili e delle arti decorative» come da progetto di Guido Marangoni, già sovrintendente del Castello Sforzesco e pioniere del design odierno: soprattutto nell’ultimo decennio, Piraina e il suo staff hanno voluto tenere ben presente questa originaria vocazione della ex reggia.

L’incontro con Van Cleef & Arpels ha permesso di aggiungere un nuovo tassello a questa volontà: grazie alla straordinaria competenza di Alba Cappellieri, è stato costruito un progetto che nel raccontare la Maison francese (nata per inciso nello stesso anno 1906 in cui a Milano si svolgeva l’Esposizione Universale) permette di seguire l’evoluzione del gusto nonché i cambiamenti storici, culturali, sociali e artistici avvenuti nel Novecento e consente di fare ciò attraverso i gioielli e gli accessori, raffinatissime creazioni di arte decorativa e applicata.

D’altro canto, Van Cleef & Arpels nacque in un contesto culturale – quello dell’Art Nouveau – che si fondava su un meraviglioso intento: esattamente quello dell’unita delle arti.

Sopra: collaretta Van Cleef & Arpels, 1939, platino e diamanti / Sotto: collana Van Cleef & Arpels d’ispirazione indiana, 1971, oro, smeraldi incisi, diamanti (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)
Sopra: collaretta Van Cleef & Arpels, 1939, platino e diamanti / Sotto: collana Van Cleef & Arpels d’ispirazione indiana, 1971, oro, smeraldi incisi, diamanti (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)

Dunque, in un’ottica di riunificazione delle arti e con la precisa volontà di conquistare non solo un pubblico specifico (amatori, conoscitori, intenditori, studiosi) ma un pubblico ben più ampio e senza classificazioni, il progetto ha messo al centro tre protagonisti: i gioielli di Van Cleef & Arpels, la narrazione, lo stesso Palazzo Reale.

E per valorizzare questi tre protagonisti, sono state fatte scelte molto precise: creare una mostra di tipo museale (ovvero che comprendesse non solo i gioielli ma anche la parte progettuale passando attraverso l’autorevolezza curatoriale offerta dalla professoressa Cappellieri, professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio al Politecnico di Milano e Direttore del Museo del Gioiello di Vicenza), privilegiare un allestimento contemporaneo che rispettasse e valorizzasse integralmente il luogo e gli spazi (la designer Johanna Grawunder ha inserito delle teche create ad hoc e ha lavorato su luci e colori creando un meraviglioso dialogo), offrire una modalità di visita anch’essa di tipo museale (con audio guide e visite guidate di cui vi parlerò).

Promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Van Cleef & Arpels in collaborazione con la Fondazione Cologni, la mostra ruota attorno a tre concetti e altrettante sezioni: il tempo, la natura e l’amore, considerati come i valori più rappresentativi della maison e come «fondamentali nella vita di tutti gli uomini», come ha ricordato Alba Cappellieri alla conferenza stampa.

«Il gioiello è sempre in bilico tra eternità ed effimero, tradizione e moda, amore e investimento, bellezza e concetto – ha spiegato la professoressa – e il rapporto con il tempo è controverso mentre qui vogliamo dimostrare la capacità della Maison francese di rappresentare pienamente sia il tempo frammentato del XX secolo che la capacità di incarnare gli eterni valori della bellezza e, allo stesso tempo, il potere effimero della seduzione.»

Sopra: Minaudière Rosa Selvatica con fibbia rimovibile e trasformabile in clip Van Cleef & Arpels, 1938, oro giallo, rubini Serti Mystérieux / Sotto: Minaudière Marguerites Van Cleef & Arpels, 1950, oro e diamanti (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)
Sopra: Minaudière Rosa Selvatica con fibbia rimovibile e trasformabile in clip Van Cleef & Arpels, 1938, oro giallo, rubini Serti Mystérieux / Sotto: Minaudière Marguerites Van Cleef & Arpels, 1950, oro e diamanti (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)

Per la prima sezione, prendendo spunto dall’opera “Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio” di Italo Calvino, Alba Cappellieri ha selezionato i concetti chiave attraverso i quali mettere in relazione le creazioni Van Cleef & Arpels e il tempo.

