Zimarty, architetture da indossare tra tecnologia e natura

Parrebbe che questa sia per me la settimana dedicata al gioiello, soprattutto nella sua forma contemporanea.

Nel post precedente, ho parlato di un concorso con il quale si desidera mettere in evidenza il talento in tale campo (concorso nel quale ho tra l’altro orgogliosamente un ruolo attivo); oggi, desidero parlare di un duo di creativi nei quali sento di aver riconosciuto un valore. Spero dunque vorrete accompagnarmi in un viaggio alla scoperta di una visione alquanto particolare del concetto di gioiello.

Dovete sapere che, per riuscire a catturare tutta la mia attenzione, un monile – qualunque esso sia – deve possedere carattere.

E deve essere in grado di trasmettermi una sensazione, un’emozione: deve affascinarmi, stupirmi, incuriosirmi, sorprendermi, divertirmi. Al limite, indignarmi.

Deve coinvolgermi, insomma: non apprezzo i gioielli anonimi, scontati, banali e dunque noiosi. E guai a una mia reazione neutra o indifferente.

A maggior ragione, tutto ciò vale per gli anelli, monili che mi accompagnano sempre e che io considero molto importanti.

Sono importanti perché credo di fare un ampio uso del linguaggio del corpo: adopero la mimica facciale (cosa pessima per le foto, vengo sempre immortalata con espressioni inqualificabili e indefinibili) e gesticolo molto.

Le mie mani sono sempre in vista, dunque, in quanto sono uno dei mezzi attraversi i quali comunico e mi esprimo: occhi, viso e mani competono con le parole che pronuncio. Diciamo che la potenza della comunicazione non verbale mi affascina.

Tra gli anelli che amo indossare ci sono quelli divertenti, giocosi e che fanno sorridere chi mi incontra: ne ho di buffissimi, di ogni forma, colore e materiale, anelli con piatti di spaghetti, con pacchetti di popcorn, con occhi che si muovono, con oggetti vari in miniatura (macchine, moto, utensili).

Mi piacciono molto anche gli anelli con simboli, monete, piccoli ricordi, iniziali.

E poi ho un’enorme passione per gli anelli-scultura, vere e proprie opere d’arte da indossare: questo è il motivo per cui oggi vi parlo delle creazioni di uno studio di design che si chiama Zimarty. Leggi tutto

Nel futuro la wearable technology ci farà brillare. E non solo.

Un mio docente era solito fare un’affermazione che mi affascinava.

“Se una cosa capita una volta sola può essere casualità, ma se capita due o più volte diventa qualcosa di più. E potrebbe diventare un vero e proprio caso da studiare e del quale occuparsi.”

Quanto aveva ragione! Me ne sono accorta nel tempo e oggi tengo sempre ben presente quella sua piccola perla, soprattutto quando una notizia cattura la mia attenzione e quando non riesco a comprenderne il perché: mi regalo tempo e la metto da parte. Quando poi ne giunge un’altra che è come un pezzo di puzzle che va a unirsi alla prima… d’un tratto, tutto mi diventa chiaro. E penso a lui e a questa cosa importante che mi ha insegnato.

È usando proprio questo criterio che, ultimamente, mi sono accorta di aver messo da parte un paio di spunti, collegati e… letteralmente luminosi!

Luminosi, già: avete mai pensato di indossare un abito in grado di brillare di luce propria? Non sono impazzita, è l’idea portata avanti da alcuni stilisti e alcuni brand.

Parlo di abiti che si accendono veramente e che, in alcuni casi, arrivano perfino a cambiare colore: fino a non molti anni fa, tutto ciò era impensabile, era qualcosa che si poteva immaginare soltanto nelle fiabe o nei film di fantascienza. Poi, sono arrivati i LED, la fibra ottica e la wearable technology, la tecnologia indossabile, e quella che sembrava una fantasia irrealizzabile è invece diventata realtà.

Tra i precursori di queste tecnologie applicate alla moda, ci sono l’americano Ryan Genz e l’italiana Francesca Rosella, il duo che nel 2004 ha fondato un brand chiamato CuteCircuit.

