La mostra dedicata a Renzo Calzavara a Villa Ghirlanda a Cinisello

Ho la fortuna e il piacere di aver potuto incontrare e conoscere tante persone piene di creatività, designer, stilisti, fondatori di brand, artisti, registi, musicisti, cantanti, fotografi e altri ancora.

Queste persone di poliedrico talento mi colpiscono profondamente e alcune di loro hanno un posto speciale nel mio cuore: una di esse è senza dubbio Renzo Calzavara.

Ho conosciuto Renzo attraverso Fiorenza Valenti, moglie e sua compagna di vita nonché di percorso artistico: Enrico, mio marito, e io abbiamo potuto godere della loro amicizia e arte, frequentando la loro casa e seguendoli in alcune mostre.

Due loro bellissimi quadri sono stati doni inaspettati, preziosi e graditissimi per il nostro matrimonio: da allora, abbiamo cambiato l’assetto di mobili e suppellettili di casa varie volte, ma mai, nemmeno per un istante, abbiamo messo in discussione la collocazione delle opere di Renzo e Fiorenza che non hanno cambiato posto dal 2008.

Purtroppo, lo scorso anno, Fiorenza ci ha comunicato la notizia che mai avrebbe voluto darci e che mai avremmo voluto ricevere: la scomparsa di Renzo.

Per noi e per tutti coloro che lo hanno conosciuto personalmente, apprezzandolo e amandolo, è stata una notizia particolarmente dolorosa; per chiunque, amici e non, è una perdita immensa perché è scomparso un artista sensibile e colto. Leggi tutto

Il guardaroba disperso, un talk attorno a Valentina Cortese

Ho raccontato in un precedente articolo che, dal 2 al 26 marzo 2023, lo spazio IsolaSET di Milano ha ospitato una mostra interamente dedicata alla celeberrima attrice Valentina Cortese (1923 – 2019).

Curata da Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti per Regione Lombardia e inquadrata nell’ambito dei festeggiamenti per il 100° anniversario della nascita della Cortese, la mostra ha rappresentato un omaggio a una donna e diva fuori dall’ordinario, attraverso un percorso fatto di fotografie e reperti originali che sono stati inoltre accompagnati da un ricco catalogo, da una rassegna cinematografica e da un programma di talk di approfondimento.

Come avevo accennato già in quel mio primo articolo, Elisabetta Invernici ha voluto che anch’io facessi parte di uno dei talk, anzi, di due, visto che sono stata invitata anche al successivo; non smetterò mai di essere grata a Elisabetta per avermi voluta con sé e per la preziosa opportunità che mi ha dato.

Il guardaroba disperso, la moda interpretata da Valentina Cortese: era questo il titolo del talk.

Perché guardaroba disperso?

Perché il presupposto è stato proprio il guardaroba di Valentina Cortese andato all’asta, e quindi frazionato tra vari collezionisti, nel marzo 2022 (e dell’asta avevo parlato qui).

Di cosa abbiamo quindi parlato? Leggi tutto

1° maggio 2013 – 1° maggio 2023, dieci anni di A glittering woman

Dieci.

Meditavo su quanto il numero dieci sia ricco di significati e simbologie.

Dieci è, per esempio, il numero di cifre alla base del sistema di numerazione detto decimale che, oltre ad avere dieci simboli con cui è possibile comporre qualsiasi numero, è in base 10 perché servono 10 unità di un ordine per formare un’unità dell’ordine successivo.

Anche il sistema di misura metrico decimale, uno tra i più diffusi e utilizzati, è in base 10, ossia il rapporto tra multipli e sottomultipli di ogni sua unità di misura è sempre 10 o una potenza di 10: ogni misura è 10 volte più piccola di quella immediatamente a sinistra ed è 10 volte più grande di quella immediatamente a destra.

Il numero dieci era considerato da Pitagora il numero perfetto e costituiva il cosiddetto tetraktýs o tetrattide, ovvero la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali: 1 + 2 + 3 + 4 = 10.

Dieci sono i decenni contenuti in un secolo e ognuno è fatto a sua volta di dieci anni: non posso non pensare ai miei studenti e a quando, durante i miei corsi, ci occupiamo di ogni decennio del Novecento dal punto di vista dell’evoluzione del costume.