“Il saggio sulla leggerezza” fu la prima delle conferenze che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-86: morì prima e il testo da lui preparato fu pubblicato postumo come, appunto, “Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio” e dove la sesta e ultima proposta rimase purtroppo solo progettata.

La sezione iniziale sul tempo si snoda così in dieci sale: la prima è consacrata a Parigi, la seconda all’esotismo e seguono quindi cinque sale dedicate ai valori di Calvino (leggerezza, rapidità, visibilità, esattezza, molteplicità). Le ultime tre sale di questa sezione pongono l’accento sulle intersezioni con altre discipline quali la danza, la moda e l’architettura.

Nel cuore dell’esposizione, c’è la seconda sezione, quella dedicata all’amore: presenta creazioni (testimonianze e pegni d’amore) che sono state l’espressione della forza dei sentimenti e che hanno accompagnato alcune grandi passioni del XX secolo ormai entrate nel mito.

Le ultime tre sale coincidono con l’ultima sezione, quella che racconta il rapporto con la natura: attraverso botanica, fauna e flora, le sale svelano un mondo incantato in cui si fondono l’eccellenza artigianale di Van Cleef & Arpels e la sua ricerca di armonia.

Sopra: clip Crisantemo Van Cleef & Arpels, 1937, platino, oro giallo, Serti Mystérieux rubini, diamanti / Sotto: clip uccello blu Van Cleef & Arpels, 1963, platino, oro giallo, zaffiri, turchesi, corallo, diamanti, appartenuta alla collezione Signora Gould (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)
Sopra: clip Crisantemo Van Cleef & Arpels, 1937, platino, oro giallo, Serti Mystérieux rubini, diamanti / Sotto: clip uccello blu Van Cleef & Arpels, 1963, platino, oro giallo, zaffiri, turchesi, corallo, diamanti, appartenuta alla collezione Signora Gould (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)

Ricerca di armonia, dicevo, nonché corrispondenza con l’evoluzione del gusto, capacità di interpretare lo spirito del tempo, maestria, qualità creativa e realizzativa, brevetti innovativi, trasformabilità: sono le caratteristiche che hanno costantemente accompagnato Van Cleef & Arpels.

Qualche esempio di tali capacità?

Guardiamo ciò che accadde nel 1922, quando l’archeologo Howard Carter scoprì la tomba del faraone Tutankhamon: immediatamente, in tutto il mondo si diffuse la febbre per l’Antico Egitto e Van Cleef & Arpels produsse meravigliosi gioielli con scarabei, sfingi, scriba – e li potete vedere in mostra, naturalmente.

Altro esempio è quello di una delle creazioni più celebri della Maison, la Collana Zip, ispirata alla cerniera lampo, l’invenzione che nell’Ottocento agevolò la «chiusura automatica continua per abiti», come recitava la richiesta di brevetto presentata nel 1851 da Elias Howe

Era il 1935 quando Elsa Schiaparelli dedicò un’intera collezione (comprensiva di abiti da sera) alla zip che diventava splendido elemento decorativo: per la prima volta, la cerniera lampo sfuggiva alla funzionalità per diventare moda.

Pare che, negli stessi Anni Trenta, fu la Duchessa di Windor a suggerire a Renée Puissant, direttrice artistica della Maison e figlia dei fondatori Estelle e Alfred, l’idea di un gioiello ispirato alla chiusura lampo: a causa delle vicissitudine della Seconda Guerra Mondiale, il gioiello fu poi realizzato nel 1950 con la particolarità di trasformarsi in bracciale facendo scorrere il cursore – pompon  in oro e pietre preziose, poiché la zip è perfettamente funzionante.

