Caro Babbo Natale ti scrivo (così mi distraggo un po’)

Da giovanissima non avevo mezze misure né sfumature: con gli anni ho imparato che i punti di vista – soprattutto i propri – sono fatti per essere messi in discussione, rivisti e anche sovvertiti, se e quando è necessario.

Lo scorso anno, più o meno di questi tempi, avevo raccontato di non amare particolarmente le feste comandate con la conseguenza che non sono entusiasta all’idea di distribuire consigli per i regali, nello specifico per Natale.

Non ho cambiato idea sulle festività e continuo a pensare che tutto ciò che ho da dire sia già più o meno contenuto nel mio lavoro quotidiano e nei post che pubblico giorno dopo giorno qui sul blog, tuttavia, visto che mi sono arrivate diverse richieste, ho voluto mettermi in discussione e rivedere questo mio punto di vista almeno parzialmente, anche perché inizio a sentirmi un po’ come il malefico Grinch: quasi tutti sembrano essere presi dall’atmosfera natalizia che ormai si sta insinuando ovunque, quindi… che sia io la guastafeste? Leggi tutto

100 happy days: sfida con me stessa / parte 1

Probabilmente, se siete dei vagabondi del grande web quanto lo sono io, vi siete già imbattuti in 100 happy days, o magari vi è capitato di notare che qualche vostro amico tagga le sue foto in questo modo. Io mi sono accorta di tale progetto o sfida – definitelo come preferite – un paio di mesi fa: vedevo gli hashtag su Instagram, mi sono incuriosita e ho cercato su Google, trovando un sito semplice, chiaro e diretto.
“Viviamo in un’epoca in cui avere un’agenda piena è diventato qualcosa di cui vantarsi”, spiega il sito, “e mentre la vita diventa sempre più frenetica, abbiamo sempre meno tempo per approfittare del momento presente. Per ogni essere umano, la capacità di apprezzare sé stessi nel momento e nell’ambiente circostante in cui ci si trova è il primo passo per raggiungere uno stato di felicità duratura.”
Le persone (geniali, secondo me, perché hanno creato un fenomeno virale) dietro questo progetto lanciano dunque una sfida: provare a essere felici per 100 giorni di fila, o meglio, trovare in ogni giorno un momento che ci abbia resi felici e rappresentare il tutto attraverso delle foto. “Può essere qualsiasi cosa: da un appuntamento con un tuo amico a un buonissimo tiramisù al ristorante; dalla piacevole sensazione di rientrare a casa dopo una giornata di duro lavoro a un favore fatto a uno sconosciuto.” Leggi tutto

Nir Lagziel: private sale per i lettori di A glittering woman

Penso che le parole siano importanti.
Sapete perché? Perché sono una persona concreta e quindi le parole per me hanno un significato ben preciso, un contenuto tangibile e devono corrispondere ai fatti.
Se non penso davvero qualcosa preferisco stare zitta; se spendo delle parole è perché mi partono da pancia, cuore e testa.
Se da più di un anno qui su A glittering woman parlo di talento e del mio crederci è perché ciò, per me, corrisponde a un pensiero e a una strada che ho deciso di percorrere.
Non è vuoto blaterare, è il mio credo nonché il mio progetto di ogni giorno: pensiero, parole e azione sono allineati in un’unica direzione. E quindi, non solo sul web ma anche nella vita reale, scelgo di affiancare il vero talento attraverso qualcuno di cui ho già raccontato, a ennesima riprova che credo fermamente in tutto ciò che vi presento in questo spazio.
Durante la recente Milano Design Week, vi avevo parlato dello stilista Nir Lagziel e dell’evento che ha ospitato nel suo atelier. Leggi tutto

Design Week ’14: Nir Lagziel ospita Some of Mine

Mi piace raccontarvi la verità, senza fronzoli inutili, quindi sarò sincera ancora una volta: a me del Salone del Mobile non è che importi più di tanto, senza offesa per nessuno. I mobili mi piacciono, molto, ma non ho tempo sufficiente per approfondire l’argomento come meriterebbe: siccome non ho particolare simpatia per i tuttologi, evito di esserlo e preferisco occuparmi di ciò in cui ho un pochino più di competenza, ovvero la moda. Ma, essendo un’amante delle contaminazioni, non posso ignorare che questa è la settimana del Fuori Salone e qui viene la parte che a me interessa: la contaminazione di generi. È in questa fascia che a mio avviso risiedono le cose più interessanti e martedì sera ho avuto modo di osservare un’interessante contaminazione tra moda, gioiello, arte nel segno del design.

Ho infatti partecipato al vernissage dell’evento Some of Mine presso l’atelier del fashion designer Nir Lagziel che per l’occasione ospita Natsuko Toyofuku, jewelry designer, Paolo Mezzadri, scultore e Ariel De Boni, light designer. Sculture in metallo e giochi di luce, creati per l’occasione, reinventano lo spazio della boutique creando un nuovo spazio contaminato da arte e design, arricchito da gioielli che sembrano piccole sculture da indossare. Leggi tutto

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