A proposito di studenti e scuole: nelle primarie e secondarie, 10 è il voto che corrisponde all’eccellenza.

Si definisce decalogo una serie che si compone generalmente di 10 precetti (talvolta più o meno) in grado di riassumere norme o direttive fondamentali per un’attività.

Decalogo indica per antonomasia i Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai (detti anche le dieci parole), i principi che svolgono un ruolo fondamentale nell’ebraismo e nel cristianesimo.

Decalogo (Dekalog) è il titolo della serie di 10 pellicole del 1988 dirette da Krzysztof Kieślowski proprio perché ogni episodio racconta una storia di vita quotidiana ispirata a uno dei comandamenti biblici e dieci furono anche le Piaghe d’Egitto, ovvero le punizioni che, secondo la Bibbia, Dio inflisse agli Egizi per non aver liberato gli ebrei dalla schiavitù. Leggi tutto

Romeo Gigli Eyewear, dal vero acetato fino a Lucio (e Giulia) Stramare

Mi fa piacere raccontare che, la scorsa settimana, sono stata presso il punto Vision Ottica di viale Vittorio Veneto a Milano per un gradito invito, ovvero l’evento organizzato per il lancio della nuova collezione Romeo Gigli Eyewear.

L’invito risultava per me di doppio interesse, dal punto di vista professionale (come sapete, mi occupo principalmente di moda e Romeo Gigli è uno stilista che amo) e dal punto di vista personale (ho già confessato di essere miope da sempre, ahimè, per giunta con una punta di astigmatismo).

Ho anche già confessato di avere un rapporto ambivalente con gli occhiali, ovvero nutro grande passione per quelli da sole che reputo fondamentali per via dei miei occhi abbastanza chiari e, al contrario, ho un certa antipatia per quelli da vista ai quali preferisco di gran lunga le lenti a contatto; naturalmente, sono in ogni caso un accessorio assolutamente fondamentale per me, anzi più uno strumento che un accessorio, e a maggior ragione non resto indifferente se si parla di montature interamente realizzate in Italia con metodi che coniugano tradizione e innovazione.

Ma, prima di arrivare a questo, vorrei soffermarmi su un’altra questione che ha catturato la mia attenzione in occasione dell’evento di presentazione.

Nel momento della scelta di un nuovo paio di occhiali, moltissime persone (e non mi chiamo certo fuori da ciò, anzi, prendo me stessa come esempio) dividono le montature in due macro categorie, quelle in metallo e quelle in acetato, ma in realtà la suddivisione non è così semplice, in particolare per quanto riguarda le seconde. Leggi tutto

Quando sono compassione ed empatia a finire in croce

Ho letto molte opinioni sulla morte di Andrea Papi, il giovane uomo ucciso da un’orsa nei boschi nella provincia di Trento, sembrerebbe per istinto di difesa verso i propri cuccioli.

Queste letture mi hanno lasciata basita se non sconvolta e a sconvolgermi sono in particolare i commenti social di moltissime persone.

Non mi riferisco certo a chi non vuole la morte dell’orsa, ma a chi manca completamente di qualsiasi forma anche minima di empatia, solidarietà e compassione verso Andrea nonché di rispetto verso la sua famiglia e il loro dolore.

Va bene anzi benissimo la solidarietà verso l’orsa, ma i commenti agghiaccianti verso Andrea, le certezze assolute nel giudicare i suoi comportamenti senza sapere niente né di lui né della sua vita… ecco, come vanno inquadrati?

Anche a me fa orrore chi chiede a gran voce la mattanza degli orsi trentini, ma non dimentico la morte di Andrea, non oso (e non voglio) immaginare gli ultimi istanti della sua vita, non oso immaginare lo straziante dolore dei suoi cari. E soprattutto non giudico una persona che non conoscevo esattamente come non la conosceva chi oggi sputa facili e ovvie sentenze via social.

Tantissimi sono pronti a giudicare, a emettere sentenze e giudizi inappellabili e definitivi, a ergersi a esperti, sempre e comunque, questa volta esperti di orsi e della loro gestione.

In Trentino c’è un evidente e grosso problema, ma io, per esempio, non ho la più pallida idea di come risolverlo perché non è il mio campo e non sono sufficientemente preparata; mi limito quindi a tacere e anche a non giudicare né Andrea né i suoi comportamenti, tanto più che non vivo in quella zona e dunque non vivo sulla mia pelle le consuetudini e la quotidianità di quei luoghi e degli abitanti.

