Alba Folcio, la bellezza genera bellezza, dal gioiello all’arte, senza confini

Pur essendo sempre disposta a mettermi in discussione, esistono questioni sulle quali ho invece opinioni ben salde e difficilmente modificabili: in questi casi, risulto ostinatamente e irriducibilmente convinta, cocciuta come un mulo.

Per esempio, sono fermamente convinta del fatto che solo chi ha la bellezza in sé – come inclinazione naturale e come educazione sentimentale e culturale – sia in grado di restituire altra bellezza.

Più vado avanti e più incontro persone che confermano la mia teoria e oggi desidero parlarvi di una di tali persone: vi prego, fatemi dono di un po’ del vostro tempo e vi racconto tutto, per bene e con ordine.

Come ho narrato in altri post, dal 2014 sono tra i media partner del concorso Ridefinire il Gioiello e, a ogni edizione, attribuisco un premio a un vincitore da me scelto, premio che consiste in un articolo di approfondimento.

Ridefinire il Gioiello è un progetto nato nel 2010 da un’idea dalla curatrice Sonia Patrizia Catena: negli anni è diventato un importante punto di riferimento nella sperimentazione materica sul gioiello contemporaneo e d’arte nonché un’interessante vetrina per artisti e designer.

È un progetto itinerante che promuove creazioni esclusive, selezionate dalla giuria e dai partner per aderenza al tema, ricerca, innovazione, originalità ideativa ed esecutiva: gioielli tra loro molto diversi per materiali impiegati vengono dunque uniti da un’unica tematica e per l’edizione 2016/2017 tale tematica è stata quella di libri, racconti e poesie.

I monili sono stati chiamati a diventare parole preziose, piccoli libri d’artista indossabili: frasi oppure versi sono diventati materia tangibile in grado di incantare, sorprendere, meravigliare e conquistare.

Dal 22 al 28 marzo, la sesta edizione di Ridefinire il Gioiello è stata ospite presso lo Spazio Seicentro di Milano dove sono stati presentati 41 gioielli inediti, progettati da artisti italiani e stranieri: durante la serata inaugurale, sono stati proclamati i vincitori selezionati da ogni partner.

Per quanto riguarda me, posso dire di aver accuratamente preso visione di tutti i gioielli e di aver fatto la scelta non senza difficoltà: come sempre, infatti, ho trovato parecchi lavori interessanti e, dunque, non è stato facile decidere.

Eppure, da subito, ho ristretto la selezione ad alcuni pezzi e, alla fine, mi sono lasciata guidare da diversi criteri inclusi cuore, emozione e istintività, presupposti che – a mio umile avviso – devono oggi condurci nella scelta di un monile contemporaneo.

Pertanto, oggi vi parlerò di Alba Folcio, la mia vincitrice, ma prima di addentrarmi nelle mille sfaccettature della sua arte e prima di spiegarvi il perché del mio esordio sulla bellezza, desidero dirvi una cosa che mi sta molto a cuore in qualità di orgoglioso partner di Ridefinire il Gioiello.

Desidero infatti segnalarvi che, dal 17 giugno al 30 luglio, il Museo del Bijou di Casalmaggiore accoglierà nei suoi prestigiosi spazi i 41 gioielli in una nuova tappa della mostra-concorso.

Sottolineo con enorme piacere la partnership per due motivi ben precisi.

Da una parte, c’è infatti l’indiscusso prestigio del Museo, istituito nel 1986 e specializzato nella conservazione e valorizzazione di oggetti d’ornamento e accessori prodotti dalle diverse fabbriche di Casalmaggiore tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento; dall’altra, c’è il mio amore per questo luogo che ho avuto il piacere di visitare e del quale ho parlato più volte anche qui nel blog.

Si tratta insomma di un incontro perfetto tra due realtà di prestigio, da una parte un Museo storico che ha un occhio di riguardo verso presente e futuro e dall’altra Ridefinire il Gioiello, una manifestazione che tanto sta facendo per diffondere la cultura del gioiello contemporaneo.

Ma parliamo di Alba Folcio e del perché il suo gioiello abbia catturato e monopolizzato la mia attenzione.

