Milan Fashion Week, con le collezioni SS 2018 va in scena molto di più…

Lunedì è stato l’ultimo giorno della Milan Fashion Week e dell’edizione dedicata alle collezioni primavera / estate 2018 o SS 2018, come dicono gli addetti ai lavori.
Volete sapere se sono triste per la fine della MFW, visto che la moda è un po’ il mio pane e un po’ la mia malattia?
Certo, un po’ mi dispiace che termini perché amo ciò che faccio.
Però penso anche che ci siano belle cose da fare in tanti ambiti interessanti, non solo nella moda, quindi no, non sono affatto triste.

Chi legge più o meno abitualmente A glittering woman (non guasta mai ripetere il mio sentito e sincero grazie ) sa che, al termine delle settimane dedicate alla moda, pubblico un mio reportage con le riflessioni scaturite da sfilate e presentazioni alle quali ho assistito nonché da tutto ciò che fa da contorno.

Ho scritto di certe cattive abitudini dell’ambito in cui mi muovo, ho parlato della questione accrediti alle sfilate (e in verità l’ho fatto più di una volta), ho raccontato di metatarsi malconci e di sciocchi luoghi comuni.
Al termine della scorsa edizione, quella di febbraio 2017, ho scritto di una messa (sì, una messa) che mi ha lasciato tanta tristezza nonché di un importante salone e della completa cecità nel gestire gli ingressi.

E questa volta?

Beh, tralasciando il fatto che né le cattive abitudini né i luoghi comuni sono morti (purtroppo…) e sorvolando sul fatto che la gestione spesso incomprensibile degli accrediti prosegue pressoché senza miglioramenti, a parte tutto ciò, in verità devo ammettere che questa edizione è andata piuttosto bene – se non altro a livello personale.
Non ho cioè vissuto particolari disagi o incidenti di percorso, forse perché in alcuni casi ho deciso di rinunciare proprio in partenza – e non è una cosa bella, lo so.

Eppure, cari amici, vi devo dire che a volte perfino gli spiriti più tenaci (e io lo sono) si stancano di combattere contro i mulini a vento e decidono di fare un passo indietro.
Non è una rinuncia o una resa definitiva, sia ben chiaro: è solo una tregua in attesa di capire come riorganizzare le forze, è una pausa che mi serve a riprendere fiato, è un mettermi alla finestra in attenta osservazione.

Mai rinuncerò a combattere contro i luoghi comuni e la maleducazione (perché è questa una delle cattive abitudini alle quali mi riferisco), ma al momento sono stanca di continuare a scriverne.
Mi limito a prendere in prestito le parole della brava giornalista Lucia Serlenga che, nel suo reportage post-MFW SS 2018, rivolgendosi agli addetti ai lavori, scrive le seguenti testuali parole: «andrebbe ricordato a tutti quelli che fanno parte di un mondo ritenuto raffinato che prima vengono le persone».

Non c’è altro da aggiungere se non un bel amen.

E cito appositamente le parole di una giornalista stimata proprio perché non si dica che le lamentele sulla maleducazione di una certa parte di un mondo ritenuto raffinato sono solo le turbe di una povera blogger.

Collezione <em>Rave Rage Ritual</em> SS 2018 by Grinko: lo stilista è sempre più underground – anche se non mancano tocchi più morbidi e romantici – e con un occhio agli Anni Novanta (dal mio account Instagram)
Collezione Rave Rage Ritual SS 2018 by Grinko: lo stilista è sempre più underground – anche se non mancano tocchi più morbidi e romantici – e con un occhio agli Anni Novanta (dal mio account Instagram)
Collezione <em>Coalescence</em> SS 2018 by Atsushi Nakashima: lo stilista giaponese taglia capi classici sul corpo, customizzandoli con l’uso di chiusure lampo e unendo materiali differenti in un unico capo (foto ufficio stampa)
Collezione Coalescence SS 2018 by Atsushi Nakashima: lo stilista giaponese taglia capi classici sul corpo, customizzandoli con l’uso di chiusure lampo e unendo materiali differenti in un unico capo (foto ufficio stampa)
Sopra: la cantante Arisa ospite della sfilata della collezione <em>Coalescence</em> SS 2018 by Atsushi Nakashima (dal mio account Instagram) / Sotto: Alberto Zambelli intitola la collezione SS 2018 <em>Extravaganza Ordinaria</em> e crea incontri tra linee orizzontali e verticali, tonde e quadrate in un viaggio fra sole e laguna di una Venezia Anni Venti che lui immagina in piena atmosfera da Biennale (foto ufficio stampa)
Sopra: la cantante Arisa ospite della sfilata della collezione Coalescence SS 2018 by Atsushi Nakashima (dal mio account Instagram) / Sotto: Alberto Zambelli intitola la collezione SS 2018 Extravaganza Ordinaria e crea incontri tra linee orizzontali e verticali, tonde e quadrate in un viaggio fra sole e laguna di una Venezia Anni Venti che lui immagina in piena atmosfera da Biennale (foto ufficio stampa)

