Le Nuove Gallerie Leonardo al Museo Scienza e Tecnologia da Vinci di Milano

Da martedì 10 dicembre, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ha aperto al pubblico le Nuove Gallerie Leonardo, la più grande esposizione permanente al mondo dedicata a Leonardo da Vinci ingegnere, umanista e indagatore della natura.

Nell’anno delle celebrazioni per il V centenario della morte di Leonardo, dopo oltre quattro anni di intenso lavoro, il Museo presenta il progetto che rivoluziona la storica Galleria con cui inaugurò la propria vita e la propria storia nel 1953.

Sotto l’egida del Comitato Nazionale per le Celebrazioni 2019 e del Comitato Territoriale di Milano e della Lombardia, le Nuove Gallerie Leonardo godono della curatela di Claudio Giorgione (curatore Leonardo – Arte & Scienza del Museo), si avvalgono della collaborazione scientifica di Pietro Marani (Professore di Storia dell’Arte Moderna del Politecnico di Milano) e vantano il sostegno culturale di quattro prestigiose istituzioni: i Musei Reali di Torino, la Soprintendenza Castello di Milano – Musei Archeologici e Musei Storici di Milano, l’Institut de France, il Royal Collection Trust.

L’esposizione presenta la figura di Leonardo da Vinci sottolineandone i tratti realmente unici, in un serrato confronto con i suoi contemporanei: emerge così la reale grandezza del suo pensiero che è quello di un eccezionale uomo del suo tempo.

«Leonardo da Vinci, cui è intitolato il nostro Museo, è una icona, simbolo di curiosità e conoscenza multidisciplinare e interdisciplinare, di attenzione a soggetti specifici e principi globali, anche per questo testimone assoluto di contemporaneità – racconta Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo – e dunque le Nuove Gallerie Leonardo segnano un momento importante nella storia della nostra istituzione, un progetto ambizioso che per il suo valore culturale, la sua ampiezza e l’investimento economico rientra nelle maggiori realizzazioni delle celebrazioni 2019 a livello internazionale. A oggi è infatti la più grande esposizione permanente dedicata a Leonardo, un traguardo di cui siamo particolarmente orgogliosi anche per il particolare e positivo connubio con i nostri partner pubblici e privati.» Leggi tutto

Milano Jewelry Week: il gioiello in oltre 80 eventi dal 24 al 27 ottobre 2019

Qui a Milano si moltiplicano sempre più le settimane dedicate a specifici settori o a specifici interessi e dopo moda, design e vino, giusto per citarne alcune, siamo ai blocchi di partenza per un evento che mi sta particolarmente a cuore: dal 24 al 27 ottobre 2019, si svolgerà la prima edizione di Milano Jewelry Week, nuova settimana del palinsesto meneghino interamente dedicata al mondo del gioiello.

Con un calendario coinvolgente e variegato che conterà circa 80 eventi presso atelier di alta gioielleria, laboratori di arte orafa, accademie e gallerie d’arte, scuole e showroom di design e boutique di moda, Milano Jewelry Week si pone l’obiettivo di fare avvicinare al gioiello tutti gli amanti del bello e del fatto a mano, non limitandosi quindi agli esperti del settore.

Naturalmente, come cultrice, collezionista, studiosa e divulgatrice del gioiello, io non posso che gioire di questa idea di apertura verso un pubblico il più possibile ampio: lo scorso 2 ottobre, ho partecipato con entusiasmo e curiosità alla conferenza stampa tenuta presso Palazzo Marino e mi fa piacere condividere le parole di Enzo Carbone (fondatore di Prodes Italia, la società che ha ideato e che gestirà tutta l’organizzazione della manifestazione) a proposito della specifica vocazione di Milano Jewelry Week.

«Sono veramente orgoglioso di vedere concretizzarsi un progetto così ambizioso che già da molti anni progettavamo di realizzare e che finalmente, nel 2019, vivrà la sua prima edizione. Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di creare un happening per tutti gli esperti del settore e che, allo stesso tempo, facesse scoprire questo affascinante mondo anche a un pubblico più ampio. Il successo scaturito negli anni da Artistar Jewels (manifestazione creata e gestita sempre da Carbone e da Prodes e della quale io avevo parlato qui in occasione dell’edizione 2017) ci ha dato modo di intercettare l’esigenza di dare il giusto risalto al gioiello contemporaneo, in fortissima espansione negli ultimi anni, vedendo in Milano la città perfetta ad accogliere avanguardia e nuove tendenze continuando a valorizzare la tradizione.»