Sopra: Collana Zip trasformabile in bracciale Van Cleef & Arpels, 1951, platino, oro giallo, smeraldi, rubini, diamanti / Sotto: Estelle Arpels e Alfred Van Cleef nel giorno del loro matrimonio, 1895, archivi Van Cleef & Arpels. Dal loro matrimonio nascerà la loro unica figlia Rachel detta Renée e nel 1906 le famiglie Van Cleef e Arpels si uniranno per fondare una Maison di alta gioielleria (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)
Sopra: Collana Zip trasformabile in bracciale Van Cleef & Arpels, 1951, platino, oro giallo, smeraldi, rubini, diamanti / Sotto: Estelle Arpels e Alfred Van Cleef nel giorno del loro matrimonio, 1895, archivi Van Cleef & Arpels. Dal loro matrimonio nascerà la loro unica figlia Rachel detta Renée e nel 1906 le famiglie Van Cleef e Arpels si uniranno per fondare una Maison di alta gioielleria (MIEI SCATTI REALIZZATI ALL’ANTEPRIMA STAMPA)

Dopo la conferenza stampa di venerdì 29 novembre, ho avuto la preziosa opportunità (preziosa in tutti i sensi!) di visitare la mostra Van Cleef & Arpels insieme alla curatrice: mi piace estendere questa opportunità a voi tutti che mi leggete, cari amici, condividendo questo scritto, le foto che ho realizzato quel giorno e ancora qualche ulteriore parola della professoressa Alba Cappellieri.

Sue, infatti, sono le tre definizioni più belle di questa straordinaria mostra: quella di una «sinfonia in cui tutti gli elementi, dai gioielli al luogo passando per l’allestimento, parlano lo stesso linguaggio»; quella che l’assimila a «un prisma in cui ognuno ritrova un riflesso di sé stesso e della propria vita»; quella, infine, perfettamente calzante di «mostra aperta».

In effetti, “Van Cleef & Arpels – il tempo, la natura, l’amore” non è una mostra celebrativa del brand né è un’azione più o meno velata di marketing come invece avviene talvolta in altre esposizioni con brand che non comprendono il valore del lavoro curatoriale e privilegiano piuttosto la lettura dall’interno: la professoressa Cappellieri (che vedete qui sotto in uno scatto che ho realizzato sempre quel giorno) ci ha invece raccontato come la Maison le abbia lasciato la massima libertà curatoriale.

E – d’altro canto – Van Cleef & Arpels nulla aveva da temere lasciando libertà, forte da una parte della nota integrità morale e professionale che caratterizza il lavoro della professoressa e, dall’altra, giustamente fiduciosa di essere una Maison che mai ha temuto di sperimentare e innovare quanto a nuovi materiali, nuove tecniche, nuovi brevetti.

E l’innovazione, ci ha ricordato Alba Cappellieri riallacciandosi anche al discorso del Direttore Piraina, è direttamente figlia della contaminazione e della cross fertilization ed ecco uno splendido cerchio che si chiude e che ha unito Van Cleef & Arpels (con le sue innovazioni che tanta sublime arte hanno creato) e Palazzo Reale (con la sua vocazione di luogo in cui celebrare qualsiasi forma di arte).

Ed è altresì vero che questa è una mostra multi-livello, dove ognuno può riconoscersi in uno o più riflessi o sfaccettature in quanto è straordinariamente ricca di riferimenti di ogni tipo – non solo estetici e qualitativi ma anche storici, sociali, culturali, artistici, lo ribadisco – ed è anche ricca di materiali che accompagnano la visita, con un pensiero speciale per i bambini per i quali sono stati creati materiali specifici.

