Ricordi dell’estate 2014: parte 4, Manu versus Francia
L’aspettavo non con gioiosa trepidazione bensì con timore e infine è arrivata: la neve. Ebbene sì, sabato mattina mi sono alzata e, guardando fuori dalla finestra, sono rimasta a bocca aperta: nevicava. Aiuto!
Non è un mistero che io non ami l’inverno e che ami ancora di meno la neve, soprattutto in città. Capisco che esulti chi è in montagna e sono felice per costoro, lo giuro, ma non mi convincerete mai sul fatto che la bianca amica sia bella anche in luoghi come Milano dove diventa subito grigia e crea solo un inenarrabile pantano.
Avevo dunque bisogno di escogitare velocemente un piano B, pensare a qualcosa che mi distogliesse dalla neve e dal terrore che si accumulasse. Atteggiamento classico, insomma: quando siamo in una posizione scomoda, quando sperimentiamo qualcosa che non ci fa a sentire a nostro agio, la reazione più facile e immediata è quella di pensare a qualcosa che ci riporti alla nostra comfort zone.
E, pensando a ciò che per me poteva essere una buona comfort zone, è stato istintivo e naturale tirare fuori gli ultimi ricordi di quest’estate: io, turista (quasi) per caso, in giro per la Francia. Momenti che hanno catturato la mia attenzione durante le scorribande tra Moulins, la Bretagna, Parigi, Lione, Menton e Sospel.
Ecco perché il post si chiama Manu versus Francia.
Chi ha vinto? Direi lei, la Francia: come capita ogni volta, è riuscita nuovamente a mettermi K.O. con la sua bellezza.
L’idea del titolo viene da Man versus food, programma televisivo americano: l’avete mai visto? Il protagonista, l’attore e presentatore Adam Richman, gira tutti gli Stati Uniti alla scoperta dei piatti locali e si cimenta in sfide alimentari abnormi, quasi impossibili. È un po’ trash, se volete, ma a me diverte e Adam è di una simpatia travolgente, ha una faccia che mette subito allegria: in fondo, invidio il suo lavoro, viaggiare e mangiare.
Tornando a noi: riguardando le immagini che sto per mostrarvi, ho fatto una riflessione.
Nelle foto che mi ritraggono, vedo una donna qualsiasi, sicuramente non una fashion blogger, non secondo quella che è l’accezione più ortodossa e diffusa, ovvero una outfit blogger impeccabile.
Ho detto più volte e apertamente di credere che non esista un solo modo di fare la fashion blogger, di credere che non esista uno statuto della fashion blogger perfetta.
Ho dichiarato spesso di non credere nelle categorie, soprattutto se chiuse e rigide, e ho ammesso la mia insofferenza verso limiti, confini, definizioni, luoghi comuni, compartimenti stagni che a mio avviso vanno sovvertiti o quanto meno messi in discussione.
Ho sempre dichiarato di credere che esista un’alternativa, in tutto e per tutto, che esista sempre un altro modo di vedere le cose, anche se non è detto che sia necessariamente il migliore, per carità.
Senza dimenticare, tra l’altro, che non si sta parlando di salvare vite: sapete che amo la moda da impazzire, ma sono anche conscia del fatto di non occuparmi di operazioni a cuore aperto, come dice sempre un mio amico, quindi non credo che da qualche parte ci siano tavole della legge provenienti direttamente dal Monte Sinai, giusto per essere molto chiara e per sancire – con tutto il rispetto – la differenza e le proporzioni rispetto a ben altre questioni veramente sacre.
E vi dirò, non voglio nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi che qualcuno possa mettere nero su bianco uno statuto del blogger, sia fashion o di altro genere, sia perché sono un po’ allergica agli statuti (e desidero ricordare che i blog sono nati in origine come spazi di libera espressione), sia perché sono altrettanto allergica alla perfezione di cui sopra.
Preferisco che ogni blogger (e quindi concedetelo anche a me) continui a essere sé stesso, nel bene e nel male, costruendo il proprio spazio secondo propria coscienza, capacità, impronta e visione. Non approverei l’omologazione nemmeno se ad andare per la maggiore fosse il mio modello, ve l’assicuro: sai che noia tanti blog tutti uguali? Viva la differenza, sempre.
Credo che chi capita per la prima volta su questo blog resti perplesso, non trovando, forse, ciò che potrebbe aspettarsi da un blog di moda. Credo che qualcuno lo chiuda e non ritorni più, facendosi una bella risata. Spero che chi ritorna lo faccia invece proprio sapendo ciò che trova, ovvero una donna qualsiasi animata da una grande passione, una donna che a volte ci mette la sua faccia e molto più spesso i suoi racconti.
Continuerò dunque a pubblicare le mie foto di donna normale: all’inizio ero titubante, ora sto acquisendo coraggio. Sono questa e non sarò mai in un altro modo.