Come avrete probabilmente capito anche dalle parole della grande Serlenga, in verità le polemiche attorno a sfilate e presentazioni SS 2018 non sono affatto mancate, nonostante il mio tentativo di rimanere serafica, eppure vi devo fare una confessione: nessuna delle (tante) discussioni che hanno accompagnato questa Milano Moda Donna è riuscita ad appassionarmi veramente.

Sarà che mi sono sembrate tutte un po’ sterili e in fondo senza scopo, sarà che ho voluto volontariamente ignorarle.

Tant’è che non mi sono appassionata alle accese discussioni attorno allo show Versace: Donatella ha fatto sfilare Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Carla Bruni, Helena Christensen e Cindy Craword per rendere omaggio alla memoria del fratello Gianni nel ventesimo anniversario della sua scomparsa e moltissimi hanno trascorso giornate a discutere circa sincerità e genuinità di tale omaggio.
Io mi sono limitata a commuovermi per un genio – Gianni – che tanto manca alla moda (e a me).

Non mi sono appassionata nemmeno alle ormai solite polemiche attorno a Gucci e al suo stilista Alessandro Michele che (giustamente) continua imperterrito per la sua strada, strada che non è compresa né amata da molti (e io sono tra loro, lo ammetto senza problemi).
Ma se la cosa non mi appassiona più è perché credo comunque che, ben oltre il fatto di apprezzare o detestare, la maison sia più che libera di fare ciò che più le aggrada, tanto più che parrebbe che sia i dati di vendita sia i buyer diano ragione alle scelte di Mister Michele e della proprietà (la holding del lusso Kering).
Chi poi sia il pubblico di codesto successo resta per me un mistero, esulando da borse e accessori tra i quali io stessa salvo e apprezzo delle creazioni, ma non capisco se davvero da Gucci vendano anche il resto o se sia appunto il comparto accessori a trainare le vendite. Ma tant’è – io me ne sono fatta una ragione, sinceramente.
Mi permetterei di consigliare ai tanti detrattori di fare altrettanto, poiché reputo che vi siano cose più interessanti delle quali potremmo occuparci e alle quali potremmo dedicare le nostre energie: l’unica che ho letto volentieri è stata Stefania Carpentieri che fa un’analisi molto lucida che mi sento di sottoscrivere.
E anche qui metto un bel amen.

Non mi sono appassionata nemmeno alle (solite) discussioni attorno ai furbissimi Dolce & Gabbana i quali hanno organizzato un secret show in anticipo di un giorno rispetto alla sfilata ufficiale del ready-to-wear SS 2018, invitando un gruppo di Millennial accuratamente selezionati.
Apriti cielo, polemiche infinite sull’evento clandestino.
A me – francamente – non importa nulla e, al limite, l’unica obiezione che ho da fare è la stessa che ha fatto Lucia Serlenga che cito pertanto per la seconda volta.

«Prima di parlare di sistema, andrebbero corrette molte cose. A partire da quegli atteggiamenti egocentrici di cui si ammantano tanti outsider con in testa i Dolce & Gabbana che da anni non appaiono nel calendario ufficiale delle sfilate: nel totale segreto – si fa per dire in quanto la notizia è circolata a velocità della luce – questa volta hanno anche organizzato una sfilata con i Millennials. Il tutto la sera del 23 settembre quando ci sono altri eventi compresa la celebrazione del ventennale di Angela Missoni alla direzione creativa del brand di famiglia. Certo, ognuno a casa propria fa quel che vuole, ma non parliamo di sistema.»