Avanguardia e nuove tendenze da una parte, tradizione e nomi storici dall’altra: saranno dunque queste le due anime di Milano Jewelry Week e decine di eventi (mostre collettive e personali, vernissage, esposizioni di gallerie e scuole internazionali, serate di premiazione, workshop, cocktail party e performance) offriranno punti di vista diversi sulla storia e sulla tecnica dell’arte orafa restituendo un’immagine poliedrica e accessibile del gioiello.

La Milano Jewelry Week è sostenuta dal Comune di Milano attraverso il Patrocinio dell’Assessorato Economia Urbana e Lavoro Unità Moda, Design e Creatività: il calendario degli eventi, in costante aggiornamento, è consultabile attraverso l’omonimo sito e sarà pubblicato anche su una guida cartacea dedicata le cui copie saranno distribuite a partire da questo mercoledì, 23 ottobre, in numerosi punti della città quali le stazioni della metropolitana di Lanza, Cadorna, Porta Venezia, Duomo e Porta Garibaldi.

Tra i numerosi eventi della Milano Jewelry Week, mi fa piacere fare alcune particolari segnalazioni.

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Il Mudec di Milano ospita la (splendida) mostra ‘Elliott Erwitt – Family’

Avere l’opportunità di ascoltare grandi uomini e grandi professionisti: credo sia una delle esperienze migliori delle quali si possa godere ed è ciò che ho pensato martedì 15 ottobre mentre ascoltavo – con immensa emozione – Elliott Erwitt, grandissimo fotografo e autentica icona.

Ma voglio procedere con ordine, senza far prevalere l’emozione.

Se ho avuto l’opportunità di ascoltare Erwitt è perché il Mudec ovvero il Museo delle Culture di Milano (e in particolare Mudec Photo, la sezione fotografica) ospita per l’autunno 2019 il lavoro – lungo una vita – di questo straordinario artista che ha fatto la storia fotografica del XX e XXI secolo.

La mostra ‘Elliott Erwitt – Family’ presenta 60 scatti che per il grande fotografo americano (91enne, classe 1928) meglio rappresentano le sfaccettature di un concetto oggi più che mai impossibile da racchiudere in definizioni troppo strette – quello della famiglia.

La raccolta fotografica (selezionata dallo stesso Erwitt e da Biba Giacchetti, bravissima curatrice) alterna immagini ironiche a spaccati sociali, matrimoni nudisti, famiglie allargate o molto singolari, metafore e finali ‘aperti’ a discrezione di chi osserva.

La mostra è aperta al pubblico dal 16 ottobre 2019 al 15 marzo 2020 (AGGIORNAMENTO 14/02/2020 – PROROGATA FINO AL 29/03/2020) ed è promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE (che ne e anche il produttore) in collaborazione con Sudest57. Vede inoltre il contributo di Lavazza – main sponsor dello spazio Mudec Photo – sposandone in pieno l’impegno nel mondo della fotografia portata avanti fin dal 1993 attraverso il Calendario Lavazza, progetto grazie al quale la notissima azienda racconta storie e descrive una società sempre più globale prendendo in prestito gli occhi e lo sguardo dei più grandi maestri contemporanei dell’arte della fotografia. Leggi tutto

Pasticceria Angela Milano + Angelina Made in Milano = una nuova formula

Innamorata più che mai di Milano, la mia città, e sempre in cerca di idee nuove e di persone coraggiose in grado di concretizzarle, oggi vi racconto un nuovo progetto che mette insieme il mondo della pasticceria e del bijou: i protagonisti sono la Pasticceria Angela Milano e il brand Angelina Made in Milano.

La Pasticceria Angela Milano ha la propria sede storica in un edificio della vecchia Milano in via Ruggero di Lauria 15: fondata nel 1979 dalla famiglia Di Clemente, continua a riservare alla sua clientela una vasta gamma di prodotti di produzione rigorosamente propria, con ricette storiche personalizzate e rielaborate, ricercate ma allo stesso tempo rispettose della tradizione.

A gestire la pasticceria sono Angela e Luigi con il figlio Luca: i tre hanno deciso di aprire un secondo punto vendita in via Carlo Ravizza 6 con la formula di una piccola boutique – pasticceria in partnership con Angelina Made in Milano, il marchio creato dalla giornalista Cristiana Schieppati, creando un nuovo modo di vivere la dolcezza a 360°.

