Del perché scelgo – e continuerò a scegliere – la Grecia per le mie vacanze

Ve lo dico subito: questo è uno dei miei soliti post scomodi.
È un post che, probabilmente, mi farà guadagnare qualche antipatia, sebbene mi piace sperare che – in realtà – possa essere compreso per ciò che è, ovvero una dichiarazione d’amore.
Perché, quando si ama qualcuno o qualcosa profondamente, quanto di meglio si possa fare è essere sinceri e obiettivi: se esiste un problema, è meglio prenderne atto e fare quanto possibile per risolverlo.
Nascondere la testa sotto la sabbia non è cosa che mi piace né che credo che aiuti; aprire gli occhi e poi agire è la soluzione che scelgo.

Fatta questa premessa, partiamo: oggi desidero spiegare perché ho scelto la Grecia – e precisamente l’isola di Samos – per le mie vacanze.
Desidero spiegarvi perché ho scelta la Grecia parecchie volte in passato, le più recenti nel 2009 e nel 2010, e perché l’ho scelta di nuovo quest’anno.

Ho scelto la Grecia perché oggigiorno noi tutti, o quasi, facciamo grande fatica a mettere insieme i soldi per andare in vacanza e tutti vogliamo spenderli al meglio. Le vacanze si attendono spesso per un anno intero ed è una lunga attesa che necessita e merita di avere infine soddisfazione: in Grecia trovo esattamente questo, la giusta soddisfazione.
Ho scelto la Grecia perché in quel Paese mi sento una persona. Perché esiste una reale voglia di accogliere e fare stare bene chi sceglie il Paese per le proprie vacanze, con genuinità, spontaneità ed eleganza non esclusivamente di forma ma quanto piuttosto di cuore (quella per me più importante), riuscendo a non trasformare il turista in un semplice pollo da spennare ben bene.
Ho scelto la Grecia perché è un Paese in cui c’è rispetto dei soldi, non solo di quelli che si vogliono guadagnare, ma anche di quelli che il turista porta e spende. La soddisfazione del turista è importante perché – intelligentemente – ben si capisce che è meglio un guadagno più piccolo ma con un investimento in termini di stima duratura piuttosto che un guadagno immediato esagerato che, francamente, riesce piuttosto difficile giustificare. Leggi tutto

E allora buone vacanze dalla vostra glittering woman :-)

Cara web-family (posso chiamarvi così?), ci siamo: è arrivato il momento più atteso, quello delle tanto sospirate e meritate vacanze estive.

Non importa dove andremo o cosa sceglieremo di fare: che si vada al mare o in montagna, in campagna o al lago, che si resti a casa o ci si sposti a pochi chilometri o dall’altra parte del mondo, che ci si avventuri da soli o in compagnia (e se vivete con cani, gatti & co. pensate a loro, mi raccomando, perché sono per la tolleranza zero verso coloro che li abbandonano, persone inqualificabili e indefinibili), qualunque sia la vostra scelta, dicevo, ciò che conta è staccare, fare qualcosa di diverso dal solito, spezzare la routine quotidiana.

Ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di rilassare cuore, mente e fisico, di distoglierli da pensieri diventati faticosi a causa della stanchezza accumulata in un lungo anno di lavoro, studio, impegni personali e familiari.

Staccare consente di fare il pieno di energie da destinare alle nuove attività che intraprenderemo a partire da settembre: l’anno inizia a gennaio, sul calendario, ma in realtà il dopo vacanze estive resta il nostro vero punto di partenza.

Il mio augurio più affettuoso e sincero è che le vostre vacanze siano all’insegna del relax e della bellezza, senza stress, senza costrizioni, senza fretta.

Io mi permetto di suggerirvi qualche lettura: sempre che ne abbiate voglia, mi piace l’idea di poter in qualche modo venire con voi, di farvi compagnia nei momenti di relax, magari sotto l’ombrellone davanti a un mare azzurrissimo oppure sotto una veranda, al fresco, davanti a una verdissima cima.

Se le vostre uniche parole d’ordine sono estate e vacanze (e come potrei darvi torto), vi propongo tre miei post recentissimi, quello sulle valigie, sulla prova costume e sul ventaglio.
Più estivi e vacanzieri di così non si può 🙂

Se, oltre a estate e vacanze, la vostra terza parola magica è viaggi, anche in questo caso concordo e condivido con voi tre racconti di viaggio che mi stanno a cuore, Vietnam (dove sono stata nel 2005), Polinesia (il mio viaggio di nozze datato 2008) e infine Bretagna, regione nel nord della Francia, luogo che amo e che ho visitato varie volte (nel caso del post nel 2014).

Se siete degli amanti della moda, vi propongo la lettura dei miei racconti dedicati ad alcuni dei suoi protagonisti: si può spaziare dagli stilisti (Coco Chanel, Sonia Rykiel, Krizia, André Courrèges, Angelo Marani, Ottavio Missoni, Elio Fiorucci, Micol Fontana e Marie-Louise Carven, Oscar de la Renta, Lucio Costa) ai grandi comunicatori (Anna Piaggi, Bill Cunningham, Franca Sozzani), tutte persone piene di passione e che hanno scritto splendidi capitoli della storia della moda e del costume.

Se vi piacciono gli incontri e vogliamo restare in ambito moda e soprattutto storia della moda, vi propongo di leggere di quella volta in cui ho incontrato Manolo Blahník, ma ci sono anche gli incontri con Francesco Fracchiolla e con Curiel, una dinastia tutta al femminile.

Si potrebbe poi passare a coloro che hanno scritto la storia del bijou in Italia: in questo caso, vi propongo i miei incontri con Carlo Zini fondatore dell’omonimo brand, Maria Vittoria Albani anima di Ornella Bijoux, Lino Raggio fondatore di Sharra Pagano e infine Sodini.

Se – come me – amate l’ambito culturale della moda, vi propongo il post su un bellissimo progetto digitale che si chiama We Wear Culture.

Se – sempre come me – siete affascinati dalle interazioni tra moda e società, vi propongo alcune delle mie disquisizioni più recenti, attorno a Francesco Gabbani e alla sua scimmia nuda che ha appunto legami con la moda, attorno al triangolo anzi al quadrilatero donne-politica-potere-moda, attorno a un certo tailleur viola, attorno al potere di immagini e loghi partendo dal caso Ikea-Balenciaga.

Se – giustamente! – volete svagarvi e rilassarvi, magari con un po’ di shopping, vi propongo le mie Scelte in pillole, un ciclo di post dedicati a vari designer – in ambito accessori e gioielli – che seleziono accuratamente in occasione delle mie continue esplorazioni in rete.
Naturalmente, i loro siti sono dotati di e-shop, così da poter fare acquisti ovunque ci troviamo 😉

Se pensate già alla moda per la prossima stagione, potete dare un occhio alla mia piccola sezione dedicata alle prime anticipazioni autunno – inverno 2017 / 2018.