Appunto.

Cristiano Burani intitola la sua collezione SS 2018 <em>Electro Hawaii</em> e manda in passerella colori neon, stampe floreali, strati di tulle e materiali di varia ricerca accoppiati tra loro e talvolta sovrapposti (foto ufficio stampa)
Cristiano Burani intitola la sua collezione SS 2018 Electro Hawaii e manda in passerella colori neon, stampe floreali, strati di tulle e materiali di varia ricerca accoppiati tra loro e talvolta sovrapposti (foto ufficio stampa)
Vladimiro Gioia dedica la collezione SS 2018 al Giappone e ai suoi contrasti: riprende simboli ed elementi nipponici classici (la delicatezza della natura, la forza dei samurai) e li rielabora secondo una propria personale visione (dal mio account Instagram)
Vladimiro Gioia dedica la collezione SS 2018 al Giappone e ai suoi contrasti: riprende simboli ed elementi nipponici classici (la delicatezza della natura, la forza dei samurai) e li rielabora secondo una propria personale visione (dal mio account Instagram)
Sopra: le scarpe di Antolina sono sempre belle, particolari, artigianali e anche etiche – e la collezione SS 2018 non fa eccezione (dal mio account Instagram) / Sotto: le calzature di Alain Tondowski sono curatissime in ogni loro più piccolo dettaglio (dal mio account Instagram)
Sopra: le scarpe di Antolina sono sempre belle, particolari, artigianali e anche etiche – e la collezione SS 2018 non fa eccezione (dal mio account Instagram) / Sotto: le calzature di Alain Tondowski sono curatissime in ogni loro più piccolo dettaglio (dal mio account Instagram)

Ad appassionarmi non è riuscito nemmeno Jeremy Scott, direttore artistico di Moschino, né lo ha fatto la sua collezione SS 2018.

Io continuo a credere e a sostenere che Franco Moschino, il fondatore dell’omonima casa di moda, era sì ironico ma in un modo completamente diverso e sapientemente provocatorio, ma ormai mi sono rassegnata davanti al fatto di non comprendere il lavoro di Mister Scott, visto che invece altri titolano Moschino sveglia Milano con uno show stravagante, iniziando l’articolo con aggettivi quali sexy, originale e vibrante.
Vada per sexy, ma vibrante… boh, sarà. E sarò io ad avere un cervello poco originale.

E non è riuscita a farmi cedere alla voglia di polemica nemmeno la tanto criticata festa intitolata The New Beginning, l’evento multimediale organizzato da Vogue Italia per «celebrare ufficialmente il nuovo corso del magazine», così come ha spiegato la casa editrice Condé Nast nei comunicati stampa.
Organizzata dal celeberrimo stilista Riccardo Tisci nominato nuovo direttore creativo con il benestare di Emanuele Farneti (a sua volta nominato Direttore di Vogue Italia dopo la scomparsa di Franca Sozzani), la festa ha sollevato un incredibile polverone su ogni fronte possibile.

Ve lo posso dire?

A me, onestamente, non importa nulla di stare a sindacare né su chi sia stato invitato (o non invitato, sottoscritta inclusa) né su come sia stata gestita la serata: l’unica riflessione che mi sembra rilevante è la stessa – ancora una volta! – fatta da Lucia Serlenga.

«Uno dei party più ambiti è stato quello organizzato da Vogue Italia con la direzione artistica di Riccardo Tisci. Tutti hanno fatto finta, elegantemente si capisce, di non sapere che la casa editrice americana ha annunciato la chiusura delle testate Vogue, meno la principale – e quindi L’Uomo Vogue, Vogue Bambino, Vogue Sposa e Vogue Accessory caput – con incoraggiamento all’esodo e licenziamenti. Insomma per gente normale ci sarebbe poco da festeggiare nonostante l’incentivo sia di quelli mai sentiti: 40 mensilità per chi se ne vuole andare. Tuttavia si parla anche di ulteriori e successivi alleggerimenti di dipendenti. Questione di etica e di vera condivisione dei problemi: ci saremmo aspettati gruppi di protesta con tanto di cartelli di fronte all’ingresso dell’agognato party e invece smoking e nudità a vista…»

(Signora Serlenga, a questo punto penserà che io sia fissata con lei e non sbaglia, il mio è un innamoramento ma giuro che è di carattere professionale. E, visto che è la terza volta che la cito, a questo punto lascio ai gentilissimi e pazientissimi lettori il link del suo magistrale articolo.)