La pasticceria che fa bella mostra di sé in via Ravizza è prodotta nello storico laboratorio di via Ruggero di Lauria dove Luigi Di Clemente, il fondatore nonché pastry chef, crea specialità della tradizione italiana e non solo, invitando tutti i buongustai a colazione (con oltre 13 diversi tipi di brioche), pranzo e aperitivo.

Nel segno della continuità, il nuovo punto vendita è allestito affinché sia possibile gustare proposte dolci e salate, incluso il caffè Angelina, un café gourmand con assaggio di dolci tutti di produzione giornaliera (oltre che artigianale, naturalmente); all’interno dello spazio trova inoltre ospitalità il mondo di Angelina Made in Milano, bijou in argento 925 con pietre semi-preziose, orecchini con smalti colorati, bracciali dell’amicizia e anelli golosi proprio come dolci. Leggi tutto

Maio Restaurant, un restyling all’insegna della contemporaneità

Mi piace scoprire bellezza e talento, senza preclusioni e senza ‘compartimenti stagni’, spaziando in ogni direzione possibile; mi piace l’idea di condividere tali scoperte e di includere in un ideale circolo virtuoso quante più persone possibili, usando la straordinaria possibilità dataci oggi dal web e dai social network.

Ho espresso tante volte questo pensiero, ma ogni tanto mi piace ribadirlo, perché è qualcosa in cui credo profondamente e che per me è estremamente importante.

Condivido pertanto con piacere ed entusiasmo un’esperienza fatta poco prima della Fashion Week che mi ha poi travolta, come sempre, motivo per il quale trovo modo di scriverne solo oggi: l’esperienza mi ha dato l’opportunità di toccare con mano l’ospitalità di Maio Restaurant, una realtà ricca di sfaccettature tra tradizione e contemporaneità, Made in Italy e respiro internazionale.

Maio Restaurant è un punto di riferimento gourmet in una location che non ho paura a definire unica: si trova al settimo piano della Rinascente di Milano, di fronte alle guglie del Duomo che sembrano così vicine da poterle toccare.

Alla location mozzafiato si unisce una solida filosofia secondo il pensiero dei proprietari, i fratelli Alessandro e Massimo Maio, membri di una famiglia che è attiva nel settore della ristorazione d’eccellenza dal 1976.

Amore (anzi passione) per il mestiere, serietà, concretezza e rispetto del lavoro dei collaboratori: sono le basi sulle quali la famiglia ha costruito nel tempo un percorso solido e una altrettanto solida reputazione. Leggi tutto

Champion Premium Store Milano, 100 anni tra storia e futuro

Milano è la città in cui sono nata e cresciuta e nella quale ho scelto di continuare a vivere e lavorare da adulta, nonostante abbia avuto l’opportunità di vedere tanti luoghi grazie a viaggi personali e di lavoro.

Credo che il mio amore per il capoluogo meneghino traspaia da molte delle cose che faccio e che scrivo: ho amato Milano con un velo di tristezza anche nei suoi anni bui quando, dopo l’infanzia, l’ho vista trasformarsi in una città che stentavo a riconoscere e ne sono molto orgogliosa oggi, nel momento in cui la vedo rifiorire e aprirsi al tipo di crescita ed evoluzione che piacciono a me.

Mi piace vedere come Milano si sia aperta alla convivenza tra storia e futuro, tra tradizione e innovazione: è ciò che ho sempre apprezzato e amato in città come Parigi e Londra e dunque sono orgogliosa, lo ripeto, che Milano abbia saputo mostrare la stessa capacità.

Sono sempre più numerose le zone che mettono in evidenza tutto ciò, dal centro città fino alla periferia: anche piazza Cordusio è entrata da tempo in questo movimento ideale e, allo stesso tempo, estremamente concreto e lo scorso anno ho raccontato un episodio dell’evoluzione che sta vivendo (si trattava di Starbucks, apertura alla quale non sono affatto contraria e qui ho spiegato dettagliatamente perché).

Continuo oggi il racconto grazie a una bellissima serata di inaugurazione alla quale sono stata invitata la settimana scorsa, ovvero quella con cui Champion ha inaugurato il suo nuovo flagship store, celebrando anche il 100° anniversario della propria nascita.

Da icona sportiva, simbolo e fonte di ispirazione di tanti atleti, dentro e fuori dal campo, il marchio rafforza sempre più la propria presenza nella dimensione activewear inaugurando un nuovo Champion Premium Store e la città scelta è proprio Milano, crocevia di business, mode e culture.