Avrei continuato a tacere sulla questione proprio perché non sono competente, ma ora – basita dalla durezza delle troppe cose lette – mi piacerebbe chiedere ai tanti esperti e ancora di più ai tanti spietati giudici se le loro scelte siano sempre perfettamente assennate e precise, ineccepibili e inattaccabili. Leggi tutto

L’album di famiglia di Valentina Cortese in mostra a Milano

Si può essere giovani a 100 anni?

La mia risposta è sì, sì se gli anni rappresentano semplicemente un numero, niente più che un dato che non ingabbia lo spirito.

Non solo, sono convinta del fatto che esistano persone che non appartengono esclusivamente al periodo storico e sociale in cui nascono e muoiono: lo spirito di alcune persone è così ‘oltre’ da risultare atemporale rispetto a qualsiasi epoca, da andare ‘oltre’ la parabola della vita terrena.

Sono persone così ‘avanti’ da continuare a risultare straordinariamente contemporanee nonostante lo scorrere del tempo e questo avviene – a mio avviso – perché vivono oltre il tempo, trascendendolo o superandolo grazie a una straordinaria apertura di pensiero e di visione.

Ho avuto pensieri di questo tipo in occasione della recente scomparsa di Paco Rabanne (ahimè) e di nuovo pochi giorni fa, mentre partecipavo alla conferenza stampa per il lancio della mostra dedicata a Valentina Cortese nella ricorrenza del centenario dalla sua nascita.

Lo spazio IsolaSET di Milano ospita – fino al 26 marzo 2023 – la mostra “Valentina Cortese – Album di famiglia. Immagini inedite di una diva” a cura di Elisabetta Invernici e Antonio Zanoletti: Regione Lombardia condivide con i curatori il sentito desiderio di rendere omaggio a una diva e donna fuori dall’ordinario, grazie a un progetto espositivo biografico-fotografico e a un catalogo che racconta la sua storia attraverso un percorso intimo e familiare. Leggi tutto

Un saluto a Maurizio Costanzo da una ex bambina che lui ha influenzato…

Ero solo una bambina quando esordì il Maurizio Costanzo Show.

Nonostante fossi in un’età decisamente acerba, mi innamorai da subito e istintivamente di quel modo così particolare di fare giornalismo in televisione e ora mi fa sorridere pensare che, sicuramente, all’epoca, nemmeno sarei stata capace di spiegare con precisione cosa significasse il termine «giornalismo».

Ricordo quante discussioni avevo con mia mamma – che è sempre stata severa, rigorosa e inflessibile quanto a orari e disciplina – per ottenere di restare ancora un po’ in piedi e poter carpire ancora qualche minuto di trasmissione.
Lei teneva al fatto che io dormissi a sufficienza per poter affrontare bene la scuola il giorno dopo, io avrei preferito restare ad ascoltare l’uomo che tanto mi affascinava nonché i suoi ospiti sempre curiosi e interessanti.

E ricordo anche un episodio di diversi anni dopo.

Non ho la più pallida idea di quale trasmissione si trattasse, ma rammento che si chiedeva agli intervistati, persone fermate casualmente per strada, di citare i propri personaggi televisivi preferiti.
Una persona iniziò a snocciolare il proprio elenco e, nel bel mezzo, aggiunse «e poi Maurizio Costanzo Show».
Disse proprio così, non Maurizio Costanzo bensì Maurizio Costanzo Show, un piccolo errore, una simpatica e ingenua svista che, in realtà, era molto sintomatica e rappresentativa.
Indicava quanto fosse quasi impossibile separare lo show, ovvero la creatura, da Costanzo, ovvero il creatore, quanto fossero profondamente e intimamente fusi insieme in un unico concetto radicato nella testa, nel quotidiano e nell’immaginario non solo di quella persona, ma di moltissimi altri, ne sono certa, milioni di spettatori appartenenti a diverse generazioni.

Maurizio Costanzo era ed è sinonimo di talk show, sinonimo di un certo modo di fare televisione, interviste, giornalismo; incarnava e incarna il modo e il mondo che, fin da bambina, mi hanno affascinata e che hanno contribuito a farmi desiderare di fare quello che per me è il mestiere più bello e appassionante del mondo, ovvero comunicare, raccontare, condividere.

