Il mio compleanno e la bellezza della gratitudine

E sono quattro.

Che cosa?

Con oggi, 26 novembre 2016, sono quattro i miei compleanni festeggiati attraverso A glittering woman, questo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… tanti auguri a me 🙂 😆 🙂 😆

Sapete, riguardando i post degli anni passati, ho notato come ogni compleanno sia stato caratterizzato da un tema di fondo, da una sorta di leitmotiv.

Il primo anno è stato quello della gioia mista però a una vena di malinconia (lo stesso giorno è successo un fatto che mi ha rovinato la giornata); il secondo è stato invece l’anno della sindrome da pallina da flipper (quella che prende quando ci si sente un po’ sballottati come avviene, appunto, a una pallina intrappolata nel celebre gioco).

Il terzo, lo scorso, quello del 2015, è stato l’anno della teoria del kintsugi. Detta anche kintsukuroi, significa letteralmente riparare con l’oro ed è una pratica giapponese che consiste nel sistemare oggetti rotti attraverso l’uso di materiali preziosi: contiene – naturalmente – un messaggio intrinseco, ovvero che la vita consta non soltanto d’integrità, ma anche di rottura e che tale rottura va accolta come qualcosa che aggiunge bellezza.

Questo, invece, è solo e semplicemente l’anno della gratitudine. Leggi tutto

Heineken H41, la birra con il lievito che viene dalla Patagonia

Io e la nuova Heineken H41 alla Milano Vintage Week – foto di Valerio Giannetti

Tra le voci che circolano sulla moda, ce n’è una molto insistente: si dice che gli addetti ai lavori mangino poco o nulla.

E non mi riferisco solo alle modelle, circola la stessa voce su editor, stylist e via discorrendo: perfino i film hanno contribuito a questa storiella, penso per esempio a Il diavolo veste Prada.

Delle blogger, poi, si dice che ordinino alcuni piatti esclusivamente per fotografarli, senza poi consumarli.

Volete sapere la mia opinione maturata osservando innumerevoli colleghi e colleghe? Sì, è vero, qualcuna che salta i pasti per entrare nella mitizzata taglia 40 – o anche nella 38 – c’è, ma molte persone hanno un rapporto assolutamente normale col cibo. E poi dai, abbiamo tutti l’amica fissata, quella eternamente a dieta da quando aveva 12 anni. E magari lavora in banca.

Siccome le generalizzazioni non mi piacciono né mi piace parlare per un’intera categoria, vi dirò qual è il rapporto della sottoscritta col cibo: ottimo, posso affermare che ci lega una relazione felice e appagante.

Amo mangiare, sono onnivora, golosa e buongustaia: ho gusti molto vari, spazio da piatti semplici a pietanze raffinate, provo volentieri di tutto e sono sempre stata così, fin da piccola.

Probabilmente parte del merito è di mia mamma: è sempre stata una buona cuoca, ha sempre preparato ottimi piatti variando le proposte e ha educato me e mia sorella al piacere della tavola e del convivio.

Sono ghiotta di legumi e di verdure (impazzisco, per esempio, per i cavolini di Bruxelles che considero una vera e propria leccornia) nonché di pietanze come il fegato (lo adoro alla veneta, con tanta cipolla): mia mamma non ha mai dovuto insistere per farmi mangiare tutte queste cose sebbene, per dire l’assoluta verità, devo confessare che da bambina non amavo i fagioli. Poi, crescendo, ho cambiato idea anche su quelli: pasta e fagioli è un piatto meraviglioso.

Le cure per l’inappetenza a me non sono mai servite: ho sempre goduto di un sano e robusto appetito, perfino quando da adolescente qualche amore infrangeva il mio cuoricino. Ed ero una buona forchetta tanto che un mio fidanzatino dell’epoca mi disse la frase “meglio farti un vestito che invitarti a cena”: trovai la frase molto originale e spiritosa, salvo poi scoprire che era un modo di dire e che non era farina del suo sacco… giusto per restare in tema.

Oggi, continuo a essere una buona forchetta: nonostante abbia avuto momenti in cui sono stata più magra e momenti in cui sono stata più in carne, non ho mai avuto la necessità di fare una dieta vera e propria. Diciamo che costituzione e metabolismo mi aiutano, anche perché ho sempre fatto attività fisica; quando desidero dimagrire, non seguo diete squilibrate o punitive, mi limito a mangiare in maniera più ordinata e regolare evitando i cosiddetti cibi-spazzatura e limitando le quantità.

A volte salto qualche pasto, lo ammetto, ma solo a causa dei ritmi lavorativi: all’occasione successiva, però, divorerei anche le gambe del tavolo!

Finora non ho nemmeno mai sofferto di intolleranze o allergie, cosa della quale sono molto grata: ho toccato da vicino cosa significhi dover eliminare degli alimenti, anche per esperienze in famiglia, e spero che non capiti mai a me in prima persona, sebbene la scienza alimentare abbia fatto passi da gigante e sia in grado di aiutare chi ha problemi di questo tipo. Ecco, la salute è l’unico motivo per il quale potrei rinunciare a degli alimenti: sarebbe una sofferenza, ma la salute è in effetti più importante della gola.

