Braintropy: da Patty Toy a Zaby… work hard and play art!

Sono una persona molto riservata e lo sa bene chi mi affida le proprie confidenze: se mi viene detto “non dirlo a nessuno”, potete stare certi che quel segreto morirà con me. Invece, sul lavoro, quando vengo invitata ad anteprime di prodotti che colpiscono nel segno e che mi arrivano al cuore, faccio una fatica del diavolo a stare zitta: questo perché amo molto ciò che faccio e perché mi piace condividerlo, quindi soffro se devo tacere su cose che reputo belle e intelligenti.

Sono quindi molto, molto felice di potervi finalmente raccontare di un brand che si chiama Braintropy: ero stata a una loro presentazione, ma allora non era tempo di parlarne, il progetto era ancora in fase di messa a punto finale. Ora, finalmente, posso vuotare il sacco. Anzi… la borsa!

Sì, perché Braintropy è un brand tutto italiano che si occupa di borse: la loro idea di fondo è quella di dare un’interpretazione contemporanea del celeberrimo know how toscano quanto a pellami e lavorazioni. Con questa idea in testa, hanno coniato un termine ibrido, ovvero tradinnovazione, un mix di saper fare dalle radici antiche e di continua ricerca di nuove soluzioni in termini di forme e materiali, nel segno di una trasformazione che rappresenta l’essenza della moda nonché di Modæ, l’azienda fiorentina da cui Braintropy prende il via. Leggi tutto

Art Stories: la bellezza dell’Italia raccontata ai bambini

Sono profondamente convinta di un fatto: i presupposti per diventare adulti curiosi verso la vita e aperti verso il mondo si devono creare nell’infanzia e questo è un compito che spetta alle figure preposte all’educazione, ovvero famiglia e scuola. Se si vuole costruire una casa solida, a contare sono le fondamenta: allo stesso modo, quella infantile è l’età fertile durante la quale si pongono le basi per diventare gli adulti che saremo.

Tra i ricordi che serbo gelosamente, ci sono proprio quelli d’infanzia e devo dire che sono stata una bambina molto fortunata: sia i miei genitori sia gli insegnanti che ho incontrato hanno sempre coltivato e spronato in me fantasia, creatività, sete di conoscenza. Devo dire grazie a loro se sono cresciuta amando l’arte e i viaggi e se sono curiosa – anziché essere spaventata – verso tutto ciò che non conosco. Ricordo con gioia le gite, con mamma e papà e con la scuola, i musei e le mostre, l’abbonamento alla biblioteca di zona, i laboratori creativi, le prime volte al cinema e a teatro. Ricordo la sorpresa, lo stupore, l’entusiasmo.

Oggi i mezzi si sono fatti infiniti e sono favorevole a qualsiasi strumento venga usato con garbo, testa e misura.

Ho una nipotina che ha appena compiuto sei anni: la adoro e quindi, pur non avendo figli, sono molto sensibile su questo argomento. Mi sorprendo ogni volta che la vedo giocare con le bambole e costruire storie immaginarie, così come sorrido nel vedere le sue piccole dita scivolare leggere e sicure sullo schermo del tablet per giocare con le app a lei dedicate. Mia sorella e mio cognato sono genitori molto attenti e sono felice di vedere come sappiano dosare con intelligenza gli strumenti che mettono in mano ad Alissa. Lei, come tutti i suoi coetanei, sarà un’autentica nativa digitale e auguro a tutti i bimbi di avere familiari che sappiano amministrare per loro e insieme a loro libri, giochi classici e nuove opportunità. Leggi tutto