Quando nel 2008, in occasione del proprio 75° anniversario, il Museum of Science and Industry di Chicago ha messo in piedi un’esposizione intitolata Fast Forward – Inventing the Future, gli organizzatori hanno chiesto proprio a Francesca e a Ryan di occuparsi del fronte moda pensando a come sarà ciò che indosseremo in futuro: in sei mesi di lavoro, i due hanno realizzato il Galaxy Dress, un abito da sera che si illumina e cambia continuamente colore grazie a 24 mila micro LED cuciti a mano uno a uno. Leggi tutto

Ekko Jewels e la stampa 3D tra futuro e tradizione

C’è così tanta incredibile bellezza in questo nostro Paese.

Di una delle sue forme – la bellezza della Natura – non abbiamo alcun merito: al contrario, abbiamo talvolta la colpa di usarla impropriamente, mentre dovremmo capire quanto siamo fortunati a poterne godere, noi e tutti coloro che vengono a visitarci. Di altre forme, invece, possiamo assumerci a ragione il merito ed esserne orgogliosi: mi riferisco alla bellezza dell’Arte, dell’Architettura, della Letteratura, della Cucina, dell’Artigianato.

Sì, ho scritto tutto quanto con le iniziali maiuscole perché più passa il tempo e più mi convinco del fatto che queste meravigliose espressioni siano perle uniche e pregiatissime, da diffondere con passione e da tutelare con convinzione.

Faccio questi pensieri ogni volta in cui ho la fortuna di viaggiare per l’Italia riempiendo il cuore e vivendo incontri speciali come quelli fatti in occasione del mio recente viaggio in Toscana e in particolar modo ad Arezzo.

Durante quel breve viaggio, in una domenica pomeriggio di sole, ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino la realtà di Ekko Jewels, un brand dinamico, innovativo e rigorosamente made in Italy.

Ekko Jewels propone una collezione di gioielli realizzati e rifiniti con cura proprio come insegna la prestigiosa tradizione orafa insita nella città di Arezzo: le loro creazioni sono moderne e sono preziose, sì, eppure sono da vivere ogni giorno. Leggi tutto

Incontro con (l’androide) Leonardo da Vinci

Nessuno ha più fantasia di un bambino: durante l’infanzia, riusciamo a formulare pensieri e sogni fuori da qualsiasi schema.

Prendete, per esempio, la fantasia ricorrente in molti bimbi, quella di avere un amico immaginario: scommetto che ora state sorridendo e, forse, siete stati tra coloro che lo hanno avuto o magari state pensando a vostro figlio, a un nipote, al figlio di un amico.

Io ne avevo una versione un po’ particolare: essendo un’appassionata di fantascienza fin da piccolissima e guardando film e telefilm col mio papà in televisione, sognavo che l’amico fosse un piccolo robot tipo R2-D2, il simpatico droide tuttofare della mitica saga di Guerre Stellari (C1-P8 se siete affezionati al doppiaggio italiano della vecchia trilogia). Ecco, lui mi faceva letteralmente impazzire e ne avrei tanto voluto uno tutto mio. (Tra parentesi, l’anno scorso ho incontrato un emulo di R2-D2…)

Dovevo diventare adulta e doveva pensarci il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano affinché io potessi seriamente coronare il mio sogno incontrando un vero androide, illustre, unico e con le sembianze di uno degli uomini più famosi non solo del Rinascimento, ma di tutta la storia umana: il pittore, ingegnere e scienziato Leonardo da Vinci. Leggi tutto

Milano dalle app di Art Stories ai libri di Ada Cattaneo

In questi giorni, sono letteralmente galvanizzata dall’atmosfera che respiro: non solo sento la primavera in me, ma la noto attorno, la osservo invadere Milano, la mia città.

Stavolta non mi riferisco solo al risveglio della natura, ai cespugli e agli alberi fioriti che punteggiano ogni aiuola spezzando allegramente il ritmo monotono di cemento e asfalto: mi riferisco maggiormente al fermento culturale che sta animando le ultime settimane (e voglio escludere certi brutti episodi dei quali non ho alcuna voglia di parlare in questa sede).