Buon viaggio, Maurizio, e grazie per quelle serate nonché per quell’amore precoce e istintivo e per quel seme che hai posto in me così come in molti altri.

Manu

P.S.: oggi ho guardato i funerali di Maurizio Costanzo in tv e mi sono commossa quando la figlia Camilla ha letto una lettera a nome suo e dei fratelli Saverio e Gabriele. Da venerdì, giorno della scomparsa di Costanzo, non avevo mai pianto ma oggi, davanti alle parole di Camilla e a quel «papino», lo stesso nomignolo che uso per il mio, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Ringrazio Camilla, Saverio e Gabriele per la generosità del pensiero rivolto verso i «molti figli acquisiti» del loro papà ♥

 

Pensieri a proposito delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023

Ho scattato questa foto lunedì 13 febbraio, presso le scuole medie della mia zona, andando a votare in occasione delle elezioni regionali in Lombardia.

Quella mattina ero felice perché stavo andando a esercitare un diritto esprimendo la mia opinione e ho reputato questo murale come un buon auspicio.

L’effigie di Borsellino e Falcone insieme a quelle parole mi hanno fatto pensare che sì, esiste speranza se i giovanissimi credono che scuola e conseguentemente istruzione e cultura siano i peggiori nemici di quel cancro che è la mafia.

(E scusate per il bidone dei rifiuti nel mezzo ma non potevo spostarlo, i carabinieri giustamente mi tenevano d’occhio.)

Mentre scattavo, ero davvero colma di fiducia e ottimismo; ora, a pochi giorni di distanza, mi sento semplicemente una povera illusa, sconfitta, delusa e amareggiata, profondamente. E se mi sento così è perché moltissime persone hanno scelto di non votare, di non esprimere la propria opinione.

I dati dell’affluenza per le elezioni regionali di Lombardia e Lazio dicono che ha votato il 40% della popolazione avente diritto rispetto al 70,63% delle precedenti omologhe del 2018.

Sono dati agghiaccianti: indicano che, statisticamente, solo 40 persone su 100 hanno scelto di esercitare il proprio diritto di parola.

Non so per quale o quali motivi gli altri 60 – la maggioranza – abbiano rinunciato: penso sia per sfiducia e correggo la mia precedente affermazione, in realtà è anche questa un’opinione o un’idea.

Non votare è un po’ come dire «tanto non serve, la nostra voce non conta, i politici fanno comunque ciò che vogliono».
Non voglio pensare che dietro tale idea ci sia semplice disinteresse, temo che ci sia appunto tanta sfiducia. Leggi tutto

Roy Lichtenstein in mostra a Parma: perché andarci

Venerdì 10 febbraio sono stata a Parma – e precisamente in un luogo meraviglioso che si chiama Palazzo Tarasconi – per l’anteprima stampa della mostra che celebra il centenario della nascita di Roy Lichtenstein (New York 1923 – 1997), uno dei maggiori interpreti dell’arte del XX secolo e maestro della Pop Art.

La mostra si intitola Roy Lichtenstein. Variazioni Pop ed è aperta dall’11 febbraio al 18 giugno 2023 con la curatela di Gianni Mercurio e il patrocinio del Comune di Parma: è prodotta da GCR, General Service and Security, con la Direzione Artistica di WeAreBeside e l’ideazione di Madeinart.

Ancora una volta, il lavoro di Gianni Mercurio (che avevo già ammirato in occasione di una mostra dedicata a Banksy) ha completamente catturato la mia attenzione e guadagnato la mia stima e, pertanto, desidero condividere con chi legge i due motivi per cui penso che valga la pena di visitare la mostra di Parma.

Se è vero che le opere del grande artista statunitense fanno parte di un immaginario collettivo e diffuso, è altrettanto vero che il suo nome è spesso associato quasi esclusivamente ai colori primari e saturi, alle linee marcate, all’uso del puntinato e alle opere che ci fanno pensare ai comics, i fumetti.

Ma, in realtà, Roy Lichtenstein è molto di più e questo è il primo motivo per andare a vedere la mostra, ovvero per (ri)scoprire la sua versione forse meno conosciuta ma sicuramente non meno affascinante.