In particolare parliamo di via Cordusio, una via dove i grandi nomi della finanza hanno aperto la strada alle firme internazionali della moda: proprio qui, a fine Ottocento, ispirandosi al gusto milanese tipico del tempo, gli architetti Francesco Bellorini e Ippolito de Strani hanno progettato il palazzo in cui trova ora spazio il nuovo Champion Premium Store. Leggi tutto

Savini Milano presenta ‘Callas mai vista, Maria re-interpreta Medea’

Siamo ormai arrivati alla metà del mese di settembre che in molti definiscono fashion month.

Il perché è presto detto: settembre è il mese in cui si svolgono le principali settimane della moda, occasione in cui si presentano le collezioni donna della stagione estiva successiva. E ora, dopo New York e Londra, tocca a Milano che sarà poi seguita da Parigi.

Come dicevo, ad aprire le danze è stata New York.

«Negli ultimi anni, la rilevanza della New York Fashion Week è diminuita. Tom Ford e il CFDA hanno promesso che ciò sarebbe cambiato a partire da quest’anno grazie a un programma abbreviato e punteggiato da una serie di spettacoli esperienziali e imperdibili. Alla fine, anche se non ci sono stati abiti straordinari di cui parlare, c’è stata eccitazione. E questo, almeno, è un inizio.»

CFDA è l’acronimo di Council of Fashion Designers of America, l’equivalente della nostra Camera Moda, e lo stilista Tom Ford ne è l’attuale presidente: l’affermazione che ho riportato suona come una sentenza non molto positiva, esce dalla pungente penna della giornalista americana Lauren Sherman ed è contenuta in un articolo per il prestigioso The Business of Fashion.

Ma se la Sherman e Bof trovano che – cito testualmente – «this season there were no extraordinary clothes to speak of», vi confesso che, francamente, spero si potrà invece dire diversamente di Milano e che, entusiasmo, fermento ed eccitazione a parte, si potrà parlare anche di abiti straordinari o quanto meno belli.

Non solo: mi fa piacere sostenere che l’imminente edizione di Milano Moda Donna (o se preferite Milano Fashion Week, 17-23 settembre) «nasce all’insegna di sostenibilità, inclusione e apertura anche al pubblico visto che tanti eventi saranno accessibili a tutti».

A dichiararlo, ben prima di me e in occasione della conferenza stampa, è stato Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana: MMD non sarà dunque esclusivo appannaggio di fashion editor, buyer e vari addetti ai lavori e, durante la settimana, vi saranno alcuni appuntamenti aperti al pubblico, allestiti da vari brand e maison. Leggi tutto

Gli ‘Abiti da star’ di Rosanna Schiaffino sono in mostra a Milano

Nel post precedente, miei cari amici e lettori, ho fatto una confessione, ovvero quanto dispiacere io provi (anche in veste di docente) quando riscontro poco interesse verso la storia del costume da parte di tanti giovanissimi che frequentano le accademie di moda.

Capita, ebbene sì, che vi sia tale disinteresse e ho aggiunto che se mi dispiace è perché credo che sia per loro un’occasione persa: chi studia la moda e ambisce a diventare un professionista in tale settore deve invece essere molto interessato ad acquisire quegli strumenti preziosi che permettono di leggere il passato per interpretare il presente e immaginare o progettare il futuro.

Se riprendo questo incipit è perché, lo scorso 20 giugno, insieme a un piccolo gruppo di miei studenti di Accademia del Lusso, sono stata a Palazzo Morando, il museo meneghino che ospita il racconto di tutto ciò che è Costume, Moda, Immagine: scopo della nostra presenza era visitare una mostra della quale avevo già accennato in un precedente post parlando di archivi-guardaroba celebri, qui, ovvero la mostra ‘Rosanna Schiaffino e la moda – Abiti da star’ che resterà aperta fino al 29 settembre.

Nonostante la giornata fosse davvero torrida e non favorisse la concentrazione, i miei ragazzi mi hanno dato grande soddisfazione cogliendo appieno l’importanza della mostra e soffermandosi con attenzione, entusiasmo e ammirazione a osservare ricami, leggere didascalie, guardare filmati d’epoca: la mostra racconta – come dice il titolo stesso – il rapporto con la moda di Rosanna Schiaffino (1939 – 2009), splendida e celeberrima attrice italiana, è vero, ma certamente lontana dai tempi, dalla realtà e dal vissuto di giovanissimi appartenenti alla Generazione Z. Leggi tutto

La storia delle fibbie in un libro e in una mostra a cura di Bianca Cappello

Che cosa accade quando una grande professionista e un prestigioso museo uniscono le loro forze? Beh, non può che nascere un valido progetto espositivo, bello quanto interessante.