Alba ha presentato Anello per quattro stagioni ispirandosi al libro Cento haiku curato da Irene Iarocci per la casa di edizioni Guanda nonché ad altre raccolte che ruotano attorno alla poesia haiku.

Lo haiku è un componimento poetico nato in Giappone ed è generalmente costituito da tre versi: per la sua immediatezza e apparente semplicità, esso fu per secoli una forma di poesia cosiddetta popolare, trasversalmente diffusa tra tutte le classi sociali contrariamente ad altre costruzioni più complicate.

Solamente nel XVII secolo venne riconosciuto come una vera e propria forma d’arte grazie ad alcune opere di famosi scrittori tra cui Matsuo Bashō; ed è grazie a lui e grazie alla mia amica Valentina Fazio, stilista che si è a sua volta ispirata al suo lavoro, che ho anch’io conosciuto questa splendida forma poetica.

Lo haiku è una poesia dai toni semplici e che elimina fronzoli lessicali e retorica, traendo la sua forza dalle suggestioni della natura nelle diverse stagioni: la composizione richiede una grande sintesi di pensiero e d’immagine in quanto il soggetto è spesso un momento rapido e intenso che descrive la natura e ne cristallizza alcuni particolari nell’attimo presente. L’estrema concisione dei versi lascia spazio a tante possibili suggestioni, come una traccia che spetta al lettore completare.

L’elemento prezioso del gioiello pensato e creato da Alba Folcio è dunque la poesia che nasce dal cuore umano e ci aiuta a riconoscere l’essenza del bello.

Alba Folcio, <em>Anello per quattro stagioni</em>
Alba Folcio, Anello per quattro stagioni

«In particolare l’haiku, mia antica passione, con leggerezza profonda e quasi magica, nella sua essenzialità, descrive la natura e la vita senza dare spiegazioni; suscita stupore, emoziona, illumina intuizioni, è in grado di commuovere, di armonizzare e pacificare i contrasti», racconta Alba.

E, a proposito del suo anello, l’artista spiega che «si tratta di una sorta di ‘prezioso rimedio’ da portare sempre con sé. Come nella tradizione, i testi e i principi ‘di guarigione’ in esso contenuti attingono dalla natura. Gli haiku sono trascritti su carta di riso giapponese, sottile, leggera, apparentemente fragile; suddivisi e raccolti in quattro stagioni secondo i riferimenti (kigo) presenti in ogni poesia. Ogni piccola raccolta è protetta da un cilindro di acrilico trasparente che lascia intravedere frammenti di parole, materia e colori.»

Alba ha quindi declinato il suo pensiero in quattro anelli, uguali ma realizzati con metalli diversi che rimandano ai colori delle stagioni: alluminio per l’inverno, rame per la primavera, similoro per l’estate e ottone per l’autunno.

Gli anelli hanno naturalmente una forma essenziale, come la poesia haiku suggerisce.

E proprio per esplicare ancora meglio il suo lavoro, mi fa piacere citare un haiku amato da Alba.

Lui – una parola,
Io – una parola,
e incalza l’Autunno.

È opera di Takahama Kyōshi (1874 – 1959), poeta, critico letterario e scrittore giapponese, importante haijin ovvero autore di haiku.

«Questo haiku mi piace perché è al di là del tempo», mi ha raccontato Alba.

Alba Folcio, Anello per quattro stagioni
Alba Folcio, Anello per quattro stagioni

Le motivazioni per le quali ho scelto Alba Folcio e il suo Anello per quattro stagioni sono molteplici e articolate: ogni volta in cui approccio un monile, la mia analisi tocca infatti diversi piani di lettura.

La prima cosa che guardo – e che per me è fondamentale e irrinunciabile – è il concept: deve esserci un pensiero e l’idea deve essere originale, deve attrarmi, affascinarmi, catturarmi. Subito dopo viene la realizzazione e dunque come il pensiero è stato concretizzato.

Il tutto conduce chiaramente al risultato estetico: attribuisco infine una certa importanza anche alla portabilità, in quanto mi piace che il gioiello contemporaneo sia sì una piccola opera d’arte ma che si possa comunque indossare e portare con sé.