Sodini: quando sono i sogni a dare forma al mondo

Ve lo dico subito: mettetevi comodi perché oggi ho un sacco di cose da dire. Lasciatemi riordinare le idee e regalatemi un po’ del vostro tempo, perché il blogger day organizzato da Sodini, celebre e stimato brand italiano specializzato in bijou, ha scatenato in me un sacco di sentimenti e pensieri.
Ho parlato tantissime volte della mia grande passione per il mondo del bijou. Tutto è iniziato quando avevo circa 15 anni: ricordo benissimo, per esempio, che all’epoca passai un’estate a studiare in Inghilterra, precisamente a Canterbury. Lì c’era un negozietto delizioso, che mi affascinava, pieno di oggetti provenienti da tutto il mondo. Conservo ancora due paia di orecchini che comprai in quel posto, sacrificando alcuni dei pochi spicci che avevo in tasca: se li guardo ora li trovo un po’… da figlia dei fiori (sono in legno dipinto, stile naïf) eppure allora mi piacevano tanto e oggi non oso buttarli. Stanno lì, anche se non li uso più, e sono un caro ricordo.
Da allora, la mia collezione è cresciuta a dismisura, tanto che non ho un normale portagioie, ma alcuni mobili atti a conservare tutti i pezzi che possiedo. Il primo di questi mobili è una cassettiera dell’Ikea, alta e stretta, con 18 cassetti, 12 bassi e 6 alti: era in legno grezzo ed Enrico, mio marito, l’ha dipinta in bianco e azzurro (i colori della nostra camera da letto). Poi c’è un’altra cassettiera, cinese, un vecchio mobile da farmacia: è un regalo di Enrico, uno dei primi da fidanzati (ha capito tutto fin da subito) e contiene orecchini e anelli. È venuto quindi il turno di un altro mobile a cassettoni, in questo caso grandi e profondi: un cassettone contiene delle scatole, larghe e piatte, dove tengo i pezzi più ingombranti; l’altro cassettone contiene la maggior parte dei bracciali che possiedo. Leggi tutto

Summer is magic: viaggio tropicale con Oh la la (restando a Milano)

Quando mi riguardo nelle foto, noto una cosa: ho una mimica facciale piuttosto eloquente. Bene, dirà qualcuno. Male, dico io, perché questo significa che spesso vengo immortalata col volto congelato in smorfie inguardabili. Non solo: da tipica italiana, gesticolo. E infine mi piacciono le espressioni un po’ buffe, come per esempio oh la la! Sono un mezzo disastro, insomma, l’esatto contrario delle donne che riescono a stare composte.

Per fortuna, per una volta, posso esclamare oh la la! senza far storcere il naso a nessuno: due brillanti fanciulle hanno pensato di farlo diventare un brand. Sono due giovani stiliste che condividono non solo il business ma anche il nome di battesimo, bellissimo: Natalie. Natalie Hoffman e Natalie Sarel sono due vere cacciatrici di tendenze nonché di talenti e nel 2012 hanno deciso di unirsi e di lanciare il loro progetto che è stato battezzato, appunto, Oh la la Milano.

La loro storia è partita dal Medio Oriente ma è approdata ben presto in Italia, prima per studio (si sono conosciute all’Istituto Marangoni) e poi per lavoro: a distinguerle è un tocco speciale che rende il loro stile unico. Natalie & Natalie hanno una visione cosmopolita e possiedono un mix tutto loro, fatto di estro e di fiuto particolare per i trend del momento, reinterpretati, però, secondo il gusto e la visione Oh la la: tutto viene accuratamente scelto e vagliato dall’occhio esperto (e molto attento) delle due amiche e socie. Leggi tutto

Summer is magic: Hip Hop e la collezione Tahiti

Summer is magic: inizia così questo post.

L’estate è sicuramente una stagione magica perché è quella che porta con sé le vacanze e fa sembrare tutti i sogni più vicini. E poi, scritto in inglese così come ho fatto, mi ricorda il titolo di un brano che fece furore nell’estate del 1994, firmato da Playahitty (uno dei gruppi musicali eurodance più importanti degli anni ’90) e cantato da Jenny B (nota per aver dato la voce anche a “The Rhythm of the Night” del progetto Corona): chi non ha ballato, allora o anche in seguito, sulle note di “The Summer is Magic”?