Io non aggiungo altro se non ripetere quel «andrebbe ricordato a tutti quelli che fanno parte di un mondo ritenuto raffinato che prima vengono le persone».

Le calzature di Arvid Yuki Shy sembrano pantofole di lusso e sapete una cosa? Quelle della collezione SS 2018 sono morbide e comode proprio come pantofole (dal mio account Instagram)
Le calzature di Arvid Yuki Shy sembrano pantofole di lusso e sapete una cosa? Quelle della collezione SS 2018 sono morbide e comode proprio come pantofole (dal mio account Instagram)
Il talento di Cori Amenta in una creazione SS 2018: è impossibile non ammettere che le sue scarpe abbiano carattere (dal mio account Instagram)
Il talento di Cori Amenta in una creazione SS 2018: è impossibile non ammettere che le sue scarpe abbiano carattere (dal mio account Instagram)
Sopra: le scarpe di Rayne London sono sospese tra eleganza e tradizione e sono letteralmente regali, visto che vestono perfino i piedi della Regina Elisabetta (dal mio account Instagram) / Sotto: la collezione SS 2018 di Mauro Gasperi nasce da molteplici ispirazioni, dall’acqua con il suo fluire fino all’amore che lo stilista nutre per architettura, arte e grafica. Mauro si è ispirato in particolare all’artista Erik Jones e alla Cina, Paese in cui si reca spesso per lavoro (foto ufficio stampa)
Sopra: le scarpe di Rayne London sono sospese tra eleganza e tradizione e sono letteralmente regali, visto che vestono perfino i piedi della Regina Elisabetta (dal mio account Instagram) / Sotto: la collezione SS 2018 di Mauro Gasperi nasce da molteplici ispirazioni, dall’acqua con il suo fluire fino all’amore che lo stilista nutre per architettura, arte e grafica. Mauro si è ispirato in particolare all’artista Erik Jones e alla Cina, Paese in cui si reca spesso per lavoro (foto ufficio stampa)

Non mi sono infine appassionata nemmeno alle polemiche seguite all’attacco di Vanessa Friedman, quotatissima giornalista del New York Times, che ha scritto un articolo di bilancio della stagione SS 2018 intitolandolo Does Milan matter?, con riferimento al ruolo ormai periferico che – secondo lei – Milano gioca attualmente nell’ambito del panorama moda internazionale.

Forse la Friedman ha in parte ragione, forse calca la mano per portare acqua ad altri mulini: probabilmente, la verità sta nel mezzo.
In questo caso, devo ammettere di aver apprezzato la posizione di Stefano Gabbana che – terminato di organizzare secret show e sorprese – ha trovato anche il tempo di rispondere alla Friedman difendendo il buon nome dell’Italia in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Ironia a parte, apprezzo sinceramente l’impegno di Stefano a favore del nostro Paese e gli faccio un sincero applauso: a parte i limiti innegabili e i problemi che possiamo avere, non condivido certo tutti quegli attacchi che sembrano accuratamente progettati a tavolino, così come altrettanto non credo al 100% ai toni trionfalistici di altre campane (i problemi ci sono e vanno affrontati e la verità sta spesso nel mezzo – lo ribadisco – e infatti leggerete più sotto le dichiarazioni del Presidente della Camera della Moda).
D’altro canto, parlando di problemi, non mi sembra che sia tutto rose e fiori nemmeno nelle altre capitali della moda se a Parigi, per esempio, e precisamente da Givenchy, si arriva a mettere in palio i biglietti della sfilata come se fossero premi di una lotteria, come racconta l’autorevole magazine Pambianco.
Pensate che sia un gesto democratico?
Io la penso di più come il giornalista di Pambianco che parla di trovata di comunicazione fine a sé stessa piuttosto che di una conferma del principio democratico.

Torno a ripeterlo: tutte queste polemiche e discussioni non mi hanno regalato alcun coinvolgimento, se non sensazioni di noia, di insofferenza e di déjà-vu, incluso l’attacco della Friedman.