Chiudo con un pensiero che sono stata indecisa se tenere o meno riservato: ho deciso di raccontarlo perché, secondo, me aggiunge un bellissimo dettaglio ‘umano’ al ritratto professionale di Alba Cappellieri la quale mi ha sussurrato di provare già nostalgia per il lungo lavoro fatto per preparare la mostra e che le ha permesso di conoscere profondamente la storia di una Maison che possiede la capacità di instillare bellezza autentica e diffusa in ogni singola azione e invenzione…

Quando mi hai detto, cara Alba, che sarà difficile lavorare su altri progetti così belli e intensi sebbene il tuo lavoro sia costantemente a contatto con cose e progetti splendidi… ecco, io mi sono emozionata, te lo confesso, e sai perché? Perché concordo con te.

Nel mio piccolo, conoscevo abbastanza bene Van Cleef & Arpels visto che, tempo fa, avevo avuto la possibilità di ricevere vari loro inviti in boutique a Milano (qui…), ma ammetto che la mostra è andata oltre qualsiasi mia aspettativa.

E dunque aggiungo un’ultima cosa.

Credo che tornerò alla mostra diverse altre volte, ogni volta in cui avrò bisogno di dimenticare brutture e meschinità quotidiane per respirare invece – come hai ben detto tu – bellezza autentica e diffusa.

Tanto – e torno a sottolineare anche questo – la mostra è generosamente gratuita. E qui sotto vi spiego anche come godere a vostra volta di una visita guidata in compagnia della curatrice.

Manu

 

 

 

Mostra “Van Cleef & Arpels – il tempo, la natura, l’amore”

Milano, Palazzo Reale, fino al 23/02/2020 – ingresso gratuito

Orari d’apertura
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30

Maggiori info sul sito di Palazzo Reale e sul sito di Van Cleef & Arpel.

Cliccate invece qui per prenotare le visite guidate gratuite, da quelle pensate ad hoc per bambini e adolescenti fino a quelle con la curatrice Alba Cappellieri.

La mostra è inoltre accompagnata da uno splendido volume edito da Skira e curato sempre da Alba Cappellieri con contributi di Nicolas Bos, Franco Cologni, Vivienne Becker, Stefano Papi. Lo trovate qui.

 

 

 

 

 

A glittering woman è anche su Facebook | Twitter | Instagram

 

Sharing is caring: se vi va, qui sotto trovate alcuni pulsanti di condivisione

 

 

 

 

 

Spread the love

Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Angela
Reply

Meraviglie per gli occhi questo post, e non solo per le foto (gli scatti degli schizzi sono sempre molto interessanti!) ma anche per quello che hai scritto. Ho studiato un po’ di storia del gioiello e questa maison non poteva mancare, ovvio! Chissà se avrò modo di visitarla. Ci spero!!!!
Grazie per condividere le tue passioni!

Manu
Reply

… Ma lo sai, cara Angela, che con questo tuo commento mi hai fatto un gran bel regalo di Sant’Ambrogio?
Già, un regalo che si concentra nelle parole «non solo per le foto (…) ma anche per quello che hai scritto».
Quello che ho scritto… Evviva! Grazie!

Tu mi ripaghi di ciò che mi viene talvolta detto e che accolgo con sommo dispiacere: «ma perché ti sforzi così tanto a scrivere, tanto ormai non legge quasi nessuno».
Eh no, non ci credo e tu ne sei la dimostrazione!
Primo, non mi sforzo a scrivere perché mi viene spontaneo – e ammetto di essere un tantino logorroica 😀
Secondo, le persone che leggono ci sono, esistono, non sono affatto creature mitologiche.
E se anche dette persone fossero solo dieci oppure cento oppure mille contro milioni che guardano esclusivamente le immagini… beh, io continuerei e continuerò a scrivere per quelle persone. Con tutto il mio cuore e con tutta la mia passione.

Infinitamente grazie, sono grata a ogni singola persona che legge e dunque sono grata a te, cara Angela.
E ti auguro con tutto il cuore di poter vedere la mostra con i tuoi occhi.

Buon week-end,
Manu

Lascia un commento

Nome*

email* (not published)

website

error: Sii glittering... non copiare :-)