Eleonora Ghilardi: sculture da indossare, tra natura e arte

Quando posso e quando si riesce, preferisco conoscere di persona coloro dei quali parlo qui sul blog. Mi piacciono le persone in generale e nello specifico amo molto conoscere i designer, osservare come parlano, si muovono, gesticolano, si raccontano. Ho scoperto un sacco di cose interessanti in queste occasioni. Per esempio, ho scoperto che molti creativi fanno fatica a parlare di loro stessi: subentra una sorta di pudore, quasi fossero intimoriti da ciò che fanno, più che altro intimoriti nel doverlo raccontare in prima persona. Li comprendo: nel descrivere qualcosa di proprio si teme che l’entusiasmo prevalga tanto da farci apparire immodesti; meglio, dunque, che a parlare di ciò che facciamo siano gli altri. Eleonora Ghilardi e io ci conosciamo da un po’ di tempo attraverso Facebook: eravamo entrate in contatto tramite amici comuni ma è dovuto passare del tempo prima che riuscissimo ad incontrarci di persona.

È successo recentemente al salone Natura Donna Impresa, presso lo Spazio Asti 17 di Milano, dove lei esponeva e dove io sono andata a trovarla. Eleonora è una di quei creativi che riescono a raccontarsi: lo fa con grande semplicità, spontaneità, umiltà. Le ho sentito raccontare i suoi pezzi e ho notato l’interesse che è riuscita a sollevare in alcune persone, assolutamente catturate ed affascinate dalle sue parole. Tutto ciò mi è molto piaciuto. Leggi tutto

Sati Bibò: in una sola borsa… mille borse

L’avevo già scritto in precedenza ma mi preme ripeterlo ancora una volta: in questo blog non darò mai spazio a cose nelle quali non creda io per prima. Per me questo presupposto è fondamentale: prima mi innamoro della persona, poi della sua idea e del suo progetto e conseguentemente di ciò che crea. Nel caso in cui non conosca personalmente il designer, il suo pensiero mi deve comunque arrivare forte e chiaro dal prodotto. Sono fatta così: per me dietro agli oggetti ci deve essere un contenuto, una storia, un’intuizione, un particolare che mi faccia scattare la scintilla e la voglia di raccontarlo. Penso che questa premessa possa essere una garanzia anche per chi mi fa il dono di leggermi: se trovate qualcosa qui, sapete che ci metto la mia faccia. Detto tutto ciò, oggi vi presento una designer che ha catturato la mia attenzione, col suo modo di essere e con la sua idea: si chiama Sabrina Carbone e ha creato il brand Sati Bibò.

Sati Bibò nasce da un progetto di impresa artigianale di Sabrina, ideatrice di un concept al quale ha dato il nome di “Interchangeable Style”: consiste in una “base”, realizzata con pellami altamente selezionati, da “vestire” con cover intercambiabili interamente lavorate e rifinite a mano con materiali che vanno dalla pelliccia al cashmere, dai filati pregiati ai cotoni, dalla seta ai cristalli. Un’idea davvero potente e geniale: un’unica borsa che cambia “abito” a seconda delle esigenze, delle stagioni, degli abbinamenti, dell’umore, delle occasioni. Una soluzione dettata dal desiderio di praticità tipico di qualunque donna: quante di noi non cambiano spesso la borsa per evitare il “trasloco” del suo contenuto – sapete bene a cosa mi riferisco, vero, care amiche? Ecco, Sabrina ha risolto il problema e ha dato la soluzione a tutte le donne che non vogliono rinunciare a essere impeccabili in ogni occasione: impeccabili, sì, e sempre diverse! Inoltre, la linea ”Interchangeable Style” è declinata in quattro modelli base: shopping grande, shopping media, secchiello e clutch. Leggi tutto