Se siete in cerca di curiosità, vi propongo il post sugli Amigurumi (li conoscete?) oppure quello sui Bonpon511, una coppia giapponese irresistibile: cosa fanno? Vestono sempre in coordinato!

Se vi va di conoscerci meglio, vi lascio alcuni link che mi riguardano, post nei quali mi racconto in prima persona: a proposito delle mie cicatrici, perché le ho e come le vivo, a proposito del mio lavoro nella moda nonché un occhio alla mia (sconfinata) collezione di anelli (intanto vi preannuncio che arriverà presto la seconda puntata di tale post).
Io faccio il primo passo, ma mi piacerebbe anche sapere qualcosa di voi: scrivetemi, sempre se vi va 🙂
Se invece volete vedermi (maldestramente) all’opera, vi propongo il racconto di quando ho provato a fare una cintura oppure di quando mi sono cimentata al banco da orafo.

Ah, a proposito di gioielli: se siete creativi o designer in tale campo, avete tempo fino al 31 agosto per partecipare al nuovo bando di Ridefinire il Gioiello, progetto-concorso del quale sono orgogliosa media partner dal 2014.
In questo mio post trovate tutti i dettagli.

Insomma… ce n’è per tutti i gusti!
E scusate se mi sono un po’ fatta prendere la mano: è la passione verso tutto ciò che faccio

Il blog sarà chiuso per ferie per qualche settimana (lunedì parto per la Grecia, finalmente, uno dei miei luoghi del cuore, con destinazione mare, il mio adorato mare, anche se lo scorso anno ho finalmente fatto pace con la montagna) ma, oltre alle letture che vi ho indicato, non sparisco o almeno ci provo 🙂
Sarò attiva sui social, connessione wi-fi permettendo, dalla mia pagina Facebook a Twitter passando naturalmente – e soprattutto! – da Instagram, il mio preferito, lo ammetto.
Se vi va di interagire, io sono sempre felice di rispondervi, lo sapete già ma lo ribadisco.

Ultima cosa ma non meno importante.
Avrete probabilmente notato il ritratto che apre questo post: sì, sono io ed è un lavoro della bravissima Cristina Stashkevich, illustratrice e curatrice d’arte nata a Minsk, capitale della Bielorussia, ma che vive e lavora a Milano da cinque anni.

Come spessissimo mi accade, ho incontrato Cristina grazie a Instagram e mi sono innamorata immediatamente del suo stile particolare e del suo brillante talento.
Cristina è la creatrice del progetto Stakshop, denominazione che proviene dal suo stesso cognome, naturalmente: il progetto unisce tre sue grandi passioni, ovvero illustrazione, handmade e vintage.

Quando ho visto il ritratto che ha fatto partendo da alcune mie foto (guardate qui e qui), sono rimasta a bocca aperta: sono io, al 100%, Cristina ha saputo cogliere la mia essenza e mi sento davvero rappresentata dalla sua illustrazione.
Contiene tutto il mio piccolo mondo

Da settembre, il ritratto di Cristina sarà pertanto il nuovo logo del blog nonché la mia foto profilo per i vari social.
E siccome mi piace condividere qualità e talento con voi, cara web-family, questo post diventa anche una delle Scelte in pillole che ho citato qui sopra e vi lascio dunque il sito (con l’e-shop attraverso il quale ho ordinato il mio ritratto), la pagina Facebook e l’account Instagram di Cristina.

A questo punto, non mi resta che augurarvi buone vacanze secondo quella che è sempre e costantemente la mia visione, in qualsiasi momento dell’anno. Quale?

Siate liberi e fuori dagli schemi, siate felici, siate curiosi di cose nuove e verso il mondo che ci circonda, siate affamati di bellezza in ogni sua forma.

A presto,

La vostra Manu

Gruppo UF Lovers a rapporto per un’estate tutta da vivere!

Era fine marzo quando ho iniziato un post con un annuncio: sono entrata nel gruppo UF Lovers.

È una di quelle cose che tanto mi piacciono perché parliamo di condivisione, a 360°, vera, costruttiva e di qualità.

Per spiegare chi siano gli UF Lovers, vi racconto cos’è Urban Finder, ovvero la app dalla quale viene l’acronimo UF.

Urban Finder è, appunto, una app che è stata creata per aiutare ogni persona a scoprire ciò che cerca in una data città (come suggerisce l’aggettivo Urban), trovando le soluzioni più adatte rispetto ai propri gusti e alle proprie esigenze.

È un sistema dedicato sia a chi vive in una certa città sia a chi in quella città arriva per lavoro o magari per turismo, offrendo interessanti spunti e alternative alle consolidate abitudini per i cittadini e creando percorsi su misura per chi è nuovo.

Nel primo post dedicato a Urban Finder, ho raccontato in dettaglio alcune peculiarità che la rendono una app diversa da qualsiasi altra, riassumendo i vantaggi in due punti fondamentali. Leggi tutto

Christiaan van Heijst, il mondo è un po’ più bello da un aereo

Il mio amore per gli aerei è nato già nella più tenera infanzia.
Mia mamma racconta infatti un episodio che risale al mio primo viaggio con questo mezzo: avevo circa due anni e, mentre lei era bloccata al suo posto a causa della nausea, io passeggiavo tranquilla e come se nulla fosse lungo il corridoio, intrattenendo le hostess e i passeggeri, tutti divertiti da un soldino di cacio sorridente e chiacchierino, per nulla intimorito dalla situazione nuova.
Da allora, il mio rapporto con gli aerei è sempre stato appassionato: tanto detesto viaggiare in macchina (e peraltro soffro il mal d’auto) quanto adoro prendere l’aereo. Scherzando, dico sempre che lo prenderei per andare perfino da Milano a Casalpusterlengo.
E infatti i viaggi in aereo non sono certo mancati nella mia esistenza: da quelli su e giù per l’Europa fino ai voli intercontinentali tra i quali l’Australia, la Cina, il Brasile, il Vietnam, la Polinesia.

Volare non mi spaventa, anzi, mi affascina e la vita di bordo non mi mette ansia, anzi, mi diverte passare tempi anche lunghi a zonzo per il cielo.
Non ho però mai pensato di fare un lavoro connesso a tale passione (chissà come mai) e comunque, se ci avessi pensato, mi sarebbe piaciuto fare il pilota e non la hostess.

Ecco perché oggi vi racconto la storia di Christiaan van Heijst, un pilota di aerei olandese.

La sua passione è stata molto precoce: a 14 anni si dedicava già ai voli in aliante mentre a 18 anni ha preso la sua prima licenza da pilota di voli privati, perfino prima della patente automobilistica.
Ha partecipato come pilota acrobatico al Campionato Nazionale Olandese portando a casa un primo posto nella classe principianti nel 2003, all’età di 20 anni.
Oggi è 33enne e pilota Boeing 747-8 per Cargolux, una compagnia aerea cargo lussemburghese.

