Clara Woods, “take your passion & make it happen!”

Bellissima, bionda, sorridente: Clara Woods

C’era una volta…

No, scusate, ho sbagliato l’incipit.
Perché quella che sto per raccontarvi non è una favola.
Prima di tutto perché non è accaduta in tempi lontani, ma accade oggi: in parte è stata già scritta e in parte lo sarà.
E poi perché non è qualcosa di inventato, frutto della fantasia, bensì è una storia vera fatta di persone concrete e reali.

La storia inizia il 10 marzo 2006 a Firenze quando viene alla luce una bambina di nome Clara, Clara Woods.
Purtroppo, però, un anno dopo, i dottori fanno un annuncio terribile ai genitori: la piccola ha avuto un ictus prenatale e per lei viene prospettata un’esistenza da vegetale.

«Quando arriva Clara – racconta mamma Betina – è bellissima e io e mio marito Carlo siamo pazzi di gioia, ma poi, piano piano, arrivano le prime paure, perché una mamma capisce, una mamma intuisce.
Il nostro angelo biondo ha qualcosa che non va. Mi dicono che sono ansiosa, che non mi devo preoccupare, che ogni bambino ha i suoi tempi, ma quando Clara ha un anno arriva la diagnosi e mi consegnano un foglio che dà un nome al mio incubo: ictus prenatale.
Assieme arriva anche la sentenza: mia figlia è destinata a una vita da vegetale. Ci dicono che non potrà mai parlare, camminare, scrivere e capire, che l’ictus le ha mangiato una parte del cervello impedendone lo sviluppo.
Credo di aver pianto tutte le mie lacrime, ma quando la disperazione sembrava aver preso il sopravvento io e Carlo ci siamo guardati e abbiamo giurato che avremmo dato a nostra figlia tutte le possibilità che i medici non erano disposti a darle.»

Clara inizia così un programma di riabilitazione volto a insegnarle a camminare, ad alzarsi, a vivere e i suoi progressi stupiscono tutti così come la sua forza di volontà e la sua determinazione. Ottiene le sue prime vittorie e, giorno dopo giorno, si trasforma in una ragazza solare e capace di affrontare ogni evento esternando le sue emozioni.

«La sua storia – racconta ancora Betina – ricorda quella del calabrone che, secondo la fisica, non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso.» Leggi tutto

Mario Dice e #weworkalltogether, l’unione è forza e fa la differenza

Sembra passato un secolo e invece sono passati solo tre mesi da quando – entusiasta – parlavo (qui) della collezione autunno / inverno 2020-21 presentata da Mario Dice in occasione di una suggestiva cena di gala.

Nessuno, in quei giorni, avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo e quanto la pandemia COVID-19 avrebbe cambiato le nostre vite…

Abbiamo vissuto momenti complessi e quei momenti non sono ancora terminati: sebbene oggi sembra che ci si avvii verso una fase di rinascita, è necessario non abbassare la guardia e rimanere vigili.

È, allo stesso tempo, altrettanto necessario guardare avanti e coltivare ostinatamente la speranza, seminando i presupposti affinché si possa ripartire: in momenti simili, l’unione è forza e fa la differenza.

Ne è profondamente convinto proprio Mario Dice che lancia #weworkalltogether, un progetto che vede coinvolte le persone con cui ha condiviso momenti belli e che lo seguono dai suoi inizi.

Designer, stylist, giornalisti, attori, cantanti, artisti, personaggi dello spettacolo… tutte persone che conoscono e amano Mario e la sua filosofia; in poche parole, i suoi amici.

«Il medico di famiglia è una persona che fin da piccoli segue passo dopo passo ognuno di noi: ci insegnano a fidarci di lui, lo chiamiamo quando non ci sentiamo bene e abbiamo bisogno delle sue cure. Ora è il nostro turno: siamo noi che dobbiamo stare vicino a medici e infermieri, ma anche ai loro cari, diventando la loro grande famiglia. Aiutiamo chi ci aiuta!»

Sono queste le parole con le quali Mario presenta la sua idea. In cosa consiste?

Gli amici di Mario hanno ricevuto una t-shirt bianca a testa con la richiesta di personalizzarla con una frase, un disegno o semplicemente una firma, dando vita a una capsule collection di pezzi unici nati grazie alla loro creatività e al loro estro: lo stilista stesso partecipa con una maglietta da lui realizzata e che è quella che indossa nella foto qui sopra.