Il lavoro di invito alla riscoperta è a mio avviso riuscito con successo: arrivata in fondo alla mostra, sono ritornata indietro per ripercorrerla nuovamente tutta a ritroso, proprio perché – aiutata anche dalle didascalie molto efficaci, incluse quelle iniziali – avevo voglia di dare un secondo sguardo con un occhio diverso e rinnovato. Leggi tutto

Pensieri di un sabato pomeriggio in diretta dal divano di casa mia…

Sabato pomeriggio.

Enrico, mio marito, e io siamo rientrati da poco e siamo comodamente sdraiati sul divano della nostra casa.

Nell’aria suona la voce calda di Tracy Chapman, da un suo omonimo disco datato 1988: Enrico, che è un grande appassionato di musica e di vinili, l’ha trovato in una fiera specializzata dove ha trascorso la mattinata. A diffondere la musica è il sistema stereo che, come ogni vero appassionato, ha messo insieme lui nel tempo, pezzo dopo pezzo, anno dopo anno, pazientemente, e di cui è molto orgoglioso, giustamente.

Mentre Enrico si perdeva tra i vinili, anch’io mi sono dedicata a una delle mie passioni, quella per la camminata sportiva: mi sono regalata un bel giro in una giornata davvero spettacolare, uno straordinario anticipo di primavera con temperatura insolitamente tiepida per essere inizio febbraio. Pare che da domani torni il freddo ma non importa, oggi è stato bellissimo e io mi sono goduta a fondo ogni singolo istante dei miei 10 chilometri.

Il tempo era talmente tiepido che, una volta ricongiunti, abbiamo pranzato all’aperto, al sole, in un posto che entrambi amiamo molto: è a pochi minuti da Milano eppure sembra di essere in aperta campagna, c’è tanto verde e i cani sono i benvenuti, ci sono quattro zampe che scodinzolano e zampettano dappertutto portando un’allegra confusione. Leggi tutto

Pensieri sparsi… se ci si sente spare ovvero come un pezzo di ricambio…

Quando qualcuno dice la parola spare, io penso subito al mio primo vero lavoro, ovvero l’impiego in una società di ingegneria che progettava macchinari e apparecchiature per il settore petrolchimico.

Ci occupavamo naturalmente anche delle parti di ricambio, spare parts o spares, appunto, che poi raggiungevano i nostri macchinari i quali erano talvolta posizionati su piattaforme petrolifere in mezzo al mare oppure altre volte installati al servizio di gasdotti che si snodavano in qualche deserto; ricordo altrettanto bene come quelle destinazioni remote mi facessero fantasticare anche grazie ai racconti dei nostri tecnici che spesso raggiungevano gli impianti per fare manutenzione.

Dunque, quando ho appreso che Spare è il titolo dell’autobiografia di Harry, sono stata molto colpita dalla scelta di un termine a me familiare ma in tutt’altro contesto. E che è stato tradotto in “il minore”.

Capita abbastanza spesso che, nel passaggio da inglese a italiano, si facciano scelte leggermente diverse, come per esempio avviene nei titoli di tanti film: in questo caso specifico, non so se e quanto il fatto di smorzare la crudezza concettuale del pensiero originale sia stata una scelta che condivido. Leggi tutto

Intervista a Elle alias Ellence: «il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità»

«Amo l’idea che le mie creazioni non rimangano confinate su una parete o una mensola,
per diventare invece parte di chi le sceglie e dei suoi infiniti viaggi nel mondo.
Il mio viaggio creativo è un fluire senza soluzione di continuità
costellato da inaspettate mete e meravigliosi incontri.»
Parola di Elle, poliedrica fondatrice del brand Ellence

Come ho già avuto modo di raccontare, ho l’onore di avere un piccolo ruolo in Ridefinire il Gioiello, mostra-concorso che dal 2010 si pone l’obiettivo di indagare, diffondere e valorizzare una nuova estetica del gioiello contemporaneo.

Quello di Sonia Catena, fondatrice e curatrice del progetto, è un doppio invito, da una parte alla ricerca e all’impiego di materiali innovativi e sperimentali e, dall’altra, allo sviluppo di un processo creativo nel quale il valore aggiunto sia costituito dall’idea.

