La primavera (in tutti i sensi) di Giulia Rositani

Giorni fa, varcando il portone di casa per iniziare una nuova giornata, ho avuto una sensazione ben precisa: l’aria era cambiata e le mie narici si sono riempite di un odore diverso, più leggero e sottile.

Non so spiegare bene quell’odore né so dargli un nome: è semplicemente l’odore che, per me, segnala l’arrivo della primavera.

Ogni anno, lo percepisco e lo annuso come se fossi una bestiola che si risveglia dopo il lungo letargo.

Ogni anno, da quel momento, qualcosa cambia: la primavera e la rinascita che essa porta con sé è così forte che è ben identificabile perfino a Milano e, tra asfalto e cemento, sbucano prepotenti i segnali della nuova vita, come la forsizia che fiorisce gialla in cespugli disseminati per tutta la città.

Immancabilmente, mi tornano in mente versi di poesie studiate a scuola e ce n’è una alla quale sono particolarmente affezionata.

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole”: sono i versi iniziali di una poesia di Giovanni Pascoli, L’aquilone. La sento talmente mia che, ancora oggi, a distanza di anni, la ricordo distintamente.

Voglia di poesia, di leggerezza, di spensieratezza; voglia di colore, di rinnovata bellezza, di gioia di vivere; per me la primavera è questo e mi porta al bisogno di circondarmi di persone come Giulia Rositani. Leggi tutto

Stefano Bressani e le Skultoshoes, una camminata tra arte e moda

Sono una persona piuttosto ostinata: se mi metto in testa qualcosa, non mi faccio distrarre o distogliere facilmente. Non per nulla, ai tempi della scuola, alcuni insegnanti mi definivano cocciuta.

Negli ultimi anni, sono alquanto determinata per quanto riguarda la moda: mi ostino a concepirla secondo la visione ben precisa che ho in testa.

Chiamatemi illusa o folle, ma fino a quando ci saranno persone come Stefano Bressani, non cambierò idea; fino a quando artisti del suo calibro vedranno nella moda un ambito di interesse e sperimentazione, continuerò a sostenere che non esistono solo le tendenze e le collezioni di stagione; fino a quando artisti, stilisti e designer firmeranno collaborazioni che danno vita a contaminazioni interessanti, continuerò a credere che la moda è in primo luogo una forma di comunicazione e che è dotata della stessa dignità di altri linguaggi.

Per sostenere questo pensiero, oggi mi faccio forte di un bellissimo incontro, quello tra Stefano Bressani e Silvia Fabiani, designer specializzata in calzature: insieme hanno creato le Skultoshoes, un connubio perfetto tra arte e scarpe, accessori moda da sempre molto amati dalle donne e spesso anche dagli uomini.

Stefano e Silvia hanno dato vita a scarpe-scultura in tessuti innovativi e dalle forme ardite: per presentare la loro collezione artistica, realizzata rigorosamente a mano e ça va sans dire in Italia, hanno scelto Vigevano, la città che forma un binomio indissolubile col mondo della calzatura. Qui, nel tempo, si sono sperimentate innovazioni che hanno portato a invenzioni come quella del tacco a spillo (anno 1953): la bella città lombarda è anche la sede di un importante museo interamente dedicato alla scarpa. Leggi tutto

Ornella Bijoux, un’autentica icona italiana

Da tempo penso che oggigiorno abusiamo di alcuni termini: icona e mito sono due esempi e c’è addirittura chi si attribuisce questi titoli da solo, cosa – a mio avviso – alquanto bizzarra.

È solo il tempo a dire chi resterà, a decretare chi ha carisma autentico e duraturo.

Quando incontro una persona come Maria Vittoria Albani mi chiedo quanti dei cosiddetti miti di oggi resisteranno col vigore, la grinta, l’energia, la capacità e l’entusiasmo che questa donna straordinaria dimostra ancora oggi, a 85 anni e dopo circa 70 anni di fulgida carriera.

Maria Vittoria Albani è una vera icona che ha contribuito a scrivere pagine importantissime della storia del made in Italy attraverso Ornella Bijoux, l’azienda di famiglia nata nel lontano 1944, griffe di costume jewellery mondialmente riconosciuta e che viene considerata una tra le più ricercate ed apprezzate da intenditori e appassionati. Leggi tutto

Milano Fashion Week: Vladimiro Gioia FW 2015-16

In un recente articolo, avevo annunciato che Vladimiro Gioia, stilista che apprezzo e che seguo ormai da parecchie stagioni, avrebbe aperto un suo spazio temporaneo ubicato in viale Piave, nel cuore di Milano.