Non vi tengo con il fiato in sospeso e vi rivelo subito i due nomi: la grande professionista è Bianca Cappello, preparatissima storica del gioiello, mentre il prestigioso museo è Palazzo Morando, l’istituzione meneghina dedicata al racconto di tutto ciò che è Costume, Moda e Immagine.

Lunedì 8 luglio, sono stata all’anteprima stampa della nuova mostra ‘Fibbie! Moda, Arte e Gioiello’ curata da Bianca insieme a Luca Ghirardosi: a ospitare la mostra è appunto Palazzo Morando e lo farà fino al 15 settembre 2019 con un progetto promosso dall’Accademia di Belle Arti di Brera.

Considerata sin dall’antichità un gioiello funzionale in grado di completare ogni outfit e rappresentare un fondamentale indicatore di status symbol, la fibbia porta con sé una straordinaria e affascinante storia: è, insomma, un vero e proprio oggetto parlante e narrante.

Dopo aver pubblicato un libro su tale argomento insieme a Samuele Magri (storico dell’arte e della moda), Bianca è ora la curatrice insieme a Ghirardosi (docente di Brera) di un progetto che mette in mostra tante splendide fibbie da scarpa, da cintura e da cappello, in un percorso che dal Settecento porta alla contemporaneità e ne racconta la storia, l’evoluzione e le diverse valenze tra Moda, Arte, Design e Gioiello. Leggi tutto

Couturier Maestri d’Arte, un concept store dalla Sicilia a Milano e oltre

Un bozzetto della location di Couturier Maestri d’Arte

Credo che, grazie a questo sito e attraverso tutti i miei canali social, sia ormai nota quella che è la mia più grande passione: il talento.
Sostenere la capacità in ogni sua declinazione e contribuire a far conoscere e circolare le varie forme che il talento può assumere; tutto ciò è quasi una missione che mi dà gioia, lo confesso.

È dunque con estremo piacere che condivido la notizia dell’inaugurazione a Milano di un progetto che ha tutto il potenziale per cambiare le attuali logiche del mercato per quanto riguarda cultura e moda (e io lo spero vivamente).

Il progetto al quale mi riferisco si chiama Couturier Maestri d’Arte e non è un negozio e nemmeno una casa di moda: tra mecenatismo contemporaneo e incubatore d’impresa, quello che l’imprenditrice siciliana Raffaella Verri ha ufficialmente presentato alla stampa lo scorso 28 febbraio nel concept store posto tra Largo Donegani e via della Moscova è piuttosto un progetto imprenditoriale che, dando voce a creativi emergenti, mira a rilanciare il concetto di lusso.

Si punta infatti su due elementi – unicità e valore dell’esperienza – per contrastare l’omologazione, vendere manufatti unici, esportare genialità italiana e – perché no – creare un nuovo fermento creativo: protagonisti del concept store e del racconto sono giovani stilisti, artisti, fotografi e creativi.

Couturier Maestri d’Arte propone prodotti e servizi di elevato livello qualitativo e, se la cifra stilistica del progetto è l’eleganza della Sicilia di una volta, il linguaggio è invece molto attuale.

«Eccellenze dell’arte, della moda, della fotografia, del gioiello, dell’architettura, ma non solo: attraverso una selezione accurata di artisti e brand vorrei raccontare l’infinito patrimonio culturale e artistico siciliano. I veri protagonisti saranno talenti capaci di lavorare sull’unicità che caratterizza ogni persona»
Così racconta la Verri ed ecco perché parlo di mecenatismo contemporaneo. Leggi tutto

Il Museo da Vinci di Milano accoglie le Dream Beasts di Theo Jansen

C’è un luogo qui a Milano al quale sono particolarmente legata: si tratta del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, un luogo capace di rendere il giusto omaggio all’eclettica figura alla quale è intitolato.

Uomo d’ingegno e talento universale del Rinascimento, Leonardo incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, cimentandosi – con risultati straordinari – in molti ambiti dell’arte e della conoscenza: si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore.