Ma qual è il motivo esatto per cui vi parlo di lui?

Il punto è che, tra un decollo e un atterraggio, Christiaan van Heijst non perde occasione per fotografare il mondo dalla sua cabina.

Quello dei piloti di aerei è senza alcun dubbio un punto di vista privilegiato: nuvole, fenomeni atmosferici, montagne, mari e città creano panorami inediti per chi invece vive letteralmente con i piedi per terra, spettacoli dei quali solo chi si trova all’interno di una cabina di pilotaggio può godere.
E così, dalla sua poltrona circondata di tasti luminosi e strumenti incomprensibili ai più, Christiaan non si limita a far decollare, pilotare e fare atterrare i Boeing 747: tra una pausa e l’altra, approfitta per scattare fotografie. Precisamente, splendide fotografie.
Le luci e gli interruttori che riempiono la plancia di comando nonché i panorami mozzafiato (soprattutto quelli notturni) fuori dai finestrini sono soggetti affascinanti e Van Heijst ha deciso così di condividere con il mondo intero il suo punto di vista privilegiato.

«Sin da quando ero molto giovane provavo una grande gioia nel catturare la bellezza della luce naturale in tutte le sue forme», racconta sul suo sito.
«Più tardi, ho unito questo interesse con il volo ed è emersa una nuova passione. Potendo guardare il mondo intero attraverso il mio lavoro, mi sento privilegiato per essere in grado di catturare molte parti del pianeta attraverso la mia macchina fotografica e immortalare la bellezza dei luoghi che visito».

Le sue foto sono diventate virali grazie al web e non solo: le sue immagini sono state pubblicate da riviste e media del calibro di National Geographic e BBC.
E nel 2016, Christiaan van Heijst ha pubblicato il suo primo photobook intitolato Cargopilot che attualmente è alla seconda ristampa.

Giusto per darvi un assaggio delle sue foto meravigliose, ho selezionato per voi l’immagine qui sopra presa dal suo sito e in particolare dal suo blog: è recentissima e, come scrive lo stesso Christiaan, è stata scattata «da qualche parte sopra l’Atlantico tra il Sud America e l’Africa». Ritrae il fenomeno che prende il nome di fuoco di Sant’Elmo, ovvero una scarica elettro-luminescente provocata dalla ionizzazione dell’aria durante un temporale.

Oltre che sul sito, potete trovare le foto di Christiaan van Heijst sul suo account Instagram e su Twitter.

Io lo seguirò sognando il mio prossimo volo: quest’estate tocca alla Grecia, ma per l’autunno ho in previsione nuove avventure aeree.
Certo, non avrò la stessa visuale di un pilota né possiedo il talento fotografico di Christiaan, ma il mondo dall’alto è sempre uno spettacolo impareggiabile e speciale perché, da lassù, resta solo la bellezza e spariscono tutte le cose brutte.

Manu

 

A glittering woman… e siamo arrivati a quota quattro :-)

Talento, capacità, creatività, estro, passione: sono i termini più ricorrenti in questo blog.
Eppure, come per una sorta di beffarda legge del contrappasso, devo ammettere di non avere nessun talento né artistico né creativo.
Questa consapevolezza si trasforma in un grande rammarico, anche se non sono una persona che vive di rimpianti.
Il rimpianto è in effetti un sentimento che non mi appartiene: sono per l’azione, penso, decido e agisco, e quindi capita raramente che io mi rimproveri per non aver fatto quel che avrei dovuto fare.
Soffro invece ogni tanto di rimorsi, proprio per il fatto di essere spontanea, istintiva e talvolta impulsiva: agisco spesso di pancia e di cuore e ammetto, quindi, che ci sono cose che non rifarei.

Eppure, da piccola sembravo promettere bene quanto a talenti: avevo una certa buona predisposizione nel disegnare, dipingere, fare collage e bozzetti, un’inclinazione riconosciuta da maestri e professori fino alle medie.
Poi, però, per volontà dei miei genitori, seguii un’altra strada e il mio talento artistico subì una decisa battuta d’arresto.

Con la musica è andata anche peggio.
Riconosco che le lezioni di flauto alle medie erano una vera tortura, per me e per chiunque avesse la sfortuna di ascoltarmi: in tale ambito, non avevo alcun talento e massacravo il povero strumento tirando fuori notte a dire poco strazianti.
Non parliamo nemmeno del canto: credo di essere una delle persona più stonate che siano mai esistite. Dicono che l’intonazione sia questione di esercizio e di educazione vocale, ma non so se sia un modo gentile per rincuorare quelli senza speranza come me.
Comunque, visto che amo immensamente la musica, sfogo il mio amore cantando in macchina. Rigorosamente da sola.

Nulla di fatto nemmeno con la sartoria: rammendo qualche cosa o riattacco un bottone giusto per necessità.

Da bambina, oltre a disegnare e dipingere, infilavo perline: non so quanti bracciali e collane avrò fatto.
Oggi, però, mi limito a fare piccole riparazioni o modifiche sui pezzi della mia sterminata collezione di gioielli.

Per quanto riguarda la fotografia, qualcuno dice che io abbia buon occhio, ma non l’ho mai affinato con studi specifici né aiutato con strumenti idonei come una macchina professionale.

Comprenderete dunque il mio rammarico: mi sento come un insieme di occasioni mancate, ahimè, e, per anni, ho pensato con dispiacere di essere una persona… sterile.

Poi, è successa una cosa.
Ho capito che due delle cose che amavo e che amo follemente – moda e comunicazione – potevano convivere in grande armonia; non solo, insieme potevano dare addirittura vita a una (buona) forma di creatività.

È vero, non so dipingere, disegnare, suonare, cantare, cucire, creare un abito o un gioiello, eppure una capacità ce l’ho perfino io: mi piace inseguire il talento, riconoscerlo, sceglierlo accuratamente, cercare di diffonderlo dandogli voce nonché la chance di essere conosciuto.

Le parole sono diventate la materia prima con cui fare tutto ciò, le adopero come se fossero un pennello, uno strumento musicale, un ago.

E i creativi, i designer, gli stilisti, gli artisti dei quali mi occupo e dei quali racconto sono diventati membri di una famiglia che ho scelto e alla quale tengo molto.
Una famiglia che costruisco giorno dopo giorno, fatta di persone in gamba, volenterose, volitive, talentuose, capaci, coraggiose. Persone delle quali sono orgogliosa, come se fossero davvero sangue del mio sangue, anche perché il talento e la passione che esso genera sono in realtà legami forti capaci di unire le persone oltre le parentele di legge.

Nutro immensa stima e ammirazione per chi come loro ha il coraggio della fantasia.
Perché se avere fantasia e creatività è spesso un dono innato, decidere di assecondare tali doti e di non imbrigliarle, decidere di non omologarsi è invece una scelta. Precisa e molto, molto coraggiosa.
Ammiro le persone che non hanno paura di impegnarsi, di lavorare sodo, di inventare, di sperimentare, di rompere i confini dell’omologazione e della banalità.

