Oltre la bambola – Storia di una rivoluzione: buon 65° compleanno, Barbie!

Quando sento certe polemiche attorno a Barbie, non so se ridere o piangere.

Anni fa ho raccontato come, da bambina, io abbia giocato moltissimo e con tutto ciò che capitava a tiro.

In cortile, c’erano la bicicletta, la corda per saltare, l’hula hoop, la palla. Giocavo a nascondino, a mosca cieca, a campana, a ruba bandiera, all’elastico. In spiaggia, mia sorella e io facevamo tunnel, fossati, piste per le biglie, castelli e perfino torte di sabbia. A casa, giocavo con le macchinine, le bambole e Barbie, i pentolini, le costruzioni, le carte, le figurine e i giochi in scatola, dall’Allegro Chirurgo fino al Monopoli. Ricordo che mi piaceva tanto giocare a dama.

Inventavo giochi fabbricando cose da sola: per esempio, adoravo i barattoli vuoti che chiedevo a mia mamma e perfino… i rotoli di carta igienica che diventavano dei porta penne. Ho consumato milioni di fogli, matite, pastelli e pennarelli con i quali mi impiastricciavo all’inverosimile.

Non ho mai dato un genere ai giochi, non mi sono mai chiesta se fossero da femmina o da maschio.

Ai genitori, dunque, mi piacerebbe dire una cosa: non fatevi influenzare da nessuno, decidete solo e soltanto con la vostra testa. Volete regalare una Barbie alla vostra bambina? Fatelo. Volete regalarle le macchinine? Fatelo. Volete regalare una bambola o un peluche a un bambino? Fatelo.

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Libri e Natale: 9 titoli su moda & costume da mettere sotto l’albero

Amo leggere. E amo i libri. Appassionatamente e da sempre.

Li amo fin da piccina, dai primi anni delle elementari. Leggevo così tanto, letteralmente bevendo ogni libro acquistato, che i miei mi fecero l’abbonamento alla biblioteca di zona. Pochi anni dopo, feci io stessa quello alla Sormani, la bellissima biblioteca centrale sede del sistema bibliotecario comunale milanese.

Ora che si avvicina Natale e tutti noi pensiamo ai regali per coloro che amiamo, io ho pensato ai libri.

Libri e Natale: trovo sia un binomio meraviglioso in quanto credo che regalare conoscenza sia uno dei regali d’amore più belli che si possano fare. Perché conoscere aiuta a essere liberi. E a spiccare il volo.

Nel tempo, la mia passione per la lettura si è estesa a tutti i settori di mio interesse. Non fa eccezione la moda, per due motivi.

Il primo è perché la moda è diventata il mio lavoro e quindi ho bisogno di formazione continua. Il secondo è perché alla base di questo mondo – che a tanti sembra superficiale – c’è in realtà tanta cultura. La moda vive di conoscenza e di approfondimento. Se si desidera conoscerla davvero ed essere in grado di interpretarla correttamente, occorre indagarne codici e significati.

Ho dunque pensato di selezionare nove libri di recentissima pubblicazione da mettere sotto l’albero per nutrire la conoscenza in ambito moda e costume. E per indagare le molteplici e reciproche relazioni che la moda intrattiene con mondi come cinema, spettacolo e musica. Leggi tutto

MFW: empatia (poca), metatarsi malconci e tanta bellezza, per fortuna!

Adoro girare la mia città – Milano – a piedi, anche quando si tratta di fare molti chilometri.
Trovo che, se il clima lo consente, muoversi a piedi sia il miglior modo per conoscere il luogo in cui si vive, senza contare i notevoli benefici per salute e spirito.
Datemi un paio di scarpe comode e per me camminare non solo non è un problema, ma è invece una gioia: in questi giorni, poi, Milano gode di un clima perfetto, né caldo né freddo, quel tempo che vorrei durasse tutto l’anno.