Tra i casi che vi ho citato, mi sono lasciata scuotere solo dal risvolto sociale della maxi festa di Vogue Italia e, per motivi simili, mi sono preoccupata per la mancanza della tradizionale sfilata di un giovane designer supportato da Giorgio Armani, la sfilata che dal 2013 è sempre stata ospitata presso il suo teatro di via Bergognone.
Pare che l’impegno di Re Giorgio verso i nuovi talenti riprenderà dalla prossima stagione con formule nuove, ma intanto un brivido di preoccupazione io l’ho provato – lo confesso.

La collezione SS 2018 di Angelo Marani trasporta in una dimensione speciale: Giulia (che ha preso in mano le redini dopo lunghi anni in azienda e dopo la recente <a href="http://www.aglitteringwoman.com/angelo-marani-stilista-imprenditore-amava-vita/" target="_blank" rel="noopener noreferrer">scomparsa del papà</a> che io amavo moltissimo) ha voluto dare una nuova chiave di lettura delle infiammate atmosfere messicane e dell’eccentricità che hanno caratterizzato la vita e il lavoro della grande Frida Kahlo (foto ufficio stampa)
La collezione SS 2018 di Angelo Marani trasporta in una dimensione speciale: Giulia (che ha preso in mano le redini dopo lunghi anni in azienda e dopo la recente scomparsa del papà che io amavo moltissimo) ha voluto dare una nuova chiave di lettura delle infiammate atmosfere messicane e dell’eccentricità che hanno caratterizzato la vita e il lavoro della grande Frida Kahlo (foto ufficio stampa)
La collezione SS 2018 dello stilista portoghese Pedro Pedro è nel segno dei colori e della libertà in una nuova visione degli Anni Ottanta (foto ufficio stampa)
La collezione SS 2018 dello stilista portoghese Pedro Pedro è nel segno dei colori e della libertà in una nuova visione degli Anni Ottanta (foto ufficio stampa)
Sopra: la collezione SS 2018 di Sabato Russo (al centro) e del suo brand Sartorial Monk sottolinea uno stile semplice e severo dedicato a creature eleganti e senza tempo che scelgono di vestire con pezzi sofisticati. Le forme ampie e morbide, spesso solcate da linee che segnano e accarezzano, mostrano segnali di influenze giapponesi accompagnate dalle linee classiche della sartoria italiana (foto ufficio stampa) / Sotto: la collezione SS 2018 di Carlos Gil si chiama <em>Tropical Urban</em> e lo stilista portoghese di ispira alle linee dell’architettura contemporanea ma anche agli ambienti tropicali, fondendo i due concetti e usando colori forti e vibranti (foto ufficio stampa)
Sopra: la collezione SS 2018 di Sabato Russo (al centro) e del suo brand Sartorial Monk sottolinea uno stile semplice e severo dedicato a creature eleganti e senza tempo che scelgono di vestire con pezzi sofisticati. Le forme ampie e morbide, spesso solcate da linee che segnano e accarezzano, mostrano segnali di influenze giapponesi accompagnate dalle linee classiche della sartoria italiana (foto ufficio stampa) / Sotto: la collezione SS 2018 di Carlos Gil si chiama Tropical Urban e lo stilista portoghese di ispira alle linee dell’architettura contemporanea ma anche agli ambienti tropicali, fondendo i due concetti e usando colori forti e vibranti (foto ufficio stampa)

Per fortuna, a fare da contraltare al mio mancato interesse verso le polemiche più pruriginose della SS 2018 c’è stata invece tanta emozione per eventi che la meritavano.

Per esempio, mi sono emozionata per Angela Missoni che – come già accennato anche qui sopra parlando di Dolce & Gabbana – ha festeggiato i suoi vent’anni in qualità di direttrice creativa della casa di moda fondata nel 1953 da Ottavio e Rosita Missoni, i suoi genitori.
Avevo scritto con dispiacere della morte del suo papà nel 2013, sono felice di poter sottolineare oggi un evento lieto per una maison della quale ho grande stima.

E sono stata altrettanto colpita dall’emozione di Lavinia Biagiotti Cigna che ha portato in passerella la collezione SS 2018 che aveva iniziato a creare insieme alla mamma, Laura Biagiotti, scomparsa lo scorso maggio; l’ha fatto raccogliendo ricordi, radici e storie del loro legame indissolubile.