Tamara Akcay, designer di gioielli, raccontata da Sara Oliani

Capita che un giorno incontri una persona. Capita che ti colpisca subito, profondamente, ma che poi ci si perda di vista. Capita che ci si ritrovi sul web, tramite amici comuni. Capita che l’amicizia cresca, forte e salda, nonostante si viva in città diverse, nonostante non ci si senta tutti i giorni, nonostante la persona in questione sia spesso in giro per il mondo. Ci sono persone che sanno entrare nella tua vita in punta di piedi e che ti rubano irrimediabilmente il cuore diventandone una parte: una di queste persone, per me, è la mia amica Sara Oliani. Il nostro è un sodalizio di anime e ci basta poco per intenderci. Come quando mi ha scritto “ho conosciuto una persona speciale a New York”: decidere insieme di tirarne fuori un articolo per questo mio blog è stato naturale come bere un bicchiere d’acqua. Lei ha lanciato l’idea, io l’ho accolta con entusiasmo. È la prima volta che ospito qualcuno e sono felicissima e orgogliosissima che sia lei: lascio la parola a Sara che ci racconta Tamara Akcay, designer di gioielli. Leggi tutto

La moda che verrà # 15: Debora Zavaglia primavera / estate 2014

Sono una persona che non ha particolari problemi di socializzazione: il mio prossimo mi incuriosisce e mi piace chiacchierare. Ho una predilezione per le persone di mente aperta: facilitano la comunicazione e mi invogliano ad aprirmi. Questo è esattamente quanto mi è successo lo scorso 30 ottobre, quando ho avuto l’opportunità di conoscere Debora Zavaglia, creative designer come si definisce lei stessa – e quel creative fa la differenza, credetemi.

Debora e io ci siamo conosciute in occasione della presentazione della sua collezione per la primavera / estate 2014, collezione che incuriosisce fin dal suo nome: The Wolf’s choice, La Scelta del Lupo, quello di una delle favole più famose, ovvero Cappuccetto Rosso.

Come è già stato ampiamente sottolineato sia da critici letterari che da esperti del mondo dell’infanzia (in parole povere… non scopro nulla di nuovo), le favole contengono spesso argomenti o momenti cruenti: in Cappuccetto Rosso, il Lupo divora la nonna e il Cacciatore gli squarta la pancia per salvarla. Un giorno Debora racconta tale favola alla sua bambina più piccola la quale in effetti si spaventa: attaccatissima alla propria nonna, la piccina rimane impressionata davanti all’episodio del pasto inconsueto. Ma la nostra intraprendente stilista non si perde d’animo: il giorno dopo torna a casa con un libro, finge di leggerlo e dà alla bimba una nuova versione della fiaba. Leggi tutto

Ntrippi Bags: le borse “in trip” che “intrippano”

Tutti usiamo Google per fare varie ricerche. Penso avrete notato un fatto: ogni ricerca effettuata resta nella memoria del nostro pc e ci resta fino a quando non si cancellano i file temporanei e non si svuota la cache del browser. Ci faccio caso soprattutto quando, a distanza di tempo, mi capita di ripetere una ricerca che avevo fatto tempo prima: io, magari, al momento non me ne ricordo, ma Google è lì pronto, zac!, a ricordarmelo. Ecco, la mia testa funziona esattamente come Google: se prima di andare a dormire non svuoto bene bene il mio cervellino, durante la notte lui continua a ripropormi i pensieri del giorno. E così stento a prendere sonno, cosa che ultimamente mi succede spesso e che mi è successa anche ieri sera. Il pensiero di ieri sera era il seguente: riuscire finalmente a presentarvi il progetto di due ragazze siciliane, due ragazze che ho incrociato tempo fa. Il loro progetto si chiama Ntrippi Bags e merita di essere raccontato, sempre nell’ambito del mio chiodo fisso del voler sostenere il talento e il saper fare.