Non intendo imporre niente a nessuno, in quanto chi visita, guarda o legge un blog ha la libertà più grande di tutte: scegliere, decidere se continuare o smettere. Così come l’abbiamo quando leggiamo un libro o una rivista oppure quando guardiamo un film o una trasmissione in televisione.
Giorni fa, ho letto questa frase: “in order to be able to live a creative life we must lose our fear of being wrong”.
La paura di essere sbagliati, già, è proprio quella a fregarci, bloccarci, paralizzarci: è quella che spesso ci impedisce di inseguire i nostri sogni.
Ma che gusto c’è o ci sarebbe a muoversi sempre e solo su terreni conosciuti, a non mettersi in gioco, a non rischiare mai?
Sapete qual è, secondo me, oggi come oggi, il lusso più grande?
Essere sé stessi. E non averne paura.
Io ci sto provando.
Manu
Le foto che mi ritraggono sono opera di Enrico. Tutte le altre sono miei scatti.
Se vi ho incuriositi e se volete approfondire, nonché qualche mio piccolo suggerimento:
Qui trovate il sito ufficiale della Francia; qui la parte dedicata alla Bretagna.
Qui trovate il sito ufficiale del Turismo in Francia, qui la pagina Facebook, qui Twitter, qui Instagram e qui il canale YouTube. Qui la pagina dedicata alla Bretagna sul sito e qui la sezione dedicata a Parigi.
Qui trovate il sito ufficiale che raccoglie gli Uffici del Turismo di Francia, qui la pagina Facebook, qui Twitter e qui Instagram.
Qui trovate il sito della cittadina di Moulins: qui il sito dell’Ufficio del Turismo.
A Moulins, abbiamo mangiato delle ottime galette, ovvero le crêpe salate, alla Crêperie Le Goéland: non mancano, ovviamente, anche quelle dolci.
Qui trovate Tourisme Bretagne, il sito ufficiale del turismo in Bretagna: il link è per la versione in italiano, ma il sito è in ben 7 lingue (bretone incluso, ovviamente).
Qui trovate la pagina Facebook Fans de Bretagne.
Qui trovate il sito della cittadina di Binic.
Qui trovate il sito della cittadina di Cancale.
Qui trovate il sito di Cap Fréhel.
Qui trovate il sito della cittadina di Dinard.
Qui trovate il sito della cittadina di Erquy.
Qui il sito della cittadina di Paimpol.
Qui trovate il sito della cittadina di Perros-Guirec col porto di Ploumanac’h.
Qui trovate il sito della cittadina di Pléneuf-Val-André.
Qui trovate il sito della cittadina di Saint-Malo.
Qui trovate il sito della cittadina di Saint-Quay-Portrieux.
Nella cittadina di Binic, abbiamo mangiato bene alla Crêperie de l’Ic: non ha un sito, ma la trovate al 36 di Rue Joffre. Offre le galette, ovvero le crêpe salate, ma, ovviamente, anche quelle dolci.
Nella cittadina di Erquy, abbiamo mangiato bene al Restaurant Madloc’h: non è sul mare, ma ha un fresco giardino, tranquillissimo, e la loro cucina attenta e sublime (il moelleux au chocolat, qui, è divino) conquista il cuore.
Nella cittadina di Perros-Guirec, precisamente al porto di Ploumanac’h, abbiamo mangiato bene al Restaurant Le Mao: anche loro non hanno un sito, ma li trovate al 147 di Rue St Guirec. Un bel giardino in stile zen e ottimi piatti di pesce, soprattutto crostacei e coquillages.
Nella cittadina di Pléneuf-Val-André, abbiamo mangiato bene al Restaurant La Croisette: un buon pranzo domenicale a base di cozze e patatine fritte.
Nella cittadina di Saint-Quay-Portrieux, abbiamo mangiato bene al Bistrot La Marine: uno dei migliori burger di pesce di tutta la mia vita! Per non parlare del fish & chips provato da Enrico.
Il consorzio La Belle-Iloise è stato fondato nel 1932 e da allora fa vendita diretta di preparazioni a base di sardine, tonno, sgombro lavorati rigorosamente nei propri stabilimenti secondo tradizione. Prodotti ottimi dei quali noi abbiamo spesso approfittato per gustosi pic-nic sulla spiaggia! Hanno tanti negozi in varie cittadine.
Qui trovate il sito della cittadina di Dinan.
Qui trovate il sito della cittadina di Josselin e qui il sito del suo bellissimo castello.
Qui trovate il sito della cittadina di Lannion.
Qui trovate il sito della cittadina di Lantic.
Qui trovate il sito della cittadina di Pleumeur Bodou e qui la pagina dedicata al delizioso castello di Kerduel.
Qui trovate il sito della cittadina di Saint-Brieuc.
