L’intuizione (geniale) di air up messa al servizio della nostra idratazione

Sono una persona a cui piace entusiasmarsi.
Mi entusiasmo davanti alla bellezza in tutte le sue molteplici manifestazioni, per esempio, e mi entusiasmo davanti al talento e alle sue sfaccettature.

Può sembrare facile solleticare il mio entusiasmo ma in realtà non è così: magari al momento sì, ma non quello duraturo, quello che dopo settimane o mesi mi fa ancora pensare «sì, questa è un’idea davvero nuova, diversa e geniale».

E infatti era un po’ che, davanti alla presentazione di qualche cosiddetta novità, non mi entusiasmavo quanto lo sono stata e lo sono per air up. Perché air up system è davvero una novità, è davvero un concetto innovativo e diverso.

Un’intuizione, l’idea e il coraggio di metterla in atto: per air up, start-up tedesca che è irrotta come una bomba nel segmento beverage, la storia è iniziata in modo semplice ma anche fuori dagli schemi, perché a volte basta riconsiderare qualcosa che si conosce già, magari attraverso un nuovo punto di vista.

E air up ha scelto di concentrarsi sul modo in cui consumiamo l’acqua, puntando a un aspetto spesso tralasciato: il gusto. Leggi tutto

Bsamply mette le sue tecnologie a disposizione del settore tessile

Giusto un paio di giorni fa, nel post precedente, ho dettagliatamente parlato di come ci sia e ci sarà bisogno di una riorganizzazione dell’intero sistema moda, tenendo presente la necessità di ottemperare al distanziamento sociale che (ormai è del tutto evidente…) ci accompagnerà per molto tempo.

E, in chiusura del post, avevo anticipato che avrei parlato dell’iniziativa messa in campo dalla startup Bsamply per aiutare le imprese a fare fronte comune proprio contro il coronavirus: oggi onoro la promessa fatta.

Bsamply ha scelto di offrire gratuitamente la propria piattaforma a tutte le aziende italiane del mondo del tessile: tale piattaforma permette di digitalizzare le collezioni online e di non fermare la produzione nonostante il momento difficile che l’Italia sta attraversando.

La piattaforma permette di esporre le proprie collezioni attraverso la creazione di private showroom e permette di richiedere campioni e inviare ordini. Rappresenta dunque uno strumento di vitale importanza in questo momento: in un periodo nel quale si è obbligati alla lontananza, l’interconnessione digitale tra fornitori e clienti è l’unico mezzo per non fermarsi.

Non solo: Andrea Fiume, CEO della piattaforma, l’ha ulteriormente ampliata con Bsamply Tradeshow Project, progetto che permetterà di partecipare a vere e proprie fiere del tessile online.

Sapendo che questo mio spazio gode della fiducia di tanti designer nonché di tanti professionisti del settore tessile e moda (grazie con profonda gratitudine ) e apprezzando l’iniziativa di Andrea, condivido volentieri il comunicato che ho ricevuto: credo nella solidarietà e nel sostegno al talento e dunque spero che la condivisione possa risultare utile per qualcuno. E, nel frattempo, sostengo volentieri lo stesso Andrea e il suo talento, poiché riuscire a creare a una simile piattaforma… sì, equivale decisamente ad avere talento.

Buona lettura,

Manu

 

Riuscire ad accorciare le distanze che in questo momento separano clienti e fornitori, far incontrare domanda e offerta senza spostamenti così da consentire alle imprese di non fermarsi: è questa una delle esigenze che stanno emergendo in un periodo particolarmente difficile per il Paese. Leggi tutto

Mind the Gum di Giorgio e Carlo Pautrie: ‘Success is a State of Mind’

Più passa il tempo e più maturo alcune convinzioni.
Per esempio: le barriere sono del tutto inutili. Non si può ragionare per ‘compartimenti stagni’.
E ancora: qualità come bellezza, bravura, talento possono avere mille diverse declinazioni. E io rifiuto di erigere barriere o ‘compartimenti stagni’ tra di essi, rifiuto di coglierli solo in determinati ambiti chiudendomi davanti ad altri.
Bellezza, bravura, capacità, lungimiranza, inventiva, talento possono risiedere in qualsiasi progetto, che sia quello di un brand di abbigliamento o quello di una gomma da masticare.
E non scrivo gomma da masticare a caso, vedrete…

Lo scorso novembre, sono stata invitata alla presentazione di un progetto che, sulla carta, mi incuriosiva molto e che, a conti fatti, mi ha intrigata ancor di più: si chiama Mind the Gum e ciò che mi conquista è sia il prodotto sia la storia che c’è dietro e che – indovinate un po’ – desidero condividere con voi.

È il 2010 quando un giovane quanto brillante studente resta vittima di un incidente d’auto piuttosto serio: riporta una serie di danni fisici significativi con una frattura all’osso del collo.
Trascorsi due anni, per superare le conseguenze e per riuscire a continuare gli studi (così come promesso al nonno…), studi che erano stati bruscamente interrotti proprio dall’incidente, il giovane cerca supporto anche negli integratori allo scopo di mantenere concentrazione ed energia: non trovando una soluzione già pronta che lo soddisfacesse, Giorgio Pautrie – questo il nome dello studente – decide di realizzare qualcosa di nuovo con l’aiuto di farmacisti e scienziati combinando dei componenti attivi in un chewing gum.
Giorgio riesce a fare 23 esami e a consegnare la tesi in tempi record (poco più di un anno!): ottiene il massimo dei voti, onora la promessa fatta al nonno e matura un’idea, quella di rendere il prodotto commercializzabile e disponibile per tutti, colmando una lacuna del mercato. Leggi tutto

Deesup, quando il design più iconico è di seconda mano

Due dei miei post più recenti qui in A glittering woman parlano di sostegno a talento e cultura (a 360°) e di come anche la second hand economy possa contribuire a un sistema di consumi più equilibrato soprattutto in ambito moda.