A ogni nuova edizione di Ridefinire il Gioiello corrisponde una tematica precisa: quella dell’ottava edizione è l’Irlanda nel quadro di una manifestazione che si chiama Stupor Mundi e che nel 2022 è stata dedicata proprio alla meravigliosa Isola di Smeraldo (se ne volete sapere di più, qui ne ho parlato in dettaglio).

Grazie a un’attenta selezione, sono stati scelti 31 gioielli inediti presentati da altrettanti artist*: si trovano in mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore fino al 21 gennaio 2023 (qui ho raccontato dell’inaugurazione dello scorso 22 ottobre).

Proprio com’era stato auspicato in fase di lancio del bando di concorso, ogni artista ha esplorato il tema del concorso declinandolo in soluzioni personali, originali e mai scontate, lontane dai cliché e dagli stereotipi: partendo dalle suggestioni che l’Irlanda può creare in ognuno di noi, i gioielli ne ripropongono le bellezze seguendo diversi filoni di ricerca e ispirazione, dalla natura all’architettura, dai colori ai suoni, dalla reinterpretazione dei miti al significato della parola ‘isola’. Leggi tutto

Master of Hits, che lo show di Roberto Neri abbia inizio

Da anni, ormai, porto avanti quella che ho battezzato “campagna di sostegno al talento” dando evidenza a realtà create da persone coraggiose che hanno cambiato vita e hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, come si suol dire, per scelta o anche perché obbligate da varie situazioni.

Tutte queste persone, pur molto diverse tra loro, sono in realtà unite da una caratteristica comune: portano avanti i loro progetti tra sacrifici, difficoltà e burocrazia grazie a tonnellate di coraggio, talento, fantasia e creatività.

Sono particolarmente felice del fatto che questa mia “campagna” incontri oggi l’amicizia, visto che desidero parlare di una persona speciale, un essere pieno di umanità e autenticità; di un amico che gode in più della mia stima professionale in quanto è anche ricco di talento.

Roberto Neri – questo è il suo nome – non ha fondato un brand: non è un designer o uno stilista, figure delle quali parlo spesso, bensì è un esperto di comunicazione e pubbliche relazioni.

Vive nella sua amata città, Rimini, ed è stato contributor per alcune riviste della celeberrima casa editrice Rizzoli – come Max, Sport Life, Io Donna, Style Magazine – per le quali si è occupato di moda, musica, costume e società.

Ha tra l’altro ideato e curato le Pagelle di Stile di Style Magazine, riuscendo a creare connubi e connessioni inedite tra dimensioni che a volte appaiono lontane, come per esempio politica e moda, miscelando serietà e ironia. Leggi tutto

Piccolo omaggio al Maestro Issey Miyake, da Pleats Please a Bao Bao

Quanto dispiacere ho provato lo scorso agosto, quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Issey Miyake.

Quanto sono onorata di essere stata invitata, lo scorso 16 novembre, al press day per la presentazione delle collezioni SS 2023 della Maison che il Maestro Miyake aveva fondato più di cinquant’anni fa (se volete qui trovate il post che ho pubblicato in Instagram).

Miyake era nato a Hiroshima il 22 aprile 1938 ed era sopravvissuto alla bomba atomica sganciata sulla sua città durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era solo un bambino, un’esperienza alla quale io non so nemmeno attribuire un aggettivo e che lui si è portato dentro per sempre trasformandola però in bellezza e gentilezza.

Dopo la laurea, dopo aver girato il mondo e lavorato a Parigi e a New York, era ritornato a Tokyo per fondare il Miyake Design Studio: alla fine degli Anni Settanta, insieme a Rei Kawakubo e a Yohji Yamamoto, aveva contribuito all’onda di rinnovamento della moda europea e mondiale.

Durante la sua fertile carriera nella moda, ha disegnato capi genderless, ha applicato la tecnologia ai materiali, ha introdotto argomenti quali sostenibilità e riciclo molto prima che diventassero un trend sulla bocca di tutti (e talvolta, in certi casi e su certe bocche, del tutto a sproposito…).

Tra i miracoli sartoriali che ha realizzato, figura anche una tecnica fra le più impegnative – ovvero il plissé – che lui ha applicato a capi di uso quotidiano.

E su questo lasciatemi fare un piccolo approfondimento.