Tutti questi elementi – concept, realizzazione, impatto estetico, portabilità – devono condurmi a un’emozione. Inoltre, nel caso di un concorso come Ridefinire il Gioiello, mi piace che il gioiello risponda al tema proposto, con personalità ma rispettandolo.

Il lavoro di Alba Folcio ha rispettato tutti questi miei criteri.

L’ispirazione è originale: la poesia haiku è perfettamente aderente al tema lanciato dal concorso ed è un campo estremamente affascinante che ha posto l’autrice davanti a una sfida altrettanto affascinante.

Anche la realizzazione risulta decisamente interessante: gli haiku sono stati trascritti su carta di riso giapponese, suddivisi e raccolti in quattro stagioni, ovvero un’altra idea vincente. Mi piace il fatto che ogni raccolta sia stata protetta attraverso un cilindro di acrilico trasparente in modo tale che si vedano frammenti di parole, materia e colore; mi piace anche l’idea di montare ogni anello con un metallo diverso che rimanda all’essenza stessa delle stagioni.

Il risultato estetico è piacevole, è pulito e semplice, perché a parlare è l’essenza stessa del gioiello e la preziosità – come racconta Alba stessa – non risiede nei materiali (così come spesso avviene nel gioiello contemporaneo) bensì è determinata dalla fonte poetica stessa. La pulizia estetica fa anche sì che questi anelli risultino estremamente portabili.

Tutto ciò ha creato in me non solo interesse, ma anche emozione: amo il fatto che Alba abbia saputo trasformare componimenti poetici in monili da indossare, soprattutto in anelli che per me sono gioielli estremamente importanti in quanto le nostre mani parlano, attraverso i gesti, e sono sempre in vista.

Sono convinta che la bellezza esteriore e interiore sia necessaria e sia fonte di salvezza e rifugio, oggi più che mai; trovo che poter portare con sé la poesia nella vita di ogni giorno sia un gesto di una bellezza indicibile.

Come ben afferma Alba stessa, grazie alla poesia haiku, questi anelli diventano infatti «una sorta di prezioso rimedio da portare sempre con sé».

E mi fa piacere segnalare come il suo lavoro non abbia colpito solo me, ma anche chi magistralmente conduce un luogo importante come la Galleria Rossini di Milano: questo luogo in cui si celebra il gioiello contemporaneo nelle sue varie forme ha selezionato anche il lavoro di Alba Folcio «per la raffinatezza poetica e costruttiva delle sue piccole teche».

Alba Folcio e Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto <em>Ridefinire il Gioiello,</em> all’inaugurazione dell’esposizione presso la Galleria Rossini
Alba Folcio e Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto Ridefinire il Gioiello, all’inaugurazione dell’esposizione presso la Galleria Rossini

Vi devo confessare che, appena ho iniziato a osservare il gioiello di Alba Folcio, ho immediatamente pensato che quella sua creazione fosse manifestazione di un’anima artistica e poliedrica.

Mi è giunta forte e chiara la sensazione di un mondo ampio, sfaccettato, multiforme, a 360°.

Per questo, quando Alba mi ha proposto di visitare il suo studio e trascorrere una giornata insieme, ho subito accettato con entusiasmo e sincera curiosità: ero intenzionata a conoscerla meglio entrando in quel mondo che intuivo esistere.

Alba Folcio è nata Milano nel 1956: dopo la laurea in lettere ha continuato gli studi artistici presso la Scuola Superiore di Comunicazione e Arti Visive del Castello Sforzesco, dove ha frequentato i laboratori di pittura e incisione.

L’attività di docente di geografia le consente di lavorare a contatto con i giovani e il territorio; nel proprio studio–laboratorio, con un percorso più solitario, sperimenta la lavorazione dei metalli, l’uso delle terre, delle carte, del colore, della luce.

L’eterogeneità dei materiali da lei impiegati e le diverse tipologie di opere realizzate (installazioni, sculture, incisioni, bassorilievi, gioielli) stimolano la sua continua ricerca: nel suo percorso, Alba approfondisce temi ricorrenti (e attuali) con linguaggi e forme differenti.

Espone dal 1987 e l’elenco delle mostre monografiche e collettive alle quali ha partecipato è significativo; i suoi lavori sono inoltre presenti in numerose collezioni private e pubbliche.