Visto che siamo ormai in piena estate e visto che sono stata invitata a un evento che l’ha decisamente festeggiata, ho deciso di rispolverare questa canzone e di prenderne in prestito il titolo: oggi racconto il pomeriggio organizzato da Hip Hop per giocare un po’ con gli orologi della linea Tahiti.

Il nome Tahiti, ovviamente, calza a pennello: la collezione si compone di due orologi, i modelli Bougainville e Hibiscus, e si ispira alle calde atmosfere polinesiane. Attraverso la speciale lavorazione che permette di affondare il tessuto all’interno del silicone, Hip Hop interpreta a proprio modo il trend floreale: ogni orologio è unico e irripetibile, perché è realizzato con un particolare taglio di tessuto. Leggi tutto

Stresa, il lago e il lusso della lentezza

Questo è uno di quei post che mi va di scrivere ogni tanto, quelli che non hanno uno scopo ben preciso. Sono io e basta e un pezzo della mia vita.
Sono i post dell’altra Emanuela, quella che non è solo una fashion something ma che ha tante passioni. Sono i post che fanno di questo luogo virtuale anche un diario.
Sono sempre stata convinta che il viaggio, prima di essere uno spostamento fisico e geografico, sia una condizione mentale. Non conta solo la destinazione o quanto lontano possiamo andare o per quanto tempo, ma occorre prima di tutto spostare cuore e mente, essere disposti a distrarli dal solito e ad aprirli. Essere disposti a conoscere, ad apprendere.
Mi è capitato di sentirmi in viaggio perfino a pochi chilometri da casa. E soprattutto mi capita quando sono con Enrico, il mio amore. Con lui è tutto entusiasmo e scoperta e il solo pensiero di tre giorni via, insieme, mi riempie di gioia: non importa dove andiamo, l’importante è essere noi due, sempre disposti a divertirci, a entusiasmarci, a emozionarci, anche e soprattutto per le piccole cose.
Se il posto, poi, è bello come lo è Stresa… ancora meglio. Leggi tutto

Messagerie: dal Casanova di Fellini a una nuova bellezza

A voi piace essere sorpresi? A me sì, tantissimo. Mi piace essere sorpresa e – perché no – anche spiazzata: amo provare un’emozione inattesa grazie a qualcosa a cui non avevo pensato o che non avevo messo in conto. È quello che mi è successo recentemente con la sfilata del brand Messagerie: ammetto che non mi ero mai focalizzata con particolare attenzione sulle loro creazioni e, quando sono stata invitata, ho dato un’occhiata veloce, giusto per non arrivare impreparata. Ciò che ho assaggiato mi è piaciuto (altrimenti non avrei accettato l’invito), ma non ho voluto appositamente approfondire ulteriormente: ho voluto riservarmi il piacere della scoperta diretta e della sorpresa. Mi sono detta “vediamo che effetto mi fa”: ho fatto bene.

Appena ho visto entrare i primi capi della collezione per la primavera / estate 2015 di Messagerie, ho avuto una sensazione precisa: è stato come se fossi stata prelevata dalla mia sedia per essere trasportata in una dimensione molto particolare fatta di ispirazioni sfaccettate, come se il meglio di tante epoche e di tanti luoghi fosse stato preso e unito in un’unica nuova realtà. Il brand ha tratto ispirazione dal Casanova di Federico Fellini, film capolavoro del 1976: partendo da un simbolo di ricercatezza e fascino senza tempo, ha rivisitato il passato creando un nuovo ideale di bellezza capace di mixare stili e influenze. Leggi tutto