Il Museo della Scienza di Milano onora questa visione aperta e si occupa di promuovere cultura e conoscenza in modo altrettanto eclettico: ospita mostre ed eventi di vario genere e carattere, incrocia senza timori settori talvolta apparentemente lontani tra loro, supera limiti e confini, riesce a coinvolgere adulti e bambini.

Settimana scorsa, sono stata all’anteprima stampa di una mostra che – ancora una volta – è riuscita a sorprendermi: il Museo presenta per la prima volta in Italia le opere dell’artista olandese Theo Jansen, conosciuto in tutto il mondo per le sue gigantesche installazioni cinetiche chiamate Strandbeest (letteralmente “animali da spiaggia”), creature ibride dall’aspetto zoomorfo che si muovono sfruttando la spinta del vento. Leggi tutto

Love Therapy, l’Alfabeto Elio Fiorucci (ri)letto dagli studenti di Brera

La mostra Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci in un mio scatto

Giusto qualche giorno fa, nel post dedicato alla special sale del guardaroba di Franca Sozzani, parlavo di moda come linguaggio e – conseguentemente – come codice e alfabeto; eccomi allora a parlarvi oggi di un altro alfabeto, quello del grande, indimenticato e indimenticabile Elio Fiorucci.

Fino al 21 febbraio, l’ex Chiesa di San Carpoforo ospita la mostra Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci a cura di Floria Fiorucci (Creative Director dell’Archivio Love Therapy) e Paola Maddaluno (docente di Design del Tessuto).

Insieme ai lavori degli studenti del corso di Design del Tessuto dell’Accademia di Brera, Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci presenta materiali (oggetti, tessuti, abiti, documenti cartacei) appartenenti all’archivio Love Therapy, ovvero il brand ideato nel 2003 da Elio Fiorucci con l’intento di proseguire la sua rivoluzione d’amore iniziata nel 1967 con l’apertura del negozio Fiorucci in Galleria Passarella a Milano.

Partendo dal presupposto che la bellezza sia fantasia e libertà, Elio Fiorucci ha sempre voluto portare avanti un discorso improntato all’etica, sostenendo che «un’attività commerciale o industriale deve partire da un progetto spirituale, perché i consumatori sono sempre in grado di riconoscere i valori essenziali di un prodotto».

Elio Fiorucci ha dunque scelto di comunicare amore attraverso la moda: ha voluto trasmettere gentilezza e rispetto verso il prossimo con abiti, accessori e oggetti allegri e colorati, innovativi e di buon design, capaci di infondere un sentimento di ottimismo e celebrano la gioia di vivere.

Oggi Love Therapy è diretto dalla sorella Floria la quale continua a promuovere uno stile segnato dal senso della libertà e dall’attenzione alle culture che nascono dalla strada.

Grazie a Love Therapy – Alfabeto Elio Fiorucci si può assistere a un dialogo originale e inatteso. Leggi tutto

Perché dico sì alla mostra su Banksy al Mudec di Milano

Quando lo scorso 20 novembre sono stata al MUDEC per la conferenza stampa e l’anteprima della mostra dedicata a Banksy, mi sono bastati pochi istanti per innamorarmi del progetto messo in piedi dal Museo delle Culture di Milano.

Artista e writer britannico la cui identità rimane tuttora nascosta, Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea: la sua protesta visiva riesce a coinvolgere un vastissimo ed eterogeneo pubblico e ne fa uno degli artisti più amati dalle giovani generazioni – e non solo.

Le sue opere sono infatti spesso connotate da uno sfondo satirico e trattano argomenti come la politica, la cultura e l’etica: l’alone di mistero che, per scelta e per necessità, si autoalimenta quando si parla della sua figura lo fa diventare un vero e proprio mito dei nostri tempi.

Su di lui sono già state organizzate diverse mostre presso gallerie d’arte e spazi espositivi, ma mai un museo pubblico italiano – o estero – ha finora ospitato una sua monografica, con la sola eccezione di quella organizzata dall’artista stesso al Bristol Museum nel 2009.

Con l’evento che resterà in cartellone fino al 14 aprile 2019, il MUDEC ospita un’importante retrospettiva: è corretto segnalare che si tratta di una mostra non autorizzata dall’artista, come tutte quelle a lui dedicate, in quanto Banksy continua a difendere non solo il proprio anonimato, ma anche la propria indipendenza dal cosiddetto sistema. Leggi tutto

Il nuovo Mudec Photo ospita Steve McCurry e la (emozionante) mostra Animals

Sabato 15 dicembre è stato un giorno speciale: non capita tutti i giorni di avere la fortuna – e l’onore immenso – di conoscere uno dei miti della propria adolescenza e giovinezza.