Credo di poter affermare, in definitiva, che il mio approccio gioioso al cibo sia dovuto – come per molti altri ambiti della mia vita – alla caratteristica che più di tutte mi accompagna: la curiosità. Il cibo mi appassiona e mi incuriosisce, esattamente come la moda, ed esattamente come la moda considero che sia espressione della cultura di un popolo: non per nulla, in ogni viaggio o spostamento che faccio, piccolo o grande che sia, in luoghi lontani o vicini, mi piace assaggiare i piatti tipici.

Naturalmente, un’amante della buona tavola come me non può non amare il buon bere, anzi, lo considero parte integrante. Leggi tutto

Elizabeth Arden, seduta di trucco e storia di una donna unica

Quale donna non ricorda con tenerezza i primi propri personali approcci col trucco?

Quale donna non ricorda i primi tentativi, spesso maldestri, di mettere il rossetto per bene o di fare la riga precisa sul contorno occhi?

E ricordate le incursioni nel beauty case della mamma, affascinate da boccette, flaconcini, vasetti e pennelli?

Ricordo anche le prime discussioni sul colore del lucidalabbra da adottare o sull’altezza di quella benedetta riga sugli occhi, così come ricordo quanto erano preziosi i primi prodotti tutti miei, mi sembrava di aver fatto una conquista importantissima.

Il make-up è un mondo che mi affascina da sempre, quindi sono stata molto felice quando Elizabeth Arden, nome storico e prestigioso, mi ha proposto di fare da modella per una sessione di trucco.

L’occasione è stata fornita dalla Milano Vintage Week, la kermesse milanese dedicata alla moda d’antan: lo scorso anno, avevo tenuto per loro un piccolo seminario intitolato Vintage con personalità, quest’anno abbiamo rinnovato la nostra collaborazione in un modo nuovo.

Grazie a un corner completamente dedicato alla celebre maison, ho avuto modo di interfacciarmi con Caterina Todde, bravissima make-up artist scelta da Elizabeth Arden, e ho potuto provare diversi prodotti.

Inoltre, grazie a una bellissima mostra ricca di documenti, fotografie, manifesti di campagne pubblicitarie e confezioni di prodotti originali, ho avuto la possibilità di approfondire la storia del brand e della sua mitica fondatrice, Miss Elizabeth Arden. Leggi tutto

Cartoline da Milano al tempo di Instagram / PARTE 3

A volte ritornano: capita con le persone, coi ricordi… e anche coi post. Come in questo caso.

Per la prima e la seconda puntata di questo post, occorre tornare rispettivamente al 30 luglio e al 24 dicembre 2013. È passato tanto tempo, dunque.

Tutto era scaturito da una riflessione: da ragazzina, soprattutto quando andavo alle medie, partivo per le vacanze estive con una lunga lista di indirizzi, lista che serviva a ricordarmi a chi dovessi mandare le cartoline. Guai a non mandarle e guai a non riceverle, era una sorta di rito.

A mio avviso, oggi è Instagram a svolgere in modo virtuale parte della funzione che le cartoline svolgevano allora fisicamente. Pensateci: Instagram non serve forse a condividere, attraverso immagini e fotografie, ciò che ci piace, ciò che facciamo e i posti in cui andiamo? Le stesse cose che facevamo con le cartoline.

È identica perfino la gara: allora vinceva chi raccoglieva più cartoline, attestandosi un po’ come il leader del gruppo, proprio come oggi accade coi like. Leggi tutto

Milano Vintage Week: glittering experience tra foulard e spose d’antan

Da mercoledì 9 a domenica 13 aprile si è svolta la prima edizione di Milano Vintage Week, un evento organizzato da Francesca Zurlo e Andrea Franchi: un’occasione perfetta per acquistare capi e accessori d’annata, un tuffo nelle tappe più significative della storia del costume degli ultimi ultimi sessant’anni.

Il progetto di Francesca e Andrea è intrigante e ricco di contenuti: il loro format, infatti, ha visto protagonisti gli espositori, ovviamente, ma anche due mostre curate da A.N.G.E.L.O, lo storico marchio di Angelo Caroli, da sempre punto di riferimento del settore, nonché un ricco calendario di appuntamenti e incontri incentrati sullo stile, il make-up, la cucina, il bon ton.

Non è un mistero che il vintage sia una delle mie grandi passioni per il bagaglio di storia e significati che porta con sé e questa volta ho avuto anch’io un piccolo ruolo attivo: ho tenuto un incontro intitolato “Vintage con personalità”. Il pensiero di Francesca e Andrea è quello di riscoprire un sistema di valori senza tempo e di creare un fil rouge tra passato, presente e futuro: visto che concordo totalmente con questa visione, ho cercato di parlarne durante il mio incontro e di riaffermare quella che secondo me è una grande verità. Le scelte personali, quelle che vanno oltre i trend, raccontano chi siamo e restituiscono alla moda il suo giusto ruolo di formidabile mezzo di espressione e comunicazione. Leggi tutto

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