Editori, pagamenti, promesse: qualche retroscena

Un post così, qui su A glittering woman, non l’avete mai letto, nemmeno quando me la sono presa con i sorrisetti ironici verso la moda.
Sarà che oggi è il 14 luglio e questa è la mia piccola presa della Bastiglia.
Chi è riuscito a farmi perdere la pazienza, nonostante io predichi di solito positività, ottimismo e potere della costruttività? Ora ve lo svelo: vi espongo la mia personale visione del perché l’informazione (o almeno quella in campo moda, la dimensione che conosco e che posso testimoniare) qui da noi in Italia è messa maluccio.
Davanti a certi testi poco curati, frettolosi, poveri di passione e ricchi di refusi e imprecisioni, mi sono sempre chiesta perché. Ora, da redattrice, credo di saperlo: perché esistono editori i quali pagano poco e male chi scrive e questo abbassa la qualità. Furetti da sottobosco, li ha definiti qualcuno: espressione quanto mai azzeccata per questi editori che credono di essere dei gran furbi.
Attenzione, non voglio generalizzare: preciso che si tratta di alcuni editori e lo sottolineo con forza. Alcuni sono così – non tutti, per fortuna.
Ogni riferimento è puramente casuale: si dice così, no? Forse sto parlando di cose capitate a me, forse a qualche caro amico: credo non sia importante. Leggi tutto

Giorgio Faletti e quel mio odioso sopracciglio alzato

Lo ricordo bene: quando parecchi anni fa qualcuno mi disse che Giorgio Faletti aveva pubblicato un romanzo, alzai un sopracciglio.
Ma, visto che non sono mai stata una persona che si ferma davanti ai pregiudizi, comprai comunque il suo libro e lo lessi.
Mi conquistò, completamente: da allora, ho letto tutto ciò che ha pubblicato, con voracità. I suoi romanzi, lunghissimi, sono macchine perfette, coinvolgenti e avvincenti.
Come purtroppo tutti sanno, Giorgio Faletti è morto il 4 luglio a soli 63 anni (ne avrebbe compiuti 64 il 25 novembre, un giorno prima del mio compleanno), dopo aver lottato con un tumore: sapevo della sua malattia, ma questa notizia mi ha immensamente rattristata perché leggere i suoi libri era un poco come entrare nella sua vita.
Prima di scrivere queste righe, mi sono fatta la stessa domanda che mi ero già posta lo scorso anno, quando mancò Ottavio Missoni: mi ero e mi sono chiesta ancora una volta se fosse opportuno aggiungere la mia voce ai tanti articoli di cordoglio. Alla fine, dopo una settimana, ho deciso di sì e desidero spiegarvi perché. Leggi tutto

Tom Rebl veste uomo e donna tra Oriente e Occidente

È da un po’ che ronzo attorno a Tom Rebl esattamente come un’ape farebbe con un fiore dal nettare succulento: ho reso l’idea? Lo stilista mi incuriosisce assai e il suo lavoro ricco di riferimenti cosmopoliti mi affascina in maniera inenarrabile.

Sono quindi felice di dedicare un articolo alla sua fatica più recente, la collezione primavera / estate 2015 appena presentata in occasione di Milano Moda Uomo: la sfilata alla quale ho assistito con grande piacere e sommo interesse ha segnato anche una grossa novità, ovvero l’introduzione dei primi capi disegnati appositamente per la donna.

Tom Rebl gioca con gli opposti che si attraggono e si respingono: crea un sofisticato gioco di equilibri – tra Oriente e Occidente, tra natura maschile e femminile – e trae ispirazione dalla figura ambivalente della dea Kali, la divinità indù che racchiude in sé oscurità e luce, bene e male. Leggi tutto

Officine Erminio Toesca: dai motori alla Secret Jacket

“Racconti tutto come se fosse una favola”: qualche settimana fa, una persona che stimo ha scritto queste parole dedicate a me e a ciò che faccio. Mi sono sembrate un elogio meraviglioso e mi piacerebbe molto potermi prendere tale merito, ma non so se posso: la verità è che le storie che scelgo di raccontare sono già belle, perché con la negatività non perdo nemmeno tempo. Prendete quella che sto per raccontarvi oggi: non serve aggiungere nulla, in quanto le vicende di Erminio Toesca e del brand che da lui prende il nome sono talmente speciali da sembrare un romanzo avvincente.