Chi conosce e ama la storia della moda sa che, quando si parla di plissettatura, non si può non menzionare, anzi, si devono menzionare Mariano Fortuny y Madrazo (1871 – 1949) e la moglie Henriette Negrin (1877 – 1965): figura assolutamente eclettica, Fortuny è stato pittore, scenografo e designer, spagnolo di nascita ma naturalizzato italiano, e ha costantemente lavorato a stretto contatto con la moglie, francese, con la quale ha concepito numerose innovazioni. Leggi tutto

Un compleanno ‘significativo’, nuove consapevolezze e camminata sportiva

Ci siamo: è arrivato il mio compleanno ed è la volta di un compleanno… significativo, definiamolo così, e – di conseguenza – mi trovo a riflettere sul passare degli anni.

Visto che non è la prima volta che lo faccio, inizio a pensare che gli anni siano una fissazione dell’età, ovvero iniziamo a pensarci (troppo) spesso quando li percepiamo come tanti (e in effetti i miei iniziano a esserlo); poi penso a Julia Fox che, in questi giorni, a (soli) 32 anni (!), si è messa a disquisire dell’invecchiare e allora mi dico che no, ogni cosa è forse davvero semplicemente relativa.

A ogni modo, tornando a noi…

Vedete, cari amici, ciò su cui mi sono ritrovata a riflettere è che, tutto sommato, Madre Natura è stata gentile con me quanto a corredo di partenza o ‘starter kit’, se preferite.

State tranquilli, non è mia intenzione vantarmi, per carità, nessuno mi ha mai chiesto di posare per un calendario 😀 e non me ne stupisco affatto visto che so benissimo quale è la realtà: non sono né alta né slanciata, non ho misure da pin up né lineamenti perfetti e dunque altro che vantarmi, anzi, mi sono sempre lamentata.

Di cosa?

Per esempio ho sempre detestato la mia fisicità tendenzialmente mediterranea (posso definirla a clessidra) e mi sono lagnata nonostante i fianchi non strettissimi (è vero, lo sono) siano in realtà proporzionati alla vita stretta (ed è stretta ancora oggi); non ho mai amato le mie gambe tornite e mi sono lagnata nonostante io sappia benissimo che sono state forgiate (anche) da una vita di sport e di attività fisica, quindi non potrebbero mai essere sottili; insomma, non ho certo avuto il fisico longilineo e un po’ androgino che invece mi sarebbe tanto piaciuto avere. Leggi tutto

Oltrepassare, nuova esposizione permanente del Museo Scienza di Milano

Adoro viaggiare e, quando mi sposto in auto, la passione per i viaggi incontra un’altra cosa che mi affascina molto, ovvero le grandi opere di ingegneria.

Un esempio? Ogni volta che vado in Francia attraversando il traforo stradale del Fréjus, non posso fare a meno di pensare a quanto questa opera abbia facilitato gli spostamenti da un lato all’altro delle Alpi e a come non esistesse fino a tempi recenti, ovvero fino al 1980, circa quarant’anni fa (per non confondere i due ambiti, ferroviario e stradale, specifico che quello ferroviario risale invece al 1871).

E infatti, quando parlo di storia del costume con i miei studenti, rammento loro come il concetto di viaggio per piacere sia relativamente recente: il primo motivo per cui l’uomo si è spostato è la sopravvivenza fisica ed economica (per cercare cibo o condizioni migliori) e solo dopo abbiamo iniziato a farlo per formazione, svago e divertimento.

Pensate ai Grand Tour, i viaggi intrapresi dai giovani facoltosi appartenenti all’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinati a perfezionare il loro sapere: sia il termine turismo sia i viaggi che compiamo oggi hanno avuto impulso proprio a partire dal fenomeno del Grand Tour.

Dapprima con i cavalli, poi con carrozze, treni e infine automobili: se pensiamo alla nostra Italia e ai Paesi con cui confiniamo, possiamo affermare che tutti i mezzi di terra hanno dovuto affrontare le montagne e, nell’evoluzione dei trasporti, catene montuose quali le Alpi (che ho menzionato io stessa) e gli Appennini hanno rappresentato qualcosa da oltrepassare, un limite fisico e geografico tra i più sfidanti e rilevanti. Leggi tutto

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