Nel rispetto della tradizione e della sartorialità italiana che da sempre contraddistingue il suo brand, Mario ha affidato la produzione delle t-shirt a un piccolo laboratorio in Lombardia, dimostrando ancora una volta grande coerenza visto che – mai come ora – è importante il reciproco sostegno.

Sono circa un centinaio le personalità che hanno accolto con entusiasmo l’invito dello stilista: le t-shirt (che potete già iniziare a visionare attraverso il profilo Instagram di Dice) saranno battute all’asta grazie alla piattaforma CharityStars; tutto il ricavato verrà devoluto al fondo della Protezione Civile per sostenere le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus.

Mi unisco allora anch’io all’invito di Mario: lavoriamo uniti per rinascere ovvero… #weworkalltogether!

Manu

 

AGGIORNAMENTO DEL 13 LUGLIO 2020: L’ASTA SU CHARITYSTARS È INIZIATA! POTETE ANDARE SUL SITO E DIGITARE WEWORKALLTOGETHER NEL CAMPO RICERCA OPPURE PROVATE A CLICCARE QUI 🙂 

 

Creatività a quattro mani tra mamma e figlia con byMo design

Avviso: state per leggere l’ennesima delle storie di talento che amo raccontare qui in A glittering woman ed è una di quelle che hanno tutti gli elementi che preferisco.

Partiamo?
C’era una volta…
No, scusate: ci sono oggi due donne, precisamente una già adulta (che si chiama Laura) e una ancora bambina (che si chiama Viola).
A legarle è uno dei rapporti più intensi che esistano: sono mamma e figlia.

Dalla mente creativa di Laura Moalli, designer e fondatrice del marchio byMo design, nasce You are my Person: potrei forse descriverla come una linea di t-shirt, ma sarebbe limitativo poiché è il risultato di un lavoro a quattro mani e due cuori, quelli di Laura stessa e di Viola, la sua bambina di 9 anni.

Le t-shirt, in cotone bianco e rigorosamente Made in Italy, variano per la lunghezza delle maniche: lunghe, a tre quarti oppure corte.
Ciò che le rende particolari è il fatto di essere dedicate espressamente alle mamme e alle loro bambine: ogni modello, infatti, è disponibile sia per la mamma sia per la figlia, a partire dai 2 fino agli 11 anni, e Laura deve ringraziare la sua bambina perché le stampe che ornano le maglie sono la riproduzione dei disegni che Viola ha realizzato qualche anno fa, quando aveva tra i 5 e i 7 anni.
Viola è dunque una giovane artista in erba che Laura ha saputo riconoscere e coinvolgere in un progetto che, adesso, è il loro. Leggi tutto

Quando moda e cibo se ne vanno a braccetto

Forse, leggendo il titolo di questo post, avete pensato all’eccessiva magrezza di alcune modelle e magari avete pensato che l’accostamento tra moda e cibo sia un paradosso evidente e una stridente contraddizione.

Forse, se un pochino mi conoscete e se avete letto qualche mio precedente post, sapete che ho preso posizione altre volte su quella magrezza e quindi ora temete di sorbirvi l’ennesima filippica.

Nulla di tutto ciò: stavolta desidero trattare il lato più ludico, creativo e divertente di questo rapporto perché stilisti e brand si sono spesso ispirati al cibo e non solo oggi, sull’onda di Expo 2015.

Le ispirazioni gastronomiche si sono spesso intrecciate non solo con l’abbigliamento ma anche col gioiello e tutto ciò per un motivo molto semplice: il cibo è sempre stato sinonimo di vita e molti alimenti (mi viene in mente il melograno) hanno assunto significato di buon auspicio, diventando portafortuna in grado di augurare salute e ricchezza.

Nel ‘900, il secolo che ci siamo lasciati alle spalle, molti stilisti e designer hanno creato abiti e bijou divertenti portando avanti il connubio moda e cibo: penso per esempio a Moschino e poi a Ken Scott, Sharra Pagano, Ornella Bijoux (ricordate, ho parlato di tutti e tre qui sul blog). Leggi tutto

Jumbled: uno stile di vita che unisce due menti creative

Questo è il penultimo post prima delle vacanze estive. Volevo quindi qualcosa di speciale per concludere la stagione alla grande, qualcosa che riassumesse tutti i valori nei quali credo: l’ho trovato. La storia che vi racconto oggi racchiude tutto ciò che amo di più, contiene gli elementi sui quali spingo con forza ogni volta che posso: la bellezza delle persone e del loro talento. Vi racconto la storia di Jumbled, di Simone Borioni e di Fabiola Grisci.