Tutte queste persone sanano il rammarico di non saper creare nulla perché oggi credo che le mie parole possano aiutare la diffusione della bellezza che loro sanno creare.
Possiamo essere una squadra nella quale ognuno ha il proprio compito.

Ecco perché considero A glittering woman come la mia creatura.

Ecco perché amo questo blog: adoro scrivere per giornali e riviste, certo, ma qui… è diverso. Qui sono a casa.
Ed ecco perché amo voi, la comunità che è nata attorno a questo spazio e che è unita proprio dalla passione per bellezza, talento, capacità.
Ed ecco infine perché – come ho già raccontato lo scorso anno in occasione del suo terzo compleanno – A glittering woman è l’unica cosa della quale non mi sono mai, mai, mai pentita.

Oggi, A glittering woman compie quattro anni e sì, proprio così, è una delle cose delle quali non mi sono mai pentita, nemmeno per un istante: sono felice di aver aperto questo spazio e ne sono felice ogni giorno che passa, è stata ed è una scelta giusta.
Non mi sono mai pentita nemmeno di una singola riga che ho scritto qui e per una ragione molto semplice: sono sempre stata me stessa.
A glittering woman non potrebbe assomigliarmi di più né io potrei assomigliarle di più: tornerei a scrivere tutti i 527 post pubblicati (528 con questo) e non è poco, credo, soprattutto per una persona che ha il cruccio – lo ripeto – di non sapere creare nulla.
E amo Agw al punto che tutti i miei scritti – chiamateli post o articoli, per me non fa alcuna differenza – sono un po’ come figli, perdonatemi per il paragone.

Volete sapere un’ultima cosa?
Tempo fa, mi sono ricordata di un gioco che io e mia sorella facevamo da bambine.
Tra le innumerevoli cose che ci piaceva fare, tra bambole, Barbie, palloni, biciclette, pennarelli, costruzioni, giocavamo anche a creare dei giornalini. Lo ricordo perfettamente, passavamo ore a preparare copertine e sommari, imitando ciò che osservavamo entrare in casa nostra grazie a mamma e papà.
Insomma, un gioco e quasi un destino, oserei dire: oggi, questo blog… è il mio giornalino.

Tanti auguria te, A glittering woman.

Non ci sono rimpianti o rimorsi legati a te, né per situazioni né per decisioni.
Se tornassi indietro, aprirei di nuovo questo spazio. Anzi, lo farei prima.
Tutto ciò che hai portato e comportato è stato positivo, in mille modi diversi, perché la mia voglia di condivisione è sempre stata autentica e sincera e – di conseguenza –  A glittering woman non è mai stato uno specchio delle (mie) vanità.

È stato, è e sarà un luogo libero nel quale celebrare la positività perché – nonostante tutto, nonostante tempi certo non facili – io continuo a vedere tanta bellezza ovunque.

E farò del mio meglio affinché tu possa continuare a crescere in modo sano, così come ho fatto in questi quattro anni.

Manu

 

(Nella foto di apertura: collage di momenti da glittering woman alle prese con le mille forme del talento 🙂 Dall’alto, da sinistra: le meravigliose calzature di Andrea Mondin | Sul set della rivista Fashink per il mio styling con la modella Amy Beth | Le splendide borse di Annalisa Caricato | Io con il grande maestro Manolo Blahník all’inaugurazione della sua mostra a Milano | Perle di saggezza fotografate a un press day e che ben rappresentano la mia filosofia | Io all’evento della geniale app Urban Finder | Le spille di Paola Brunello tra fantasia e cuore | Io e la storica del gioiello Bianca Cappello all’inaugurazione della mostra dedicata al grande bigiottiere Carlo Zini | Due creazioni di Serena Ciliberti, una designer che non ha paura di osare )

 

A glittering woman è anche su Facebook | Twitter | Instagram

 

Urban Finder mi ha messo il grembiule da cuoca (e mi è piaciuto)

Desidero raccontare una novità: sono diventata una UF Lover!

E che cosa sarà mai? – vi chiederete forse voi.

Prima di tutto, vi dico che è una cosa bella, anzi bellissima, una di quelle che piacciono a me: parliamo di condivisione e di condivisione costruttiva e di qualità.

E poi, per spiegarvi cosa sia un UF Lover, vi racconto prima di tutto cos’è Urban Finder, la app dalla quale viene l’acronimo UF.

Urban Finder è, appunto, una app che è stata inventata per aiutare ogni persona a scoprire ciò che cerca in una data città (come suggerisce il nome stesso), trovando le soluzioni più adatte rispetto ai propri gusti e alle proprie esigenze.

È un sistema dedicato sia a chi vive in una certa città sia a chi in quella città arriva per lavoro o turismo, offrendo interessanti spunti e alternative alle consolidate abitudini per i cittadini e creando percorsi su misura per chi è nuovo.

Come funziona Urban Finder?
Attraverso un brevissimo questionario che fa parte della registrazione, la app cerca di conoscere alcune delle caratteristiche utili per effettuare ricerche semplici oppure avanzate e quindi maggiormente raffinate. Leggi tutto

I wish you a Real Glittering Christmas ♥

«Ci tengo a farle sapere che lei è di grande ispirazione per tutte noi, come donna, come insegnante e come guida. E mi ritengo personalmente molto fortunata, per cui le auguro un felicissimo inizio anno… Se lo merita davvero.»
«Non perdiamoci dopo il corso! Felice di averla incontrata, mi arricchisce sempre più! Le voglio bene.»

Sono gli emozionanti messaggi di auguri di due delle mie studentesse.
Direi che, per quest’anno, ho dei preziosissimi regali di Natale: sono tanto speciali che, forse, potrebbero bastare anche per l’anno successivo e per quello dopo ancora 🙂

Così, il mio tradizionale post di Natale parte proprio da qui, stavolta.

Sapete, ascolto queste giovani donne, le mie studentesse, con grande attenzione e con sincero interesse: hanno tante idee, spesso già chiare e ben delineate.
Emerge con forza tutta la loro voglia di vita nonché una sana curiosità verso il mondo: accolgo e conservo le loro parole e mi rendo conto che arricchiscono anche me.
Guardo i loro bei sorrisi, osservo i volti aperti e fiduciosi, gli occhi luminosi e puliti, pieni di speranze e di sogni per il futuro e mi chiedo se faccio abbastanza per loro.
Io che condivido con queste ragazze tutta la mia sincera passione e il mio sconfinato entusiasmo, che cerco di trasmettere loro quello che so del mestiere che amo, che cerco di raccontare loro la bellezza di raggiungere i propri obiettivi e i propri sogni in modo pulito e onesto.