Dovete però sapere che mercoledì scorso, primo giorno di MFW (alias Milano Fashion Week alias Milano Moda Donna alias Settimana della Moda di Milano), ho sbagliato la fondamentale scelta delle scarpe.
Ho indossato un modello che di solito è piuttosto comodo, con una leggera zeppa interna: non avevo però immaginato di percorrere quasi 15 chilometri a piedi. Posso quantificarli con tanta precisione perché ho condiviso la giornata con un caro amico (che si chiama Andrea Tisci) il quale aveva un contapassi.
Ecco, diciamo che 15 chilometri a piedi rendono scomoda qualsiasi zeppa non dotata di plateau anteriore, come è il caso di quelle mie scarpe. E, tra l’altro, la cosa peggiore non è nemmeno il fatto di camminare, bensì quello di fare lunghe soste in piedi, fermi sul posto, esattamente come accade durante la MFW per sfilate, presentazioni, incontri ed eventi, con tutto il peso del corpo che grava pericolosamente su metatarso e tallone.
Risultato: mercoledì sera quasi piangevo per il dolore. E per la rabbia, perché ho una certa esperienza e, in realtà, non avrei dovuto farmi fregare come una principiante alle prime armi.

Di conseguenza, giovedì mattina, ho optato per un paio di comodi anfibi: avevo ancora i piedi doloranti, lo giuro, ma il metatarso, almeno, ha ringraziato.
E, comunque, non ho affatto rinunciato a camminare, anzi.
A un certo punto della giornata, però, ho avuto la malaugurata idea di prendere il filobus per recarmi da una sfilata a una presentazione: ero di corsa e tra i due luoghi c’era una certa distanza.
Direte voi: perché, allora, scrivo di aver avuto un’idea malaugurata?
Perché il filobus procedeva un po’ a fatica per via del traffico nonché di alcuni cantieri dovuti a diversi lavori in corso: le fermate erano piene di gente in attesa, la vettura era colma e molti erano spazientiti.
Tant’è che una donna ha chiesto al conducente il motivo di tanta confusione e lui le ha risposto “C’è la Fashion Week, signora”.
E lei, di rimando: “Ah, ecco! Vede, se avessero invece qualcosa di serio da fare”.

Chi legge il blog abitualmente sa quanto io detesti i cliché di ogni tipo, ordine e grado e questa illuminata sentenza è proprio questo, un ottimo (anzi, pessimo) esempio di cliché.
E mi è davvero insopportabile, forse anche perché mi tocca in prima persona, lo ammetto.
Dunque, vorrei dire alcune cosette. Leggi tutto

Barbie Awards: scommettiamo che puoi essere tutto ciò che desideri?

Chi mi conosce bene sa della mia cordiale avversione verso ricorrenze da calendario e feste comandate; ogni tanto, qualcuno mi chiede il perché di tale avversione.

Vedete, il problema è proprio in quell’aggettivo, comandate, sinonimo di obbligo e di imposizione, e alle imposizioni sono un po’ allergica da sempre – chiedetelo a mia madre la quale ha dovuto combattere con un’adolescente con le idee già piuttosto chiare circa libertà e indipendenza.

Il mio pensiero è questo: se il giorno di Natale dovessi non aver voglia di vedere nessuno? Se il giorno della Festa della Donna o del mio compleanno non mi sentissi affatto in vena di festeggiare? Se dovessi sentirmi felice in un giorno diverso dal giorno di Natale, dal giorno della Festa della Donna o da quello del mio compleanno?

Rivendico il diritto – per me e per tutti – di essere felici o tristi non a comando o in un giorno prestabilito, ma seguendo il nostro cuore.

Ecco perché adoro essere invitata a feste tenute in un giorno non convenzionale. Ecco perché adoro le non-ricorrenze, le non-festività, i non-compleanni. Ecco perché adoro festeggiare la Festa della Donna il 9 marzo, per esempio, e non l’8.

Ed è proprio ciò che mi è capitato grazie a Barbie (sì, di nuovo lei!) e nello specifico grazie ai Barbie Awards che si sono svolti al Mudec, il Museo delle Culture di Milano, mercoledì 9 marzo: una location non a caso, visto che proprio il Mudec ha ospitato fino a ieri, domenica 13 marzo, la mostra Barbie The Icon della quale mi sono occupata anch’io per SoMagazine. Leggi tutto

Barbie e Mattel, non più un solo modello di bellezza

Ne hanno parlato magazine, riviste e blog: Barbie, la fashion doll più celebre, verrà proposta in tre nuove tipologie di silhouette – alta, formosa e minuta ovvero Tall, Curvy e Petite – insieme a una varietà di tonalità di carnagione.