E così è stato: mercoledì 25 febbraio, durante Milano Moda Donna, ho partecipato ai festeggiamenti insieme a tanti colleghi blogger. Sono stati presenti all’evento numerosi giornalisti, fashion editor, stylist e personaggi famosi, tutti arrivati col sorriso per lui, Vladimiro, professionista di grande talento e persona piacevolissima.

Lo spazio milanese non è stato l’unico a ospitare il suo lavoro e il suo estro creativo: a pochi giorni di distanza, precisamente il 6 marzo, lo stilista si è infatti spostato a Parigi per un’ulteriore inaugurazione e così anche la capitale francese ha avuto uno showroom firmato Vladimiro Gioia.

Sono molto felice di poter raccontare di questi due successi inanellati a brevissima distanza di tempo l’uno dall’altro, perché sono il frutto di un intenso periodo di lavoro: sono due aperture importanti in città che ben si collocano nel circuito internazionale della moda.

È stato un tam-tam rimbalzato da Milano a Parigi: pensare al made in Italy di eccellenza che si diffonde mi riempie di autentica gioia, anche perché devo dirvi che, con la collezione autunno / inverno 2015 – 16, lo stilista ha fatto un ulteriore passo avanti quanto a qualità e risultati estetici di grande carattere e forte impatto. Leggi tutto

Da Damiani sono tutti diamanti quelli che luccicano

Ci sono inviti sui quali non ho bisogno di riflettere nemmeno per un secondo: quando si parla di gioielli, accetto con gioia, entusiasmo e curiosità, soprattutto se si tratta di maison storiche.

Ho sempre subito il fascino dei monili preziosi, oggetti che considero opere d’arte ricche di maestria e fantasia: quando Damiani mi ha invitata presso lo showroom di Milano, sul mio viso è nato un sorriso immediato perché il marchio, nato nel 1924, si distingue portando avanti l’eccellenza della migliore tradizione orafa italiana.

La loro storia nasce a Valenza dove Enrico Grassi, capostipite della famiglia, cominciò a disegnare e produrre gioielli con diamanti, piccoli capolavori destinati alle nobili famiglie dell’epoca: da allora, creatività e capacità imprenditoriale hanno sempre guidato e caratterizzato la famiglia Damiani, unitamente alla profonda passione per un’arte che viene tramandata di padre in figlio.

A mio avviso, il punto di forza di Damiani è il fatto di mantenere questo DNA di azienda familiare: oggi, dopo quasi un secolo dalla nascita, è guidata dalla terza generazione. Guido, Giorgio e Silvia Grassi Damiani sono i nipoti del fondatore Enrico e portano avanti una realtà che ha saputo conservare i tratti d’origine, tra i quali indipendenza e italianità. Leggi tutto

Il meglio (e il peggio) della mia Settimana della Moda

Viene preparata a lungo da tutti gli addetti al settore, poi arriva e passa in un attimo: mi riferisco alla Settimana della Moda.

Quella appena terminata ha visto andare in scena (anzi, in passerella) le collezioni relative al prossimo autunno / inverno 2015 – 2016 e così ora sappiamo come ci vestiremo o almeno come gli stilisti ci vestirebbero: non solo, come ormai puntualmente accade a ogni stagione, la settimana è stata accompagnata da un carico di polemiche e discussioni di ogni genere e grado.

Quanto a questo clima di critica, prendo la mia parte di colpa: abitualmente preferisco essere costruttiva e dare spazio a ciò che mi piace, ma oggi desidero spendere anch’io qualche parola su alcuni comportamenti e atteggiamenti che mi hanno lasciato un’impressione molto negativa, purtroppo.

Già, confesso che è stata una settimana dolce e amara allo stesso tempo, ricca di luci ma anche di ombre: nonostante lo scorso ottobre abbia già scritto un altro articolo piuttosto dettagliato sulla questione accrediti, non riesco a stare zitta e desidero tornare a evidenziare un paio di concetti che esulano da qualsiasi distinzione di settore e che dovrebbero appartenere a tutti, qualsiasi mestiere si faccia.