Ma è sufficiente tutto ciò?
È abbastanza oppure potrei fare di più?
In realtà, ciò che vorrei è poterle proteggerle dalle brutture del mondo, vorrei poter conservare e moltiplicare all’infinito quei loro sorrisi, vorrei poter dire loro che andrà tutto bene.
Vorrei poterle rassicurare prospettando un futuro sereno e luminoso.

Vorrei poter dire loro che le giraffe non si estingueranno, che i ghiacci non continueranno a sciogliersi, che non moriranno più bambini ad Aleppo, che non ci saranno più stragi di persone innocenti a Nizza, a Berlino e in troppi altri luoghi in tutto il mondo.
Vorrei poter fare tutto ciò, ma so che non è possibile perché mai nessuna generazione è stata in grado di mettere davvero al sicuro la successiva. È la storia degli esseri umani, da sempre.
E questo non mi piace, non mi rassegno.

Eppure, ho ancora fiducia.
Eppure, penso ancora che se sapessimo credere nella bellezza autentica essa potrebbe salvarci.
Eppure, continuo a credere fermamente che cultura, civiltà, umanità, tolleranza, libertà possano illuminare il buio dell’ignoranza, dell’odio, del sonno della ragione, della bieca disumanità.
Eppure, penso ancora che far vivere questi valori sia la risposta migliore nei confronti di chi vorrebbe invece portare oscurità e disperazione.

Sono grata alle mie ragazze perché attraverso i loro occhi puliti posso sperare che le mie non siano solo illusioni.
E sono loro grata per avermi fatto capire quale sia il senso più vero dell’insegnamento, uno dei mestieri più emozionanti che esistano, una delle responsabilità più grandi ma allo stesso tempo più belle perché comporta dare e avere, in un ciclo continuo e reciproco.

Mi hanno sempre detto che ogni donna nasce per essere madre e per portare avanti la vita: per quanto mi riguarda, pensavo in un certo senso di essere sbagliata, in quanto credevo di non aver alcun istinto materno, di esserne completamente sprovvista.
Mi sbagliavo e, oggi, so che possono esistere tanti modi di tenere a battesimo la vita, di proteggerla, di far sì che prosegua. Credo di aver trovato il mio.

E questo, dunque, è il mio Natale Felice.
E desidero augurarne uno altrettanto felice a tutti, A Real Glittering Christmas.

Il mio augurio per ciascuno di voi è quello di riuscire a trovare una personale strada verso la felicità.
Con coraggio e senza demordere davanti alle sconfitte e alle brutture.

Manu

La foto in alto è stata scattata il 10 novembre 2016 in occasione del press day
dell’ufficio stampa AnnaBi – Laura Magni al quale ho portato la mia classe.
Con noi nella foto ci sono anche Roberta e Antonio Murr, amici
e grandi professionisti (qui li ho intervistati per SoMagazine)

Il mio compleanno e la bellezza della gratitudine

E sono quattro.

Che cosa?

Con oggi, 26 novembre 2016, sono quattro i miei compleanni festeggiati attraverso A glittering woman, questo spazio web al quale tengo molto e che curo con grande passione, come se fosse una tenera piantina da fare crescere giorno dopo giorno.

Quindi, per prima cosa… tanti auguri a me 🙂 😆 🙂 😆

Sapete, riguardando i post degli anni passati, ho notato come ogni compleanno sia stato caratterizzato da un tema di fondo, da una sorta di leitmotiv.

Il primo anno è stato quello della gioia mista però a una vena di malinconia (lo stesso giorno è successo un fatto che mi ha rovinato la giornata); il secondo è stato invece l’anno della sindrome da pallina da flipper (quella che prende quando ci si sente un po’ sballottati come avviene, appunto, a una pallina intrappolata nel celebre gioco).

Il terzo, lo scorso, quello del 2015, è stato l’anno della teoria del kintsugi. Detta anche kintsukuroi, significa letteralmente riparare con l’oro ed è una pratica giapponese che consiste nel sistemare oggetti rotti attraverso l’uso di materiali preziosi: contiene – naturalmente – un messaggio intrinseco, ovvero che la vita consta non soltanto d’integrità, ma anche di rottura e che tale rottura va accolta come qualcosa che aggiunge bellezza.

Questo, invece, è solo e semplicemente l’anno della gratitudine. Leggi tutto

Orticolario, il giardinaggio evoluto che regala emozioni e ispirazioni

Per quanto io non sia persona incline ai rimpianti, esistono comunque cose che mi rammarico di non aver fatto o passioni che mi dispiace non aver assecondato.

Per esempio, mi dispiace non aver imparato ad andare a cavallo (tranne una lontana esperienza adolescenziale), a suonare il pianoforte, a danzare (danza classica, in particolare, ma anche altre forme di ballo).

Mi dispiace non aver coltivato (letteralmente!) la passione per il giardinaggio, tanto più che mia mamma possiede un fantastico pollice verde.

Io, al contrario, sembro possederne uno nero: poche piante mi sopravvivono, poverette, e in casa ho solo due bulbi di giacinto, un cactus e tre piante di quelle che sopravvivono ovunque e sotto le grinfie di chiunque, perfino le mie. Pensate che una mi ha recentemente dato la soddisfazione di un fiore candido: mi ha fatto particolarmente piacere perché è una pianta che mi avevano regalato per il matrimonio e che sopravvive, eroicamente, da ben otto anni.

Di questa incapacità mi rammarico davvero tanto, perché il mondo botanico mi affascina moltissimo, mi intriga e stuzzica la mia innata curiosità: ecco perché ho subito accettato l’invito per Orticolario, bellissima manifestazione che si è svolta a Cernobbio, sul lago di Como, dal 30 settembre al 2 ottobre.

Che cos’è Orticolario? Come suggerisce il nome, è un evento dedicato alla passione per il giardino e alla sua capacità di trasmettere emozioni, esprimendo bellezza ed eleganza.

È un omaggio alla natura che avviene anche grazie alla complicità del lago: la collocazione della manifestazione nello splendido complesso di Villa Erba si riallaccia alla tradizione che ha visto nel passato le ville lariane protagoniste di importanti esposizioni florovivaistiche. Permette inoltre di offrire uno scenografico sfondo naturale ai temi della valorizzazione del paesaggio, della botanica e della biodiversità. Leggi tutto

Montagna 1 – Manu 0, ovvero mi toccherà imparare a pattinare

Credo di poterlo affermare senza tema di smentita: carichiamo le vacanze di grandi aspettative.
Forse troppe aspettative. Talvolta sproporzionate.
Ci aspettiamo che esse sortiscano chissà quale miracolo, che ci rigenerino completamente e che ci divertano alla follia. Ci aspettiamo di ritornare nuovi nuovi, come bimbi appena nati.
Chissà, forse è così perché le aspettiamo tutto l’anno oppure perché abbiamo un costante bisogno di sperare in qualcosa che cambi radicalmente la nostra routine.