Prima è stata la volta della Design Week, adesso è in corso l’Expo: inoltre, sono finalmente stati terminati i lavori sulla Darsena e nella Galleria Vittorio Emanuele II. Giorgio Armani e Miuccia Prada, due stilisti da sempre fortemente legati al capoluogo lombardo, hanno inaugurato i loro spazi dedicati ad arte, moda e cultura, l’Armani/Silos e la nuova sede della Fondazione Prada.

Amo da sempre il luogo in cui sono nata e cresciuta e trovo che, pur in mezzo a innegabili limiti e difetti, offra moltissimo: non apprezzo chi se ne lamenta a vanvera, soprattutto chi qui è stato accolto e ha trovato un lavoro, ma ammetto che, nell’ultimo decennio, anch’io ho sofferto di una certa negatività che si era impossessata della città e di noi abitanti.

Mi sembra che ora le cose stiano cambiando e che ci siano elementi concreti affinché Milano torni a essere una delle capitali della vita culturale e sociale italiana. Sono orgogliosa di stare qui e cercherò di godere di tutto ciò, di avere una parte attiva e di dare il mio piccolo contributo, nella speranza che questo fermento non si arresti.

Sapete, questa atmosfera ritornata vivace mi porta a un’ulteriore considerazione: non occorre andare dall’altra parte del mondo per scoprire cose nuove, spesso è sufficiente guardare con occhi diversi ciò che è sempre stato attorno a noi. Basta attingere alla bellezza che ci circonda, cosa in fondo non difficile in Italia. Leggi tutto

Stonecycle, 5 oggetti di design (in marmo) per i 5 sensi

A cosa pensate se vi dico che desidero parlare di marmo?

Io penso immediatamente alla sculture di Antonio Canova nonché a Michelangelo Buonarroti col suo Mosè. Sono sempre rimasta impressionata dall’aneddoto legato a questa splendida opera marmorea: si dice infatti che Michelangelo, contemplandola al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, abbia esclamato “Perché non parli!?”.

Devo dire che, quando ho visto coi miei occhi la statua nella basilica di San Pietro in Vincoli, ho compreso in pieno lo stupore del grandissimo artista: all’imponente opera manca in effetti solo la parola, in quanto il marmo sapientemente lavorato ha una veridicità che lascia senza fiato. Ci si aspetta da un momento all’altro che Mosè si animi e si alzi.

Ed è proprio a questo, alla capacità di dare emozione, che si affida oggi, circa 500 anni dopo, un progetto che rende protagonista ancora una volta il marmo: partendo dall’idea che questo materiale sia in grado di far scaturire tutta una serie di sensazioni, un gruppo di giovani talenti ha dato vita a 5 Senses Marble Design Collection, la prima collezione firmata Stonecycle.

Stonecycle è un brand che nasce da un’idea di quattro amici carraresi, l’architetto e designer Francesco Mottini, il progettista navale Davide Rossi e i fratelli Marco e Nicola Borghini, imprenditori nel settore della lavorazione della pietra: insieme hanno deciso di riciclare il marmo risultante dagli scarti di lavorazione e di trasformarlo in oggetti di pregio e in qualche caso un po’ inconsueti, come vi racconterò. Leggi tutto

Fresh ‘n Rebel e Rockbox: Pump Up the Volume!

Ci sono cose che mettono facilmente d’accordo tutti, senza troppe discussioni.

Mi viene in mente la pizza: conoscete qualcuno a cui non piaccia? Oppure il cioccolato: devo proprio concentrarmi per riuscire a pensare a qualcuno che non lo mangi.

E poi c’è la musica: non importa quale genere si ascolti, la musica è un linguaggio universale che unisce e sono pochi coloro i quali non le riservano uno spazio nella propria vita.

Per quel che mi riguarda, l’amore per la musica è uno dei tanti doni ricevuti attraverso i miei genitori.