Partiamo dalle ombre, perché preferisco occuparmi subito della parte brutta e riservarmi quella bella alla fine: spero che, mandato giù il boccone amaro, mi rimanga in bocca soltanto il dolce. Leggi tutto

Dalla lite Veronesi-Clio a Winnie Harlow e Jamie Brewer

Mi sorprendo ogni volta in cui mi capita di avere la testimonianza evidente di quanto ancora oggi siamo assurdamente schiavi di certi luoghi comuni.

Noi esseri umani siamo riusciti a compiere imprese grandiose, siamo andati sulla Luna e abbiamo combattuto malattie che erano autentici flagelli, eppure ciò che ci riesce tuttora difficile è abbattere quei limiti e quelle barriere che costruiamo dentro le nostre teste.

Vi chiederete il perché di un esordio tanto diretto: forse avete sentito parlare della polemica nata da un’infelice esternazione di Giovanni Veronesi, sceneggiatore, regista e attore, ai danni di Clio Zammatteo, truccatrice famosa con lo pseudonimo di Clio Make Up, titolo della trasmissione televisiva che conduce con successo e nome di un seguitissimo blog.

Veronesi conduce invece insieme a Massimo Cervelli Non è un paese per giovani, noto programma radiofonico della Rai, precisamente di Radio 2.

Erano i giorni dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica e i due conduttori avevano lanciato il quesito “Quale donna vorresti in quel ruolo?”: sentendo nominare proprio Clio, Veronesi ha risposto: “Non sapevo neanche chi era se non me lo spiegavano adesso. È una cicciona.”

Naturalmente, dopo questa affermazione, sono stati versati fiumi di inchiostro e oggi mi aggiungo anch’io: il fatto si commenta da solo talmente è – a mio avviso – tristemente evidente, una figuraccia epica, tuttavia desidero esprimere un quesito e un rammarico. Leggi tutto

#BreakUpandMove, riflessioni su reciprocità e cattive abitudini

Non sono una da lista dei buoni propositi.
Conosco molte persone che, a settembre o a gennaio, i due momenti che consideriamo come nuovi punti di partenza, redigono tali liste.
Io non l’ho mai fatto: servirebbe solo a mettermi davanti alle mie inadeguatezze una volta di più, perché, si sa, i buoni propositi sono fatti per essere disattesi. O almeno questo è ciò che capita a me.

Volete qualche esempio pratico? Quante volte ho detto “Da domani mi metto a dieta”? “Da domani torno in palestra”? “Da domani mi metto la crema sul viso tutte le sere prima di andare a letto”?
E ancora: “Voglio avere più tempo per me stessa”? “Voglio vedere più spesso i miei amici”?
Potrei proseguire all’infinito.
La verità è che le abitudini, piccole o grandi che siano e specialmente quelle peggiori, sono dure a morire: non è facile cambiare modo di vivere, abbattere schemi consolidati.
E sapete qual è la cosa più brutta? Deludere sé stessi. Per questo non faccio liste, è questa la verità.

Un’altra verità nella quale credo è che nulla avvenga per caso.
Con questo non intendo affatto dire che tutto sia già scritto, anzi, ritengo che ognuno di noi abbia una grande responsabilità nel gestire in prima persona la propria vita.
Sono spesso affascinata dal concatenarsi degli eventi: più passa il tempo, più sono convinta che quelle che noi chiamiamo combinazioni siano in realtà eventi che mettiamo in moto col nostro stesso agire.
Nulla, quindi, è predeterminato, lo ripeto, ma, allo stesso modo, nulla avviene per caso e soprattutto siamo noi a decidere come intrecciare e annodare i fili di questo enorme telaio che è la vita.

In questi giorni, la mia teoria del “nulla è per caso” è stata confermata ancora una volta e, curiosamente, proprio sul fronte “buoni propositi”: vi racconto come e perché. Leggi tutto

IOMA Paris, cosmesi e tecnologia passando per Marte

È inutile negarlo, ognuno di noi ha le sue piccole manie o fissazioni: io non ne sono esente, anzi, diciamo che le mie assumono spesso il carattere di veri e propri tarli.

Vi do tre esempi.

Mi fido di tutti, in generale e fino a prova contraria: sono così di natura, eppure, se in una cosa ci devo mettere la faccia e farmene sostenitrice, sono implacabile. Sono peggio di San Tommaso: devo a tutti i costi metterci il dito e sperimentare in prima persona.