Naturalmente, io non rappresento un’eccezione e, come tutti, ripongo grandi speranze nel periodo di pausa.
Non mi aspettavo, dunque, di ritrovarmi dopo le vacanze così.
Ovvero disorientata.
Un po’ svuotata.
Ammaccata.

Non mi vergogno ad ammetterlo.
Non mi vergogno ad ammettere che le vacanze, le mie, non sono forse andate come mi aspettavo.
Non mi vergogno ad ammettere che non immaginavo un rientro così: un po’ sottotono. Me lo aspettavo più positivo, più energico.

In fondo, le vacanze non erano andate male e, durante gli ultimi giorni, avevo addirittura maturato un paio di idee su altrettanti post con i quali avevo intenzione di far ripartire il blog. Leggi tutto

La Terrazza sui Fieschi e l’appassionata cultura dell’ospitalità

Provo da sempre grande passione per i viaggi e credo che tale passione sia direttamente proporzionale alla mia curiosità e alla sete di conoscenza che pare scorrermi nelle vene insieme al sangue.
Quand’ero molto giovane, pensavo che i migliori viaggi di conoscenza fossero quelli molto lontani dalla realtà quotidiana; con gli anni, ho imparato che, in verità, si possono fare viaggi di grande scoperta anche a pochi chilometri da casa e che non è affatto necessario recarsi dall’altra parte del mondo.
Un’altra cosa che ho imparato grazie ai viaggi è a guardare con occhi diversi questo nostro Paese. Sono tra coloro che guardano l’Italia con affetto e che pensano – con una certa malinconia, lo ammetto – che non le mancherebbe nulla per essere un luogo assolutamente ideale nel quale vivere.
Posso dirvi che sento ancora più mie queste considerazioni dopo un paio di giorni appena trascorsi in Liguria: mi sento più ricca e rigenerata come riesco a sentirmi solo dopo le belle scoperte e i veri viaggi e penso una volta di più che alla nostra Italia non manchi niente, anzi, al contrario, che abbia inestimabili tesori e risorse.
Ho già parlato in precedenti post del grande amore che sento per la Liguria, regione che vivo come una seconda casa subito dopo la Lombardia: non conto più i soggiorni in questa splendida terra e stavolta desidero spendere qualche parola a proposito del luogo in cui io e mio marito Enrico abbiamo alloggiato.
Il posto si chiama La Terrazza sui Fieschi ed è un bel bed and breakfast di proprietà di una simpaticissima coppia, Fulvio e Paola: a loro si deve il merito di alcune considerazioni che ho fatto e che ora desidero condividere. Leggi tutto

Le tre candeline di A glittering woman :-)

(Collage di momenti da… A glittering woman 🙂 Dall’alto, da sinistra: con la stilista Giulia Rositani | Nel laboratorio di pelletteria Fausto Colato | In vetreria a Biot, Francia durante un viaggio stampa | Con la stylist Evelina La Maida | Perle di saggezza fotografate a un press day | Con Viola Baragiola del brand Ultràchic | Con alcune delle allieve del mio corso di Fashion Web Editing in Accademia Del Lusso | Ospite della storica del gioiello Sonia Catena e di un suo dibattito | Con lo stilista Alberto Zambelli vincitore della prima edizione del Premio Ramponi)

Conosco persone che si lasciano divorare da rimpianti e rimorsi, persone che vivono ancorate al passato.
A me storia, passato e tradizioni piacciono, molto, ma non ne sono schiava: mi piace guardare avanti.
Per questo motivo, archivio successi e obiettivi raggiunti senza sentire il bisogno di dormire sugli allori, come si suol dire; considero sconfitte e insuccessi come lezioni utili delle quali fare tesoro ma sulle quali non soffermarmi a piangere troppo a lungo.
Di conseguenza, il rimpianto non è un sentimento che mi appartiene: sono una persona d’azione, decido e agisco, e quindi capita raramente che io mi rimproveri per non aver fatto quel che doveva essere fatto.
Di rimorsi, invece, ogni tanto soffro anch’io, proprio per il fatto di essere spontanea, istintiva e talvolta impulsiva: agisco spesso di pancia e di cuore e ammetto, quindi, che ci sono cose che non rifarei.
Ci sono comportamenti, gesti ed esperienze che non ripeterei, decisioni e scelte che cambierei.
Ci sono luoghi nei quali non tornerei.
Ci sono persone con le quali non perderei più tempo o alle quali non darei più confidenza.
Ma come ho detto, non mi piace vivere nel passato: ciò che è stato è stato. Anche perché è fin troppo facile farsi forti del senno di poi.
Scelgo la positività, sempre, e preferisco guardare a quelle cose delle quali non mi sono pentita, nemmeno a distanza di anni: una di queste è la creazione del presente spazio ritagliato giorno dopo giorno nel grande web.
Oggi, A glittering woman compie tre anni ed è una delle cose delle quali non mi sono mai pentita, nemmeno per un istante: sono felice di averlo aperto e ne sono felice ogni giorno che passa, è stata ed è una scelta giusta.
Non mi sono mai pentita nemmeno di una singola riga che ho scritto qui e per una ragione molto semplice: sono sempre stata me stessa.
A glittering woman è la mia creatura e non potrebbe assomigliarmi di più né io potrei assomigliarle di più: tornerei a scrivere tutti i 436 articoli pubblicati (437 con questo) e non è poco, credo, soprattutto per una persona che ha il cruccio – ecco, questo sì – di non sapere creare nulla così come invece sanno fare gli stilisti, gli artisti, i designer e gli artigiani dei quali amo parlare e dei quali amo condividere le storie.
Credo di non possedere grandi talenti e non sarò mai pienamente soddisfatta di me: non c’è auto-commiserazione nel fare queste affermazioni né lo faccio con malizia per ricevere lodi.
Eppure, so di fare bene (benino) una cosa, forse una sola, ovvero scrivere. E non lo dico per ego spropositato, ma solo perché posso affermare di farlo con una passione e uno slancio che non conoscono tregua o fine, studiando, documentandomi e preparandomi di continuo, con entusiasmo e con gioia.
Sono instancabile in tutto ciò ed è solo per questo che mi permetto di pensare di farlo bene, perché lo faccio col cuore: ciò che viene dal cuore è sempre sincero e autentico.
Scrivo qui e per le testate che mi danno fiducia (grazie sempre!) e prendo questo mestiere con serietà, devozione, rispetto, mantenendo al contempo quella giusta e sana dose di divertimento (tanta) nel farlo; talvolta, come lettrice, mi addoloro nel leggere alcune riviste o alcuni magazine. Perché? Osservo come questo meraviglioso mezzo espressivo venga in alcuni casi bistrattato da chi ha la fortuna di firmare un articolo o una rubrica su giornali importanti, come venga maltrattato scrivendo svogliatamente, distrattamente, banalmente. Senza cuore né passione.
Ciò mi fa dispiace e mi fa anche paura, lo ammetto: temo questa società sempre meno devota al merito e alla capacità, valori nei quali io, invece, credo profondamente e con fiducia assoluta.
Quante volte ho detto dei no non sentendomi, in cuor mio, all’altezza di un compito propostomi: pare, però, che ciò non vada più di moda. Ma oggi non ho voglia di polemiche né di tristezze e concludo con un’ultima riflessione, anzi, due.
La prima è che, quando si scrive, occorre a mio avviso porsi costantemente un quesito: perché qualcuno dovrebbe avere voglia di leggere ciò che scrivo? In fondo, la scelta è molto ampia. Ecco, io provo a dare quel motivo, provo a dare qualcosa di inedito e di personale a chi mi legge: provo a condividere, veramente. Spero di riuscire a trasmettere tutto ciò, spero di riuscire a trasmettere questo mio spirito.
Recentemente, stavo leggendo un bellissimo articolo: già solo dall’attacco e senza avere necessità di andare a verificare la firma in fondo, ho immediatamente riconosciuto chi l’avesse scritto, perché lo stile di quella persona è unico e inconfondibile. Questo è ciò che intendo quando parlo di avere uno stile personale e di dare qualcosa in più; questo è ciò che mi piacerebbe raggiungere. E questo è dunque l’augurio che faccio a me stessa per il futuro.
La seconda riflessione è che tutti i miei scritti – chiamateli post o articoli, per me non fa differenza – sono un po’ come figli, passatemi il paragone: voglio bene a tutti, indistintamente, e fare preferenze o classifiche è quasi impossibile. Eppure, devo ammettere che per qualcuno di essi provo un debole, una tenerezza particolare: questo è un esempio ed è uno di quei figli ai quali tengo molto perché, ancora una volta, questa sono io. Senza schermi, senza protezioni, senza maschere, senza artifici.
Tanti auguri A glittering woman: non ci sono rimpianti o rimorsi legati a te, né per situazioni né per decisioni. Tutto ciò che hai portato e comportato è stato positivo, in mille modi diversi.
Incluso il fatto che mi consenti di pensare che almeno un talento – piccolo – ce l’ho anch’io e che almeno una cosa l’ho saputa creare.