Ho raccontato in un’altra occasione un ricordo ben nitido della mia infanzia: la domenica mattina, soprattutto durante la bella stagione, mia mamma amava aprire tutte le finestre di casa nostra lasciando entrare l’aria fresca e in quelle mattinate non mancava mai la musica diffusa attraverso un giradischi.

A riecheggiare di stanza in stanza erano spesso le note delle opere liriche: è da allora che Madama Butterfly di Giacomo Puccini è una delle mie preferite. Ricordo anche i dischi di Riccardo Cocciante e di Mario Del Monaco.

Da ragazzina prima e da adulta poi, i miei gusti sono diventati molto ampi: sono una consumatrice appassionata e onnivora. Leggi tutto

IOMA Paris, cosmesi e tecnologia passando per Marte

È inutile negarlo, ognuno di noi ha le sue piccole manie o fissazioni: io non ne sono esente, anzi, diciamo che le mie assumono spesso il carattere di veri e propri tarli.

Vi do tre esempi.

Mi fido di tutti, in generale e fino a prova contraria: sono così di natura, eppure, se in una cosa ci devo mettere la faccia e farmene sostenitrice, sono implacabile. Sono peggio di San Tommaso: devo a tutti i costi metterci il dito e sperimentare in prima persona.

Detesto quando mi vengono promessi i miracoli: non li fa nessuno, quindi preferisco che un prodotto mi venga presentato in tutta onestà e se mi aspetto un miracolo, al limite, scrivo la letterina a Babbo Natale.

Sono convinta che il futuro risieda nelle cose fatte ad hoc, su misura: penso che i tempi siano maturi affinché possa avvenire un’inversione di tendenza, ovvero affinché non si ragioni più solo in base ai grandi numeri bensì tornando a mettere l’essere umano al centro. Personalizzazione e bespoke sono due delle mie parole preferite.

Ecco, oggi vi parlo di un’esperienza vissuta in prima persona, senza alcuna promessa di miracoli perché basata su criteri scientifici e inoltre fatta su misura per me (e potrà essere su misura per voi): tre miei tarli soddisfatti in un colpo solo, quindi IOMA ha passato il mio personale test e sì, merita di essere raccontata.

Andiamo con ordine: IOMA è un’azienda che si occupa di cosmesi ed è stata creata da Jean Michel Karam, dottore in microelettronica, insieme a un team di esperti in dermatologia e tecnologie, con uno scopo ben preciso, quello di offrire prodotti cosmetici su misura. Leggi tutto

Francesca Paolin, svegliarsi da un sogno per viverlo

Da quando ho iniziato a scrivere di moda sul web e su qualche magazine cartaceo, mi accade che diverse persone mi dicano “devo assolutamente farti conoscere un/una mio/a amico/a, sai, fa delle cose spettacolari”.

Le “cose spettacolari” possono essere di volta in volta abiti, gioielli o borse e il fenomeno si è accentuato da quando ho questo blog, visto che qui, principalmente, mi piace parlare di nuovi talenti.

So che qualcuno, forse, resterà male, ma devo confessare che, quando mi dicono tale fatidica frase, mi preoccupo un po’, in quanto è capitato che il giudizio sul famoso amico o amica fosse un tantino offuscato dal sentimento stesso dell’amicizia… tradotto, le “cose spettacolari” non lo erano poi tanto oppure erano già viste e riviste.

Quindi, ora mi preoccupo un po’, anche perché non c’è cosa più difficile per me del dover comunicare a una persona che l’amico al quale desidera fare da mecenate non entrerà tra i Vogue Talents. Per me è sempre un dramma dire un “no”, anche perché so molto bene ciò che si prova nel riceverne, ma la selezione è necessaria.

Certo, occorre usare un gran garbo ed essere rispettosi, perché, dietro a qualsiasi lavoro, c’è sempre sacrificio, amore, tempo speso, dedizione e molto altro. È però altrettanto vero che un “sì” detto per simpatia non fa un gran favore a chi lo riceve: è meglio un “no” onesto, ben motivato e – lo ribadisco – rispettoso che può rappresentare, magari, l’opportunità di crescere. Leggi tutto

Art Stories: la bellezza dell’Italia raccontata ai bambini

Sono profondamente convinta di un fatto: i presupposti per diventare adulti curiosi verso la vita e aperti verso il mondo si devono creare nell’infanzia e questo è un compito che spetta alle figure preposte all’educazione, ovvero famiglia e scuola. Se si vuole costruire una casa solida, a contare sono le fondamenta: allo stesso modo, quella infantile è l’età fertile durante la quale si pongono le basi per diventare gli adulti che saremo.