Visto che si tratta di argomenti che mi stanno particolarmente a cuore, oggi vorrei aggiungere un nuovo capitolo condividendo il racconto di un incontro interessante: durante la recente Milano Design Week, ho avuto l’opportunità di ammirare alcuni bei pezzi di design senza tempo e ciò è avvenuto grazie al primo marketplace online italiano dell’arredo firmato di seconda mano.

Il marketplace si chiama Deesup ed è stato ideato e realizzato da Valentina Cerolini e Daniele Ena: chiacchierando con Valentina mi sono innamorata del progetto perché è completamente in linea con la mia fiducia nella second hand ecomony come risposta a molte questioni e problematiche. Inoltre, dimostra ancora una volta come talento e capacità possano essere declinati in soluzioni originali e coraggiose.

Parto raccontando cos’è Deesup in poche parole: nato nel 2017, è un marketplace – online e italiano, mi piace ribadire entrambe le caratteristiche – per vendere e acquistare arredi usati di design firmato; seleziona solo pezzi iconici e autentici proposti da venditori privati e professionisti, li promuove presso il pubblico, incassa e coordina la logistica post vendita.

Come funziona? Leggi tutto

Milano dalle app di Art Stories ai libri di Ada Cattaneo

In questi giorni, sono letteralmente galvanizzata dall’atmosfera che respiro: non solo sento la primavera in me, ma la noto attorno, la osservo invadere Milano, la mia città.

Stavolta non mi riferisco solo al risveglio della natura, ai cespugli e agli alberi fioriti che punteggiano ogni aiuola spezzando allegramente il ritmo monotono di cemento e asfalto: mi riferisco maggiormente al fermento culturale che sta animando le ultime settimane (e voglio escludere certi brutti episodi dei quali non ho alcuna voglia di parlare in questa sede).

Prima è stata la volta della Design Week, adesso è in corso l’Expo: inoltre, sono finalmente stati terminati i lavori sulla Darsena e nella Galleria Vittorio Emanuele II. Giorgio Armani e Miuccia Prada, due stilisti da sempre fortemente legati al capoluogo lombardo, hanno inaugurato i loro spazi dedicati ad arte, moda e cultura, l’Armani/Silos e la nuova sede della Fondazione Prada.

Amo da sempre il luogo in cui sono nata e cresciuta e trovo che, pur in mezzo a innegabili limiti e difetti, offra moltissimo: non apprezzo chi se ne lamenta a vanvera, soprattutto chi qui è stato accolto e ha trovato un lavoro, ma ammetto che, nell’ultimo decennio, anch’io ho sofferto di una certa negatività che si era impossessata della città e di noi abitanti.

Mi sembra che ora le cose stiano cambiando e che ci siano elementi concreti affinché Milano torni a essere una delle capitali della vita culturale e sociale italiana. Sono orgogliosa di stare qui e cercherò di godere di tutto ciò, di avere una parte attiva e di dare il mio piccolo contributo, nella speranza che questo fermento non si arresti.

Sapete, questa atmosfera ritornata vivace mi porta a un’ulteriore considerazione: non occorre andare dall’altra parte del mondo per scoprire cose nuove, spesso è sufficiente guardare con occhi diversi ciò che è sempre stato attorno a noi. Basta attingere alla bellezza che ci circonda, cosa in fondo non difficile in Italia. Leggi tutto

Mukako e la scatola che restituisce tempo

Ultimamente, quando qualcuno mi chiede di dare una definizione del mio blog, sorrido.

Un po’ perché ho sempre provato antipatia per le definizioni, un po’ perché mi chiedo io stessa come si dovrebbe definire un blog che, piuttosto che di un genere unico e prestabilito, tende piuttosto a occuparsi del talento e del saper fare qualsiasi forma essi assumano.

Ogni volta in cui scrivo di detestare la suddivisione per generi e i limiti che spesso ci imponiamo da soli sono serissima e gli articoli presenti su questo blog ne sono una prova lampante e concreta: qualche giorno fa, per esempio, ho parlato di un progetto di design che include perfino dei sex toy, oggi mi accingo a parlare di infanzia, anzi, di primissima infanzia, di tutti quei bambini che ancora necessitano dei pannolini.

So perfettamente che qualcuno si chiederà “pannolini su un blog che comunque parla principalmente di moda?” e so altrettanto bene che se qualcuno tra i miei amici di lungo corso, quelli che mi conoscono bene, sta leggendo queste righe, probabilmente esploderà in una sonora e fragorosa risata: la Manu e i neonati, tutto nello stesso articolo? Quasi più buffo della possibilità che i pannolini stiano su un blog di moda.

In effetti, tra gli amici, sono piuttosto nota per una certa allergia verso i bambini, allergia che ammetto di nutrire: non sono ai livelli di Erode, intendiamoci, ma in effetti non sono madre, non ho mai desiderato esserlo e non dimostro particolare pazienza o slancio verso i pargoli.

Però è altrettanto vero che sono zia e che ho una nipotina che adoro (e alla quale ho cambiato qualche pannolino) ed è vero che alcune mie care amiche sono mamme e che quindi so bene quanto sia difficile e non economico destreggiarsi tra pannolini, pappe e quant’altro. Leggi tutto

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