Dal 2000, Alba vive e lavora in una casa letteralmente fatta a mano da lei e dal marito Lelio a Mondonico, Borgo degli artisti che si trova in provincia di Lecco, un luogo ricco di arte, natura e bellezza sulle colline dell’Alta Brianza: qui prosegue la sua ricerca.

E così arriviamo al nocciolo della mia teoria e del mio discorso iniziale sulla bellezza: Alba Folcio padroneggia la bellezza, come inclinazione naturale, come educazione sentimentale e culturale, come luogo nel quale ha scelto di vivere.

Vive di bellezza, respira bellezza e, grazie alla sua sensibilità personale e artistica, la rielabora e la trasforma, restituendo altra bellezza.

La sintesi del suo lavoro potrebbe essere ben racchiusa in tre parole: bellezza – energia – amore.

La bellezza genera bellezza: alcuni miei scatti realizzati a Mondonico, quando sono andata a trovare Alba Folcio nel luogo in cui vive e lavora
La bellezza genera bellezza: alcuni miei scatti realizzati a Mondonico, quando sono andata a trovare Alba Folcio nel luogo in cui vive e lavora

I collegamenti tra i lavori di Alba Folcio – soltanto apparentemente diversi tra loro – vanno a creare un racconto spesso legato da fili conduttori comuni e ricorrenti.

Molte delle sue opere sono delle serie nonché dei micro-mondi che dialogano gli uni con gli altri.

Tra i fili conduttori del suo lavoro c’è, per esempio, la poesia, esattamente come avviene in Anello per quattro stagioni.

Alba ha inserito le poesie in un ciclo di opere chiamate Mondi, opere nelle quali sono presenti rotoli di carta con poesie.

Le ha inserite anche nei Rolli, «segni e parole di donna», dove le parole sono tagliate nel tessuto e intrecciate con altri simboli, come per esempio mani che ricevono e porgono in un suo rotolo lungo 6,5 metri.

A volte la poesia non è parte fisica e integrante direttamente inserita nei suoi lavori, ma se ne sente comunque l’eco perché, prima di lavorare, per ispirarsi, Alba legge spesso componimenti poetici.

Alba Folcio, <em>Moltiplichiamo,</em> opera con pani, pesci in pasta di sale e rotoli con poesie
Alba Folcio, Moltiplichiamo, opera con pani, pesci in pasta di sale e rotoli con poesie

O, ancora, Alba Folcio ha instillato la poesia anche nel progetto Sguardi, soprattutto negli Sguardi Poetici.

«Il progetto Sguardi si è aperto alcuni anni fa e non si è ancora chiuso – mi ha raccontato Alba – poiché la realizzazione di alcune sue sfaccettature richiederebbe un coinvolgimento collettivo che andrebbe costruito in un ambito e in un tempo adeguato che non si è ancora presentato. Una prima parte ha comunque già preso forma: Sguardi Rimedio, Contasguardi, Sotto una coltre di Sguardi (copriletto d’artista, realizzato con Poseidone, poesie e sguardi, site specific premiato ad Artour-o Firenze 2008), Sguardi a buon mercato, Sguardi d’annata.»

Ma perché Sguardi?

Nella nostra epoca, fra i cinque sensi, la vista ha acquisito un’enorme importanza: viviamo in un tempo di comunicazione per immagini le quali hanno trasformato il nostro modo di raccontare, imparare, ricordare.

«Lo sguardo si basa sulla vista e sull’occhio che è spesso considerato lo specchio dell’anima: ha un valore dunque ancora maggiore poiché veicola messaggi, lascia trasparire stati d’animo, qualità e difetti delle persone», mi ha spiegato Alba.

Ma non solo: «soprattutto nel nostro tempo – ha aggiunto – molti vivono attraverso lo sguardo degli altri e misurano il proprio valore esclusivamente dall’interesse che riescono a suscitare».

Quale grande verità, ahimè: «usare l’ironia per raccontare queste osservazioni mi è parsa una modalità adeguata», conclude la nostra acutissima artista.

E così è stato e così sono nati gli Sguardi, occhi di tipo diverso: dolci (caramelle), velenosi e tossici (pastiglie), poetici, luminosi.