Manu

 

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Ogni vita è paese se troviamo la forza di un sorriso

“Regalami un sorriso / per i miei giorni tristi / per quando farà buio / se tu non ci sarai…”
Qualcuno ricorda questa canzone un po’ vintage di Drupi? Mi sono ritrovata a canticchiarla senza nemmeno accorgermene quando una persona che stimo mi ha chiesto di partecipare a un bel progetto che si chiama Ogni vita è paese.
Domenica 17 aprile presso il Chiosco del Parco Trapezio di Rogoredo Santa Giulia, a Milano, dalle ore 11 alle 19, l’Associazione La forza di un sorriso presenterà una mostra fotografica con un format particolare e che amo molto: immagini scattate durante viaggi in diverse città e luoghi dell’Africa verranno messe in dialogo con fotografie scattate in Italia e in Europa.
La mostra si configura come seconda parte di un progetto partito dal quartiere Rogoredo lo scorso autunno grazie a I volti dell’Africa, esposizione che ha riscosso grande successo tanto da essere ora in tour presso altre città d’Italia.
Dopo tale successo e a seguito della risposta positiva, l’Associazione ha voluto partire nuovamente dallo stesso quartiere in cui l’idea è nata e si è consolidata, continuando a puntare sullo spirito di condivisione e di solidarietà.
La nuova esposizione prevede foto di vari momenti, situazioni e volti africani – bambini, giovani e anziani – ai quali si affiancano ritratti di vita quotidiana tra Italia ed Europa: ne nasce un parallelo interessante. Da una parte, infatti, si evidenziano tante e diverse declinazioni; dall’altra, risaltano giochi di luci e di ombre del tutto simili e che vanno ben oltre le distanze geografiche e culturali.
Ogni Paese ha infatti i bambini che giocano all’aperto, il mercato di quartiere, i panni stesi al sole; in ogni Paese la natura crea scenari e paesaggi straordinari, dallo sbocciare di un fiore alle sfumature di un tramonto. Magari lo fa con forme differenti o altri colori, è vero, ma il punto è che uno solo è il mondo e una sola è la vita: che sia qui o che sia lì, che sia in Europa o in Africa, ogni luogo ha le sue bellezze, i suoi sorrisi e le risorse necessarie per inventarsi – e reinventarsi – ogni giorno. Ecco perché Ogni vita è paese. Leggi tutto

Angela Pavese fa sbarcare a Monza blogger che vengono da Mercurio

Ho spesso sospettato di essere una marziana o – quanto meno – mi sono spesso sentita un pesce fuor d’acqua.

Marziana nel senso che mi pare di non appartenere né ad alcun luogo né ad alcuna tipologia, soprattutto professionale: da quando lavoro come freelance, mi sento un po’ confusa e spaesata esattamente come E.T., l’extra-terrestre del famoso e omonimo film, diviso tra gli amici trovati sulla Terra e il desiderio di tornare a casa, tra le stelle, coi suoi cari.

Cosa sono io, in effetti?

Qualcuno mi chiama blogger, altri mi dicono che assomiglio di più a una giornalista, più che altro per il lavoro che svolgo per alcune testate online.

E io? Cosa penso di me stessa?

Mi sento una blogger? Non lo so, credo di sì in quanto tengo in vita questo spazio, ma di sicuro mi sento poco fashion blogger perché le categorie chiuse non mi piacciono e perché qui pubblico un po’ di tutto, dalla moda all’arte, dal cibo ai viaggi, dal lifestyle al beauty, dai libri che amo ai miei pensieri in libertà.

Mi sento una giornalista? No, per carità, non mi sento affatto una giornalista perché sono molto severa con me stessa e, non essendo in possesso del famoso tesserino, non oserei mai nemmeno pensare di poterlo essere. In linea generale, non credo nei “pezzi di carta”, eppure quel mestiere mi incute un tale senso di rispetto che no, senza tesserino non me la sento proprio di usare una parola che per me è troppo importante. Leggi tutto

Cartoline virtuali da Milano al tempo di Instagram / PARTE 4

A volte ritornano: capita con le persone, coi ricordi e perfino coi post. Come in questo caso.

Per la prima, la seconda e la terza puntata di questo post, occorre tornare rispettivamente al 30 luglio 2014, al 24 dicembre 2013 e al 30 dicembre 2014. È passato un po’ di tempo, dunque.

L’idea è nata da una riflessione: da ragazzina, soprattutto quando andavo alle medie, partivo per le vacanze estive con una lunga lista di indirizzi, lista che serviva a ricordarmi a chi dovessi mandare le cartoline. Guai a non mandarle e guai a non riceverle, era una sorta di rito.