Simone e Fabiola fanno coppia nella vita e nelle attività che portano avanti in parallelo, un vero e proprio progetto, un modo di pensare, di sentire e di fare che li unisce: ad accomunarli è la medesima passione e la cura che mettono in ogni singola cosa che fanno.

La prima curiosità che ho avuto nei loro confronti è stato il nome. Non conoscevo questo termine inglese e, cercando sul dizionario il verbo jumble, ho trovato la definizione “to mix in a confused mass, put together without order”, ovvero fare un miscuglio, mettere alla rinfusa. Jumbled mi è così diventato immediatamente simpatico, perché il miscuglio e la rinfusa io li immagino come nuclei di creatività senza fine. Non per nulla, uno dei miei aforismi preferiti è quello del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche: “bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. Leggi tutto

Officine Erminio Toesca: dai motori alla Secret Jacket

“Racconti tutto come se fosse una favola”: qualche settimana fa, una persona che stimo ha scritto queste parole dedicate a me e a ciò che faccio. Mi sono sembrate un elogio meraviglioso e mi piacerebbe molto potermi prendere tale merito, ma non so se posso: la verità è che le storie che scelgo di raccontare sono già belle, perché con la negatività non perdo nemmeno tempo. Prendete quella che sto per raccontarvi oggi: non serve aggiungere nulla, in quanto le vicende di Erminio Toesca e del brand che da lui prende il nome sono talmente speciali da sembrare un romanzo avvincente.

Per raccontarvi tutta la storia, devo fare un passo indietro di 100 anni: era il 5 marzo 1913 quando Torino diede i natali a Erminio Toesca, figlio di Giovanni, meccanico e artigiano dalle mani d’oro, tanto da essere conosciuto con un nomignolo, ‘l rangeur, ovvero l’arrangiatore. Non esisteva infatti mezzo a due ruote che Giovanni Toesca non fosse in grado di rimettere in sesto: all’epoca, solo i più ricchi potevano permettersi il lusso di acquistare un’autovettura o un cavallo o magari addirittura una carrozza. Le biciclette venivano invece utilizzate da buona parte della popolazione torinese: essendo economiche e di facile manutenzione, erano considerate l’alternativa perfetta a un trasporto pubblico allora praticamente inesistente. Leggi tutto

Ispirazioni: color power al press day Domingo

Le sfilate regalano momenti di grande emozione: la musica, le luci, le modelle che, capo dopo capo, interpretano una collezione e raccontano una storia. Eppure c’è un altro momento che amo molto: i press day, ovvero quando posso guardare da vicino e toccare. Amo poter accarezzare tessuti e pellami, osservare dettagli e cuciture, scoprire i segreti che portano al risultato finale. Oggi voglio condividere con voi alcune idee e ispirazioni: la fonte è il press day Domingo Communication al quale ho partecipato la scorsa settimana.

Domingo è un ufficio stampa e rappresenta molti clienti: l’agenzia è stata fondata nel 1999 da Enzo Domingo ed è fortemente specializzata nel settore moda. Mi piace molto collaborare con loro e il perché è presto detto: Enzo e il suo staff dimostrano di avere fiuto in quanto, accanto a marchi celebri, schierano nuovi nomi dotati di grande talento, autentiche promesse che – per parafrasare un titolo celebre – saranno famose. Leggi tutto

Barber’s Closet: sei t-shirt e l’amore per moda e pittura

Fare ricerca è una cosa che mi appassiona da sempre: soddisfa il mio lato curioso, quello innamorato della vita e di tutte le sue innumerevoli manifestazioni e sfaccettature. Quando andavo alle elementari e la maestra ci assegnava le ricerche, ero felice: avevo l’opportunità di farmi accompagnare in biblioteca e perdermi in quel mondo di carta che tanto mi incuriosiva. Nel tempo non sono cambiata: è cambiato solo il fatto che le ricerche ora le faccio sul web e andando in giro per tanti eventi e che le faccio sulla moda anziché farle sui dinosauri o sulle farfalle di un paese lontano. Tuttavia, da quando ho aperto il blog, ho scoperto un altro piacere: quello di essere trovata. Mi capita sempre più spesso, infatti, che siano tanti creativi meravigliosi a scrivermi per sottopormi il loro mondo: mi rende felice che qualcuno apprezzi ciò che faccio e che bussi alla mia porta dicendomi “ciao, piacere, mi presento, conosciamoci”. È così che ho conosciuto Barbara Cavallo e il suo mondo che si chiama Barber’s Closet.