«Ci sono opere, soprattutto sculture o installazioni, in cui il lavoro presenta difficoltà tecniche da superare – mi ha spiegato ancora Alba – mentre nel caso degli Sguardi le difficoltà sono limitate, ma la quantità di occhi differenti da realizzare è stata una delle tante follie che spesso accompagna il lavoro artistico, per cui ci si domanda “Ma cosa sto facendo?”. Non c’è risposta, bisogna fare e basta.»

Alba Folcio, <em>Sguardi Rimedio</em>
Alba Folcio, Sguardi Rimedio
Alba Folcio, <em>Contasguardi</em>
Alba Folcio, Contasguardi
Alba Folcio, <em>Sguardi Poetici</em> (sopra) e <em>Sguardi Luminosi</em> (sotto)
Alba Folcio, Sguardi Poetici (sopra) e Sguardi Luminosi (sotto)

Come potete vedere dalle foto qui sopra, Alba Folcio ha messo alcuni dei suoi Sguardi sotto vetro, contenuti in boccette di vetro del tutto simili a quelle che contengono le medicine.

Essi, infatti, offrono un rimedio, perfino rinnovabile (non si consuma con l’uso) basato su un principio attivo (rispecchiamento e riflessione) così come è ben spiegato nel bugiardino che accompagna la piccola opera da portare sempre con sé (bugiardino proprio come il foglietto che nei medicinali spiega posologia ed effetti).

Sono poi nati i Contasguardi, palette di legno e metallo riciclate dall’industria farmaceutica: Alba racconta che sono «da tuffare in montagne di occhi, per poi lasciare cadere gli sguardi che non trovano posto nei vani predisposti, e contare rapidamente, paletta dopo paletta, quelli rimasti intrappolati e poter selezionare, per esempio, quelli di dimensioni simili».

Ora, dopo questo percorso nel quale spero di avervi condotti, capite perché parlo di artista poliedrica?

Capite perché associo Alba Folcio ai concetti bellezza – energia – amore e perché affermo che li sa rielaborare e restituire in nuove, molteplici, interessanti forme?

Penso che potrei stare giorni a raccontare di Alba, del suo lavoro, dei suoi percorsi e della sua curiosità senza mai esaurire i suoi progetti.

Intanto, però, vi dico una cosa: dopo il nostro incontro nell’incantevole Mondonico, mi sono portata a casa una delle sue boccette di Sguardi Rimedio.

La porto con me come aiuto prezioso contro alcuni tipi di sguardi e, al tempo stesso, come polo d’attrazione per altri, il tutto come indicato nel bugiardino di Alba.

Indovinate quali?

Spero di tenere lontani gli sguardi «vuoti, impietriti, velenosi, inquieti, indigesti»; spero invece al contrario di attrarre sguardi «dolci, poetici, sorprendenti, trasparenti, saggi, luminosi, colorati».

Tutto fatto e vissuto sempre con un abbondante tocco di ironia e una bella risata, come consigliato dalla nostra eclettica e intelligente artista.

Grazie, cara Alba.

Manu

 

 

 

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Potete contattare Alba anche scrivendo all’indirizzo e-mail albafolcio@gmail.com

 

 

 

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Qui trovate tutti i dettagli dell’esposizione al Museo di Casalmaggiore e dell’inaugurazione di sabato 17 giugno ore 17:30

 

 

 

Io & Ridefinire il Gioiello:
Edizione 2016/2017 – qui trovate il mio articolo sulla partenza del progetto con le tappe principali e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso.
Edizione 2015 – qui trovate il mio articolo su Loana Palmas, la mia prima premiata; qui quello su Alessandra Pasini, la mia seconda premiata; qui quello su Chiara Lucato, la mia terza premiata; qui trovate il mio articolo sulla serata di inaugurazione e qui quello sulla pubblicazione del bando di concorso. Qui, infine, trovate il mio articolo su un ulteriore incontro tenuto sempre nell’ambito delle tappe dell’edizione 2015.
Edizione 2014 – qui trovate il mio articolo sulla manifestazione 2014; qui quello su Alessandra Vitali, la designer che ho scelto di premiare.

 

 

 

 

 

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Manu

Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.

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