Detesto quando mi vengono promessi i miracoli: non li fa nessuno, quindi preferisco che un prodotto mi venga presentato in tutta onestà e se mi aspetto un miracolo, al limite, scrivo la letterina a Babbo Natale.

Sono convinta che il futuro risieda nelle cose fatte ad hoc, su misura: penso che i tempi siano maturi affinché possa avvenire un’inversione di tendenza, ovvero affinché non si ragioni più solo in base ai grandi numeri bensì tornando a mettere l’essere umano al centro. Personalizzazione e bespoke sono due delle mie parole preferite.

Ecco, oggi vi parlo di un’esperienza vissuta in prima persona, senza alcuna promessa di miracoli perché basata su criteri scientifici e inoltre fatta su misura per me (e potrà essere su misura per voi): tre miei tarli soddisfatti in un colpo solo, quindi IOMA ha passato il mio personale test e sì, merita di essere raccontata.

Andiamo con ordine: IOMA è un’azienda che si occupa di cosmesi ed è stata creata da Jean Michel Karam, dottore in microelettronica, insieme a un team di esperti in dermatologia e tecnologie, con uno scopo ben preciso, quello di offrire prodotti cosmetici su misura. Leggi tutto

Sei artisti esplorano la Metamorfosi dei Corpi

A come Arte. Quattro lettere, solo quattro, per racchiudere un mondo.
Un mondo ampio, articolato, sfaccettato perché è espressione dell’animo umano, è espressione della nostra parte immateriale, quella che sfugge a confini e definizioni.
Come ho già avuto modo di affermare, per me bellezza e cultura non conoscono genere, non possono essere intrappolate in strutture rigide e devono scorrere liberamente mescolando forme che sono solo apparentemente diverse.

Amo l’Arte perché è modalità d’espressione trasversale.
Perché regala emozioni e sensazioni che spesso sono soggettive, anche se è vero che esistono criteri universali e che esiste la critica degli esperti.
Perché può annullare le distanze di qualsiasi tipo, di epoche, di luoghi geografici, di classi sociali.

Sapete quali sono le mie mostre preferite?
Quelle in grado di creare un dialogo, una convivenza, un ponte, un’armonia.
Quelle che non seguono necessariamente un ordine cronologico bensì tracciano affinità più sottili, mescolando epoche vicine e lontane.
Quelle che riescono ad affiancare nomi celebri e meno conosciuti, evitando di partire da un pregiudizio di superiorità in base alla fama.
Quelle che attribuiscono uguale dignità al lavoro di qualsiasi artista sia che si esprima attraverso un dipinto, una scultura, un’installazione, una foto, un abito.
Un abito, sì. Gli stilisti, il loro lavoro e le loro creazioni sono sempre più spesso i protagonisti di mostre in grandi musei in tutto il mondo. Leggi tutto

A proposito di matrimonio, che ne dite di… 10 per un sì?

Dicono che noi donne sogniamo e programmiamo il giorno del nostro matrimonio fin da piccine.

Non so, sinceramente non ricordo di aver mai avuto questa fissazione, in nessuna fase della mia vita.

È vero, da piccola, giocando con la mia Barbie, mi è capitato di vestirla da sposa, ma era più che altro per quel desiderio di emulazione che quasi tutte le bambine nutrono, soprattutto in tenera età, nei confronti della propria mamma: ero affascinata dall’album di nozze dei miei genitori e, davanti alle immagini nelle quali lei era radiosa, sognavo di essere come lei. Tutto qui: la mamma è il primo modello, il primo punto di riferimento, la prima grande icona e volerla imitare è cosa naturale, dal rossetto alle scarpe passando per l’abito nuziale.

Vedo oggi lo stesso incanto nella mia nipotina: è innamorata della sua mamma, ha voluto un velo per giocare eppure dichiara di non volersi sposare – e ha solo 6 anni. State tranquilli, non soffre di nessun trauma né turbamento: è solo perché vuole stare per sempre con la sua mamma, come dichiara.

Tornando a me, posso dire di essere sempre stata una persona autonoma e indipendente, anche dai miei genitori: non ho mai cercato un’altra persona alla quale appoggiarmi né ho mai cercato un principe azzurro che mi scarrozzasse in giro. Ho fatto tantissime cose da sola, anche andare in giro per il mondo: sono partita per il Brasile, per esempio, senza portarmi nemmeno un’amica.