Dietro al nome Ntrippi Bags ci sono Martina Patti e Anna Foti. Hanno entrambe percorsi scolastici attinenti alla moda (si sono laureate a Catania presso l’Accademia Euromediterranea al corso quadriennale di fashion designer) e, dopo essere state a Londra come stagiste presso alcuni stilisti emergenti, hanno deciso di provare a fare qualcosa di loro: vista la crisi e considerate le poche risposte lavorative ai curricula che avevano inviato, Martina e Anna hanno deciso di non stare ad aspettare, di rimboccarsi le maniche e di passare all’azione (brave, mi piace!). Attualmente sono in fase sperimentale: con grande umiltà, voglia di fare e concretezza, stanno tastando il terreno, sperimentando, osservando, proponendo, proprio per capire se esistano i presupposti che consentano loro di fare qualcosa più in grande. Si sono fatte conoscere in qualche sfilata: per due mesi a partire da settembre, le loro borse sono state selezionate per il Sed Store di Roma, un concept store completamente dedicato ai designer emergenti. Leggi tutto

Alice Tamburini: così materica, così poetica

Durante la settimana della moda, ho ricevuto un messaggio da un amico: mi invitava ad andare a curiosare alla presentazione di una sua ex-compagna di studi. Mi fido molto di lui e quindi gli ho dato ascolto: sono felice di averlo fatto, perché è grazie a Roberto Neri che ho scoperto Alice Tamburini e la sua Collezione Materica.

Alice ha una formazione da architetto (e sempre più spesso, ultimamente, mi capita di incontrare persone che si muovono ai confini tra moda e architettura): la passione per la materia, soprattutto quella dei tessuti ricercati, e per le forme strutturate si può rintracciare in queste sue origini. Per lei l’abito è una sorta di moderna armatura, una struttura che conferisce identità alla figura e le piace definire il suo lavoro “aggressione della materia”: a emozionarla sono soprattutto gli artisti e tra loro chi riesce a deformare la forma e chi sa creare opere senza tempo. È questo ciò che vuole a sua volta realizzare, ovvero abiti senza tempo, vere opere in movimento: vuole dare voce a un desiderio umano, quello di rendere concreto ciò che è friabile ed eterno ciò che è transitorio e vuole applicarlo alla moda per farla passare da cosa effimera e stagionale a cosa duratura e senza tempo. Le sue ispirazioni? “Alberto Burri coi suoi Cretti, Antoni Gaudí con la Sagrada Família (simbolo delle magnifiche cattedrali gotiche ma anche simile ai castelli di sabbia costruiti dai bambini in riva al mare), i giardini di Roberto Burle Marx (architetto paesaggista e botanico brasiliano) e gli abiti scultorei di Roberto Capucci”. Devo dire che il nome di Capucci in mezzo a grandi artisti e architetti non mi sorprende affatto. Leggi tutto

ElleBj: indossare un anello e ascoltare le sensazioni che ti dà

Amo essere donna con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro. A volte sento dire ad altre “se rinasco, voglio essere uomo”: io no, non ci penso nemmeno, nonostante le difficoltà e a volte la fatica di essere donna, nonostante le paure e la lontananza anni luce da una reale parità con gli uomini. Amo le infinite possibilità dell’essere nata in un corpo e con un cuore di sesso femminile, amo perfino le mie contraddizioni, le mie paranoie e tutto quel bagaglio di sfumature e di sentimenti che ci sono valsi il soprannome di “sesso debole” (grande stupidaggine… noi deboli?) o “gentil sesso” (già meglio).

Non mi lamento nemmeno di cose che ad altre appaiono come seccature: per me fanno parte del gioco e non vivo come un peso il prendermi cura di me stessa perché mi piace, mi diverte, mi stuzzica la fantasia. Non mi vesto per essere bella né per apparire magra né per apparire giovane (fasi superate da tempo): mi vesto per esprimere me stessa, perché attraverso gli abiti e gli accessori mi piace comunicare.

Per questo mi piacciono in particolar modo i gioielli. Colleziono bijou da quando avevo 15 anni: mi piacciono le cose strane, particolari o con un significato intrinseco. Amo i materiali più disparati: il mio criterio di scelta non è la preziosità commercialmente attribuita, bensì il valore che gli oggetti assumono per me.

Amo le forme e i messaggi più o meno nascosti: amo i ricordi o anche le cose nuove quando mi fanno sentire subito a mio agio e le sento mie. Leggi tutto

La moda che verrà # 8: Krizia primavera / estate 2014

Ci sono nomi ai quali ci si deve approcciare con tutto il grande rispetto che meritano. E con l’emozione necessaria.