Tra i ricordi che serbo gelosamente, ci sono proprio quelli d’infanzia e devo dire che sono stata una bambina molto fortunata: sia i miei genitori sia gli insegnanti che ho incontrato hanno sempre coltivato e spronato in me fantasia, creatività, sete di conoscenza. Devo dire grazie a loro se sono cresciuta amando l’arte e i viaggi e se sono curiosa – anziché essere spaventata – verso tutto ciò che non conosco. Ricordo con gioia le gite, con mamma e papà e con la scuola, i musei e le mostre, l’abbonamento alla biblioteca di zona, i laboratori creativi, le prime volte al cinema e a teatro. Ricordo la sorpresa, lo stupore, l’entusiasmo.

Oggi i mezzi si sono fatti infiniti e sono favorevole a qualsiasi strumento venga usato con garbo, testa e misura.

Ho una nipotina che ha appena compiuto sei anni: la adoro e quindi, pur non avendo figli, sono molto sensibile su questo argomento. Mi sorprendo ogni volta che la vedo giocare con le bambole e costruire storie immaginarie, così come sorrido nel vedere le sue piccole dita scivolare leggere e sicure sullo schermo del tablet per giocare con le app a lei dedicate. Mia sorella e mio cognato sono genitori molto attenti e sono felice di vedere come sappiano dosare con intelligenza gli strumenti che mettono in mano ad Alissa. Lei, come tutti i suoi coetanei, sarà un’autentica nativa digitale e auguro a tutti i bimbi di avere familiari che sappiano amministrare per loro e insieme a loro libri, giochi classici e nuove opportunità. Leggi tutto

Savelli, design italiano e qualità svizzera per il cellulare gioiello

“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni”, scriveva William Shakespeare nella commedia “La Tempesta”. E in uno dei cartoni Disney più amati, Cenerentola cantava “i sogni son desideri di felicità”. Non c’è nulla da fare: sognare è un’attività onnipresente profondamente insita nell’uomo.

Sarà che i sogni sono spazi liberi, non hanno frontiere o strade obbligate lungo le quali camminare: nei sogni possiamo essere qualunque cosa vogliamo essere. Alcune delle cose delle quali parlo qui sul blog sono decisamente fuori dalla mia portata e probabilmente lo saranno sempre: sono sogni, appunto, o anche desideri. Tanto i sogni sono gratis e non ci sono mutui da onorare, bollette da saldare, tasse dell’università a cui far fronte: non ci sono conti da pagare e non si deve nemmeno passare alla cassa. Pensavo a tutte queste cose venerdì scorso, mentre mi presentavano dei cellulari decisamente oltre le mie possibilità ma tanto belli da farmi sognare di essere una principessa che alla sera esce, rigorosamente in abito lungo, con una microscopica clutch tra le mani: al suo interno, solo un rossetto e un cellulare gioiello. Gioiello nel vero senso della parola, come quelli firmati Savelli, prestigioso brand del segmento lusso che unisce il design italiano e la qualità svizzera. Leggi tutto

Anche eBay punta sulla moda e lancia l’Inspired Shopping

Non so cosa pensiate voi dello shopping online: per me che detesto avere limiti e confini, fare acquisti sul web significa superare qualsiasi barriera ed essere in grado di cercare ciò che amo in qualsiasi parte del mondo. Ricordo benissimo quando acquistai il mio primo paio di scarpe attraverso la rete: ero innamorata di un marchio che allora non era commercializzato in Italia e trovai le loro creazioni su un sito americano. Nella mia collezione ho alcuni pezzi di una jewelry designer statunitense che vive in una piccola cittadina del Massachusetts e fa pezzi bellissimi con vecchie cravatte: probabilmente non ci conosceremo mai di persona, eppure porto in giro con orgoglio la prova del suo talento.