Qui trovate il sito che dà le informazioni sui vide grenier, i mercatini dell’usato, in tutta la Francia.
Nella cittadina di Dinan, abbiamo mangiato bene alla Crêperie Ahna: la specialità sono le galette, ovvero le crêpe salate (veramente superbe), ma non mancano, ovviamente, anche quelle dolci.
Nella cittadina di Josselin, abbiamo mangiato bene a Le Bistrot: non ha un sito, ma lo trovate nella piazza della cattedrale, al numero 6 di place Notre Dame. Qualsiasi cosa sceglierete dal menù, cadrete sempre bene 🙂
Nella cittadina di Saint-Brieuc, abbiamo mangiato bene al Restaurant Aux Saveurs Bretonnes: fa cucina a base di prodotti bretoni e abbiamo provato diversi piatti, tutti buoni. Anche loro non hanno un sito: li trovate in rue Fardel vicino a Place au Lin.
Per Parigi, alcuni siti ufficiali: qui Paris info (che è ben in 11 lingue tra le quali l’italiano) e qui Visit Paris Region. Se volete un ulteriore sito in italiano, c’è Parigi.it: tra i partner, figura l’Ufficio del Turismo di Parigi.
Qui il sito del Louvre, qui la pagina Facebook e qui Twitter.
Qui trovate il sito del Musée des Arts Décoratifs e qui la pagina Facebook.
Qui trovate il sito del Museo della Moda ospitato a Palais Galliera e qui la pagina Facebook.
Qui trovate il sito della città di Lyon: qui il sito dell’Ufficio del Turismo in lingua italiana.
Come avete visto nelle foto qui sopra, a Lyon vi consiglio il ristorante Chez Paul, con cucina tradizionale.
Qui trovate il sito della cittadina di Menton e qui quello dell’Ufficio del Turismo.
Qui trovate il sito della cittadina di Sospel.
Un posto a Menton nel quale vi consiglio di andare a mangiare: Restaurant Port Garavan, qui il sito e qui la pagina Facebook. Mi piace perché il meglio della Francia e il meglio dell’Italia si uniscono in un melting pot ottimamente riuscito.
Ottime le galette e le crêpe della Crêperie Fleur de Sel: all’altezza di quelle che mangiamo in Bretagna!
I miei post sull’estate 2014 in Francia: qui la parte 1 sulla Bretagna lato mare, qui la parte 2 sulla Bretagna oltre il mare e qui la parte 3 su Parigi.
Il mio post sul libro di Florisa Sciannamea, che tanta compagnia mi ha tenuto sulle spiagge in Bretagna: qui
Personal look: i bracciali MIA’s qui e i turbanti Sine Modus qui
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Manu
Mi chiamo Emanuela Pirré, Manu per gli amici di vita quotidiana e di web. Sono nata un tot di anni fa con una malattia: la moda. Amo la moda perché per me è una forma di cultura, una modalità di espressione e di comunicazione, un linguaggio che mi incuriosisce. Scrivo e creo contenuti in ambito editoriale, principalmente proprio per la moda. Insegno (Fashion Web Editing, Storytelling, Content Creation) in due scuole milanesi. Vivo sospesa tra passione per il vintage e amore per il futuro e sono orgogliosa della mia nutrita collezione di bijou iniziata quando avevo 15 anni. Per fortuna Enrico, la mia metà, sopporta (e supporta) entrambe, me e la collezione, con pazienza e amore. Oltre a confessare un'immensa curiosità, dichiaro la mia allergia a pregiudizi, cliché, luoghi comuni, conformismo e omologazione. Detesto i limiti, i confini, i preconcetti – soprattutto i miei – e mi piace fare tutto ciò che posso per superarli. La positività è la mia filosofia di vita: mi piace costruire, non distruggere. Moda a parte, amo i viaggi, i libri e la lettura, l'arte, il cinema, la fotografia, la musica, la buona tavola e la buona compagnia. Se volete provare a diventare miei amici, potete offrirmi un piatto di tortellini in brodo, uno dei miei comfort food. Oppure potete propormi la visione del film “Ghost”: da sognatrice, inguaribile romantica e ottimista quale sono, riesco ancora a sperare che la scena finale triste si trasformi miracolosamente in un lieto fine.
Glittering comments
Semplicemente tu: blogger comunicativa di gran fascino e gusto, lontana da etichette e pose stereotipate, mi hai fatto fare un bellissimo viaggio stando seduta sul divano. Chiederti se sei felice? Non serve, le foto raccontano da sole!
Gongolo di gioia, cara Antonella, come nemmeno gli sciatori per l’arrivo della neve in montagna.
Ci sono casi in cui un solo “grazie” non basta: in frangenti simili, ce ne vogliono almeno tre. Dunque… grazie, grazie, grazie! Di cuore.
Un abbraccio e un grande sorriso,
Manu