Uno di questi casi, per me, è quello di Krizia: è stato grazie a lei e a pochi altri che, tanti anni fa, mi sono innamorata irrimediabilmente e incurabilmente di quell’Arte che è la Moda – e in questo caso lo scrivo con la M maiuscola. Questa è dunque sì la cronaca di una sfilata, ma una cronaca che parte da una prospettiva un po’ diversa: se avrete la pazienza di seguirmi, capirete perché e dove voglio arrivare.

Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, è nata a Bergamo, Wikipedia dice nel 1925, la Treccani dice nel 1932: poco importa, non starò a fare il conto preciso degli anni, perché con un’icona vivente non si fa. E se un poco avete imparato a conoscermi, sapete che non uso parole come icona o mito a caso. La Signora Mandelli è una delle grandi protagoniste della moda italiana e premi e riconoscimenti che ha ricevuto non si possono nemmeno contare, senza parlare delle numerose mostre che le sono state dedicate dai più importanti musei di tutto il mondo, dalla Triennale di Milano al Museo di Arte Contemporanea di Tokyo passando per il Guggenheim Museum di New York.N

Nel 1985, Krizia ha dato vita all’omonimo Spazio, un teatro polifunzionale in via Daniele Manin a Milano: in grado di accogliere oltre seicento persone, è uno spazio flessibile e facilmente trasformabile grazie ad un sistema di soppalchi e di pedane mobili. Dall’anno dell’inaugurazione, stagione dopo stagione, ospita le sfilate delle sue collezioni e numerosi eventi, aperti principalmente a scrittori, musicisti e designer: Ettore Sottsass, Isabel Allende, Sting e Dario Fo sono solo alcuni degli ospiti saliti sul palco del teatro. Leggi tutto

Tanti auguri alla mia mamma che mi ha donato la vita più volte

Forse avrete notato che non sono solita raccontare fatti della mia famiglia.
È una mia scelta precisa, ma oggi è il compleanno della mia mamma e credo che un evento importante meriti un dono importante (spero che questo lo sia).
Ci sono due fatti molto veri: ogni persona (o quasi) è convinta che la propria madre sia speciale e ogni figlio è altrettanto speciale agli occhi della propria genitrice. Come si suol dire… «Ogni scarrafone è bello a mamma sua» o meglio «ogni scarrafone è bell’ ‘a mamma soja».
Oggi vi voglio raccontare perché credo che mia mamma sia speciale e perché credo che mi abbia donato la vita più di una volta.
Avevo da poco compiuto i due anni quando mi cadde addosso un’intera caffettiera. Bolliva sul fornello, venne urtata e io ne fui completamente investita.
Non fui io a farla cadere: allora ero un angelo e stavo dove mi mettevano. Fu un orribile incidente, dovuto a un movimento sfortunato di un amico di famiglia che credo non se lo sia mai perdonato. Io, invece, l’ho perdonato.
Quando mi portarono all’ospedale, la diagnosi non fu incoraggiante. Ero in pericolo di vita. Leggi tutto

Irene Vella e i 10 modi per sopravvivere alle stronzamiche

Stupiti per il titolo del post? Non vi preoccupate, non sono impazzita.

Finalmente mi accingo anch’io a qualche giorno di mare e così mi è venuta un’idea: qual è un binomio classico che più classico non si può? Quello tra la spiaggia e un buon libro da leggere.

Sotto all’ombrellone io prediligo quelli un po’ spiritosi ma mai sciocchi: la lettura deve lasciare sempre qualcosa. E così, preparando qualche libro da portare per questi pochi giorni, me n’è venuto in mente uno che mi è piaciuto molto e che ho pensato di consigliarvi, sempre che non l’abbiate già letto.

Il libro in questione è di Irene Vella e si intitola “Credevo fosse un’amica e invece era una stronza”. Sottotitolo: “10 modi per sopravvivere alle stronzamiche”. Leggi tutto

Un aperitivo con Janet Fischietto, The Circus Lady

La bellezza per me è come l’amore: non ha sesso, non ha età, non ha colore, non ha razza, non ha limiti né confini.