Ogni tanto qualcuno mi chiede se io non abbia timore nel comprare in questo modo, da venditori lontani e scegliendo oggetti che non posso provare o toccare con mano, ma la mia risposta è che mi sono talvolta capitate esperienze peggiori con negozi sotto casa. Una volta ricevetti un paio di scarpe danneggiate e mi rifusero il costo di riparazione nel giro di 48 ore: un’altra volta mi arrivò un anello di misura sbagliata e anche in quel caso fui rimborsata immediatamente e non mi fu nemmeno chiesto di spedire indietro il monile. Le uniche cose che raccomando sempre a chi mi chiede consiglio è di affidarsi a siti conosciuti che diano garanzie certe circa pagamenti e spedizioni e che adottino misure anti-contraffazione.

Sono certa che conosciate tutti eBay: nel nostro paese è attivo dal 1° gennaio 2001 e con oltre 10 milioni di visitatori unici al mese è il primo marketplace in Italia. È un vero e proprio centro commerciale online dove operano migliaia di rivenditori professionali di ogni dimensione e settore merceologico. Dopo aver fondato buona parte del suo successo sulla compravendita dell’usato, eBay ha in parte cambiato il suo core business: gli oggetti nuovi venduti a prezzo fisso rappresentano oggi ben il 75% dei prodotti in vendita, a dimostrazione della grande evoluzione rispetto alla formula originaria. Leggi tutto

Bradley Quinn ospite di Polimoda Textile Day: dialoghi sul futuro

Vi chiedete mai come sarà la moda non nella prossima stagione, ma nel futuro, ovvero come ci vestiremo tra 30 o 40 anni? Io me lo chiedo spesso, con curiosità, una curiosità non tanto legata a quali fogge o a quali abiti saranno in uso, ma piuttosto proprio all’evoluzione che essi avranno. Quand’ero piccina, fantasticavo sui film e sui libri di fantascienza chiedendomi se, da adulta, avrei mai visto cose come il teletrasporto: ora, da adulta, mi chiedo con più realismo come si evolverà il concetto del vestire e quanto esso si integrerà con tecnologia e nuovi materiali. Ad alcune di queste domande ho avuto una parziale risposta settimana scorsa grazie a Bradley Quinn e agli scenari che ha disegnato durante una sua guest lecture in Polimoda.

Polimoda, prestigioso centro di formazione, ha deciso di lanciare una nuova iniziativa: una serie di incontri atti a stimolare il dibattito sulla cultura della moda. E questo, come immaginerete, non poteva che attirare immediatamente la mia attenzione.

In ogni giornata verranno coinvolti personaggi, aziende, docenti e studenti e le tematiche saranno molto varie: dai tessuti ai colori, dalla scrittura alla fotografia, dall’illustrazione ai video. Questi eventi forniranno dunque una testimonianza diretta sulle ultime tendenze del settore ed anche un approccio pratico al mondo del lavoro. Leggi tutto

Sennheiser crea MOMENTUM: far felici orecchie e occhi con una cuffia

La musica…

Difficile – se non quasi impossibile – trovare qualcuno che non ami la musica: un po’ come trovare qualcuno a cui non piacciano le foto dei cuccioli teneri o qualcuno che disprezzi il cioccolato. Certo, ognuno ha i propri gusti e questo è un altro dei tanti pregi della musica, ovvero il fatto di avere tante forme e tante espressioni.

Se ci pensate, coinvolge uno dei nostri sensi più importanti e spesso accompagna momenti determinanti della nostra vita, come il primo amore o il primo bacio. Come dimenticare il primo concerto? E il primo innamoramento da adolescenti, spesso per la star del momento? Ci sono tante coppie che hanno la loro canzone e la musica viene usata anche come terapia, addirittura come terapia di risveglio per le persone in coma perché, come i profumi, sa toccare corde inconsce del nostro essere. Senza contare le rivoluzioni che la musica ha sospinto o avviato.
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