Nei miei anni da giovane donna idealista e fiduciosa, le foto incredibili di Steve McCurry (che io ammiravo sulle copertine e tra le pagine patinate di riviste del calibro di National Geographic) riuscivano a farmi sognare di viaggi, scoperte e geografie soprattutto umane, perché – come è stato giustamente definito – lui è uno straordinario esploratore del genere umano.
Gli scatti mozzafiato e i ritratti fenomenali fanno di McCurry un maestro del colore e dell’umanità: nessuno come lui sa raccontare le sfumature umane e tutto ciò lo rende uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.

È un onore immenso aver potuto tenere e stringere per un istante la mano che ha scattato infiniti capolavori e – per inciso – desidero dire che, come tutti i veri grandi che ho avuto la fortuna di incontrare, anche Steve McCurry è una persona squisita.

Com’è stato possibile tutto ciò, dove e come ho conosciuto il celeberrimo fotografo?
Ora ve lo racconto.

L’occasione mi è stata offerta grazie all’inaugurazione di MUDEC Photo, il nuovo spazio espositivo dell’omonimo Museo delle Culture dedicato alla fotografia d’autore, uno spazio che ne completa l’offerta. Leggi tutto

Alla Galleria Campari per scoprire Storie di Moda e di Stile – e non solo

Esistono persone, progetti, aziende, luoghi che fanno sì che io sia orgogliosa di essere milanese.

Si tratta di nomi profondamente e indissolubilmente legati alla storia della mia città: è il caso di Davide Campari (1867–1936), imprenditore e industriale così illuminato e così avanti rispetto ai suoi tempi da poter essere considerato all’avanguardia ancora oggi.

Davide Campari è il figlio di Gaspare Campari, il creatore del celeberrimo Bitter Campari.
Nel 1865, la famiglia si era trasferita da Novara (dove era proprietaria di una confetteria che commerciava anche in liquori e bevande di fabbricazione artigianale) a Milano, iniziando qui la produzione del Bitter: Gaspare fu uno dei primi a stabilirsi in Galleria Vittorio Emanuele II e Davide fu il primo milanese a nascere lì.
Successivamente, Gaspare aprì una bottiglieria sull’angolo verso il Duomo ma fu Davide che, nel 1915, aprì il famoso Caffè Camparino, diventato poi un’autentica istituzione meneghina.

Già anni prima, nel 1904, Davide aveva anche inaugurato uno stabilimento a Sesto San Giovanni: a partire dal 1920, decise di concentrare la produzione sulle bevande Campari più conosciute, il Bitter e il Cordial.
Nel 1932 nacque invece il Camparisoda, il primo aperitivo monodose (nel mondo!) la cui bottiglietta, disegnata da Fortunato Depero, è sempre rimasta invariata. Leggi tutto

Se una milanese innamorata decide di parlare della Pescheria Spadari…

Martedì sera ho inaugurato il periodo degli aperitivi natalizi con un impegno al quale tenevo molto, ovvero il Christmas Cocktail della Premiata Pescheria Spadari.

Perché ci tenevo così tanto?
Ve lo riassumo in quattro punti.
1 – Da milanese assai orgogliosa, tengo molto ai luoghi storici e la Pescheria Spadari è – che io sappia – la più antica e longeva della città: è stata fondata nel lontano 1933, ben 85 anni fa!
2 – Mi piace chi conta su storia e tradizione ma non vi si adagia, bensì al contrario accetta e sposa nuove sfide.
3 – Mi piace chi accetta le sfide del digitale senza snaturare il proprio DNA e senza dimenticare il rapporto fiduciario con la propria clientela.
4 – Last but not least… adoro il pesce!

Dunque… considerato che il pesce della Pescheria Spadari è sempre meravigliosamente fresco e visto che hanno deciso di introdurre tutta una serie di novità quanto a proposte e servizi, ero curiosissima di andare a verificare il tutto di persona.

Il risultato della spedizione mi ha tanto soddisfatta da decidere di dedicare un post a questa storica istituzione meneghina, anche perché mi piacerebbe poter dare uno spunto per pranzi, aperitivi e cene anche in vista del Natale.

Ho definito storica la Pescheria Spadari e credo di poterlo fare per ben due motivi: per la posizione nell’omonima via a due passi da Piazza del Duomo, nel cuore di Milano, e per la longevità.