L’intento di Mattel, la casa produttrice, è quello di offrire alle bambine infiniti modi per vivere tutte le storie che sanno inventare esprimendo la propria immaginazione attraverso le molteplici immagini di Barbie.

“Per più di 55 anni, Barbie ha rappresentato un’icona di cultura globale e una fonte d’ispirazione e immaginazione per milioni di bambine in tutto il mondo”, afferma Richard Dickson, Presidente di Mattel. “Barbie riflette il mondo che le bambine vedono intorno a loro. La sua capacità di sapersi rinnovare e stare al passo con i tempi, pur rimanendo fedele al suo DNA, è il motivo per cui Barbie è rimasta la fashion doll numero uno nel mondo.”

La nuova linea 2016 include 4 silhouette (l’originale e le 3 nuove), 7 tonalità di carnagione, 22 colori degli occhi, 24 acconciature e, naturalmente, innumerevoli abiti e accessori: è il restyling più profondo e significativo di sempre.

La diversità arricchisce dunque il mondo Barbie e dà seguito a un percorso iniziato già nel 2015 quando sono state introdotte 23 bambole con diversi colore di pelle e capelli nonché col piede flessibile per poter scendere dai tacchi e indossare scarpe basse. Un altro fatto degno di nota, a mio avviso, visto che Barbie portava fin dai suoi esordi tacchi vertiginosi. Leggi tutto

Cose che capitano con le creazioni di Sophie Cochevelou

Ieri sono stata in giro per Milano con un caro amico, Stefano Guerrini.

Le ore sono volate così piacevolmente che, solo poco prima di tornare a casa, ho realizzato di essermi completamente dimenticata di fare una cosa importante, ovvero passare dal mio medico di base per farmi prescrivere alcuni farmaci dei quali avevo bisogno: era ormai troppo tardi per rimediare, così ho deciso di fare un tentativo in una farmacia in cui sono sempre gentili.

Entrando, ho visto un giovane uomo il cui volto non mi era noto: mi sono comunque avvicinata al banco e ho fatto la mia richiesta con gentilezza. Il suo volto si è fatto dubbioso e allora, per rassicurarlo, ho aggiunto “so che sarebbe necessaria la prescrizione e le prometto che non verrò più senza, ma come vede sono grandicella e le assicuro che è un farmaco che prendo abitualmente, non farò sciocchezze”.

A questo punto, nonostante il suo atteggiamento fosse serio e professionale, la sua mimica facciale lo ha tradito per un istante e io ho colto un rapidissimo guizzo divertito accompagnato da uno sguardo quasi impercettibile in direzione del mio petto: non ho abbassato a mia volta gli occhi, ero certa di non avere addosso nulla di scollato. Ma se non erano le mie grazie a divertirlo, però, cos’altro poteva essere? Leggi tutto

Barbie strizza l’occhio all’Oriente per una buona causa

Quand’ero bambina, che fossi da sola, con mia sorella o con gli amici, giocavo moltissimo e con tutto ciò che capitava a tiro.
In cortile, c’erano la bicicletta, la corda per saltare, l’hula hoop e qualsiasi tipo di palla. Giocavamo a nascondino, a mosca cieca, a campana, a ruba bandiera, ad elastico: al mare e sulla sabbia, facevamo tunnel, fossati, piste per le biglie, castelli e perfino torte.
A casa, giocavo con le macchinine, le bambole, i pentolini, le costruzioni, le carte, le figurine e i giochi in scatola, dall’Allegro Chirurgo al Monopoli: ricordo che mi piaceva giocare a dama.
Mi inventavo giochi fabbricando cose da sola: per esempio, adoravo i barattoli vuoti che chiedevo a mia mamma.
Ho consumato milioni di fogli, matite, pastelli e pennarelli coi quali mi impiastricciavo all’inverosimile.

Ai genitori, dunque, desidero dire una cosa: non fatevi influenzare da nessuno, decidete con la vostra testa.
Volete regalare una Barbie alla vostra bambina? Fatelo. Volete regalarle le macchinine? Fatelo. Volete regalare un peluche a un maschietto? Fatelo, senza remore e senza sensi di colpa. Leggi tutto

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