A mio avviso, oggi è Instagram a svolgere in modo virtuale parte della funzione che avevano le cartoline: Instagram non serve forse a condividere, attraverso immagini e fotografie, ciò che ci piace, ciò che facciamo e i posti in cui andiamo? Le stesse cose che facevamo mandando una cartolina.

E così, visto che le cartoline – poverette – sembrano non andar più di moda, ho pensato di fare dei post raccogliendo le foto che scatto e poi pubblico su Instagram, soprattutto quelle che riguardano la città nella quale vivo: cartoline virtuali da Milano via Instagram. Leggi tutto

Occorre fare attenzione a ciò che desideriamo – e non solo a Natale

Anche quest’anno, i regali più importanti che metto sotto l’albero di Natale (che, per inciso, non ho nemmeno fatto) non sono cose tangibili. Non sono oggetti da impacchettare.
Questi doni – dei quali sono estremamente grata – sono le dimostrazioni di stima nonché le parole di ringraziamento per ciò che provo a fare ogni giorno attraverso A glittering woman e attraverso tutti gli altri progetti ai quali lavoro.
Mi emoziono particolarmente quando sono i designer, gli stilisti e gli artisti che incontro ogni giorno a esprimermi ringraziamento e gratitudine. Sapete, io non so creare nulla, purtroppo, nulla di concreto, ma quando qualcuno di questi meravigliosi creativi si ritrova nelle mie parole e ne è felice, allora sento di aver fatto qualcosa di buono anch’io.
L’ho già detto: tutto ciò non si incarta. Niente nastri né fiocchi né coccarde.
Eppure, non potrebbe esserci nulla che incarni meglio il mio modo di vedere, i miei valori, le cose che per me contano davvero, quelle per le quali ho lottato e che sono riuscita a realizzare anche se c’è ancora molta, moltissima strada da fare. E la scelta della foto che accompagna questo post rappresenta molto bene tutto ciò perché spesso mi sento come una formica alle prese con cose belle ma anche (troppo) grandi.
Sarò un’ingenua, una bambina mai cresciuta, una che non arriverà mai a quel successo che si misura (forse) in soldi e (forse) in like sui social network… sarà così, sarà quello il successo, ma per me, invece, il successo più grande è fatto in realtà di queste gioie e di queste soddisfazioni.
Perché se c’è una cosa che mi spaventa più di qualsiasi tribolazione lavorativa e / o economica è l’idea di poter arrivare alla meta scoprendomi sola.
Mi atterrisce l’idea di fermarmi e scoprire che attorno non c’è nessuno che provi stima reale, nessuno che sia (davvero) felice per me.
E tutto ciò mi ha fatto fare una riflessione: mi ha fatto pensare a quanto sia importante essere coerenti con noi stessi rispetto a ciò che desideriamo.
«Stai attento a ciò che desideri perché potresti ottenerlo»: è un aforisma attribuito a Oscar Wilde ed è qualcosa a cui penso spesso.
Vale per tutti, per me e per voi che state leggendo. E la coerenza prevede che stupirsi o lamentarsi di ciò che si è ottenuto dopo aver agito in un certo modo sia un atteggiamento piuttosto sciocco.
Nel mio caso, per esempio, è sciocco quando talvolta mi sorprendo di non riuscire a raggiungere determinati traguardi. Ho sempre agito fregandomene dei soldi e di quello che per molti è il successo, ho sempre preferito il lato umano anche sul lavoro e, naturalmente, c’è uno scotto da pagare. Dovrei farmene una ragione, definitivamente (sì, è un auto-rimprovero).
Allo stesso modo, però, sebbene in maniera diametralmente opposta, molte persone non dovrebbero stupirsi né di essere via via abbandonate né di ritrovarsi alla meta in solitudine. Mi riferisco a chi passa sul cadavere degli altri, chi pensa che i soldi siano più importanti di tutto, chi conquista la fama approfittando degli altri, chi pensa di poter comprare il successo. L’affetto (vero) e la stima (vera) non si comprano – per fortuna – e non c’è nessun sito web che li venda.
Agli occhi di coloro che ragionano in un’ottica di successo economicamente misurabile, desidero cose che fanno di me una persona poco ambiziosa.
In verità, ciò che desidero è la sostanza, cose poco vistose, forse, ma vere, maledettamente vere e preziose; in verità, pretendo moltissimo e sono tutt’altro che poco ambiziosa.
Sul fronte umano, sono una persona molto impegnativa ed esigente. Anche intransigente, a volte, lo ammetto, e avermi tra i piedi può essere una gran seccatura, soprattutto se si pensa di usarmi o se si fa parte di coloro che misurano le cose in soldi o in like.
Con queste persone divento poco empatica, poco tollerante, poco ben disposta e assai poco accomodante. Divento zero comprensiva e zero malleabile. Con loro, con gli opportunisti, gli arrampicatori e i venditori di fumo – e mentre che ci sono aggiungo i presuntuosi, i maleducati, gli arroganti e gli ingrati – divento acida quanto uno yogurt scaduto e divento spietata per parlare il loro stesso linguaggio. Con tutte queste persone, insomma, non ho pazienza, non più, né spazio né tempo né voglia.
È vero, non avrò decine di regali da scartare ma, in compenso, non mi è mai mancato qualcuno che stringesse la mia mano ogni volta in cui, bisognosa di conforto, l’ho tesa.
E sebbene ancora a volte mi arrabbi, sono grata di ciò che ho e cerco di mettere sempre più a fuoco i miei obiettivi anche tagliando i cosiddetti rami secchi.
Ecco perché affermo che ognuno di noi dovrebbe badare al fatto di desiderare ciò che vuole davvero ottenere (lo grassetto, sì) senza fare confusione.
Il mio augurio a tutti – e vale per me per prima – è dunque questo: essere coerenti con noi stessi e con ciò che desideriamo, qualunque cosa desideriamo. Qualsiasi aspirazione è lecita (naturalmente se onesta e non a scapito o danno di altri) ma le lacrime di coccodrillo sono solo inutili.
E poi vi auguro di non ritrovarvi soli alla meta, ma questo – naturalmente – è solo il mio umile punto di vista, influenzato da ciò che desidero io.

Buon Natale,
Manu

 

… Parlando di cose che mi rendono felice, una di queste è sicuramente la collaborazione con SoMagazine 🙂
E allora, da SoMagazine, estrapolo quattro articoli, uno per ognuno dei membri di questa meravigliosa avventura: i consigli tra il serio e il faceto della nostra effervescente Federica Santini per sopravvivere a un Natale coi suoceri, le preziose dritte per piatti succulenti del nostro super esperto di cucina Roberto Ferrara, l’editoriale scritto col cuore dalla nostra fantastica caporedattrice Sandra Bacci (toh, guarda, parla di desideri!) e infine la mia biografia non autorizzata di Babbo Natale (partendo dal look, naturalmente).
Io ho scelto questi articoli, ma in home page del nostro magazine trovate tanti altri spunti

 

 

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