Non aspettavo, insomma, un uomo per fare cose che avevo rimandato o andare nei posti che avevo sognato: aspiravo all’amore semplicemente perché intuivo che le cose condivise sono più belle, diventano migliori, hanno un sapore speciale.

Già, perché ho sempre creduto all’amore, anche se ho impiegato parecchio tempo per trovarlo: non ho mai negato la sua esistenza né l’ho denigrato, nemmeno quando per me era quasi una chimera. Leggi tutto

I tatuaggi oggi, da AltaRoma alla Milano Tattoo Convention

Ci sono argomenti capaci di sollevare vivaci controversie: i tatuaggi, per esempio, dividono nettamente coloro che sono a favore da coloro che sono contro l’idea di tracciare segni indelebili sulla propria pelle.

Ho già dichiarato altre volte quale sia la mia posizione: io li amo e li considero vere e proprie forme d’arte, a patto che siano realizzati da professionisti seri e secondo le più severe regole igieniche.

Penso inoltre che i tatuaggi non siano solo ornamenti, ma costituiscano anche e soprattutto un linguaggio che attinge da culture, filosofie ed epoche diverse.

Il tatuaggio è stato adottato da molti popoli antichi e contemporanei; a seconda degli ambiti e dei periodi storici, ha rappresentato una sorta di carta d’identità del singolo individuo oppure ha incarnato una pratica volta ad accomunare le persone. Poteva essere un segno di appartenenza, ma anche un rito di passaggio, per esempio quello all’età adulta: poteva simboleggiare un legame relativo a convinzioni religiose, spirituali e magiche.

Si trovano tracce di tatuaggi risalenti a ben prima di Cristo: prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita, molti fedeli si tatuavano sulla pelle simboli religiosi a mo’ di suggello del proprio credo. Nel Medioevo, i pellegrini avevano l’usanza di tatuarsi coi simboli dei santuari visitati. Leggi tutto

Se un giorno mi sveglio col cuore in Vietnam

Ci sono giorni in cui mi guardo attorno e mi sembra di essere fuori posto, fuori tempo, fuori tutto.
Mi guardo e non mi riconosco né riconosco ciò che mi circonda.
Penso che, almeno una volta, sia capitato a tutti di provare questo senso di estraniamento, di distacco, di mancata appartenenza.
Quando mi capita, mi viene voglia di mettere quattro cose in uno zaino e partire, staccare fisicamente e mentalmente.
Ultimamente, mi capita di provare piuttosto spesso questa sensazione, ma non posso partire, per tanti motivi: come antidoto, ripenso ai tanti viaggi fatti e talvolta tiro fuori vecchie foto.
Stamattina, mi sono svegliata pensando al Vietnam, un viaggio che ho fatto nel 2005 e che ha un posto molto speciale tra i miei ricordi: mi sono svegliata col corpo qui e il cuore là. Tirare fuori le foto è stato inevitabile.
In quella occasione, ho portato davvero solo uno zaino con poche cose: Enrico, io e due nostri amici avevamo preparato un itinerario di massima, tutto da soli, e non avevamo prenotato nulla, era una vera avventura un po’ allo sbaraglio. Siamo riusciti ad attraversare tutto il paese, da nord a sud.
Quando prima di partire comunicavamo alle persone la nostra meta e i nostri progetti, molti ci guardavano straniti, chiedendo cosa andassimo a fare in Vietnam: quando siamo tornati, con la luce negli occhi e con racconti pieni di magia, quelle stesse persone rimanevamo a bocca aperta.
Molti collegano ancora oggi il Vietnam alla guerra, ma in realtà c’è infinitamente di più, c’è una bellezza struggente – nei luoghi, nelle persone – che entra dentro, in profondità, una bellezza un po’ decadente e per questo, forse, disarmante. Leggi tutto