Posso trovare bellezza in un quadro o in un oggetto di uso quotidiano, in un abito o in un’opera d’arte, per strada o in un museo: in un teatro, in un cinema, in un libro, su una spiaggia o nel silenzio di un bosco, dietro casa o dall’altra parte del mondo.

In base allo stesso principio, posso innamorarmi in maniera platonica della bellezza di un uomo o di una donna, indifferentemente, perché a me le persone piacciono, mi incuriosiscono, e se scorgo qualcosa che mi cattura e mi conquista mi innamoro di quella persona. Perdutamente.

È ciò che mi è accaduto con un’artista, Janet Fischietto. Fin da quando un’amica comune ci ha presentate, ho provato curiosità e attrazione verso di lei.

Janet è una performer che si divide tra due amori: il Burlesque e il circo, soprattutto il trapezio. È infatti una splendida esponente del Burlesque made in Italy, con una declinazione decisamente vintage.

I personaggi ai quali dà vita sono ispirati a rievocare le atmosfere circensi e più precisamente quelle dei side-show dell’epoca d’oro del circo: camaleontica, sa trasformarsi senza indugi in una donna serpente mozzafiato o in un’irresistibile domatrice di leoni, o ancora in una conturbante venditrice di sigarette. Leggi tutto

Tupi Tupi e il fantastico mondo di Gaia Petrizzi

C’è un aforisma che mi è sempre piaciuto e che dice “bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. È del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ed è molto celebre, tanto che qualcuno ha pensato bene di stamparla sulle solite t-shirt (confesso di averne avuta una e forse ce l’ho ancora seppellita in qualche cassetto).

Trovo che sia molto adatta a colei di cui voglio parlarvi oggi, Gaia Petrizzi. Interpreto il caos come uno stato fertile e l’espressione “stella danzante” è una delle più poetiche ed evocative che abbia mai sentito. Gaia è proprio così, poetica ed evocativa: penso che dentro di sé abbia un bel caos, uno dei più creativi che abbia mai avuto la fortuna di incontrare.

Il nostro è un incontro avvenuto lo scorso febbraio, in una di quelle tipiche giornate nere in cui mi chiedo perfino perché diavolo abbia messo il naso fuori da casa: neve, freddo, contrattempi, nervoso a mille. Ma siamo nel pieno della Fashion Week milanese e ho l’agenda piena di incontri. E quindi devo andare. E mi capita di conoscere lei che cambia il mood a una giornata nata storta. Leggi tutto

“Le mie amiche dicono che…”: un libro per la fondazione City of Joy Aid di Dominique Lapierre

Giorno dopo giorno vi racconto qualcosa di me. Oggi, per esempio, parlo di un’altra mia grande passione, quella per i libri. Li amo molto e sono onnivora: non so se sono più pericolosa in un mercatino o in una libreria, in effetti. Mi piacciono molto i libri fotografici e quelli d’arte e poi impazzisco per i libri antichi: amo il loro profumo e trovo che tutti i libri siano chiavi potentissime per aprire le nostre menti.

Ho quindi accolto con entusiasmo e curiosità l’invito per partecipare alla presentazione in anteprima di un nuovo libro che si intitola “Le mie amiche dicono che…”: il sottotitolo recita “gli indirizzi segreti delle milanesi” ed è questo che mi ha incuriosita. Leggi tutto

Hebe: un nuovo marchio tutto al femminile

Se vi andrà di seguirmi in questo cammino che ho intrapreso, scoprirete pian piano tutto ciò che mi attrae in modo particolare nella moda.

Una cosa ve la voglio svelare subito: sono irrimediabilmente e perdutamente affascinata dal talento e in modo speciale dai nuovi talenti. Se poi questo talento è declinato al femminile ed è made in Italy – altre due mie passioni – l’attrazione diventa a dir poco fatale.

Non potevo, quindi, non essere affascinata da un progetto che è stato portato alla mia attenzione: quattro ragazze, talentuose e anche belle, che insieme hanno dato vita a un marchio chiamato Hebe. Leggi tutto

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