«Affronto un nuovo viaggio che mi porterà verso altre sfide in un mondo sempre più tecnologico e digitalizzato. Ma io, come mi hanno insegnato nonna e mamma, privilegerò sempre il saper fare, il lavoro delle mani. La prima cosa che ho fatto, tornata in ufficio, dopo la scomparsa di mamma, è stata infatti quella di assumere tre giovani sarte.»
Così ha raccontato Lavinia ai giornalisti, concludendo con un’affermazione forte: «La moda non è solo apparire, ma essere».

Io non posso che adorarla per questo e stamparle un simbolico bacio in fronte.

Momenti del cuore: alla presentazione della collezione SS 2018 della mia carissima amica Valentina alias VALEORCHID. Come sempre, Valentina si ispira alla poesia del Giappone ma anche – questa volta – alla leggerezza di una giornata da trascorrere in riva al mare con tessuti che si drappeggiano attorno al corpo per rivelarlo con delicatezza e discrezione… A indossare la collezione in questa e nelle due foto che seguono sono io, indegna <em>modella</em> ma con tanto affetto e tanta stima. Nella quarta foto, ci siamo noi due, Vale e Manu.
Momenti del cuore: alla presentazione della collezione SS 2018 della mia carissima amica Valentina alias VALEORCHID. Come sempre, Valentina si ispira alla poesia del Giappone ma anche – questa volta – alla leggerezza di una giornata da trascorrere in riva al mare con tessuti che si drappeggiano attorno al corpo per rivelarlo con delicatezza e discrezione… A indossare la collezione in questa e nelle due foto che seguono sono io, indegna modella ma con tanto affetto e tanta stima. Nella quarta foto, ci siamo noi due, Vale e Manu.

E mi sono emozionata anche davanti al già menzionato Giorgio Armani e alla sua collezione SS 2018, un’emozione dovuta all’ennesima testimonianza di un talento inesauribile, perfino a ottant’anni passati (83, per l’esattezza).

A tempi dominati più da ombre che da luci, Re Giorgio risponde infondendo un tocco di colore e fantasia in più alle sue proposte: «se il momento è triste – ha dichiarato ai giornalisti – non è il caso di peggiorare le cose. Alla tristezza rispondo con il colore e con riferimenti all’arte».
Chapeau.
A mio avviso, questa è una lezione per chi cerca il clamore a tutti i costi e anche per chi sostiene che la sua sia una moda superata e che si ripete.
Superata da cosa, di grazia? Dalla volgarità e dal clamore?
E allora preferisco essere anch’io superata e dichiarare il mio amore eterno per lui, unendomi all’ottimo articolo uscito dalla bella penna di Jessica Landoni.
Jessica esordisce chiedendosi «Giorgio Armani si ripete? Forse sì, per fortuna» perché il fatto che si ripeta è appunto una fortuna rispetto a molte cose brutte che troppo spesso si vedono su altre passerelle; poi aggiunge «ma non troppo», perché la virata verso il colore è in effetti un cambiamento che lo discosta dal ripetersi troppo.
(Piccolo momento di orgoglio: Jessica è stata una mia studentessa, ma lungi da me affermare che io abbia qualche merito nel suo talento per la scrittura. Al limite, spero di aver contribuito nel darle qualche strumento da affiancare al talento innato.)

Insomma, tra polemiche (negative) ed emozioni (positive), credo di poter dire che la MFW dedicata alla stagione SS 2018 non è stata un’edizione noiosa, tutto sommato, anche se non sempre grazie a ciò che ha sfilato sulle passerelle – ahimè, lo ammetto.

Al limite, è stata un’edizione che ha sottolineato diversi problemi (la Friedman ha forse esagerato ma non sbaglia, torno a ripeterlo), come per esempio lo spettacolo desolante dell’ultimo giorno con solo tre sfilate in calendario e pochissima gente in sala.
«Se non mettiamo dei big in chiusura succede questo», ha ammesso Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
In effetti, non è stato un bello spettacolo la sala semivuota che lunedì ha accolto la sfilata della stilista israeliana Daizy Shely, da diverse stagione inclusa tra i nuovi talenti supprtati proprio da CNMI e inserita nel calendario ufficiale della settimana.