L’uomo secondo Alessandro Dell’Acqua e Julian Zigerli

Ve lo confesso apertamente: per quanto riguarda la moda, in genere non apprezzo le mezze misure. Mentre le sostengo fermamente in altri ambiti e in altri contesti, non mi piacciono se applicate al guardaroba, soprattutto a quello maschile: oggi desidero spiegarvi perché, secondo me, occorre fare una scelta netta.
Se uno stilista decide di fare quel tipo di moda che continua la grande tradizione sartoriale (Savile Row docet), occorre che padroneggi alla perfezione tagli, proporzioni, volumi e che sappia dosare sapientemente rigore e contemporaneità. Se decide invece di fare moda d’avanguardia, bisogna che prima di tutto studi quanto sopra e che poi si dedichi con passione a sovvertire le regole: occorre che osi e che lo faccia in grande stile, senza timori.
Ciò che sta in mezzo, per come la vedo io, è noia.
Visto che penso che la moda sia linguaggio e comunicazione, credo che stare a metà tra le due scelte crei un territorio in cui regna la confusione, qualcosa di ibrido che non è né carne né pesce, una sorta di macchia grigia e indefinita. Detesto quando una collezione comunica un senso di pretenziosità immotivata, così come detesto se trasmette un messaggio del tipo vorrei ma non oso.
Ciò che è certo è che occorre coraggio per entrambe le opzioni: se si segue la strada tracciata dai grandi sarti, si accetta un confronto che può risultare rischioso; se si decide di rompere con la tradizione, si tenta di scrivere nuovi codici che spesso risultano di non facile comprensione, soprattutto nell’immediato.
In entrambi i casi, occorre portare avanti la propria scelta con chiarezza, determinazione e decisione. Leggi tutto

La Befana è passata, quindi… meglio passare a Magicstripes

L’Epifania tutte le feste si porta via, dice la saggezza popolare.

Per fortuna, rispondo io, visto che non ho la massima simpatia per le feste comandate, l’ho già detto.

Non so a voi, ma a me Natale e Capodanno hanno lasciato soprattutto una certa pesantezza da smaltire, leggasi gran mangiate e poco moto: per fortuna, c’è qualcuno che mi dà una mano ad evitare la rovina completa.

Sono infatti venuta a conoscenza di un segreto che mi è stato donato da una persona molto speciale: Natalie Franz.

Natalie lavora da 15 anni come make-up artist nel settore della moda e della musica ed è brava, molto brava.

Ama ciò che fa e crede che, con le mosse giuste e qualche piccolo segreto, si possano raggiungere risultati sorprendenti: non sono l’unica a pensare che abbia talento, visto che ha lavorato con artisti del calibro di Lady Gaga, Taylor Swift, Black Eyed Peas e con i migliori fotografi tra i quali Steven Klein, Ellen von Unwerth, Karl Lagerfeld e molti altri. Come è risaputo, sono tutti professionisti conosciuti per la meticolosità che applicano al loro lavoro e per l’eccellenza che richiedono a chi collabora con loro. Leggi tutto

Ricordi dell’estate 2014: parte 4, Manu versus Francia

L’aspettavo non con gioiosa trepidazione bensì con timore e infine è arrivata: la neve. Ebbene sì, sabato mattina mi sono alzata e, guardando fuori dalla finestra, sono rimasta a bocca aperta: nevicava. Aiuto!

Non è un mistero che io non ami l’inverno e che ami ancora di meno la neve, soprattutto in città. Capisco che esulti chi è in montagna e sono felice per costoro, lo giuro, ma non mi convincerete mai sul fatto che la bianca amica sia bella anche in luoghi come Milano dove diventa subito grigia e crea solo un inenarrabile pantano.

Avevo dunque bisogno di escogitare velocemente un piano B, pensare a qualcosa che mi distogliesse dalla neve e dal terrore che si accumulasse. Atteggiamento classico, insomma: quando siamo in una posizione scomoda, quando sperimentiamo qualcosa che non ci fa a sentire a nostro agio, la reazione più facile e immediata è quella di pensare a qualcosa che ci riporti alla nostra comfort zone.

E, pensando a ciò che per me poteva essere una buona comfort zone, è stato istintivo e naturale tirare fuori gli ultimi ricordi di quest’estate: io, turista (quasi) per caso, in giro per la Francia. Momenti che hanno catturato la mia attenzione durante le scorribande tra Moulins, la Bretagna, Parigi, Lione, Menton e Sospel.

Ecco perché il post si chiama Manu versus Francia.

Chi ha vinto? Direi lei, la Francia: come capita ogni volta, è riuscita nuovamente a mettermi K.O. con la sua bellezza. Leggi tutto

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