Per raccontarvi tutta la storia, devo fare un passo indietro di 100 anni: era il 5 marzo 1913 quando Torino diede i natali a Erminio Toesca, figlio di Giovanni, meccanico e artigiano dalle mani d’oro, tanto da essere conosciuto con un nomignolo, ‘l rangeur, ovvero l’arrangiatore. Non esisteva infatti mezzo a due ruote che Giovanni Toesca non fosse in grado di rimettere in sesto: all’epoca, solo i più ricchi potevano permettersi il lusso di acquistare un’autovettura o un cavallo o magari addirittura una carrozza. Le biciclette venivano invece utilizzate da buona parte della popolazione torinese: essendo economiche e di facile manutenzione, erano considerate l’alternativa perfetta a un trasporto pubblico allora praticamente inesistente. Leggi tutto

Il settimanale Gioia! (col punto esclamativo) compie un anno

Un anno fa, ero stata invitata al party organizzato per festeggiarne il rilancio; esattamente un anno dopo, sono stata invitata alla serata in onore del suo primo compleanno. Di chi o di cosa parlo? Del settimanale Gioia! e il punto esclamativo non sono io a mettercelo.

Lo scorso anno, la casa editrice Hearst ha deciso di rifondare il buon vecchio Gioia (senza punto esclamativo), testata storica ma bisognosa di un restyling, esattamente come capita talvolta a noi donne: avete presente quando ci guardiamo allo specchio e intuiamo che è giunto il momento di cambiare taglio di capelli o di provare un nuovo colore di rossetto? Ecco, a volte succede anche ai giornali, perché i tempi cambiano e corrono, anzi, galoppano. E in questi casi non serve il parrucchiere o il make-up artist, ma un buon direttore e un buon team.

Come avevo già raccontato lo scorso anno, ho molti ricordi legati a Gioia: rammento bene quando mamma e io andavamo a comprarlo insieme, soprattutto d’estate, quando ero a casa da scuola. Diventavo pazza se in allegato c’erano i gadget: facevo a gara con mia sorella per accaparrarmeli e in un armadietto del bagno conservo le miniature di profumo collezionate anche grazie a quegli omaggi. È stata sicuramente una tra le prime riviste a far sì che crescesse in me il senso della moda: ora, a distanza di tanti anni, mi sono ritrovata a festeggiarne prima il rilancio e poi il primo compleanno. Chi me l’avrebbe mai detto allora? Leggi tutto

Dima-Design ospita 5 interpreti del gioiello contemporaneo

Questo spazio che mi sono ritagliata sul web riassume un po’ tutto il mio mondo: posso concentrarmi sui concetti di personalità e unicità a me tanto cari nonché su due aree tematiche che possono sembrare agli antipodi ma che non lo sono, ovvero la tradizione da una parte e i designer emergenti dall’altra. Sono convinta che occorra conoscere il passato per camminare verso il futuro: a mio avviso, i designer emergenti sono degli ottimi rappresentanti di questa linea di pensiero. Li amo perché non dimenticano il passato e perché sono capaci di dargli un nuovo valore, proponendo linfa nuova e fresca.

Immaginate la mia gioia quando mi è stato proposto di essere ospite e madrina di un evento bellissimo in una galleria d’arte: Dima-Design accoglie fino al 31 luglio cinque straordinarie artiste del gioiello contemporaneo d’autore, ognuna specializzata nell’esprimersi attraverso un diverso materiale. La sera del 28 giugno abbiamo festeggiato questa unione di talenti e ho avuto l’onore di fare una piccolissima presentazione.

Tra i designer emergenti, coloro che si muovono nell’ambito del gioiello contemporaneo richiamano sicuramente e fortemente la mia attenzione. Sanno esplorare strade alternative per giungere a soluzioni inconsuete e originali e il loro scopo non è il puro esercizio estetico né la dimostrazione di uno status symbol: le loro creazioni si discostano dal concetto di preziosità commerciale come caratteristica indispensabile e discriminante per arrivare a comunicare attraverso materiali fantasiosi, talvolta di recupero oppure presi in prestito da altri campi. Leggi tutto

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