Una mostra letteralmente… Scatenata (!) a Homi

Ci sono appuntamenti che per me sono irrinunciabili: un esempio è Homi, la fiera che ruota intorno alla persona, ai suoi stili, ai suoi spazi.

Due volte all’anno, Homi rappresenta una buona occasione per incontrare designer dalle grandi capacità: toccare il talento (metaforicamente e fisicamente) equivale per me a respirare aria pulita, a dare ossigeno a cuore e cervello. E questo è il motivo per il quale non manco mai.

Inoltre, ogni nuova edizione è caratterizzata da un evento espositivo di grande qualità, ulteriore ottimo motivo di attrazione: stavolta, è toccato alla mostra Scatenata, con sottotitolo La catena tra funzione e ornamento.

La mostra è stata curata dalla professoressa Alba Cappellieri, stimatissima esperta dell’ambito gioiello e professore ordinario del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano: il suo nome è sinonimo e garanzia di elevata qualità nonché di un evento dai risvolti sicuramente ricchi e interessanti.

Venerdì scorso, dunque, ero a Homi, puntuale, per ascoltare la professoressa Cappellieri che ha aperto ufficialmente la mostra. Leggi tutto

Caro Babbo Natale ti scrivo (così mi distraggo un po’)

Da giovanissima non avevo mezze misure né sfumature: con gli anni ho imparato che i punti di vista – soprattutto i propri – sono fatti per essere messi in discussione, rivisti e anche sovvertiti, se e quando è necessario.

Lo scorso anno, più o meno di questi tempi, avevo raccontato di non amare particolarmente le feste comandate con la conseguenza che non sono entusiasta all’idea di distribuire consigli per i regali, nello specifico per Natale.

Non ho cambiato idea sulle festività e continuo a pensare che tutto ciò che ho da dire sia già più o meno contenuto nel mio lavoro quotidiano e nei post che pubblico giorno dopo giorno qui sul blog, tuttavia, visto che mi sono arrivate diverse richieste, ho voluto mettermi in discussione e rivedere questo mio punto di vista almeno parzialmente, anche perché inizio a sentirmi un po’ come il malefico Grinch: quasi tutti sembrano essere presi dall’atmosfera natalizia che ormai si sta insinuando ovunque, quindi… che sia io la guastafeste? Leggi tutto

Lucilla Giovanninetti e la metamorfosi del talento

Vi capita mai di sentire o di leggere una parola, non conoscerla eppure intuire istintivamente che vi appartiene e che descrive qualcosa che fate magari da tempo?

Pongo questa domanda riferendomi in particolar modo ai neologismi e soprattutto a quelli che nascono per raccontare fenomeni che si diffondono al punto tale da rendere necessaria la creazione di un nuovo vocabolo.

Negli ultimi anni, a me è capitato con l’introduzione di termini come selfie e anche con storytelling, parola che in realtà esisteva già ma che oggi è molto in auge e conosce quindi un rinnovato successo.

Parecchi anni fa, avevo l’abitudine di farmi degli autoscatti immortalando i miei outfit che riportavo anche in una specie di diario segreto: mi vergognavo un po’ di questa mia piccola mania e infatti la tenevo segreta, poi, quando sentii per la prima volta l’espressione selfie, ebbi la certezza che avesse a che fare con ciò che facevo anch’io.

Mi è successa la stessa cosa in tempi recenti con storytelling, ovvero l’atto del narrare: da sempre amo scrivere storie e negli ultimi anni mi sto concentrando in particolare sul racconto del talento, cercando di far conoscere le persone in gamba e i loro percorsi.

Sinceramente non mi ero mai preoccupata di dare una definizione a tale attitudine: ho semplicemente unito il mio amore per la positività e la passione per la scrittura. Quando però ho iniziato a sentire sempre più spesso il termine storytelling, ho capito che descrive piuttosto bene ciò che faccio, esattamente come selfie descriveva i miei imbarazzati (e imbarazzanti) autoscatti. Leggi tutto

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