Dalla presentazione della collezione SS 2018 di Antonio Riva, un sogno di altissima sartoria per vere principesse (dal mio account Instagram)
Dalla presentazione della collezione SS 2018 di Antonio Riva, un sogno di altissima sartoria per vere principesse (dal mio account Instagram)
Collezione SS 2018 by Piccione.Piccione: Salvatore Piccione intitola la collezione <em>El Dorado, la città perduta e ritrovata</em> e le sue creazioni accompagnano in un itinerario avventuroso e variegato che intende sondare le molteplici anime di un Paese (il Brasile) al contempo antico e moderno, alla (ri)scoperta di una El Dorado dal fascino contemporaneo (foto ufficio stampa)
Collezione SS 2018 by Piccione.Piccione: Salvatore Piccione intitola la collezione El Dorado, la città perduta e ritrovata e le sue creazioni accompagnano in un itinerario avventuroso e variegato che intende sondare le molteplici anime di un Paese (il Brasile) al contempo antico e moderno, alla (ri)scoperta di una El Dorado dal fascino contemporaneo (foto ufficio stampa)
Sopra collezione SS 2018 by Piccione Piccione (foto ufficio stampa) e, sotto, io con alcune modelle in backstage (dal mio account Instagram)
Sopra collezione SS 2018 by Piccione Piccione (foto ufficio stampa) e, sotto, io con alcune modelle in backstage (dal mio account Instagram)

Il problema del calendario è assai complesso e per raccontarne una parte che è sostanziale (fare o non saper fare sistema) mi tocca citare di nuovo la Serlenga.

«È tempo di grandi contraddizioni: le dichiarazioni d’elogio su una moda italiana che sa fare sistema mentre il sistema scricchiola di fronte alle cose più elementari: un calendario che funzioni per davvero, una settimana di sfilate che sia tale, un avvicendamento dei grandi nomi per chiudere e aprire la settimana, la fine delle poco educate sovrapposizioni.»

Se a questo aggiungiamo atteggiamenti spocchiosi e una mancanza di umiltà da parte di alcuni dei cosiddetti giovani talenti, la frittata è fatta: forse non tutti ricordano la piazzata qualunquistica e indiscriminata fatta proprio da Daizy Shely un paio di anni fa contro le blogger…
Purtroppo io godo invece di buona memoria e la ricordo (non serbo rancore ma certo non mi sono affrettata ad accreditarmi per la sfilata della signorina, né come blogger né come editor) e forse godono di buona memoria anche tante altre blogger che, anziché andare alla sfilata, magari sono partite per Parigi e per la sua Fashion Week così come hanno fatto tantissimi giornalisti.
Bisogna imparare a comunicare e a farlo bene nel rispetto del lavoro di tutti, Miss Shely, perché viviamo in un mondo connesso a 360° nel quale le nostre dichiarazioni hanno un peso e non vengono dimenticate (io stessa ne so qualcosa e ho pagato più di una volta).

Et voilà, dopo questa lunga maratona nella quale vi ho coinvolti, siamo arrivati all’ultimo punto che mi preme sottolineare: last but not least, direbbe qualcuno, ovvero ultimo ma non certo meno importante.

Avrete infatti forse notato quante volte io abbia nominato le emozioni in questo post dedicato alla SS 2018 e qualcuno – probabilmente – pensa che io sia solo una sciocca blogger sentimentale.

Qualcuno mi reputerà sciocca a parlare di emozioni davanti a un business – quello della moda – che porta un incasso da 160 milioni di euro per 18mila imprese durante la sola settimana della moda.
Questi sono infatti i numeri dell’indotto della Milano Fashion Week che, dal 20 al 25 settembre, non solo ha portato in città le tendenze primavera / estate 2018, ma ha anche dato lavoro, in maniera diretta e indiretta, a 137mila persone solo nell’area, con una crescita del 5% rispetto all’anno scorso.
Sono questi i dati della Camera di Commercio riportati dal Corriere della Sera e da Pambianco.

Altro che il trito assioma moda = cosa stupida e futile.