“T-shirts are the uniform of this generation. If you are going to wear something every day, it should be the best”: questa è la dichiarazione di intenti di Barbara e io non potrei essere più d’accordo. Vi confesso una cosa: le camicie mi piacciono ma, personalmente, non le ho mai portate molto. Amo da sempre le magliette e le porto sia in estate che in inverno, a maniche corte e a maniche lunghe: a volte porto quelle abbondanti, altre volte quelle più aderenti e alterno tinte unite e stampe. A mio avviso c’è una t-shirt adatta per ogni occasione. Leggi tutto

Dimensione Danza: dal contest Lose Control alla collezione GoAskGinger

Sono una che si butta, quindi ho pochissimi rimpianti legati a cose che avrei voluto fare: sono piuttosto un tipo da rimorsi, quelli sì, perché a volte ho fatto proprio delle gran stupidaggini, lo ammetto. I pochi rimpianti che ho sono legati all’adolescenza, età in cui dovevo sottostare a quanto veniva deciso dai miei (severissimi) genitori. Volete conoscere due miei rimpianti legati a quell’epoca? Non aver imparato a suonare uno strumento (il piano) e non aver studiato danza. Quanto ho fantasticato attorno a tutù, calzamaglie, cache-cœur, scarpette con la punta di gesso… Avrei voluto avere l’allure delle ballerine classiche, vestirmi di quei colori pastello che mi facevano sembrare tutto così etereo, avere le gambe affusolate e muscolose e il collo del piede perfetto: invidiavo perfino le dita dei piedi spesso massacrate e incerottate. Sono e sono sempre stata goffa, un eterno brutto anatroccolo mai diventato cigno, altro che eterea, eppure non so cosa avrei dato per condividere il sudore, il sacrificio, la fatica di cui si alimentavano le amiche che danzavano (sono un po’ contorta, lo so, a me le cose non danno soddisfazione se non sono guadagnate con impegno). Avete presente il film “A Chorus Line”? Ecco, io mi ci immedesimavo quasi fino alle lacrime. Provate dunque a indovinare quale fosse all’epoca uno dei miei brand preferiti… Dimensione Danza, un vero must!

A distanza di tanti anni, proprio Dimensione Danza mi ha invitata a una sua giornata fatta per diffondere un paio di progetti speciali. Apoteosi! Il brutto anatroccolo ha avuto la sua piccola rivincita: chi l’avrebbe mai detto quando, a 14 anni, appiccicavo il naso alle vetrine del negozio? Leggi tutto

Happiness back to Milano: Pantera Rosa & felicità

Mi piace essere considerata una persona seria, ma non credo di essere seriosa: mi piace un sacco ridere, divertirmi, svagarmi e fare cose leggere.

Però, anche nel divertimento, amo trovare una logica, anche minima e semplice: mi sembra che non vi sia nulla di strano, così come non c’è nulla di strano se nella moda mi piacciono i brand che hanno un progetto, un sogno, una visione, un’idea, un percorso.

Il progetto può partire da un’ispirazione semplice, lo ripeto, non deve essere necessariamente legato a chissà che cosa, alla letteratura, all’arte o a qualcosa di estremamente elevato: non sono una snob, non sono in cerca dell’ago d’oro nel pagliaio né del pisello sotto strati di materassi di piume.

Premesso tutto ciò, vi voglio raccontare di un evento che ho avuto modo di apprezzare durante la settimana della moda: mi sono divertita, sono stata bene, mi sono rilassata in un’atmosfera piacevole e coinvolgente e mi è piaciuto il progetto che trovo molto trasversale, con spunti lievi e divertenti e altri più forti.

Mi riferisco all’evento “Happiness back to Milano” che ha voluto celebrare la Pantera Rosa, personaggio che adoro fin da quando ero piccina. Leggi tutto

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