Come raccontavo in principio, il locale ha infatti visto gli albori nel 1933 grazie alla grande passione di Giovanni Battista Bolchini che, con la sua attività, ha contribuito anche a creare in quegli anni una nuova e originale immagine del pescivendolo, presentandosi in cravatta e panciotto.
Quando si dice avere stile…

Il successo della Pescheria Spadari è stato immediato e ha spinto ben presto Bolchini a creare una società con altri esperti del mestiere, Franco Campiglio e suo fratello Alfonso; per poter far fronte alla sempre maggior richiesta da parte della clientela, a loro si è poi aggiunto Gaudenzio Maffezzoli.

La passione e il forte senso del dovere dei soci hanno fatto sì che persino durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante gli sfollamenti di massa, la Pescheria Spadari abbia sempre regolarmente aperto i battenti ogni giorno (… altro moto di orgoglio).

Nella città della moda e della finanza, anno dopo anno, la bottega è cresciuta costantemente e ha acquistato prestigio e grande notorietà, tanto da essere stata menzionata perfino in una canzone dei menestrelli meneghini Cochi e Renato.
«Il mare l’abbiamo avuto anche a noi a Milano (…) che c’è ancora il pesce adesso in via Spadari»: così cantava il famoso duo di cabaret pensando proprio alla Premiata Pescheria Spadari.

Ancora oggi l’attività è saldamente in mano agli eredi delle famiglie dei soci originari: anche grazie al loro contributo, la Pescheria Spadari ha ricevuto nel tempo numerosi premi e riconoscimenti, a testimonianza dell’importante ruolo svolto nel creare l’identità storica del commercio alimentare – e della cultura ittica – nel capoluogo lombardo.

Dicevo che, durante gli 85 anni di attività, il prestigio di questa bottega storica è cresciuto costantemente, anche per l’abilità di evolversi in modo coerente con i cambiamenti del mercato e la capacità di adeguare l’offerta dei servizi.

Alla tradizionale offerta di pesce fresco è stato per esempio affiancato un servizio di cucina molto apprezzato: la Pescheria lo propone durante le ore di pausa pranzo – dal martedì al venerdì dalle 12:30 alle 14:30 – con un’ampia scelta di piatti preparati da un eccellente staff.

Non solo: sull’onda della dilagante street food mania, Pescheria Spadari apre (anche fisicamente!) la sua vetrina per offrire un servizio di pesce da passeggio con panini di pesce, insalate di mare, coni di frittura, un pranzo leggero e sfizioso da gustare passeggiando per le vie del centro.

Il servizio si è ulteriormente ampliato con l’inaugurazione del Bistrot che è aperto anche in fascia serale (da mercoledì a sabato dalle 19:30 alle 22:30) nonché di sabato e domenica (dalle 12:30 alle 14:30).

Volontà di Pescheria Spadari è quella di restare ancorata alle tradizioni che la contraddistinguono da sempre, ovvero la qualità assoluta del pesce fresco e la disponibilità nei confronti della propria clientela; nello stesso tempo, c’è il preciso desiderio di adeguarsi a un modo di comunicare e di servire moderno e veloce.

Da qui nasce la necessità di soddisfare i bisogni di un nuovo pubblico (così come sempre fatto con quello cosiddetto storico) creando proposte e servizi volti a soddisfare tutte le esigenze: cito la possibilità di prenotare online pacchi di Natale personalizzabili.

Per i più indecisi, invece, ci sono perfino le gift card in tre diverse fasce di prezzo, acquistabili anch’esse online.

(Messaggio subliminale per chiunque desideri farmi un regalo: io apprezzerei sia i pacchi sia le gift card…)

Uno sguardo al digital senza mai però dimenticare il rapporto diretto con la clientela: Pescheria Spadari ha creato la infoline 353/3691263 alla quale è possibile rivolgersi per un filo diretto con gli esperti del banco ai quali chiedere consigli e ricette per poi ricevere il tutto comodamente a casa.

Pescheria Spadari mette infatti a disposizione anche un fish delivery, il nuovo servizio di consegna a domicilio del pescato e della gastronomia cucinata, semplice, comodo e perfino ecologico grazie all’accordo con UBM – Urban Bike Messengers, servizio di corrieri in bici nato nel 2008, dieci anni fa.

Insomma, è proprio il caso di dirlo: 85 anni e non sentirli!

Manu

La Premiata Pescheria Spadari è in via Spadari 4
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