I brand (storici) che sono una certezza, che sanno rinnovarsi restando però fedeli alla propria tradizione di eleganza e personalità: collezione Rodo SS 2018, la classe non è acqua.
I brand (storici) che sono una certezza, che sanno rinnovarsi restando però fedeli alla propria tradizione di eleganza e personalità: collezione Rodo SS 2018, la classe non è acqua.
Alla sfilata della collezione SS 2018 di D-Exterior è andato in passerella un equilibrio armonico di linee e colori. Tra petali di tessuto e motivi grafici, si crea un ritmo che ben rappresenta la donna contemporanea (foto ufficio stampa)
Alla sfilata della collezione SS 2018 di D-Exterior è andato in passerella un equilibrio armonico di linee e colori. Tra petali di tessuto e motivi grafici, si crea un ritmo che ben rappresenta la donna contemporanea (foto ufficio stampa)
Sopra: la presentazione della collezione SS 2018 di Tatras, un incontro tra moda e arte, tra cultura e stile, tra tradizione e contemporaneità, tra Giappone e Italia (dal mio account Instagram) / Sotto: la presentazione della collezione SS 2018 di Martino Midali. <em>«Nell’ideare questa collezione</em> – dice lo stilista – <em>ho immaginato una parola e un aggettivo: libertà imperfetta.»</em> (dal mio account Instagram)
Sopra: la presentazione della collezione SS 2018 di Tatras, un incontro tra moda e arte, tra cultura e stile, tra tradizione e contemporaneità, tra Giappone e Italia (dal mio account Instagram) / Sotto: la presentazione della collezione SS 2018 di Martino Midali. «Nell’ideare questa collezione – dice lo stilista – ho immaginato una parola e un aggettivo: libertà imperfetta.» (dal mio account Instagram)

In effetti un po’ stupida mi sento a parlare di emozioni, eppure poi penso alle parole di François-Henri Pinault, presidente e CEO dell’immensa holding Kering della quale ho accennato qui sopra parlando di Gucci.

In un’intervista pubblicata il 25 settembre su L’Economia, supplemento del Corriere della Sera, Monsieur Pinault ha dichiarato – tra le altre cose – che se in passato i concetti chiave del lusso erano l’heritage e l’artigianalità, oggi questi due valori sono ancora in auge, ma non più sufficienti a far sognare le persone.

E ha aggiunto la frase cruciale: «Ci vuole l’emozione che scaturisce dalla creatività».

Emozione.
Creatività.
Le due parole che io amo e che molti reputano essere fattori fuori gioco (emozione) o morti (creatività).

E no, fin quando ne parlo io, sciocca blogger sentimentale, d’accordo, ma se lo dice un uomo che sposta così tanti soldi che io non so nemmeno quantificarli… beh, forse emozione e creatività contano davvero?

Grazie, Monsieur Pinault, le sono così grata per questa dichiarazione che, quasi quasi, do una seconda chance al suo Gucci e ad Alessandro Michele 😉

E allora, il succo di questo lungo, interminabile post dedicato alle collezioni SS 2018 è uno e soltanto uno: archiviate le polemiche e le discussioni, archiviate le cattive abitudini e i luoghi comuni, accantonati per un attimo i problemi del sistema moda, preso atto della necessità che serve tanto lavoro, ciò che ho voluto fare attraverso le immagini che ho selezionato è cercare di regalarvi delle emozioni – quelle che ho provato andando alle sfilate e alle presentazioni che vi mostro, perché la mia scelta, alla fine, è sempre quella di privilegiare il bagaglio positivo che si crea laddove c’è emozione e creatività.

Io ci provo e poi vedremo.

E vedremo quale sarà il futuro della moda e soprattutto di quella italiana nonché il futuro del sistema moda, italiano e internazionale.

Ai posteri l’ardua sentenza, a voi il libero arbitrio di guardare le mie foto e decidere a vostra volta ciò che più vi piace.

E che – magari – farete vostro. Chissà.

E grazie per la vostra pazienza se siete arrivati fin qui.

Manu

 

 

 

 

Dedicato alla vibrante memoria di Gabriel Darcangeli
So che tu avresti apprezzato, amico mio

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

Glittering comments

Barbara
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Grazie per l’interessante e coinvolgente reportage! Un bacione da un’amica che ti segue e ti ricorda con affetto. Barbara

Manu
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Barbara cara!
Anch’io ti ricordo con affetto, sai? E con stima.
E sono tanto onorata che tu mi segua, davvero.
Ti abbraccio e spero proprio che troveremo un’occasione per rivederci, mi farebbe tanto piacere 🙂
Grazie,
Manu

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